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Visualizzazione post con etichetta Luciano Manicardi. Mostra tutti i post
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sabato 23 novembre 2019

Spiritualità e politica, Luciano Manicardi.

Post di Rossana Rolando.

... non è nella profondità che si annega,
è nella superficialità”. 

Luciano Manicardi, Spiritualità e politica,
(immagine di copertina: 
Nicolas de Staël, Antibes, la torre)

Leggendo il saggio “Spiritualità e politica” di Luciano Manicardi¹, priore della Comunità monastica di Bose, si rimane colpiti dalla grazia di un linguaggio fresco, avvolti in un discorso che si sviluppa armonico, tra rimandi filosofici e letterari accuratamente scelti, preziosi e necessari. Non è solo una soddisfazione estetica, di gusto culturale, è soprattutto una  questione etica: l’impressione è quella di entrare in una casa - un modo di intendere l’umano -  in cui sarebbe bello abitare.

Appunto, “sarebbe bello”: un condizionale che accompagna tutta la lettura e pone in bilico sul filo di un crinale.
Da una parte si può pensare che – quello descritto nelle brevi e appassionate 80 pagine – sia il volto impossibile della politica, un sogno irrealizzabile, un ideale troppo alto. Dall’altra parte si può avvertire il fascino di una visione di uomo e di comunità che dovrebbe poter orientare inediti percorsi e aprire nuovi orizzonti: “L’immaginazione pensa e dà forma, almeno mentale, a ciò che non c’è ancora. Il ‘non ancora’ è proprio dell’immaginazione”².

sabato 17 marzo 2018

Antonio Ligabue commuove.

Post e fotografie di Rossana Rolando.

Antonio Ligabue, 
Scoiattolo
🌟Luciano Manicardi, monaco e priore di Bose, introduce il suo toccante intervento sugli  autoritratti di Antonio Ligabue (Zurigo 1899 - Gualtieri 1965), pubblicato in occasione della Mostra allestita a Genova presso Palazzo Ducale e ora in corso (3 marzo – 1 luglio 2018), con un racconto emblematico dello scrittore finlandese Tove Jansson (riportato nella forma riassuntiva di David Grossman) al quale lega la figura tragica, eppure umanissima, dell’artista svizzero italiano:
«Mumintroll […] gioca a nascondino con gli amici. Si nasconde nel cappello grande e nero di un vecchio mago senza sapere che tutto ciò che vi entra cambia aspetto. Quando Mumintroll esce dal cappello i suoi amici si ritraggono spaventati: il suo aspetto è cambiato e ora è terrificante, quasi mostruoso. Mumintroll, tuttavia, non sa di essere cambiato e non capisce perché gli amici fuggono. In preda al panico, intrappolato nella solitudine delle sue nuove sembianze, cerca di spiegare che è lui, è sempre lui, ma loro scappano via urlando per il terrore. In quel momento arriva la mamma di Mumintroll, lo guarda stupita e gli domanda chi è. Lui la supplica con lo sguardo di riconoscerlo perché se lei non lo capirà, come potrà vivere? Allora lei lo guarda negli occhi, osserva profondamente l’anima di quella creatura, che non assomiglia affatto al suo caro figlioletto e dice con un sorriso: “Ma tu sei il mio Mumintroll”. E in quel momento accade un piccolo miracolo: il mostro, l’estraneo, svanisce e Mumintroll torna a essere quello di prima»¹.