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venerdì 22 novembre 2013

Su provocazione di Giorgia. Video.




... mettendo in discussione ciò che siamo... 
Paul Klee, Testa di uomo.
Il video è stato condiviso su facebok qualche giorno fa da Giorgia Corridori, che dall'Australia ce lo ha fatto conoscere. L'abbiamo trovato   davvero impressionante, "intenso e interessante", come scrive Giorgia. Sono tanti i premi ed i riconoscimenti internazionali che ha avuto. Ma soprattutto ciò che ci ha stimolato a condividerlo a nostra volta su questo blog è l'amara fotografia  di una vita quotidiana imprigionata in una paralizzante incomunicabilità tra le persone o, forse peggio,  in una stratificata e  gerarchizzata prassi comunicativa che trasforma gli altri in oggetti strumentali e che si distende in progressive  consolidate abitudini e rituali compulsivi, che non sono altro che rapporti neppur tanto mascherati di dominanza-sottomissione .... Non condivido il pessimismo di fondo, non credo che i  rapporti sociali, familiari e professionali, siano dominati da un inconsapevole sadomaoschismo, anzi! Sappiamo quanto sia diffuso - magari silente e nascosto, e quindi invisibile - il gesto abituale del dono che non richiede reciprocità.  Ma solo dalla consapevolezza e dalla messa in discussione di ciò che siamo e dei rischi che corriamo  nascono e crescono speranza ed azioni di cambiamento.

Si consiglia di mettere in pausa la musica del blog prima di avviare il video.






Chi desidera intervenire può consultare il post del 22/10/13 oppure semplicemente andare qui sotto su "commenta come", nel menù a tendina selezionare "nome/URL", inserire solo nome e cognome e cliccare su continua. Quindi può scrivere il proprio contributo sul quale rimarrà il suo nome ed eventualmente, se lo ritiene opportuno, può lasciare la sua mail.

giovedì 21 novembre 2013

La folla e la febbre della solitudine





Le masse inurbate e le grandi città...
 
In questo nostro mondo  le masse inurbate e le città (Albenga c’entra solo di rimessa; penso soprattutto, per restare in Italia, ai milioni di italiani che abitano a Milano, Roma, Napoli, Palermo, Torino…)  formano un tentacolare gigantesco essere, stranamente affascinante e conturbante. 

E’ l’intreccio ambivalente  di anonime storie di solitudini e  di quotidiani gesti di fraternità, la compresenza di tante disperazioni individuali e di altrettante speranze sociali, il misterioso  spettacolo di nascoste vibrazioni  e  di clamori assordanti, vortice di lutti  e di gioie spensierate, di presentimenti inconsci e di consapevoli lucide passioni. 


... un intreccio ambivalente ....

E’ l’anima  di un’umanità  anonima che  si  agita in balia  di una febbre oscura dove  “tutto passa: e sia rabbia, amore o demenza” e “varca i limiti cupi d’ogni coscienza”.  


... di anonime storie di solitudini ...

Eppure, a ben vedere, nonostante il pessimismo del poeta che scrive più di cent’anni fa, sempre, ed ancor più oggi,  ognuno di noi poteva e può aprire ampi squarci di   luce, costruire  spazi  e ritagliare tempi dove  incontrare volti non anonimi, tendere mani  per insieme sperare.   


... e di squarci di luce ...




La folla

“Nelle città d’ebano e d’ombra, dove

splendono fuochi magici, e si muove,

brulicante ed enorme,

coi suoi pianti, i suoi frutti, i suoi blasfemi,

la folla, a grandi torme;

nelle città che a volte

tra sanguigne rivolte un cupo orrore

d’un tratto empie e terrifica,

sento che in me, improvviso, si esalta e si magnifica

e brucia di fermenti, moltiplicando, il cuore.

La febbre, allora, con le sue frementi

mani mi spinge via,

come un ciottolo inerte, e mi incammina,

così, lungo una china,

all’odio, alla follia.

Ogni calcolo cade ed è soppresso:

sussulta il cuore e balza, d’improvviso.

verso la gloria o verso tutti i mali;

ed io mi sento come se, diviso

da me stesso, trascorra oltre me stesso

verso il brutto richiamo di forze universali.

E tutto passa: e sia rabbia, amore o demenza,

tutto passa, con volo

fulmineo, varca i limiti cupi d’ogni coscienza:

e tutto si  presenta e s’indovina

prima che affondi in cuore, come spina

dritta, d’un colpo solo”.

(Emile Verhaeren 1855-1916, da Orfeo, trad. G. Regini, Fi, Sansoni).

