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Visualizzazione post con etichetta Marino Di Fazio. Mostra tutti i post
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sabato 6 maggio 2017

Genova di Giorgio Caproni.

🖋 Post di Rossana Rolando
🎨 Immagini di Marino di Fazio (qui il sito)
📹 Video presentazione della poesia Litania, nell'interpretazione musicale di Marco Paolini.


Marino Di Fazio, 
Il vecchio porto di Genova
Genova si affaccia spesso nelle poesie di Giorgio Caproni - lui, nato a Livorno nel 1912 e morto a Roma nel 1990 -, un vero e proprio atto d’amore verso la città ligure in cui è vissuto  tra il 1922 e il 1938 e che ha eletto a luogo dell’anima: è il posto in cui si è formato e che lo ha formato, in cui ha scritto le sue prime poesie e si è innamorato (La mia città dagli amori in salita,/ Genova mia di mare tutta scale).
Caproni non è un poeta “locale”, nel senso limitativo di un semplice cantore di particolari luoghi geografici, ma un autore dalla forte carica esistenziale che trasfigura determinati paesaggi e ne fa il teatro di esperienze profonde, di situazioni esistenziali universali.

giovedì 22 dicembre 2016

La città sommersa. Racconto di Natale.


🖊 Racconto di Gian Maria Zavattaro
🎨 Le immagini riproducono opere del pittore di arte naif Marino Di Fazio (qui il sito) 
Anche le città credono d'essere opera della mente o del caso, 
ma né l'uno né l'altro bastano a tener su le loro mura. 
D'una città non godi le sette o le settantasette meraviglie, 
ma la risposta che dà a una tua domanda
(Italo Calvino, Le città invisibili, Einaudi, Torino 1972, p. 50).

Marino Di Fazio, 
Angolo di città ligure
C’era una volta una città, Erebos,  in riva al mare, ad un tiro di schioppo dalle montagne - città triste, tenebrosa, ingannevole (nomen omen!) -, dove tutti, (uomini, donne, vecchi, bambini, gatti, cani e canarini) non facevano altro che lavorare e calcolare i loro guadagni alla faccia degli altri: stipendi, conti in banca, spese, interessi, affitti e profitti, probabilità pro e  contro, vantaggi e svantaggi. Non solo. Animati da una furia contagiosa, in parossismo collettivo passavano il tempo a calcolare tutto: larghezza, lunghezza, peso, distanze, cibi, bevande, cielo e terra, conoscenti, amici, stranieri, figli, scuola, lavoro, ferie e festività, serre, fiori, carciofi, asparagi, pomodori, trombette… Tutto.
Forse che la vita non è altro che un calcolo continuo? Così la gente trascorreva i suoi  oscuri giorni ad Erebos e per svagarsi, in file interminabili, rivisitava - perché c’è sempre da imparare! - la mostra permanente “calcolare è sognare, calcolare è vincere” e, ovunque ci si incontrava, gli sguardi non miravano le persone ma scarpe-vestiti-gioielli-cellulare e con fulmineo calcolo ognuno capiva quanto valeva chi aveva di fronte e.... beh, un'idea ve la siete  fatta, no?  
Marino Di Fazio, 
Temporale
Così si susseguivano i giorni, i mesi, gli anni:  i bimbi crescevano, gli adulti invecchiavano, i vecchi morivano. E tutti sfoggiavano un’ipocrita allegria, cioè erano infelici, ma era la prassi (dicesi procedura abituale, consuetudine, in greco “praxis”).
Poi un giorno - era l’antivigilia di Natale e tutti erano a calcolare regali come pesi e controregali come contrappesi - il sindaco della città (boh, è trascorso  troppo tempo e non ricordo il nome!) passando per via dei Mille, all’improvviso capì che c’era qualcosa che non andava: non erano mille nella spedizione di Garibaldi,  lo sapevano tutti, eppure si era continuato imperterriti a calcolarne mille e  i conti non tornavano. Possibile che nessuno ci avesse  fatto caso? Bisognava assolutamente provvedere. Convocò con procedura d’urgenza una seduta straordinaria del consiglio comunale e fu la fine.

giovedì 24 dicembre 2015

I nostri auguri di Natale.

