Iscriviti ai Feed Aggiungimi su Facebook Seguimi su Twitter Aggiungimi su Google+ Seguici tramite mail

Iscriviti alla nostra newsletter!

giovedì 19 settembre 2013

Opera degli uomini più bella dell’opera di Dio?




C’è un pensiero molto ardito nella tradizione rabbinica:

“Le opere degli uomini sono più belle delle opere di Dio”.

L’arte, in senso globale, non è un’imitazione,

ma un passo avanti rispetto  alla creazione.

E’ Dio che mette in moto questo, che lo vuole.

Infatti, in Genesi 1, 28, Egli dice: “Dominate…”,

e gli uomini, maschi e femmine, dominano il mondo.

 


Santuario di Rezzo (IM)

Dominio significa trasformazione,
 
significa che  l’uomo deve imprimere nel mondo

ciò che Dio ha posto in lui.

E’ questo il senso del detto rabbinico citato sopra,

 e illustrato da una disputa

 tra rabbi ‘Aqiva e il governatore romanoTinneio Rufo.

Rufo chiede a rabbi ’Aqiva:

“Quali sono  le opere più belle,

 le opere di Dio o le opere degli uomini?”

Rabbi ‘Aqiva risponde: “Le opere degli uomini”,

 e per dimostrarlo fa portare un  mazzo di spighe

e un pane e dice al governatore:

“Questa è l’opera di Dio, e questa è l’opera degli uomini”.

Poi fa portare un fascio di lino

e un bel tessuto di Beisan e dice:

“L’opera degli uomini non è forse più bella dell’opera di Dio?”.

 
L'opera di tessitura


Ecco, paradossalmente, Dio ha dato all’uomo

il compito, se così si può dire, di superarLo.

(P. DE BENEDETTI, Ciò che tarda avverrà, ed. Qiqajon, Comunità di Bose, Magnano (Bi), 2007)

mercoledì 18 settembre 2013

Arte rubata: Albenga e dintorni.




Saccheggiare l’Italia, il suo patrimonio e la sua memoria,  sembra da sempre uno sport facilissimo. A tutt’oggi sono più di un  milione le opere d’arte rubate  e mai trovate, a partire dall’implacabile saccheggiatore che fu Napoleone; poi i nazisti (durante la seconda guerra mondiale  sterminato è stato il patrimonio disperso in Italia: Tintoretto, Raffaello, Botticelli, Canaletto, Mantegna, Parmigianino…); le consistenti croniche spogliazioni  dovute alle dinastie di tombaroli sparse per ogni angolo d’Italia; i loro mandanti (mercanti,antiquari, collezionisti, miliardari, speculatori,  persino musei famosi ed aste internazionali, tutti accomunati da una  medesima patologia criminale senza scrupoli). E  infine  si continua a rubare, alla spicciolata, soprattutto nelle chiese, negli oratori, nei piccoli musei, nelle case private: opere trafugate attraverso  canali misteriosi,  che svaniscono  nel nulla. Dove?A chi? Su questa immensa  razzia si può leggere il libro di Fabio Isman “I Predatori dell’arte perduta”.  





Le forze dell’ordine  a ciò predisposte  non hanno mezzi, fanno  ciò che possono e qualche volta riescono persino a fare miracoli, ma è una  lotta   impari. A tutt’oggi non esiste una legge che commini sanzioni vere, assicuri convenienti  mezzi e poteri investigativi a chi ha il compito di difendere il nostro patrimonio  e la nostra memoria.  


Albenga, centro storico.


E Albenga e il suo territorio? Ripropongo al riguardo, a solo titolo esemplificativo, alcuni  stralci di notizie di cronaca degli  ultimi tempi. Aprile 2012. Si chiudono le indagini preliminari circa il ritrovamento di dodici opere d’arte, per un valore di 2,5 milioni di euro, nascoste in un container all’interno di un cantiere edile d’Albenga: il Mao Tse-Tung di Andy Warhol, nature morte di Giorgio Morandi, opere di F. Leger, V. Ghiringhelli, Balthus e due dipinti etnici del XIX secolo. 

