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Visualizzazione post con etichetta musica. Mostra tutti i post
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venerdì 17 febbraio 2023

La parodia del maialino cinese.

Post di Rossana Rolando.
 
Mao, Libretto rosso, pittura popolare, 1967
C’è un aneddoto, nel libro autobiografico della grande pianista cinese vivente Zhu Xiao-Mei, che ben sintetizza il senso dell’indottrinamento tipico dei regimi. Siamo nella Cina comunista di Mao, vent’anni dopo il 1949, allorquando ha avuto inizio la rivoluzione culturale (1966-69). La protagonista ventenne si trova in un campo di rieducazione, previsto dal maoismo per formare uomini nuovi, fedeli al credo comunista contenuto nel Libretto rosso di Mao Zedong. La invitano a riflettere su un esempio edificante: una studentessa “ha dato prova di una eccezionale fedeltà a Mao. Due telegrammi successivi l’avevano informata che suo figlio era gravemente malato e che doveva tornare in fretta a Pechino. Ogni volta lei ha risposto che doveva curare un maialino, anche lui sofferente, che le era stato affidato. Un terzo telegramma le ha annunciato il decesso del figlio. Non ha versato una lacrima. Qualche giorno dopo, il maialino è morto. E lei ha pianto”. Zhu Xiao-Mei e le sue compagne “esprimono qualche riserva, ma poi finiscono per considerare la donna lodevole: un maiale nutre la collettività, l’attaccamento che si prova verso il proprio figlio è solo individualista e borghese.”¹
Chi ha letto La fattoria degli animali di Orwell avverte subito una cert’aria di famiglia. Il nobile ideale di un mondo più giusto, in cui le diseguaglianze sociali siano eliminate e il bene della comunità prevalga sull’interesse egoistico, si traduce – nei socialismi realizzati storicamente – in una parodia di se stesso.
Il libro di Xiao-Mei mi è stato suggerito da Annamaria, un’amica di Persona e Comunità, a sua volta curatrice del bellissimo blog dal titolo Gioire in musica.² L’occasione è scaturita dal post dedicato all’evento La musica nei lager nazisti di cui ho parlato qualche settimana addietro.

sabato 28 gennaio 2023

Musica e lager nazisti.

 Post di Rossana Rolando.

 Le musiche create in cattività sono sopravvissute ai loro autori per giungere a noi come meravigliosi uccelli fuggiti dalle gabbie 
per la salvezza delle nostre fondamenta umane 
(Francesco Lotoro).

Roberto Franchini, L'ultima nota
Il 27 gennaio 2023, presso l’Auditorium San Carlo di Albenga, si è tenuta la rappresentazione “Musica e lager nazisti”. Il progetto, ideato e coordianto da me (Rossana Rolando), ha coinvolto la classe 4A del Liceo Classico ed alcuni alunni del Liceo Musicale, guidati dal professor Davide Nari e dalla professoressa Adriana Iozzia. 

Gli studenti hanno risposto alle sollecitazioni con entusiasmo, impegno e consapevolezza. A partire dal libro L'ultima nota di Roberto  Franchini e dalla Antologia musicale concentrazionaria di Francesco Lotoro sono stati elaborati testi e studiati spartiti presentati al pubblico. Mi è caro ricordare qui i nomi degli studenti e le parti intrepreate, durante la rappresentazione: Margherita e Vittoria (narrazione: musica per vivere e per morire), Sveva (esecuzione brano musicale, pianoforte: Premières neiges di Józef Kropiński, Buchenwald, 1944), Federico ed Edoardo (pezzo teatrale: vita del musicista Simon Laks), Amedeo ed Emma (pezzo teatrale: Jacques Stroumsa, il violinista di Salonicco), Giulia, accompagnata al pianoforte da Marika (canto: “Effunderunt sanguinem” di Pietro Feletti, Stalag VIC/Z Fullen Groß-Hesepe, 1945), Serena e Veronica (pezzo teatrale: l’ultima canzone di Ilse Weber), Maia e Alice (pezzo teatrale: Anita Lasker Wallfisch, la violoncellista di Birkenau), Pietro, Alessandro e Giulia (esecuzione musicale con clarinetto, saxofano e violoncello: Robert Emanuel Heilbut, “Ons eigen hoekje”, KZ Bergen-Belsen, 1944), Agata ed Elena (narrazione: Terezín, il supremo inganno del nazismo e Orchestre per l’inferno. Auschwitz), Giulia, accompagnata al pianoforte da Marika (canto: “Anima nostra” di Pietro Feletti, Stalag VIC/Z Fullen Groß-Hesepe, 1945), Tommaso e Pietro (pezzo teatrale: Kurt Gerron, l’attore che fece un regalo a Hitler), Anna (pezzo teatrale: la valigia piena di spartiti di Gideon Klein), Francesca (pezzo teatrale: l’esilio a Terezín dell’ebreo Pavel Haas), Pietro ed Alessandro (esecuzione musicale con clarinetto e saxofano: brano di Hermann Gutler, 1944), Agata e Carlotta (riduzione teatrale: favola di Natale di Guareschi), Sveva (brano musicale, pianoforte: Klavierstückdi Józef Kropiński, Buchenwald, 1944), Beatrice, Sara e Carlotta (aiuti tecnici).

