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Visualizzazione post con etichetta Carlo Greppi. Mostra tutti i post
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martedì 23 gennaio 2024

Il messaggio della Shoah, come fragile colomba.

 Post di Rossana Rolando.

Disegno di Emma Baglio, liberamente tratto da Banksy    
Da più parti ci si è chiesti in che modo si potrà celebrare la Giornata della Memoria, visto quello che sta succedendo in Medio Oriente, in particolare nella striscia di Gaza. A tutti è nota le reazione violentissima del governo israeliano - che ad oggi ha provocato più di 25.000 morti palestinesi - al feroce massacro del 7 ottobre, con la strage agghiacciante di circa un migliaio di israeliti, tra civili e militari, e il rapimento di 250 ostaggi, da parte dell’organizzazione terroristica di Hamas.
La cronaca recente porta notizia di un riacceso antisemitismo che attacca anche i simboli della Shoah e ne scredita la memoria.² Dietro questo sentimento che appartiene a frange estremiste si celano pensieri sottilmente più diffusi e domande che, confusamente, inquietano molti: come ricordare il genocidio degli ebrei quando gli stessi ebrei, non rammentando di essere stati vittime, si trasformano in carnefici? Non sono forse gli ebrei di oggi autori di un genocidio nei confronti del popolo palestinese?

venerdì 8 settembre 2023

Storia di Lorenzo, che salvò Primo Levi.

Post di Rossana Rolando.
Immagini di Adrià Fruitόs (qui il sito instagram)
 
💥 I senza nome.
Immagine di copertina di Adrià Fruitόs
Chi è affezionato all’opera di Primo Levi e ne ha letto le pagine, si immerge nel libro di Carlo Greppi dedicato a Lorenzo Perrone, il muratore fossanese che ha salvato la vita del grande chimico e scrittore, con commozione e gratitudine. Non solo per l’enorme rilevanza dell’amicizia di Primo Levi con Lorenzo – tanto che i due figli di Levi ne portano il nome – ma per Lorenzo stesso, vero protagonista del testo.¹
A questo proposito vorrei sottolineare la scelta operata da Carlo Greppi, nella sua ricerca storica, particolare perché rivolta ad un uomo “marginale”, di cui si sapeva ben poco e di cui era arduo scrivere una biografia.² Un operaio civile, non internato, non ebreo, libero, che lavorava per una ditta di costruzioni – la I.G. Farben – presso Auschwitz III (Monowitz). Di molti altri, come lui, non è rimasto nulla, non una riga nei libri di storia, sono tutti passati senza lasciare traccia nella memoria collettiva. Così è stato, è e sarà per la gran parte degli uomini e delle donne che solcano le strade di questo mondo e sono dimenticati nella “fisiologica dispersione della storia”.³