Iscriviti ai Feed Aggiungimi su Facebook Seguimi su Twitter Aggiungimi su Google+ Seguici tramite mail

Iscriviti alla nostra newsletter!

Visualizzazione post con etichetta Paul Ricoeur. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Paul Ricoeur. Mostra tutti i post

lunedì 16 ottobre 2023

Ricoeur legge Hannah Arendt.

Post di Rosario Grillo.

Hannah Arendt, 1944 (Archive/Archive Photos/Getty Images).
In un libercolo (1) P. Ricoeur compie un franco riconoscimento dell’impianto arendtiano, muovendo in direzione della cura della democrazia malata. La sua analisi mette a fuoco gli assi centrali del fare politica.
 
💥Innanzitutto quando si richiama il pensiero di H. Arendt, ci si sofferma quasi sempre sulla sua opera principale (Le origini del totalitarismo), dimenticando il piano organico dei suoi scritti. (2) Ci si priva, per questo, del sostrato teorico della sua Weltanshauung.
Bisogna passare almeno alla Vita activa e al corredo delle opere minori, che tanto minori non sono, in quanto fungono da indispensabili tasselli di completamento del quadro teorico arendtiano, capace di ispirare un umanesimo in guarigione dalla ferita del totalitarismo.
Quest’ultimo, per giunta, non è fenomeno-fungo, improvviso; è piuttosto l’ultima stazione di un processo di degenerazione politica.
Dev’essere ben chiaro, per prima cosa, che, anche quando il discorso diventa teorico e metastorico, la fenomenologia politica, praticata dalla Arendt, scorre sempre dentro un letto di fiume concreto e chiama in causa la “ vita activa”, un tessuto confezionato con ben tre fattori della condizione umana: animal laborans, homo faber, zoon politikon (lavoro, opera, politica). La politica - se ne evince - è agire.

martedì 28 giugno 2022

Promessa e durata.

Post di Gian Maria Zavattaro
Sculture dell'artista italiano Andrea Malfatti (1832-1917).
 
Andrea Malfatti, Mani infantili
La nostra esistenza  è costellata di promesse date e ricevute, senza le quali la nostra vita sarebbe un cammino insipido, perso nell'attimo fuggente e privo di  trepidazioni. Sono il sale della vita, ci aprono ai bagliori dell’attesa ed alla luce della speranza, ci dischiudono orizzonti impensati.
Sono tante le promesse: ci sono quelle che scavano la nostra vita, segnano avvenimenti per noi decisivi e fondano scelte definitive, come il battesimo per il credente, il matrimonio, la relazione amicale, le decisioni prime ed ultime in campo religioso, sociale, politico, professionale che impegnano tutta una vita; ci sono le promesse giuridiche-contrattuali che vincolano a una certa prestazione una  o ambedue le parti; ci sono le promesse giurate, con tutte le speciali modalità  di obbligazione, come  il voto religioso o  la promessa del celibato nel prete cattolico; ed infine le promesse che fanno parte della nostra esperienza quotidiana, non importa se esplicite o implicite o persino silenziose e non verbali.

mercoledì 15 febbraio 2017

Gratitudine e riconoscenza.

🖊 Post di Gian Maria Zavattaro.
🔨 Tutte le immagini riproducono sculture di Michele Carafa, artista italiano specializzato in arte liturgica (qui il sito). Le opere che abbiamo scelto (con il gentile consenso dell'autore) hanno un valore universalmente umano e raccolgono ciascuna, in una sintesi potente di materia e spirito (idea, concetto, ispirazione), un sentimento o una condizione del nostro stare al mondo. 
Per ogni immagine abbiamo inserito, prima del titolo originale, un breve collegamento ai contenuti del post.

                                                🌕🌕🌕🌕🌕🌕🌕🌕🌕🌕

(I gradi della gratitudine)
 Michele Carafa, Rifugio,
ceramica, cm 40×60, 2015
“La gratitudine ha diversi gradi secondo l’ordine degli elementi da lei richiesti. Il primo di essi è che il beneficiato riconosca  il beneficio ricevuto; il secondo è che ringrazi a parole; il terzo  è che ricompensi a tempo secondo le proprie capacità” (T. d’Aquino, Summa theologiae, II-II, nuova ed. ital. online, a cura di P. Tito, S. Centi, P. Angelo, Z. Belloni, 2009, p. 3932: ww.documentacatholicaomnia).
“Solo gli uomini liberi sono veramente grati gli uni verso gli altri” (B. Spinoza, Ethica, Sansoni, Firenze, 1963, p.541). 

 🌕🌕🌕🌕🌕🌕🌕🌕🌕🌕

La gratitudine  pare oggi assente, grande misconosciuta in una società dove la “fuga dalla libertà” - come direbbe Fromm sulla scia di Spinoza - rende impossibile essere grati.
Leggo sul Vocabolario Treccani online che la gratitudine è “sentimento e disposizione d’animo che comporta affetto verso chi ci ha fatto del bene, ricordo del beneficio ricevuto e desiderio di poterlo ricambiare (è sinonimo di riconoscenza, ma può indicare un sentimento più intimo e cordiale)”.   
(Gratitudine e tempo)
Michele Carafa, Meridiana,
ceramica, 50×60× 20, 2015
La gratitudine-riconoscenza comporterebbe tre dimensioni: nel passato, prossimo o remoto, qualcuno mi ha fatto del bene; nel presente riconosco il dono o beneficio ricevuto senza merito; nel futuro, prossimo  o remoto, desidero ricambiare in qualche modo il bene ricevuto (gratias agere, fare grazie, rendere grazie, ringraziare, anche nella forma della lode).                 
Nel 1963 Martin Buber indirizzava poche righe di ringraziamento, riportate da E. Lévinas, a coloro che  gli avevano inviato gli auguri per il suo 85mo compleanno (1). Da quelle righe  di cortesia muovono le mie riflessioni.

sabato 23 agosto 2014

La povertà non si rivela se non a colui che la vuole sopprimere.