Tutte le immagini riproducono opere di Georges Seruat. 

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mercoledì 20 novembre 2013

La porta. Favola.


Dopo lungo tempo...

“Un innamorato tornò dall’innamorata dopo lungo tempo.  Bussò alla porta una prima volta e dall’interno una voce chiese: “Chi è?”. 

... dall'interno una voce chiese: "Chi è?"

L’innamorato rispose: “Cara, sono io, aprimi”. 
Ma la porta non si aprì. 
Il giovane si allontanò, rifletté, tornò una seconda volta e bussò di nuovo.    
E di nuovo giunse dall’interno l’identica domanda: “Chi è?”.
 
Chi è?
Nuovamente l’innamorato rispose: “Cara, son io, aprimi”.  Ma neppure questa volta la porta si aprì. 
Il giovane sì allontanò per riflettere a lungo, poi bussò la terza volta. 

Chi è?


“Chi è?” chiese l’innamorata dall’interno. 
Questa volta egli rispose: “Cara, sono te”. 
Allora la porta si aprì."

( Jalāl al-Dīn Rūmī 1207- 1273)


***************************************

 Nel video del post di qualche giorno fa (La volpe ed il Piccolo Principe) non è citato integralmente De Saint-Exupèry. Riporto il brano mancante: 
“…Ma se tu mi addomestichi, la mia vita sarà come illuminata. Conoscerò un rumore di passi che sarà diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi fanno nascondere sotto terra. Il tuo, mi farà uscire dalla tana, come una musica”.

Il tuo passo mi farà uscire ...


... nella luce...

... la mia vita sarà illuminata.



 L’amicizia dunque, ed ancor  più l’amore, è una comunione  il cui centro è “tu” non “io”. 

L'amicizia dunque ...

ed ancor più l'amore ...
Un’esperienza che chi ama di un vero amore oblativo  vive e conosce quotidianamente, nel sentire – come recita P. Claudel – “qualcuno che sia in me più di me stesso”. 

sentire qualcuno in me più di me stesso ...
Un’esperienza che forse solo la poesia e la musica sono in grado di trasmettere e di comunicare, perché – come cantava Joan Baez – “solamente io e te possiamo far sorgere il sole ogni mattina”.

Tutte le immagini riproducono opere di G. W. Waterhouse. 


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martedì 19 novembre 2013

Esser soli ed essere di tutti.



In attesa che l’amico torni …


 

Tu non sai cosa sia la notte ...




Tu non sai cosa sia la notte

sulla montagna

essere soli come la luna;

né come sia dolce il colloquio

e l’attesa di qualcuno

mentre il vento appena vibra

alla porta socchiusa della cella.

Tu non sai cosa sia il silenzio

né la gioia dell’usignolo

che canta, da solo nella notte;

quanto beata è la gratuità,

il non appartenersi

ed essere solo

ed essere di tutti

e nessuno lo sa o ti crede.

Tu non sai

come spunta una gemma

a primavera, e come un fiore

parla a un altro fiore

e come un sospiro

è udito dalle stelle.

E poi ancora il silenzio

e la vertigine dei pensieri,

e poi nessun pensiero

nella lunga notte,

ma solo gioia

pienezza di gioia

d’abbracciare la terra intera;

e di pregare e cantare

ma dentro, in silenzio.

Tu non sai questa voglia

di danzare

solo nella notte

dentro la chiesa,

tua nave sul mare.

E la quiete dell’anima

e la discesa nelle profondità,

e sentirti morire

di gioia

nella notte.

DAVID MARIA TUROLDO




esser soli ...


...l'attesa di qualcuno ...

Tu non sai cosa sia il silenzio né la gioia dell'usignolo che canta ...


... esser solo ed essere di tutti ...

... solo gioia, pienezza di gioia ...


 Tu non sai questa voglia di danzare ...



... e la quiete dell'anima ...

Tutte le immagini riproducono opere di Henri Matisse.


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sabato 16 novembre 2013

Derelizione.



La solitudine dell'isolamento e della chiusura, vissuta come frattura e lacerazione  nei confronti degli altri uomini, è una tentazione ed una prova per tutti, un’eventualità che può cogliere ognuno di noi.

La tentazione dell'isolamento.

Rimando agli psicanalisti e agli specialisti la trattazione “scientifica” della sua genesi e della sua matrice. A me interessa sottolineare l’aspetto profondamente umano dell’isolamento: la paura del mondo, il ripiegamento su se stessi, l’indifferenza, l’amarezza, l’angoscia repressa, perché comunque da soli non ci si sente di  esistere. 