Ragazze e ragazzi sono state/i meravigliose/i: hanno dato il meglio, commossi e commoventi. Il pubblico - silenzioso, concentrato, partecipe - è risultato di grande aiuto per costruire il giusto clima. 

Ciò che segue, sinteticamente, è la mia introduzione all’evento.

venerdì 12 novembre 2021

Note musicali.

Post di Rosario Grillo.
Immagini del pittore olandese Jan Miense Molenaer (1610-1668).

Jan Miense Molenaer, Interno con violinista
Vado a proporre riflessioni che, nascenti dal mio abituale ricorso alla musica, si riconnettono all’area del legame corpo-spirito, di cui ultimamente mi sto occupando.
Sono un abbonato di Imusic, servizio di Apple; utilizzo l’ascolto della musica per scopi di relax. (1). Confermo, così facendo, (senza, per questo, adottare i principi e la metodologia della musico terapia), la canonica che dà attuazione alla tradizione più antica sui benefici influssi del ritmo. Per questo, basta citare l’importanza della musica nella cultura greca, dove, in ispecie nell’età più arcaica, poeti-aedi, pastori e ninfe esaltarono la combinazione tra parola e suono e l’intreccio con il passo di danza. Tutto un mondo esprimeva i suoi sentimenti in questa maniera. Il teatro ne risentiva. La “cultura degli eroi” ne usciva esaltata.
Io, molto modestamente, mi addormento, confortato dal suono (posso dire: cullato).
 
💥 Musicoterapia.
Da un bel po’ di tempo, a badarci bene, è stato scoperto il benefico influsso della musica in funzione di cura di certe malattie, di stati d’ansia, addirittura di scompensi cardiocircolatori. Ed è stato di grande momento l’impiego della musica nella psichiatria, cardine della dottrina rivoluzionaria che ha liberato la follia da ogni stigma sociale.
Sono richiamati, in questo caso, certi studi che, a largo raggio, hanno rilevato, per via scientifica, l’influenza esercitata dalla musica sulla crescita delle piante, nella reazione dei corpi animali, appunto, di tutti gli animali, quindi anche del corpo umano.

giovedì 24 dicembre 2020

Il sogno di Natale.

Edward Burne-Jones, Natività, 1888
A tutti gli amici del blog desideriamo rivolgere i nostri auguri, accompagnati da due spunti di riflessione, legati ai video sotto inseriti.

✴️ Il primo riferimento nasce dal racconto di Pirandello Il sogno di Natale. Pubblicato nel 1896, esso risulta ancora attualissimo, capace di interpretare profondamente il dramma del segno religioso nel mondo odierno. 

✱ Da una parte perché l’uomo contemporaneo, in larga misura, non attende l’evento che, per tradizione celebra. Scrive Pirandello: “per quelle vie deserte, mi parve a un tratto d'incontrar Gesù errante in quella stessa notte, in cui il mondo per uso festeggia ancora il suo natale. Egli andava quasi furtivo, pallido, raccolto in sé, con una mano chiusa sul mento e gli occhi profondi e chiari intenti nel vuoto: pareva pieno d'un cordoglio intenso, in preda a una tristezza infinita […].

martedì 24 luglio 2018

Canzoni d'autore.

