Iscriviti ai Feed Aggiungimi su Facebook Seguimi su Twitter Aggiungimi su Google+ Seguici tramite mail

Iscriviti alla nostra newsletter!

Visualizzazione post con etichetta Schopenhauer. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Schopenhauer. Mostra tutti i post

martedì 29 giugno 2021

La porta dello spavento supremo.

Post di Rosario Grillo
Immagini di Carlo Brenna (qui il sito instagram).

Carlo Brenna, Alla porta del cielo

Mi servo del titolo di una canzone di F. Battiato, cantautore scomparso di recente: è chiaro che indica il transito della morte. Il testo, cofirmato da Franco BATTIATO e da Manlio Sgalambro, nella chiusura recita: “il nulla emanava la pietra grigia/ e attorno campi di zafferano/ Passavano donne bellissime/ in seta altère” su un accordo musicale melodico e mistico. (1)
Sgalambro, in quel torno di tempo, era un divertito cantante-recitatore nei concerti di Battiato, anche se filosofo dichiaratamente nichilista, ispirato dal pessimismo di Schopenhauer. 
La filosofia di Schopenhauer, pervasa dell’irrazionalismo del Wille, nella morte indica il momento forte di liberazione umana, soglia che introduce al Nirvana. Una condizione rivestita della negazione della Voluntas, quindi Noluntas, comune alla tradizione orientale e propedeutica alla calma quietista. 
La liberazione, al dunque, non si raggiunge per la via fenomenica, subordinata al principium individuationis, ma per la via metafisica dove regna l’universalità cosmica: l’unità stretta di tutti gli esseri viventi, inrigenerazione. Di là: verità, di qua: illusioni.

lunedì 18 maggio 2020

Elogio filosofico della distanza.

Post di Rossana Rolando
Immagini dei disegni di Emiliano Bruzzone (qui il sito).

Emiliano Bruzzone, 
Schopenhauer
Da più parti, anche in questo tempo di emergenza virus, è stato ripreso il racconto dei porcospini contenuto nell’ultima parte di Parerga e paralipomena di Schopenhauer. In esso si loda una moderata distanza come modalità di relazione ragionevole e consigliabile per rispondere alla doppia esigenza di calore da una parte e di difesa dall’altra. Ed ecco l’aneddoto.

Alcuni porcospini, in una fredda giornata d’inverno, si strinsero vicini, vicini, per proteggersi, col calore reciproco, dal rimanere assiderati. Ben presto, però, sentirono le spine reciproche; il dolore li costrinse ad allontanarsi di nuovo l’uno dall’altro. Quando poi il bisogno di riscaldarsi li portò a stare di nuovo insieme, si ripeté quell’altro malanno; di modo che venivano sballottati avanti e indietro fra due mali, finché non ebbero trovato una moderata distanza reciproca, che rappresentava per loro la migliore posizione. Così il bisogno di società, che scaturisce dal vuoto e dalla monotonia della propria interiorità, spinge gli uomini l’uno verso l’altro; le loro molteplici repellenti qualità e i loro difetti insopportabili, però, li respingono di nuovo l’uno lontano dall’altro. La distanza media che essi riescono finalmente a trovare e grazie alla quale è possibile una coesistenza, si trova nella cortesia e nelle buone maniere.¹

venerdì 13 gennaio 2017

Le radici della "pietà". Paolo Pennisi.

🖊 Post di Rossana Rolando.
🎨 Le opere rappresentano dipinti di Paolo Pennisi.

Paolo Pennisi, Miserabili
🔵 Il dipinto.
Uomini accovacciati, orbite vuote, buchi neri rivolti all’insù, una testa capovolta. Sagome solo tratteggiate, lasciate così, nella loro rozza espressività. I colori sono tutti giocati sulla stessa tonalità della terra, come di terra – fragile e sgretolabile - sembra fatta questa dolente umanità. Uno sfondo appena riconoscibile di cielo e monti. Non ci sono abiti particolari, che possano dire a quale epoca appartengono questi uomini, nessun riferimento geografico o cronologico. Una rappresentazione fuori da ogni coordinata spazio temporale, eppure potente, con un forte impatto emotivo su chi osserva.

🔵 Il significato dell’opera.
Il dipinto si intitola “Miserabili”. Esso può richiamare una condizione sociale ed economica di sofferenza legata a bisogni materiali oppure può indicare una depravazione di tipo morale, ma può soprattutto essere il segno di una condizione esistenziale: è misero (in quanto infelice, afflitto, tormentato) ogni uomo nel suo patire, sia esso materiale, mentale, psicologico, affettivo, fisico, spirituale, morale. Miserabile quindi è l’intera umanità. Paolo Pennisi riesce a mettere in scena il dolore, spogliandolo di tutti i caratteri contingenti, legati a questa o quella situazione, a questo o quel tempo: è il dolore nella sua essenza.