Marino Di Fazio
Presepe.
Domani per i credenti cristiani sarà Natale, mentre tutti sono immersi nel caos di nenie, luminarie, consumi che oggi raggiungono l’acme. Come ogni anno ed ancor più quest’anno, il Natale chiama tutti e nessuno. 
Tutti: credenti che sperano in una rinascita propria e di ciascuno, per i quali la verità segreta del Natale è la comunione di gratuità tra gli uomini, anticipazione e annuncio di  possibili cieli e terre nuove; non credenti che pensano che ci si debba spendere per gli altri; coloro che hanno fame di giustizia e di pace; coloro che non lo conoscono o non possono celebrarlo perché vittime di innumerevoli violenze: giovani disoccupati, periferie del mondo in rivolta, uomini e donne trattati come schiavi e schiave, fuggitivi che continuano a morire nel Mediterraneo, bambini sfruttati, affamati ed assetati d’amore; donne ed uomini “invisibili”, che non riusciamo né a vedere né a guardare.
Marino Di Fazio
Albero di Natale.
Nessuno: carnefici  degli altri e di se stessi che si perdono nei deliri delle loro atrocità; corrotti e corruttori, scoperti e nascosti; ciechi e sordi  che si stordiscono nello spreco del  consumo e nell’ipocrisia di giorni dove ognuno indossa la sua maschera carnevalesca per recitare insensati auguri con ritualità compulsiva, tutti genuflessi all’altare del consumismo e del mercato.

A tutti, 
credenti e non credenti, visibili ed invisibili, 
BUON NATALE, 
pieno di gioia corale  e di sane  inquietudini …

Il video presenta il testo e il canto del Magnificat interpretato splendidamente da Mina, sullo sfondo di immagini della tradizione pittorica (si consiglia di mettere in pausa la musica del blog prima di avviare il video).



Papa Francesco dice...Natale è per ogni uomo e donna che veglia nella notte, che spera in un mondo migliore, che si prende cura degli altri, cercando di fare umilmente il proprio dovere.


mercoledì 31 dicembre 2014

Figure del Natale. Settima figura, il Natale dei ricordi.



Natale e l'infanzia.


Piccolo viaggio nei ricordi... 
(Ponte sul fiume Gesso, 1979 Cuneo)
Non so a voi, ma a me capita ogni anno di rivivere le emozioni, gli stati d’animo di quando ero bambino: l’ingenuità dell’attesa dei “regali”di Gesù Bambino, la neve che immancabilmente inondava Cuneo e  le battaglie a palle di neve per difendere  il nostro  fortino  (costruito con blocchi di neve) e conquistare quello degli avversari, quasi rivivendo ed  immedesimandoci nei  ragazzi di via Pal …

Via Roma, Cuneo, 1969 
(Foto di Mario Zauli)
E soprattutto l’allegria genuina, spontanea, non forzata, forse perché fatta di piccole cose, semplici, oggi inesorabilmente perdute dalla mia e dalle altre generazioni.

Corso Nizza, Cuneo, 1969 
(Foto di Mario Zauli)
La sera della vigilia dell’Epifania mia madre, secondo l’usanza monferrina del paese in cui sono nato, ci esortava a porre sul davanzale della finestra (e che importava se si era al terzo piano?) le nostre scodelle, riempite d’acqua per abbeverare gli assetati cammelli (o dromedari?) dei re magi, che sempre lasciavano il segno della loro riconoscenza. Al mattino rinvenivamo le scodelle, linde ed asciutte, colme  di tre mandarini, due arance e qualche croccante: che gioia  corale di noi fratelli e sorelle tra i sorrisi di papà e mamma!