Post di Rosario Grillo
Leonard Cohen
In estate prevalgono compilation evasive, hit famose che invitano a frequentare le spiagge e le discoteche di mare per scatenare la frenesia.
L’Italia però vanta una bella ed importante canzone d’autore. Con essa voglio affrontare - sono le canzoni stesse a suggerirmelo - il campo tematico della problematicità esistenziale nel momento presente, fatto di aggiunte difficoltà economiche, di assenza di prospettive, di vita grama urbana e suburbana, di un certo grigiore.
Il mio giudizio è che dietro di esse, non curate, si nascondano livore, rabbia e disgregazione sociale.
🌟Comincio da Battiato e da una canzone uscita nell’album “apriti sesamo”.
È in grado di incorniciare la pulsione, insistente e vuota, dell’avere, a discapito di quella dell’essere.

sabato 27 maggio 2017

Ivano Fossati, la speranza di vita che porti con te.

Post di Rossana Rolando 
Fotografie di alcuni album di Ivano Fossati, all'interno della sua ricca produzione, svoltasi tra il 1971 e il 2011 (per il sito del musicista cliccare qui).

Ivano Fossati, 
Fotografia dal sito di Repubblica
Nei testi musicali di Ivano Fossati c’è una poetica del quotidiano che celebra la vita nella sua godibilità e nel suo interno valore. L’atto del vivere – pur nella finitezza di ogni esperienza umana – ha una sua bellezza, una sua luminosità, una profondità degna di essere amata.
Copertina dell'Album  (1993)
in cui è contenuta La pioggia di marzo
Emblematica a questo proposito è La pioggia di marzo - splendida rivisitazione del testo brasiliano di Tom Jobim da parte di Ivano Fossati (per il confronto tra i due brani vedi qui) - in cui gli aspetti dell’esistenza sono intrecciati e fusi in un unico flusso vitale, fatto di sentimenti e situazioni (“è quando tu voli rimbalzo dell'eco/ è stare da soli”), impastato di sogni (“margherita di campo è la riva lontana… è la nave che parte”) e di reminiscenze infantili (“è la fata Morgana”… è Madamadorè”), attratto dall’ignoto (“è mistero profondo… è il fondo del pozzo”), arricchito dalla semplicità dell’esperienza umana (“è…goccia che stilla un incanto un incontro è l’ombra di un gesto, è qualcosa che brilla… è legna sul fuoco, il pane, la biada, la caraffa di vino il viavai della strada”), nutrito di poesia e cultura (“è la luna e il falò”, di pavesiana memoria), ammirato dalla magnificenza della natura (“è voglia di primavera è la pioggia che scende… è una rondine al nord la cicogna e la gru, un torrente una fonte…”) consapevole del limite (“è il sonno e la morte…”) e del dolore (è… una piccola pena… burrasca passeggera”),  teso verso il futuro (“è progetto di casa”)…

venerdì 31 marzo 2017

Enzo De Giorgi tra mito e musica.

Post di Rossana Rolando.
Tutte le immagini raffigurano opere di Enzo De Giorgi (qui il sito), l'artista a cui è dedicato l'articolo.

Enzo De Giorgi, 
Il filo di Arianna
Il mito - nel senso greco del racconto che racchiude significati profondi, già filosofici nella sostanza ancorché fantastici nella forma  - è il nucleo semantico più adatto ad esprimere le tessiture di sogno che Enzo De Giorgi mette in scena nei suoi dipinti. Le figure aeree, sottili, flessuose, leggere, volanti, sottratte alla legge di gravità, allungate nel vento... riportano alle origini del pensiero e si caricano di valori simbolici: il filo di Arianna rimanda alla metafora esistenziale del labirinto; Apollo e Dafne si fanno icone dell’eros, nel tormentato binomio di attrazione e turbamento, desiderio e fuga; Narciso ed Eco raccontano l’opposizione tra l’amore di sé, nelle sue molteplici interpretazioni, e la pura, generosa, totale dedizione all’altro; il vaso di Pandora evoca il mistero del male; Icaro ricorda, con il suo immenso volo, l’aspirazione alle mete più alte...

venerdì 17 marzo 2017

Fabrizio De André, La cattiva strada, "esegesi".

