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Visualizzazione post con etichetta Gustave Doré. Mostra tutti i post
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lunedì 27 dicembre 2021

Potenzialità del "resto".

Post di Rosario Grillo
Immagini delle illustrazioni di Gustave Doré, pittore e incisore francese (1832-1883).
 
“Quando si comincia, c’è già un’antecedenza assoluta “ (Nancy).
 
Gustave Doré, Colomba inviata dall'arca, 1866
Nella Bibbia viene richiamata frequentemente la parola “il resto”. Fenomeno già notato, studiato ed analizzato. Un teologo di fama, Walter Vogels, ne ha fatto l’oggetto della sua recente opera (1), nella quale allarga il raggio fino ad estendere l’analogia alla Chiesa-minoranza nel tempo presente.
Senza dubbio, “il resto” identifica una minoranza e forse sarebbe meglio rappresentabile come “una ridotta” militare. Di volta in volta: dopo il diluvio, dopo la cattività babilonese, eccetera, la palma dell’elezione divina al popolo d’Israele, colpito nella protervia e nell’idolatria, ridotto nel numero e temprato dalla sciagura.
C’è subito da evidenziare che si è compiuta una selezione e i “salvati” hanno purezza d’animo e spirito per ri-cominciare. C’è quindi di mezzo: il cominciamento (biblicamente: all’inizio, l’in principio).
Un punto fermo è però che l’Inizio trascende, è incomparabile con “ciò che viene iniziato”. Una libertà incondizionata è ragione di ineffabilità della volontà di “dare inizio”. Ma, visto che si tratta di ri-cominciare, abbiamo di fronte qualcosa che è già cominciato e che (stand by, ingrippamento, aberrazione?) si è bloccato e deve ri-cominciare.
Nella vicissitudine ha perso quantità, o numero, e si ritrova: resto. Per questa ragione, il resto non è un residuo; piuttosto è una milizia scelta. La consapevolezza dell’elezione imprime, perciò, al nucleo “resto” ardore di testimonianza.

martedì 26 febbraio 2019

Variazioni sul demoniaco.

Post di Rosario Grillo
Immagini delle incisioni di Gustave Doré (1832-1883).

Gustave Doré, illustrazione raffigurante Satana, 
nel "Paradiso perduto" di John Milton
Satana esiste? Chi è Satana?
Nel corpo dottrinale del Cristianesimo gli si attribuisce discendenza angelica: Belzebù, il principe degli angeli ribelli, mosso da suprema invidia verso Dio. S’incornicia così l’essenza del Male.
Se ne trova conferma nella teologia, visto che Male è assenza, privazione. In Satana si enuclea l’incapacità, per essenza, di volere e fare il Bene, di essere Bene.
Non possiamo e non dobbiamo, però, rinchiudere il Cristianesimo in una dottrina, in astratte normative. Il Cristianesimo è praxis: agire in virtù del Bene (ante rem), in osservanza del Bene (in re) e secondo il fine del Bene (post rem).
Questa, a mio avviso, la ragione prima per la frequente “lettura” del satanico in modalità metaforica. Nasce in questo contesto la revisione in chiave dialettica su Satana e i suoi complementi (Inferno).

giovedì 26 ottobre 2017

L'occhio che tutto controlla (panopticon).

Post di Rosario Grillo
Premessa di Rossana Rolando e Gian Maria Zavattaro
Il dipinto di V. van Gogh, La ronda dei carcerati, è ripreso dall'incisione di Gustave Doré.

Paul Klee, L'occhio, 
1938
Il panopticon è una costruzione carceraria progettata da J.Bentham nel 1791 e ripresa da Foucault come metafora del potere nella società contemporanea: macchina di dominio sociopolitico e di controllo economico-consumistico, invisibile e onniveggente, fondata sul principio del massimo d’inconsapevole coazione e del minimo di effettiva libertà. La figura del Panopticon, che ha ispirato il grande fratello di G. Orwell, richiama il diffuso controllo odierno su ognuno di noi (attraverso tabulati telefonici, tracciati elettronici, uso di internet, persuasori occulti, ecc.). 
Ci sono interrogativi ai quali ognuno di noi dovrebbe dare risposta: Siamo ancora consapevoli ed in grado di riconoscere come estraneo un potere diventato gradualmente invisibile? Non è forse diventato un sistema “ideale” che per funzionare non ha bisogno di strutture“reali”, dal momento che viene interiorizzato  dai cittadini sin dall’infanzia attraverso processi  che di fatto sono una sorta di “addestramento”?  La rete internet può essere considerata  come il Panopticon ed al limite usata per controllare chi la utilizza? I gestori dei provider, o dei social network possono accedere alle informazioni degli utenti senza che essi lo sappiano o abbiano a loro volta la possibilità di controllare. In questa asimmetria chi controlla Internet?  
Le puntuali riflessioni di ROSARIO ci   possono aiutare a dare risposta.

domenica 29 marzo 2015

L'amore per la vita: prospettive in Dostoevskij e Bonhoeffer.