L'angoscia repressa...

In questo  abbandono si vive una contraddizione lacerante: non si riesce a stare soli e neppure in mezzo agli altri.  E’ l’angoscia della derelizione, del deserto, dei muri invisibili: si comprende di essere impotenti di fronte al fluire degli avvenimenti, tutti i giorni ci si accorge di non essere padroni del nostro destino. 


... dei muri invisibili.

Questa  solitudine   invade il campo della coscienza con il terrore paralizzante del vuoto, dell’esistenza inutile ed assurda; e il mondo non è più indifferente ma ostile, greve di inesorabile minaccia. 



La notte della solitudine.

Può essere solo un momento passeggero della vita, una delle tante notti dell’esistenza; e poi la vita riprende, prorompe il grido, l’invocazione,  l’implorazione che la vita torni a dare un senso, che magari un volto amico giunga, perché un margine rimane e non è la disfatta della speranza.  
   

L'implorazione che la vita riprenda...
... torni a dare un senso.

E’ il mistero terrificante della libertà dell’uomo di cui parla Mounier ne “Il Personalismo”: “Si parla oggi troppo di angoscia, davvero troppo […]; un’angoscia essenziale legata all’esistenza personale come tale, al mistero terrificante della sua libertà, alla sua lotta aperta”. 


Il mistero della persona ...
Io posso fare e farmi del male, posso tornare indietro o andare avanti, posso amare o posso tradire, costruire o demolire, dividere, odiare, distruggere: ognuno di noi può davvero optare per l’intensità della vita o per  la  gioia nera della morte,   per l’amore o per l’odio, per la fraternità o per la divisione. 

Afferma Mounier: “Il tempo spirituale è fatto di salti violenti, di crisi e di notti interrotte da rari istanti di pienezza e di pace. Assomiglia [più] al tempo del poeta, che non a quello dell’ingegnere. Si potrebbe  scrivere sul suo frontale: alla certezza attraverso l’ambiguità,  alla gioia attraverso la desolazione, alla luce attraverso la notte”. Solitudine questa come passaggio obbligato per ogni esistenza autentica.  


Alla luce attraverso la notte.

La solitudine dunque è quella legata alla  struttura della società in cui viviamo, ma è anche quella ineliminabile il cui volto è legato alla condizione umana. La soppressione delle solitudini storiche è nelle mani dell’uomo, ma vi è una solitudine  insopprimibile, che è un dato di fatto, che vive l’ambivalenza dell’uomo tra eros e thanatos. Non è né disgrazia né maledizione né realtà che fa paura o che non ha senso. I suoi rischi e possibilità sono l’isolamento e l’intimismo oppure il riconoscimento di sé e degli altri e la decifrazione del rapporto con la solidarietà.


La solidarietà
Il riconoscimento di sé e degli altri.
Tutte le immagini riproducono opere di Picasso, periodo blu.

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venerdì 15 novembre 2013

Nessuno è solo.



In questo stesso istante ... 



... c'è, da qualche parte, un uomo torturato ...



... che invoca la libertà


Lo senti? Un uomo solo....




In questo stesso istante
c’è un uomo che soffre,
un uomo torturato
solo perché ama
la libertà.
Ignoro
dove vive, che lingua
parla, di che colore
ha la pelle, come
si chiama, ma
in questo stesso istante,
quando i tuoi occhi leggono
la mia piccola poesia,
quell’uomo esiste, grida,
si può sentire il suo pianto
di animale perseguitato
mentre si morde le labbra
per non denunciare
i suoi amici. Lo senti?
Un uomo solo
grida ammanettato, esiste
in qualche posto.
Ho detto solo?
Non senti, come me,
il dolore del suo corpo
ripetuto nel tuo?
Non ti sgorga il sangue
Sotto i colpi ciechi?

(José Augustin Goytisolo,1928-1999, poeta e scrittore spagnolo del “Gruppo catalano”, traduttore di Pavese, Quasimodo, Pasolini).

Tutte le immagini riproducono incisioni di Albrecht Dürer.

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giovedì 14 novembre 2013

La solidudine oggettiva.



Siamo soli, cantava Vasco. Siamo tutti soli. 


Lungo la via di una qualsiasi città ...

Ma ci sono persone ancora più sole: gl’invisibili, gli ultimi, i penultimi, chiamiamoli come vogliamo. 


Disperazione.

Le città ne sono piene ed ormai ci abbiamo fatto il callo, tanto che non ci facciamo più caso.