Corso Marconi, Cuneo.
Ricordi, frammenti di un passato per i quali non ho nostalgia o rimpianti, ma gratitudine, perché tempo in cui tutti insieme si imparava lo stupore e l’incommensurabilità di una gioia profonda.

Cartolina.
Come quella di padre Turoldo, di qualche generazione prima della mia, quando faceva il pastore o quella che traspare nei meravigliosi dipinti del pittore Marino Di Fazio - che abbiamo brevemente presentato nel post della quinta figura di Natale "il presepe ad Aurora sul mare" - e di cui qui proponiamo un video tratto dalla pagina facebook "Marino Di Fazio pittore naif".

Chiusa Pesio, Cuneo, Chiesa di Sant'Anna.
Natale
di Davide Maria Turoldo

Ma quando facevo il pastore
allora ero certo del tuo Natale.
I campi bianchi di brina,
i campi rotti dal gracidio dei corvi
nel mio Friuli sotto la montagna,
erano il giusto spazio alla calata
delle genti favolose.
I tronchi degli alberi parevano
creature piene di ferite;
mia madre era parente
della Vergine,
tutta in faccende,
finalmente serena.
Io portavo le pecore fino al sagrato
e sapevo d'essere uomo vero
del tuo regale presepio.

Si consiglia di mettere in pausa la musica del blog prima di avviare il video.
 

Tutte le immagini sono tratte dalla pagina facebook Cuneo del secolo scorso.


mercoledì 24 dicembre 2014

Figure del Natale. Quinta figura, il presepe ad Aurora-sul-mare.


Dicono che ogni favola abbia una sua “morale”,
esplicita od implicita.
Quella esplicita? Non la conosco.
 Quella implicita? Se c’è, chi legge la ricavi.

Una città ligure, Aurora sul mare ... 
(Marino Di Fazio, Sori)
C’era una piccola lapide in un angolo nascosto della piazza del Municipio, con una semplice scritta “a ricordo imperituro di un evento memorabile, irripetibile, inspiegato ed inspiegabile: la città di Aurora-sul-mare pose, Vigilia di Natale dell’anno xxxx”: la scritta era ormai scolorita, la data purtroppo del tutto illeggibile. La lapide, rimossa, scomparsa. 

... era la vigilia di Natale... 
(Marino Di Fazio, Davanti all'albero)
Mancava poco alle cinque del pomeriggio, vigilia di Natale, ad Aurora-sul-mare, borgo antico, e la gente a frotte si dirigeva verso la piazza del Municipio, luogo del tradizionale appuntamento natalizio con il Sindaco del borgo. Era una bella tradizione, voluta da un Sindaco che amava la sua città, la sua gente e che almeno a Natale auspicava un’immersione corale di umanità, senza clamori, senza vacui protagonismi, senza inutili discorsi roboanti: lui così discreto nelle relazioni sociali, semplicemente ma decisamente interessato ad incontrare volti, a scambiare parole  e gesti non rituali di accoglienza e soprattutto di pazienza verso tutti i cittadini.

... la gente si dirigeva verso la piazza del Municipio ... 
per incontrare il sindaco...
(Marino Di Fazio, Serata in osteria)
E nevicava, da ore nevicava. Incredibile! Sconcertante! Non sulle montagne (il che sarebbe normale) dove invece il sole se la rideva, splendente, ad un tiro di schioppo dal borgo. Era sul mare che nevicava,  sulla spiaggia, sul borgo: folate di fiocchi larghi, fitti, che imbiancavano tetti, strade, marciapiedi, panchine, barche ormeggiate, pini, palme, auto, moto, bici…

... e nevicava... 
da ore nevicava... 
(Marino Di Fazio)
In spregio ad una vecchia vecchissima ordinanza comunale (per la verità il Sindaco già aveva firmato il relativo decreto di annullamento, a sua volta annullato da  un labirintico iter burocratico) che proibiva qualsiasi nevicata e comminava multe salatissime ai trasgressori. Perché, si sa, la neve al mare non favorisce il turismo né la circolazione delle auto né tanto meno la subliminale attrazione di nenie natalizie generosamente diffuse da tutti i centri commerciali, invasi da folle di turisti ed autoctoni, famelicamente ansiosi  di versare l’obolo delle loro tredicesime. E così nel silenzio ovattato imposto dalla neve solo si levava l’assordante urlo dei clacson infuriati per il traffico bloccato, come succede là dove l’evento neve sorprende chi non ha la più pallida idea di cosa siano gli spazzaneve, vuoi  manuali vuoi meccanici.