“Amici cari, non abbiate paura della vita,
com’è bella la vita,
 quando si fa qualcosa di bello e di giusto!”
 (Aljòsa: in F. Dostoevskij, I fratelli Karamazov, Garzanti, 1981, pag. 131)

In questi giorni della nostra vita... 
(Gustave Doré, Paradiso)
... giorni di lutto...
(Gustave Doré, Inferno)
In questi giorni luttuosi, di profonda notte quaresimale, morti insensate e stragi di innocenti sembrano dominare i media ed accrescere le nostre angosce: giorni di com-passione per tanti sofferenti vicini e lontani da noi, con i loro volti, nomi, storie, affetti, emozioni, progetti spezzati, che non conosceremo mai, ma che sappiamo non dissimili dai nostri…
...spesso dominati dal caos ...

E così mia moglie ed io abbiamo insieme ripreso letture che ci sono care, meditando sul valore della vita, sulla nostra inquieta fede (ne faremo solo un breve cenno in coda) ma soprattutto rivedendo con accorata tenerezza, molto laicamente, alcune figure illuminanti di Dostoievskij, che ci parlano dell’amore per la vita anche nelle sventure, della venerazione per le bellezze della terra, anche se “colpiti da tutti i più orribili disinganni umani”.

... schiacciati dai pesi dell'esistenza ...
L’amore per la vita (la mia, la tua,  quella di tutti gli uomini e donne, di tutti gli esseri viventi, vegetali ed animali) resiste alla disperazione anche in un mondo che pare “un caos disordinato, maledetto e diabolico”.


... si può ancora parlare 
di amore per la vita?...
E’ l’amore viscerale per la vita di Ivan, per il quale non c’è al mondo disperazione capace di vincere in lui la sua “furiosa e forse indiscreta brama di vivere”, che si esprime nell’amare “certe persone, che qualche volta, credimi, non sai nemmeno perché le ami”, nell’aver care “certe imprese umane,  nelle quali forse già da tempo hai cessato di credere, ma che veneri tuttavia per una vecchia abitudine del  cuore", nell’intenerirsi di fronte alle “foglioline che si schiudono a primavera, il cielo azzurro, ecco quello che amo!” (cfr. F. Dostoevskij, I fratelli Karamazov, libro quinto, cap. III,  ed. Garzanti, 1981, pag. 245).

... di un amore viscerale per la vita ...
L’amore per la vita è venerazione della terra, “sete di libertà, di spazio, d’immensità”: la volta celeste, piena di placide stelle scintillanti, la Via Lattea, una notte fresca e calma, il cielo di zaffiro, i magnifici fiori autunnali delle aiuole attorno a casa, l’attesa del mattino, il silenzio-mistero della terra che pare  fondersi e congiungersi con quello del cielo... E’ l’anima  piena di estasi di Aljòša che è in piedi e guarda, e a un tratto, come falciato, si prosterna ad abbracciare la terra e non si dà ragione del suo desiderio irresistibile di baciarla e, piangendo, giura che la amerà in eterno (cfr F. Dostoevskij, I Fratelli Karamazov, ed. Garzanti,1981, libro settimo, cap. IV, pag. 386).

...di un amore per la terra ...
L’amore per la vita è la forza del principe Myskin di essere comunque felice, nonostante i guai e le disgrazie. Nella gioia di un giorno sereno, pieno di sole - il cielo limpidamente azzurro e l’orizzonte luminoso – Myskin sa che non è possibile passare accanto a un albero senza sentirsi felici di vederlo né parlare con una persona  senza essere felice di volerle bene! Per quanto non sappia esprimere bene i suoi sentimenti, è intimamente convinto che sono tante le cose belle che vediamo ad ogni piè sospinto, al punto  che anche l’uomo più abbietto le riconosce. “Guardate un bambino, guardate l’alba divina, guardate come cresce un fuscello,  guardate negli  occhi che vi guardano a loro volta e vi vogliono bene…” (cfr. F. Dostoevskij, L’idiota, ed. Garzanti 1982, parte quarta, cap. VII, pag. 700)

