Iscriviti ai Feed Aggiungimi su Facebook Seguimi su Twitter Aggiungimi su Google+ Seguici tramite mail

Iscriviti alla nostra newsletter!

Visualizzazione post con etichetta consumismo. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta consumismo. Mostra tutti i post

venerdì 7 luglio 2017

Cultura, economia, consumismo.

Post di Rosario Grillo.
Immagini dei dipinti del pittore americano Francis Luis Mora (Uruguay 1874 - Stati Uniti 1940).

Francis Luis Mora, 
Le notizie del mattino
Mi è capitato già alcune volte di ricorrere alla citazione di questa frase di Hegel: Il giornale è  la preghiera del mattino dell'uomo moderno.
L’ho fatto in chiave personale e per fini pedagogici. 
Nel primo caso per assicurare a me stesso questa abitudine. Nel secondo per proporre e/o sostenere l'ingresso nelle materie curriculari della “attualità pensata” attraverso la lettura dei quotidiani.
Quanti  spunti fuoriescono dalle pagine dei giornali! Senza appiattirsi al “fatto compiuto”, sono stimolatori di commenti, di reazioni, di rimedi, in parole povere di un “vissuto critico”.
Con moderazione e senza pregiudizi. 
Possibilmente con lo scopo di assistere il “percorso del miglioramento delle condizioni sociali”.

venerdì 11 luglio 2014

I nuovi santuari festivi, la società del consumo e il desiderio.



La società dei consumi è quella che rende costante il sentimento della mancanza
e dell'insoddisfazione...
si fonda sul desiderio...
sulla continua rigenerazione dei desideri...


La società dei consumi è paragonabile a questi tre uomini, 
sdraiati sotto un albero, 
 dal quale pende una tavola imbandita ...
Una volta la domenica in tanti si andava da Cuneo al santuario di Madonna degli Angeli, da Biella ad Oropa o a Graglia, da Albenga a Madonna della Guardia e così via… Oggi non più: oggi le famiglie – genitori e figliolini, nonni/e e nipotini/e -  entrano nei sancta sanctorum degli ipermercati, nuovi santuari venerati e visitati in massa.  
... nella società dei consumi tutto è fatto per essere divorato, come questo pollo che corre verso il piatto o questo maiale che viene affettato, ancora vivo, dal coltello...
Altro che secolarizzazione: ognuno a contemplare, con sguardo più o meno famelico, le vetrine dei negozi di contorno, a farsi sedurre dal  bengodi mai casualmente esposto nelle corsie degli scaffali, a riempire il proprio carrello, orgia dell’individualismo, dove gli altri che si incrociano sono per lo più di intralcio e soprattutto anonimi concorrenti e potenziali rivali  senza volto nella corsa alle lunghe code delle casse. 
... o come quest'uovo à la coque che, 
con le proprie gambe, 
va incontro a chi lo mangerà...
E’ la mattanza domenicale e festiva, ormai un rito compulsivo per molti di noi.
Non ho particolari giudizi di condanna o di assoluzione da esprimere: nella vita c’è ben di peggio ed ognuno è libero – supposto che lo sia - di passare il suo tempo festivo come meglio gli riesce.
Perché in tutta Italia - e verosimilmente in  quella parte del mondo dove  più o meno la gente nella stragrande maggioranza non  muore di fame – ci si riversa anche nei giorni festivi nei supermercati ed ipermercati? A Biella gli Orsi, a Mondovì Mondovicino, ad Albenga le Serre, a… ecc. ecc...

... ognuno vuole la sua parte ... 
come quest'uomo che esce da un buco 
per tuffarsi su una montagna di polenta ...
Per i punti-bonus che “regalano”, per gli specchietti delle allodole che fanno baluginare davanti agli occhi? Perché non si sa altrimenti dove andare senza pagare l’ingresso? Perché d’estate c’è l’aria condizionata e d’inverno quella riscaldata? Perché così ci si immerge in una folla anonima e magari si incontra qualcuno che si conosce e così si riempie la propria solitudine? Perché non si sa resistere alle offerte del giorno, tanto allettanti quanto anonime e truffaldine pulsioni a comprare? Perché è bello lasciarsi sedurre dalle lusinghe delle offerte promozionali ed è così gratificante e segno di indubbio amore cedere alle pressioni dei bimbi, pilotati ed irresistibilmente conquistati dai dolciumi e consimili merci esposte alle casse?
 