La povertà è tema che ha occupato 
grandi uomini...
... tema che papa Francesco 
ha riportato al centro della riflessione ecclesiale...
Bisognerebbe che in ogni città, Albenga compresa, i media aprissero  una regolare e periodica ”cronaca degli schiacciati”, per avvicinarci alle situazioni concrete, conoscere i fenomeni sociali emergenti, possedere un quadro di riferimento non troppo approssimativo, ascoltare le riflessioni e testimonianze degli operatori sociali, prendere atto che la povertà si va presentando drammaticamente con molti volti inediti e nuovi.

...dei poveri si è occupata 
la pedagogia...
E poi, decidere di uscire dall’indifferenza scoperta o mascherata, sollecitare interventi in modo sinergico (v. le proposte di Pierpaolo) e scorticarci almeno un po’ le mani.  In concreto che cosa possiamo fare noi semplici cittadini per contrastare in qualche modo la povertà?

... per i poveri è stata pensata 
la teologia della liberazione...
Parlo naturalmente per me, mia moglie, i miei amici e tutti coloro che possono e vogliono condividere orizzonti di vita aperti.
- Per prima cosa bandire l’indifferenza, atteggiamento che non solo designa la mancanza di partecipazione emotiva, ma linsignificanza di persone, valori, cose, che non importano affatto. In-differenza è il non-volere-sapere con cui una persona allontana da sé istanze che esigono coinvolgimento e partecipazione.

... la povertà è stata oggetto 
della grande letteratura...
Non si tratta di cercare di commuovere, piuttosto di “fare entrare a forza nelle nostre preoccupazioni quotidiane la presenza permanente della ingiustizia e della sventura” (Mounier).

... e della letteratura ripresa 
dalla cinematografia...
Scriveva P. RICOEUR che non è possibile essere con i poveri se non essendo contro la povertà e che la povertà non si rivela se non a colui che la vuole sopprimere.

... la povertà è stata rappresentata 
nell'arte...
Di fatto ognuno di noi nel suo comportamento quotidiano nei riguardi della povertà patisce un fastidio permanente nel perseguimento legittimo, per sé ed i propri cari, della sicurezza non solo economica, ma anche sociale e culturale. E’ un’operazione scabrosa: la povertà sfugge se non si vive lo scandalo della povertà.

... la povertà appartiene 
alla storia...
Essere con i poveri per noi che non siamo della loro comunità è possibile solo se si rimane per sempre feriti dall’esperienza della loro povertà, se si è presi rivoltati rovesciati, chiamati in causa. Senza mai dimenticare che i poveri non hanno solo privazioni ma anche molti valori, desideri, idee da offrire.
... la povertà ha coinvolto
la riflessione filosofica...
- Le formule pratiche, le possibilità concrete vanno trovate con la propria riflessione, il proprio impegno, la capacità di ascolto e di comprensione delle situazioni e degli uomini, il coraggio di saper andare controcorrente, di sfidare il conformismo di chi sta bene e forse anche l’incomprensione di chi sta male.

... la povertà ha mosso 
grandi artisti...
- E poi l’atteggiamento di solidarietà consapevole che Pierpaolo ha illustrato in modo puntuale e concreto. Sono anch’io d’accordo che in questo i singoli cittadini, le associazioni e le scuole ingaune non sono seconde a nessuno: è un mondo tanto silenzioso quanto indispensabile, costituito da persone che dedicano parte del proprio tempo, delle proprie competenze e risorse personali per intervenire sulla realtà territoriale (e non solo).

... la povertà ha interrogato 
e interroga la politica...
E’dunque in Albenga una preziosa risorsa che il territorio dovrebbe incentivare nella formulazione di politiche di contrasto alla povertà, ovviamente non in sostituzione dei servizi pubblici ma a loro supporto ed integrazione. Il volontariato è l’espressione più coerente della solidarietà tra generazioni e dell’appartenenza alla comunità; è partecipazione alla vita della collettività senza cadere nell’acritica sottomissione a decisioni politiche prese in altre sedi; è un modo per riconoscere che la nostra società presenta zone d’ombra, sacche di povertà e di esclusione sociale che spesso non si vedono ma che non possono essere ignorate.

... alla povertà è sensibile
il volontariato ...
Soprattutto ha una profonda valenza culturale: è dono gratuito, senza reciprocità. La gratuità è modalità relazionale ricca, complessa, anche paradossale, come l’amicizia, la fiducia, l’ospitalità, assumersi responsabilità, prendersi cura dell’altro.

...la povertà spinge ad una riflessione 
su modelli alternativi di convivenza...
Perché si dona? Perché il dono e il suo linguaggio appartengono al nostro mondo, perché sono indispensabili ad orientare il senso complessivo del lavoro sociale, perché fanno parte “dell’armamentario dei concetti che servono ad elaborare un modello critico e alternativo a quello del mercato” (GODBOUT) ed infine perché “non si dona per ricevere, si dona perché l’altro doni” (LEFORT).

... sulle tracce del pensiero 
di Paul Ricoeur.

Si consiglia di mettere in pausa la musica del blog 
prima di avviare il video.
          


Chi desidera intervenire può andare qui sotto su "commenta come", nel menù a tendina selezionare "nome/URL", inserire solo nome e cognome e cliccare su continua. Quindi può scrivere il proprio contributo sul quale rimarrà il suo nome ed eventualmente, se lo ritiene opportuno, può lasciare la sua mail.