... di amore per le persone ...
Insieme infine abbiamo riletto un passo della lettera (30 giugno 1944) di Bonhoeffer che, nel carcere nazista, fino all’ultimo fedele a Dio ed alla terra, canta il suo inno alla vita  in tutte le sue manifestazioni, filtrate attraverso il sole mediterraneo.
...un inno alla vita ...
«E però, sai, vorrei poterlo [il sole] percepire ancora una volta in tutta la sua forza, quando ti arde sulla pelle e a poco a poco infiamma tutto il corpo, sicché sai di nuovo che l’uomo è un essere corporeo; vorrei farmi stancare da lui anziché dai libri e dalle idee, vorrei che risvegliasse la mia esistenza animale, non quella animalità che sminuisce l’esser uomo, ma quella che lo libera dall’ammuffimento e dall’inautenticità di un’esistenza solo spirituale, e rende l’uomo più puro e più felice. Il sole vorrei insomma non solo vederlo e gustarne qualche briciola, ma sperimentarlo corporalmente. L’entusiasmo romantico per il sole, che si inebria solo di albe e tramonti, non conosce affatto il sole come forza, come realtà, ma solo come immagine. Non si può assolutamente capire perché il sole fosse adorato come Dio…”. (cfr. D. Bonhoeffer, Resistenza e resa, ed. Paoline, 1988, pag. 415).

...in questi nostri giorni
(Gustave Doré, Purgatorio)
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mercoledì 21 maggio 2014

Turpiloquio e manipolazione di massa.


“Ogni tempo ha il suo fascismo”
Primo Levi

Il demone del turpiloquio 
si abbatte su di noi ...
(Gustave Doré, La caduta di Satana)
Siamo ormai alla vigilia delle elezioni amministrative ed europee. I soliti professionisti, soloni o guru o marpioni che dir si voglia, da tempo si levano a pontificare ex cathedra oracolare, a sollevare noi poveri mortali dalla fatica di pensare, con l’indottrinarci su chi e che cosa dobbiamo volere da queste elezioni.
... si presenta in forma oracolare ...
(Anonimo, Lucifero intervista 
il sindaco Hall, vignetta 
tratta da Punchinello)
Insomma vogliono comprare gratis il nostro voto e venderlo non so a chi, sicuramente non gratis. E allora,  a riprova che bisogna essere seri e che per essere seri bisogna essere come loro  né buonisti nè moralisti, riprendono ad usare senza mezzi termini nelle loro trite diatribe un colorito e sempre più squallido linguaggio scurrile.
... solleticando con un linguaggio 
colorito e scurrile ...
(Josef Benedikt Engl, La nuova luce)
Ebbene a me piacciono sia il buonismo sia il moralismo: basta naturalmente intenderci sulle parole.  Non ne posso più invece del turpiloquio, che non è solo quello a sfondo sessuale, ma ogni loquela “turpe” (l’insulto, la bestemmia, l’ingiuria, l’oltraggio, la volgarità scurrile e triviale…), oggi cara ai tanti guru prezzolati, guitti ed imbonitori della politica. 

... un linguaggio che ci abbindola ... 
(David Claypoole Johnston,
vignetta tratta dalla Rivista "Scraps")
Il turpiloquio è diventato forma di comunicazione che ci pervade, ci rode quotidianamente, ci trasforma tutti. Ad esso ci stiamo vergognosamente abituando, come ci stiamo abituando ai pregiudicati in politica, alle ingiustizie sociali, alle guerre, alle violenze sui minori e  sulle donne, alla solitudine dei disperati, alla fame che uccide milioni  di bambini nel mondo … 

... ci aggredisce e ci trasforma ... 
(Gustave Doré, Inferno)

Dietro gli insulti volgari  c’è   il volto  tragico del nostro Paese, la nostra povertà culturale, le nostre disillusioni, il nostro disincanto, le nostre paure, ma anche nuove  forme di barbarie,  di dominio e di persuasione occulta, espresse dal bombardamento intensivo di dosi quotidiane di turpiloquio alle quali ognuno di noi è impudicamente sottoposto ed ormai assuefatto.

... diventa il segno della nostra povertà ...
(Gustave Doré, Inferno)
Non si tratta di essere baciapile o di bocca fine.  Si tratta semplicemente di  non accettare la scurrilità come naturale forma di comunicazione, mentre invece è violenza: violenza fisica, violenza simbolica,  esercizio quotidiano di  aggressione, di intolleranza e soprattutto di nuova pressione ideologica  volta ad imporre ed  a suggestionare idee ed opinioni politiche.