... nella società dei consumi tutto seduce, 
tutto è offerto, tutto è comprabile ...
Chi lo sa!  La prima  cosa per me certa: lì c’è solo business, ben poca humanitas, nessuna gratuità. La seconda cosa certa: è un tratto emblematico della nostra bella società, dove il bisogno di riposo dilaga e si disperde nel consumismo, negli incantamenti delle sirene e dei persuasori occulti. O forse semplicemente – ma qui non ho più certezze – è una risposta più o meno conscia al nostro vuoto, che in qualche modo si deve riempire.
... nella società dei consumi la fame è sempre insaziata, 
come quella di quest'uomo con la bocca aperta 
sotto un tetto coperto di torte...
Non ho ricette da sbandierare, non ho alternative da offrire, non ho rinunce da suggerire. Certo ci sono sempre la  montagna, il lago, il mare, meglio il deserto, le passeggiate collinari, la compagnia degli amici, gli affetti familiari e magari la visita a qualche vero santuario…
Ma forse la cosa più importante è la compresa consapevolezza della nostra indicibile ed inguaribile alienazione, che ha perso il gusto ed il senso della festa.



Tutte le immagini riproducono particolari dell’opera di Pieter Bruegel il Vecchio, Il Paese della cuccagna del 1567, qui sotto riportata.



Chi desidera intervenire può andare qui sotto su "commenta come", nel menù a tendina selezionare "nome/URL", inserire solo nome e cognome e cliccare su continua. Quindi può scrivere il proprio contributo sul quale rimarrà il suo nome ed eventualmente, se lo ritiene opportuno, può lasciare la sua mail.


martedì 15 ottobre 2013

Perché ridiamo? La follia del riso.





Perché ridiamo?

Se e quando ridiamo… perché ridiamo?  Ogni riferimento alla realtà attuale è puramente causale …  





Democrito.

Democrito, il filosofo ridanciano dalla proverbiale bruttezza, è  il  patrono della satira, fustigatore di  tutte le debolezze umane. L’opera cui si fa riferimento  non fu scritta dal medico Ippocrate del V secolo a.C., ma è apocrifa.  Ippocrate è chiamato ad Abdera dal Senato perché Democrito ha perso la ragione: ride di tutto!  In effetti il suo umore beffardo  non è  un caritatevole sorriso di pietà o di umana tenerezza. Ippocrate si precipita  da Democrito per chiedergli il motivo del suo ridere e verificare se sia  normale o pazzo.




Maschere del riso e del pianto
(Democrito contro Eraclito)

 “Io rido di un unico oggetto, l’uomo pieno di insensatezza, vuoto di opere rette, puerile in tutti i suoi progetti, che sopporta senza alcun beneficio prove senza fine, spinto dai suoi desideri smodati ad avventurarsi fino ai confini della terra e nelle sue immense cavità.




... ai confini della terra ...
E non sente alcun rimorso a dichiararsi felice, lui che fa scavare a piene mani le profondità della terra da schiavi in catene, di cui gli uni muoiono sotto i cedimenti di un terreno friabile, mentre che, interminabilmente sottomessi a quel giogo, gli altri sopravvivono nel supplizio come in una patria.[…]




Charlie Chaplin, Tempi moderni.

Della nostra madre terra si fa una terra nemica; essa, che resta sempre la medesima, l’ammiriamo e la calpestiamo. Che risate, quando questi innamorati di una terra estenuante e piena di segreti usano violenza a colei che hanno sotto gli occhi! […] 





Desertificazione della terra.
Hanno fretta di sposare donne che di lì a poco ripudiano; amano, poi aborrono; hanno il desiderio di procreare, poi scacciano i figli fattisi grandi. Che cos’è questa vana  e irragionevole fretta, che non differisce in nulla dalla follia? […]




Volere, comprare, consumare ...

Scavando la terra, cercano argento; trovato l’argento, vogliono una terra; acquistata la terra, ne vendono i frutti; smerciati i frutti, rimettono la mano sull’argento. Quanto sono instabili, quanto sono cattivi! Se non sono ricchi, desiderano la ricchezza; venuti in possesso, la nascondono e la sottraggono agli sguardi; rivaleggiano in odio, danno battaglia ai loro fratelli, ai loro genitori, ai loro concittadini, tutto questo per i beni di cui nessuno morendo rimane padrone; […] dilapidano tutte le loro ricchezze nell’acquisto di statue, con pretesto che l’opera scolpita sembra parlare, ma detestano chi parla davvero. Sono tutti dei Tersiti della vita.





Dalla scimmia all'uomo,
dall'uomo al consumatore.

Allora perché, Ippocrate, mi hai rimproverato di ridere? Non c’è uomo che rida della propria insensatezza”.

 


La lezione di Democrito:
ride solo chi prende sul serio la vita.
Ippocrate, Sul riso e la follia, Sellerio, Palermo, 1991 (a cura di Y. Hersant)