Luglio 2013. Undici persone, appassionate di immersioni subacquee,  indagate ad Alassio/Albenga per furto di reperti archeologici,  in particolare 31 anfore romane trafugate su navi adagiate sui fondali del Ponente ligure; ed inoltre  un gladio di centurione romano, uno scandaglio di profondità romano ed una varietà di piatti, vasi, cucchiai, chiodi …. Estate 2013. La diocesi di Albenga-Imperia esprime  preoccupazione  per i furti nelle chiese. Fra i tanti fedeli e visitatori vi sono anche ladri di oggetti sacri e di tutto ciò che può essere facilmente sottratto dalle chiese: messali, candelabri, croci, tovaglie, statuette, leggii, campanelli, lezionari, quadri, sculture, microfoni …   E avanti così …


Santuario di Rezzo (IM)


Al termine del suo articolo apparso sul  “Corriere della sera” del  2.8.13 Sergio Rizzo ricordava la memorabile “assoluzione decretata nel 2004 dal tribunale di Latina chiamato a processare un signore cui erano stati sequestrati 28 reperti archeologici, tra cui un set di strumenti chirurgici romani in perfetto stato di conservazione, con la singolare specificazione che ‘di anfore, piatti di terracotta, crateri e vasi, manufatti di vario genere, sono pieni i nostri mari e la nostra penisola’. Abbiamo così tanta roba … Un’anfora in più o in meno, che volete che sia?”

Mi sovviene un “signore “ di Imperia, ma quanti sono i “signori” di Albenga e dintorni ?  Che valga anche  qui ad Albenga “un’anfora in più o in meno, che volete che sia?”


lunedì 16 settembre 2013

Scuola in prospettiva solidale.




tutti a scuola!!!
(disegno di Franco Matticchio)


 
Il potere arcano di una versione latina o
di un problema di geometria, anche se sbagliati.


“La capacità di  prestare attenzione  a uno sventurato è cosa rarissima, difficilissima; è quasi un miracolo, è un miracolo.  […]  La pienezza dell’amore del prossimo sta semplicemente nell’essere capace di domandargli: “Qual è il tuo tormento?” […] 

Per questo è sufficiente, ma anche indispensabile, saper posare su lui un certo sguardo. Uno sguardo anzitutto attento, in cui l’anima si svuota di ogni contenuto proprio per accogliere in sé l’essere che essa vede così com’è nel suo aspetto vero. Soltanto chi è capace di attenzione è capace di questo sguardo. 
imparare a leggere

E’ quindi vero, sebbene paradossale, che una versione latina, un problema di geometria, anche se sbagliati, purché si sia dedicato ad essi lo sforzo adeguato, possono in un giorno lontano renderci meglio capaci di portare a uno sventurato l’aiuto che può salvarlo nell’istante dell’estremo sconforto. 

Per un giovane capace di cogliere questa verità e abbastanza generoso per desiderare questo frutto più di ogni altro, gli studi saranno pienamente efficaci  dal punto di vista spirituale, anche al di fuori di ogni credenza religiosa. 
leggere per affinare lo sguardo

Gli studi scolastici sono come il campo che racchiude una perla: per averla, vale la pena di vendere tutti i propri beni, nessuno eccettuato, al fine di poter acquistare quel campo.” 

(Simone Weil, Riflessioni sull’utilità degli studi scolastici al fine dell’amore di Dio, in  Attesa di Dio,  Rusconi, Mi,1991, pp.83-84)

 
ecco lo studente al lavoro ...
(disegno di Franco Matticchio)

sabato 14 settembre 2013

Le tentazioni di Pinocchio.

La storia di Pinocchio ...

... è una storia che tutti conoscono e che è sempre capace di suggerire nuovi significati, come tutti i "classici" ...  Per esempio può essere letta come un racconto di formazione e liberazione: il burattino che vuole diventare uomo, ma che lungo la sua strada non riconosce i veri maestri, essendo sviato e tentato dalle seduzioni di tanti burattinai ...



La tentazione dell'orgoglio e dell'io chiuso in se stesso.

Il Grillo–parlante è simbolo della saggezza. 
Pinocchio non intende prestargli ascolto e lo zittisce definitivamente tirandogli un martello di legno.






Del povero Grillo rimane solo l’ombra …









La tentazione della dissipazione e della perdita di sè.

Il teatro dei burattini è simbolo del di-vertimento.  
Geppetto ha comprato l’abbecedario a Pinocchio vendendo la sua unica giacca e rimanendo così esposto al duro freddo dell’inverno. Pinocchio, commosso dal gesto del babbo e animato da buoni propositi, parte da casa per andare a scuola, ma lungo la strada si lascia attirare dalla musica dei pifferi e dal suono della grancassa provenienti dal gran teatro.   