... la città era immersa 
nel silenzio ovattato della neve ... 
(Marino Di Fazio, La sera di Natale)
Eppure - per dirla fino ad un certo punto con il poeta, perché non di sole ma di neve si trattava - s’avvertiva qualcosa di nuovo anzi d’antico. Aurora-sul-mare d’incanto si era  trasformata in un paese di favole, in cui piccini e grandicelli, giovani ed adulti, un po’ meno gli anziani, confluivano verso la piazza allegri, spensierati, calpestando con gusto  la bianca farina che subito s’incupiva in prosaica e sporca fanghiglia. Chi sdrucciolava per terra, chi -  ragazzi e ragazze naturalmente - già lanciava a destra ed a manca palle di neve, chi rispondeva centrando casuali passanti  mentre i veri bersagli si godevano la scena.

... nel divertimento della neve... 
Aurora era diventata una città delle favole...
(Marino Di Fazio, Giochi di inverno)
Anche una rappresentanza, in veste ufficiale, di docenti ed alunni di v. Monteverdi arrancava sulla neve, in testa come al solito il  prof. Cerrione, zaino in spalla e pala in mano, sorridente, sollecitando lo studente Rizzoglio, la sua vittima preferita, ad accelerare il passo. E il preside anch’egli….  Scusate, ma il preside che c’entra in questa storia? Niente, ma è lui il responsabile di tutto nella scuola, è il preside che ne garantisce l’anima, così come il sindaco è responsabile della sua città  e della sua anima.

... anche una rappresentanza di docenti e alunni 
arrancava sulla neve... 
(Marino Di Fazio, Pellegrini alla Gaiazza)
Torniamo a noi. Fu proprio il ribelle  Rizzoglio  a scoprire in un angolino della piazza uno strano personaggio, stranamente vestito, circondato da strani oggetti: una culla vuota, una cassetta piena di  stracci, tozzi di pane con cui qualcuno si era sfamato, bottigliette semivuote con cui qualcuno si era dissetato, rimasugli di fazzoletti di carta con cui qualcuno si era asciugato le lacrime di  pianto o di riso, un flauto o qualcosa di simile  e tanti fili spezzati, sparpagliati tutt’intorno, che messi insieme magari avrebbero ricostruito un  disegno di cui si erano persi i significati. Non un accattone, perché non chiedeva nulla; neppure un barbone, lindo com’era; sicuramente un meteco (leggi straniero), che non diceva nulla ma che non abbassava lo sguardo, anzi ti guardava dritto negli occhi.
 
... uno straniero era arrivato 
non si sa da dove... 
(Marino Di Fazio, Treni in stazione)
La piazza era un brusio, anzi  un vociare, un frastuono di mille voci, che nell’attesa si intrecciavano e si confondevano allegramente.  Fu ancora Rizzoglio, mentre tutti si affannavano a ritagliarsi uno spazio di respiro soffiando via i fiocchi di neve, a notare l’arcano: lo strano effetto della neve  attorno al meteco, che non era bianca, ma assumeva i colori dell’arcobaleno, come le intermittenti luminarie natalizie.

... la luce si era fatta strana... 
(Marino Di Fazio, Castello di Guiglia)
Il Sindaco intanto era in mezzo alla gente, stringeva mani, accarezzava i bimbi in braccio alle loro mamme - bimbi e mamme di tutti i colori e di tutte le etnie -,  scambiava battute e sorrisi… Ad un tratto si fermò, sorpreso nello scorgere lontano il meteco e con un lieve cenno di assenso del capo riprese la conversazione interrotta.