Dolore.

Queste solitudini di oggi non vengono  da qualche misterioso destino, ma affondano le loro radici nella nostra società. Sono gli uomini a creare queste solitudini: i meccanismi di esclusione e di marginalizzazione non sono fatali,  portano le stigmate della storia, esprimono alle radici il travaglio della nostra società e la sofferenza di ogni singola persona.


Meccanismi di esclusione.

Ma  in quanto storiche queste solitudini ci interrogano, ci invitano a rinnovare la storia, ci spronano - come già dicevo in un precedente post - a ricercare  una solidarietà creatrice che sappia dare credibilità ad una nuova speranza. 


Ricreare le condizioni per danzare la vita.

Certo l’impegno per recidere  le radici storiche delle solitudini non giungerà ad eliminare per sempre l’esperienza della solitudine dalla vita dell’uomo, perché essa non è solo frutto di determinate condizioni storico-sociali, ma rimanda al vissuto  delle singole persone.


Malinconia.

In effetti la solitudine “oggettiva” - pur con intensità, implicanze e  costi assai diversi -  riguarda tutti: uomini e donne, integrati e disadattati, ricchi e  poveri, lavoratori e disoccupati, sfruttati e sfruttatori, giovani ed  anziani, immigrati ed autoctoni, malati e sani, disabili ed atleti, carcerati e carcerieri, vittime di perdita di ruolo o di rilevanza  sociale, discriminati,  stigmatizzati, separati, emarginati dal proprio ambiente, tutti coloro che soffrono la  perdita di contatto sociale, abbandonati a causa dell’età, della malattia, della morte dei familiari. 


Angoscia.


Siamo un’umanità  che si trova a vivere in un sistema ad una dimensione dove ciò che conta è solo il denaro, il successo, il potere; dove tutti soggiacciono ad un medesimo modello di relazione (produzione, competizione, efficienza e consumo) e ad un unico processo di competizione – o tu o io, meglio io - che ha nella legge del profitto il cardine fondamentale ed insostituibile. Tutti soffrono la solitudine, pur con diversità consistenti ed anche tragiche. 


La solitudine riguarda tutti.

Soffrono una loro solitudine anche “i padroni del vapore”, coloro che nella corsa risultano vincitori ed impongono le loro regole, i loro   parametri  di valore, il  loro modo di vita ed i loro prodotti. Ma è soprattutto dalla parte di coloro che sono vinti che la solitudine – con le sue  condizioni di sfruttamento, di povertà, di miseria,  ed anche di intima disperazione ed abiezione – è una ferita lacerante,  un  silenzioso grido insopportabile. 


Un silenzioso grido ...

Tutte le immagini riproducono opere di Edvard Munch.

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martedì 12 novembre 2013

I volti della solitudine oggi.


L'incomunicabilità tra gli uomini.


Lo sconfinato mare dell’alienazione, la non comunicabilità tra gli uomini, la solitudine e l’angoscia sono realtà consistenti nella società odierna e temi ricorrenti e preminenti in larghi settori filosofici e culturali (teatro, cinema, letteratura). Ma  ”solitudine” può significare diverse e divergenti realtà.

Che cos'è la solitudine?



1. Ci sono solitudini “oggettive” legate a questo nostro tempo e spazio:  l’essere soli, isolati, abbandonati, separati,  stigmatizzati, emarginati per malattia o vecchiaia o miseria.




Abbandonati, separati, stigmatizzati.

2. Ci sono solitudini che rimandano alla storia personale ed alle sofferenze psichiche di ciascuno: angoscia, disperazione, melanconia che possono sconfinare in una realtà patologica ed in morbosi egocentrismi.



Chiusi nella propria angoscia.



3. C’è infine la solitudine data dall’identità inesprimibile di ognuno, segno di interiorità, condizione di ogni autentica relazione interpersonale e di fraternità. 
 
Alla ricerca di se stessi...
Il pendolo oscilla tra la solitudine contraria al nostro bisogno di rapporti umani e l’esigenza di solitudine come  mezzo  per trovare se stessi e andare oltre se stessi. 

La solitudine quindi è bipolare: nell’accezione negativa è dimensione asociale come abbandono e isolamento, oppure dimensione antisociale come derelizione, dannazione; in quella positiva  è grazia,  necessità del ritrovamento esistenziale del senso, polarità costruttiva della dimensione sociale.




... per ritrovare gli altri.
 Di questo vorrei prossimamente riflettere con chi è interessato.

Tutte le immagini riproducono opere di Ismael Nery.

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