La tentazione del denaro facile e di una illusoria felicità.

Il gatto e la volpe sono simbolo della scaltrezza e dell’inganno.





Essi riescono a far credere a Pinocchio che esista un terreno prodigioso – “il campo dei miracoli” - in cui si possono seminare soldi.


E Pinocchio sogna alberi carichi di  zecchini d’oro...





La tentazione di non crescere e di fuggire le responsabilità.
Lucignolo è simbolo della svogliatezza.


Pinocchio ha promesso alla fata di comportarsi bene e lo ha fatto davvero, per un certo periodo, andando a scuola e facendo il proprio dovere. Perciò la fata gli ha promesso che il desiderio di non essere più burattino ma vero bambino sarà ben presto appagato. Ma il suo amico Lucignolo lo invita a partire con lui verso il Paese dei balocchi. E Pinocchio acconsente e, anziché diventare un ragazzo perbene, parte di nascosto … 

Disegni di Jacovitti, contenuti in Collodi, Le avventure di Pinocchio, ed. La Scuola.

                                                    post curato da Rossana Rolando

venerdì 13 settembre 2013

Di quali persone abbiamo bisogno?




la lotta per la vita


“Ci sono  uomini  che lottano un giorno

e sono bravi,

altri che lottano un anno

e sono più bravi,

ci sono quelli che lottano più anni

e sono ancora più bravi,

però ci sono quelli che lottano tutta la vita:

essi sono gli indispensabili”.

Bertolt Brecht, Vita di Galileo




la tensione verso la luce

mercoledì 11 settembre 2013

A Mario Pronello


Dedicata a Mario – del Liceo “Giordano Bruno” – che ci ha lasciato.

 
S. Michilini, Allegoria della lotta di liberazione
in Nicaragua, 1982.


«Se partissi in Tua compagnia, o Signore,

nessuno ardirebbe più chiedermi di tornare

tra gli uncinati artigli di questo mondo.

Non ho che un pugno di lana per tessere la mia

coperta,

ed essa è tanto sottile che non basterà

a mitigare i rigori della vecchiaia e delle malattie.

Conosco peraltro un luogo

in cui lana e coperta non servono a nulla;

e ivi, nella dimora del Sadhu,

io entrerò come servitore,

deponendo il mio cuore ai piedi di Lui, come

un’offerta.

Nessuno ardirebbe allora chiedermi di tornare

tra gli uncinati artigli del mondo dei mortali.

Nella loggia più alta del palazzo vive un potente Re

e a quel Re voglio dedicare il mio cuore,

così che nessuno ardisca chiedermi di tornare

nel mondo dei mortali.

Quando il riflesso di miriadi di perle e diamanti

illuminerà la mia strada,

e a quella luce io potrò offrire il mio cuore,

nessuno oserà implorarmi di tornare al mondo dei

mortali.

Dove il Sole non si leva, né la Luna tramonta,

dove la pace dell’appagamento pervade ogni cosa,

io prenderò rifugio, e nessuno oserà chiedermi

di tornare nel tumultuoso mondo dei mortali».

 

(Kabir, Preghiera induista, sec. XIV – XV)

 

Pèguy: no alle vecchie vergogne.


Cultura e libertà, giustizia e solidarietà,  mistica e politica,  rispetto della persona umana, critica del mondo borghese e dei tradimenti  perpetrati dai compromessi della politica e del sindacalismo,   scandalo della miseria e della povertà,  generale infezione del denaro, unico  vero sovrano e  padrone del mondo: sono  temi ricorrenti dei compositi scritti e dell’agire di Charles Pèguy. Per questo autore non c’è rivoluzione effettiva se non è morale: l’unica via di  rinascita è  rinnovare lo spirito e il cuore di ogni uomo, ritrovare lo spirituale all'interno, anzi nel fondo, del temporale e consentire  l’irrompere festoso della giovane speranza.

Vedi link laterale, Pagine: Pèguy! Persona
                                                   e comunità 
"quando oggi si dice popolo..."

Niente è così ansiosamente bello dello spettacolo di un popolo  che si riprende con un movimento interiore,  con un ripullulare profondo dell’antico orgoglio e uno zampillare degli istinti della razza. Ma più la reazione  è acuta, più sarebbe tragico abbandonarla in pasto agli stessi padroni delle stesse capitolazioni, nelle vecchie mani di tutte quelle vecchie vergogne. Quello che domandiamo è così semplice! Noi chiediamo che vadano  a riposarsi; e che non li rimpiazzino con roba simile. Chiediamo che non restino gli stessi, e non si ricominci.