... tutti furono trasportati 
da una musica ... 
(Marino Di Fazio)
Fu in quel momento che la folla rimase ammaliata dal flauto magico del pifferaio: immota e spaesata, frastornata da quella silenziosa musica che ti rovistava dentro, ti trasportava in mondi diversi e talmente ti coinvolgeva da portarti con sé su altezze mai viste. Strani  pensieri occupavano la mente ed il  cuore della folla. E poi d’un tratto, come era iniziata, la musica cessò.

... in un mondo di sogno... 
(Marino Di Fazio, Festa campestre)
Lo straniero, il  meteco, se mai c’era stato,  era sparito tra le brume dei fiocchi di neve e là nell’angolo alcuni bambini, silenti ed operosi, sistemavano un improvvisato presepio: al centro una culla in attesa del Bambino, una cassetta divenuta capanna allietata da variopinti panni stesi, statuine (Maria, Giuseppe, l’asino ed il bue) di pane raffermo, un pozzo ed un ruscello di plastica dove stagnava l’acqua minerale, fazzoletti di carta che ingenuamente o genialmente imitavano la neve, uno sproporzionato zampognaro con tanto di piffero e tanti pastorelli filiformi ricoperti di stracci, non più sparpagliati ma raccolti intorno alla capanna, secondo un disegno che ognuno liberamente poteva interpretare. 


... in un presepe... 
(Marino Di Fazio, Presepe a Campomorone)
Era come se tutto quell'insieme disordinato di cose, di frammenti, di pezzi,  si fosse d'un tratto ricomposto in un ordine, in un'architettura dotata di un senso e di un significato, insomma in qualcosa di bello.

... un presepe in cui tutto era ricomposto ... 
(Marino Di Fazio, Presepe)
Qualcuno parlò di una sceneggiata orchestrata dal sindaco, ma naturalmente non si poté mai provare nulla, anzi addirittura si cominciò a dubitare dell’evento stesso, ipotizzando una comprensibile ma patologica allucinazione collettiva, come capita  a coloro che sotto la neve favoleggiano di avvistamenti degli ufo. Altri sostennero che la musica non c’entrava per niente: solo una serie di fortuite circostanze, legate sempre al turbinio della neve. Ma tutti furono d’accordo che  trovarsi tutti insieme avvolti nel niveo biancore iridescente aveva in qualche modo ricomposto la diaspora delle loro vite  in un sentire comune,  in una fusione insondabile  di sentimenti ed emozioni che ti cambiavano dentro.

... che cosa era accaduto quel giorno?... 
(Marino Di Fazio, Il sole quando nevica)
Era un po’ come se anche a loro fosse accaduto qualcosa di simile alla ricomposizione di quello strano presepe, era come se i pezzi staccati, contrastanti, opposti della loro città si fossero stranamente ricostituiti in un disegno sensato e armonico.  Non illudiamoci, nessuno era diventato “più buono”, ci voleva  ben altro, ma tutto non era più come prima. La neve, si sa,  al mare fa brutti scherzi, specie nel tempo di Natale, come ad es. udire musiche silenziose, cogliere strane armonie. Forse anche per questo molti sperano - ed io tra i tanti - che Aurora-sul-mare  abbia presto il suo liceo musicale…

... quale strana, stupenda armonia ... 
(Marino Di Fazio, Pattinatori)
C’è una morale? Forse sì, forse no.
Chi lo sa! Ad ognuno di noi trovarla…

Il racconto è una nostra libera invenzione. Le meravigliose immagini - sognanti, visionarie, poetiche - raffigurano opere di Marino Di Fazio (sito internet: www.marinodifazio.it, pagina facebook: Marino Di Fazio pittore naif), artista genovese vivente che ci ha autorizzato a pubblicarle sul nostro blog e che ringraziamo vivamente.

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