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Visualizzazione post con etichetta James Hillman. Mostra tutti i post
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domenica 19 marzo 2023

Senex, puer e intelligenza artificiale.

 Post di Rossana Rolando.

Craiyon, immagine codificata automaticamente
Nell’articolo di Alessandro D’Avenia su scuola e intelligenza artificiale (ChatGPT)¹ si prende così sul serio l’introduzione di questa tecnologia informatica, da ipotizzare, sui banchi di scuola, una vera rivoluzione metodologica, tutta volta a promuovere il pensiero creativo e innovatore rispetto al processo di raccolta, sintesi, memorizzazione che la macchina sa fare bene e in fretta, molto meglio di qualsiasi umano. La sfida è saper produrre un capolavoro, piccolo o grande che sia, generare quel novum che la macchina – interrogata al proposito - dichiara di non poter fare. D’Avenia cita il bel passo del musicista Rick Rubin: «Creare vuol dire portare all’esistenza qualcosa che prima non c’era. Potrebbe essere anche solo una conversazione, la soluzione a un problema, un biglietto per una persona cara, una nuova disposizione dei mobili, una strada diversa per tornare a casa».

Ho letto con interesse. Ho riflettuto e mi son chiesta se sia possibile promuovere l’intuizione, la creatività, fin’anche la genialità, senza passare attraverso la regola del pensiero che prima impara a raccogliere, selezionare, ordinare. La creatività – come sa bene D’Avenia – non è spontaneità, ma è frutto maturo di una crescita faticosa e disciplinata.

Utilizzo - per formulare la mia obiezione - due concetti che la psicoanalisi di Jung e di Hillmann ha approntato,² teorizzando le due figure archetipiche e complementari di senex e puer. Non si tratta solo di una polarità presente in tutte le fasi della vita – se l’eterno bambino che è in noi non viene soffocato da cronos – o, ancora, di una classificazione sociologica – giovani vecchi – ma, per quel che conta qui, di una doppia categoria pedagogica.

sabato 20 marzo 2021

Unicità. Vocazione.

Post di Rossana Rolando
Immagini di Carlo Brenna (qui il sito instagram).

Carlo Brenna, In cerca di luce
Ci sono momenti in cui, improvvisamente, intuitivamente, può apparire chiaro “il motivo” per cui si vive o si potrebbe vivere¹, la “cosa che si fa con gioia, come se si avesse il fuoco nel cuore”, la tensione verso “ciò che è proprio”. In questa intuizione, capace di raccogliere tanti segnali in un lampo, si comprende il significato della “vocazione”.

Daimon, angelo, eredità, destino, chiamata… sono alcuni dei termini utilizzati da James Hillman (1926-2011) in Il codice dell’anima per indicare la spinta di fondo della vita di ciascuno, il desiderio che fa vivere. Quelle parole, a ben vedere, rimandano ad una attrazione non voluta, ma trovata, indicano un comando che supera chi lo riceve: essere chiamati a pensare, a suonare, a dipingere, a costruire, a danzare.., essere destinati, aver ereditato un compito. Vi è per tutti una vocazione profonda che caratterizza l’unicità di ciascuno: essa non si sceglie, ad essa si aderisce, si risponde.

Nelle persone eccezionali appare con chiarezza la vocazione, la lealtà nel raccoglierne gli indizi, la convinzione di fondo nel lasciarsi guidare e proprio questo fa sì che tali personalità presentino un fascino particolare. Nei grandi musicisti, per esempio, il richiamo risulta particolarmente esplicito, fin dall’infanzia: da Mozart a Mendelssohn, da Mahler a Verdi. Lo stesso vale per i grandi pensatori, scienziati, artisti.