Dire  la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità, dire brutalmente la verità bruta, noiosamente la verità noiosa, tristemente la verità triste…Chi non vuole la verità, quando conosce la verità, si rende complice dei mentitori e dei vigliacchi.

Non si può rifare un ordine sociale umano se non lo si instaura nel cuore dell’uomo.

Noi non siamo uomini che preparano uomini in modo che siano fatti come noi, ma siamo uomini che preparano uomini in modo che siano liberi da ogni servitù, liberi da noi.

Quando oggi si dice popolo, si fa davvero una figura, ed anche una figura abbastanza povera, ed anche una figura assolutamente vana, voglio dire una figura dentro la quale non si può  mettere assolutamente nulla.

Dicono di amare Dio perché non amano nessuno; dicono di essere dalla parte di Dio perché non stanno dalla parte di  nessuno.

(Charles Pèguy)

martedì 10 settembre 2013

La lezione di Socrate oggi ...

 
 

Platone scrive il Critone intorno al 395 a. C., eppure le sue parole sono d'incredibile attualità …

Socrate è stato condannato a morte e Critone, suo fedele amico,  gli suggerisce la possibilità della fuga. Socrate non intende evadere dal carcere e risponde, all’invito di Critone, inscenando un dialogo immaginario con le Leggi in persona …

 
 
 


Socrate – Dunque partendo dalle cose sulle quali ci siamo accordati, bisogna che ora consideriamo questo: se sia giusto che io cerchi di uscire di qui senza che gli Ateniesi lo autorizzino, oppure se non sia giusto; e, se apparirà giusto, tentiamo; se no, lasciamo andare. […]

 
Allora rifletti su questo. Se, mentre noi siamo sul punto di svignarcela di qui, o come altrimenti si debba chiamare questa azione, ci venissero incontro le Leggi e la Città, e, fermandosi innanzi, ci domandassero:

«Dimmi, o Socrate, che cosa hai intenzione di fare? Che altro pensi, con questa azione che stai per compiere, se non di distruggere noi che siamo le Leggi e tutta quanta la Città, per quanto dipende da te? O ti pare che possa ancora esistere e che non venga interamente sovvertita quella Città, in cui le sentenze emesse non hanno vigore, ma, ad opera di privati cittadini, vengono destituite della loro autorità e distrutte?»
 
 
Che diremo, o Critone, a questi e ad altri simili argomenti? Molte cose, infatti, uno potrebbe dire, in particolare se oratore, a favore di questa legge trasgredita, la quale prescrive che le sentenze emesse abbiano vigore.
Oppure diremo loro:
«La Città ha commesso ingiustizia contro di noi e non ha giudicato la causa secondo giustizia?».
E che diremo, dunque, se le Leggi così continuassero a dire: «Forse si accordò fra noi e te anche questo, o non, invece, di attenersi alle sentenze che la Città pronuncia? […]. Di’, dunque, che cosa hai da rimproverare a noi e alla Città, dato che cerchi di distruggerci? […] credi tu forse che ci sia pari diritto fra te e noi, e, se noi intendiamo fare qualcosa contro di te, credi di aver diritto anche tu di fare le stesse cose contro di noi?»

(Platone, Critone 48b-50e, contenuto in Tutti gli scritti, Rusconi, Milano 1994)
 




lunedì 9 settembre 2013

Il golem (lo stupido).

 
Posted by Picasa


«C’era una volta  uno stolto così insensato che era chiamato il golem [stupido, uomo senza intelligenza].

Quando si alzava al mattino gli riusciva così difficile ritrovare gli abiti che alla sera, al solo pensiero, spesso aveva paura di andare a dormire.

Finalmente una sera si fece coraggio, impugnò una matita e un foglietto e, spogliandosi, annotò dove posava ogni capo di vestiario.

Il mattino seguente si alzò tutto contento e prese la sua lista:

“il berretto: là”, e se lo mise in testa;

“i pantaloni: lì”, e se li infilò;

e così via fino a che ebbe indossato tutto.

“Sì, ma io, dove sono? – si chiese all’improvviso in preda all’ansia – dove sono rimasto?”.

Invano si cercò e ricercò: non riusciva a trovarsi.

Così succede anche a noi».

(M. Buber, Il cammino dell'uomo, ed. Qiqajon, pp. 47 - 48).

 
Dove sono io?