...ci suggestiona ...
 (Franz Stuck, Lucifero)
Gli antagonismi e le relazioni conflittuali, una nostra indubbia dura realtà, sono a bella posta artificiosamente enfatizzate da un nuovo (si fa per dire) modo di comunicare e sedurre, anzi un  modo di assassinare l’informazione, perché in realtà il turpiloquio abusa del linguaggio, lo manipola, reprime  l’elemento di informazione con l’elemento di suggestione, sostituisce alla forza della persuasione la visceralità irrazionale dell’indottrinamento scurrile fatto di parolacce e gestacci. Il linguaggio si trasforma nel suo contrario: invece di gettare ponti  innalza barriere demagogiche, invece di favorire la comunione crea aggressione,  invece di aprirci gli occhi ci rapina il pensare e  ci fa diventare ostaggi  del fanatismo. 

... ci seduce ...
(Louis-Léopold Boilly, 
Il sogno di Tartini)
Francesco Merlo in un articolo del 18.02.2014 apparso su “la repubblica” scriveva: “Il turpiloquio è la scorciatoia per non pensare. Fingendo di essere tutti grandi artisti provocatori, gli italiani coprono il vuoto d'epoca con le male parole che sono parole andate a male”.
... fa leva sugli istinti più bassi ...
(Gustave Doré, Lucifero, Il Paradiso perduto)

La nuova manipolazione  si spaccia per soluzione politica e nasconde  l’arbitrio di chi si autoproclama facitore di uomini,  di chi gioca al lavaggio dei nostri cervelli, come gli altri (anche gli altri!) e più degli altri, convinto della confezionabilità  di ognuno di noi.
... ci divora...
(Gustave Doré, Lucifero, Inferno)
Il turpiloquio ”è una volgarità  - concludeva Francesco Merlo nell’articolo citato - che andrebbe affrontata come emergenza nazionale, come i terremoti e le alluvioni perché il degrado della lingua anticipa la macelleria di strada. Che cos'è stata la violenza brutale di quel commando di vigliacchi incappucciati che a Genova hanno sprangato due coppie di clochard mentre dormivano per strada? Che altro era se non la fase terminale di una ‘rottamazione’?”

... disumanizza il nostro mondo, 
lo trasforma in un inferno ...
(Gustave Doré, Inferno, canto 34)
Che possiamo fare? Nelle prossime elezioni comunali ed europee mi guarderò bene dal votare questi ciarlatani, per i quali l’unico vero ostacolo è rappresentato dalle persone che non riescono ad abbindolare, perché ancora vogliono essere capaci di pensare e giudicare. 

... mi guarderò bene dal votare 
chi usa il turpiloquio ... 
(Thomas Nast, Autoritratto)
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mercoledì 22 gennaio 2014

La pazienza del grillo. Favola.


La lezione del grillo è questa:
paziente non è chi "sopporta", ma chi "porta" i pesi degli altri,
nella volontà e nella fiducia  di poter camminare
verso la liberazione di tutti.

Un grillo scoprì che, 
per essere davvero amico della formica...

Un grillo ed una formica, dopo aver fatto amicizia, giunsero insieme ad un ruscelletto.  
Il grillo disse: "Lo attraverserò con un salto. E tu, sorella formica?".
“Anch’io”, rispose la formica. 
Il grillo con un salto fu dall’altra parte, ma la formica cadde nell’acqua. 
“Fratello grillo, aiutami, tirami fuori dall’acqua”.
... doveva aiutarla 
prendendo a cuore le sue difficoltà ...

Il grillo si precipitò da un maiale: “Dammi  le tue setole, le getterò intrecciate nell’acqua e tirerò fuori la sorellina formica”.
“Nutrimi di buone ghiande e prendi quante setole vuoi”.
... ma capì anche che, per aiutare la formica,
 doveva prima nutrire il maiale...
Il grillo si precipitò presso una quercia: “Quercia, dammi delle ghiande! Le porterò al maiale che mi darà le setole che getterò in acqua per salvare sorella formichina”.
... e per nutrire il maiale 
doveva prima liberare la quercia...
“C’è un corvo seduto su di me il cui gracidare non mi dà pace. Digli di andarsene e avrai le ghiande”.
... ma per liberare la quercia 
doveva anzitutto accontentare il corvo ...
“Corvo, vattene via! La quercia mi darà le ghiande che porterò al maiale, che mi darà le setole e con esse salverò dall’acqua  la sorellina formichina”. 
“Portami un ovetto fresco e me ne andrò”
... e per accontentare il corvo 
doveva chiedere alla gallina un uovo ...
Di salto in salto il grillo corse da una gallina: “Dammi un uovo! Lo porterò al corvo che se ne andrà dalla quercia, che mi darà le ghiande che porterò al maiale che mi darà le setole che intreccerò e lancerò nell’acqua  e trarrò fuori la sorellina formichina”.
“Dammi del miglio e ti cederò l’ovetto”.
... ma per avere l'uovo 
doveva rifornirsi al magazzino più vicino...
Il grillo, un salto dopo l’altro, raggiunse un magazzino: ”Magazzino, dammi il miglio.  Lo porterò alla gallina, che mi darà un uovo.  Lo porterò al corvo che se ne andrà dalla quercia, che mi darà le ghiande che porterò al maiale, che  mi  darà le setole che intreccerò e lancerò nell’acqua e trarrò fuori la sorellina  formichina”. 
“I topi mi rosicchiano da tutte le parti.  Di’ loro di non rosicchiarmi più  e ti darò il miglio”.
... e per rifornirsi doveva impedire al topo
di rosicchiare il magazzino ...
Salterellando il grillo corse da un topo: “Topo, va' via dal magazzino! Così il magazzino mi darà il miglio, che porterò alla gallina, che mi darà l'uovo che offrirò al corvo, che se ne andrà dalla quercia, che mi darà le ghiande,  che porterò al maiale che  mi  darà le setole che intreccerò e lancerò nell’acqua  e trarrò fuori la sorellina formichina”.  
“Dì al gatto di non acchiapparmi e io me ne andrò”. 
... e al gatto di saltare sopra il topo ...

Un salto dopo l’altro il grillo arrivò al gatto: “Gatto, smettila di correre dietro al topo! Il topo non rosicchierà  più il magazzino, il magazzino mi darà il miglio, che porterò alla gallina, che mi darà l'uovo, che offrirò al corvo, che se ne andrà dalla quercia, che mi darà le ghiande che porterò al maiale che  mi  darà le setole che intreccerò e lancerò nell’acqua e trarrò fuori la sorellina formichina”. 
“Portami del latte ed io non acchiapperò più il topo”.
... e per avere il latte richiesto dal gatto 
procurarsi l'erba per la mucca ...
Il grillo salterino raggiunse una mucca: “Mucca, dammi del latte! Lo porterò al gatto, che smetterà di acchiappare il topo, che non rosicchierà  più il magazzino, che  mi darà il miglio, che porterò alla gallina, che mi darà l’uovo che porterò al corvo, che se ne andrà dalla quercia, che mi darà le ghiande, che porterò al maiale che  mi  darà le setole che intreccerò e lancerò nell’acqua   e trarrò fuori la sorellina formichina”. 
Portami dell’erba e ti darò il latte”.
... percorrendo una lunga catena ...

Il grillo  corse a saltelli nel campo, strappò l’erba, la porse alla mucca che gli diede il latte. Prese il latte, lo diede al gatto che smise di acchiappare il topo, che non rosicchiò più il magazzino, che gli diede il miglio, che portò alla gall, che gli diede l’uovo che portò al corvo, che se ne andò via dalla quercia che gli diede le ghiande, che il grillo portò al maiale che  gli diede le setole con cui intrecciò una lunga cordicella, vi attaccò un fuscello che gettò nell’acqua.
“Reggiti forte, sorellina!”.
La formica si afferrò al fuscello, il grillo tirò la cordicella e trascinò la formica a riva. Poi si riposarono e proseguirono insieme il loro cammino.
...prima di salvare la formichina 
e continuare il suo cammino con lei ...

Racconto georgiano – libera riduzione ed adattamento.

Le immagini sono tratte da illustrazioni di favole di svariati disegnatori tra cui Gustave Doré. L'arca di Noè riproduce l'opera di Edward Hicks.
Chi desidera intervenire può consultare il post del 22/10/13 oppure semplicemente andare qui sotto su "commenta come", nel menù a tendina selezionare "nome/URL", inserire solo nome e cognome e cliccare su continua. Quindi può scrivere il proprio contributo sul quale rimarrà il suo nome ed eventualmente, se lo ritiene opportuno, può lasciare la sua mail.