🖊 Post di Rossana Rolando.

🎸 La cattiva strada. 

(brano e musica di Fabrizio De André e Francesco De Gregori, Album Volume 8, 1975). 

Per leggere il testo cliccare qui.

Fabrizio De André, Concerto (1980)
Nell’esegesi che intendo suggerire la cattiva strada non è un’espressione ironica, è proprio una strada cattiva, anzi “captiva”, nel senso latino del termine: una sequenza di prigioni” in cui sono simbolicamente raccolte tutte le schiavitù che attanagliano l’umanità sofferente.
Il personaggio misterioso (il soggetto di tutti gli incontri) è colui che la percorre fino in fondo. La “cattiva” strada è divenuta la sua strada, quella in cui ha scelto di  rendersi visibile.
Non rimprovera e non fa prediche, compie invece gesti che stupiscono e provocano un sicuro effetto, tanto che tutti lo seguono affascinati, come se fossero risvegliati ad una nuova vita:
🔵 al militare che non ha ancora sparato e lo farà in obbedienza ai comandi (innocente perché inconsapevole o autoassoltosi nell'obbedienza al dovere) getta in faccia uno sputo (e gli ricorda che questo è niente in confronto all'orrore della guerra);

mercoledì 31 agosto 2016

Gianmaria Testa e la poetica della luna.

Di Rossana Rolando.
Immagine tratta dal video di Biancaluna, 
con i disegni di Altan,
nel libro-disco 
edito da Gallucci


Chi avvicina, ascolta e frequenta le canzoni di Gianmaria Testa (qui il sito) incontra spesso un soggetto poetico inserito tra le sue note ed è la luna. Grande, bianca, ballerina, scintillante, sola, vicina e lontana… sono questi alcuni degli attributi che accompagnano l’astro tanto caro al cantautore piemontese. Molteplici sono le linee evocative che il mondo lunare suggerisce: provo ad enuclearle associandole emblematicamente ad una canzone.


Biancaluna (nell'album “Lampo”) e la poetica dell’infanzia.
Partirei anzitutto da “Biancaluna”, la canzone scritta molti anni fa e ripresa nel 2014 nel libro disco edito da Gallucci e illustrato da Altan.  E’ una filastrocca per bambini, ma addita uno dei significati fondamentali della luna nell’immaginario del cantautore e forse anche un tratto del suo modo di essere e vivere: indica l’elemento giocoso, lo stupore infantile, l’emozione delle cose nuove (il tema del “Nuovo” cui è dedicata anche una canzone). Ma vuole dire soprattutto la forza del futuro raccolta nei grandi occhi dei bambini che guardano la luna.



sabato 11 giugno 2016

Gianmaria Testa, Da questa parte del mare.


Gianmaria Testa, 
Da questa parte del mare
Da questa parte del mare di Gianmaria Testa è uscito per Einaudi nell’aprile 2016, poco dopo la morte del cantautore, avvenuta il 30 marzo. E’ un libro molto particolare, attraversato da tre correnti calde: la prima è quella autobiografica che si sviluppa secondo una sorta di flusso della coscienza, senza una successione cronologica univoca, come semplice riaffiorare dei ricordi apparentemente privi di un ordine. La seconda corrente calda è quella tematica dell’emigrazione, che ha impegnato il cantautore piemontese in un progetto preparatorio all’album Da questa parte del mare dell'ottobre 2006 (divenuto anche il titolo del libro). C’è infine la terza corrente calda, quella dei volti – il violinista, il venditore di tappeti, l’italocanadese, il questuante, Tino, lo scrittore… - che emergono dall’anonimato della storia, perché chiamati ad essere e a vivere nella memoria.

«Forse qualcuno domani dimenticherà
alla porta di casa il suo nome dimenticherà
perduto alla notte e perduto anche al giorno che arriva
perduto alla notte e al giorno che passa e consuma
perché un nome è perduto per sempre se nessuno lo chiama»
(p. 21)


lunedì 2 marzo 2015

La città ed il Liceo musicale... Video.

 

Perché un Liceo musicale?
Il Consiglio Comunale di Albenga ha deliberato, per quanto di sua competenza e  su istanza della minoranza, l’istituzione in città del Liceo musicale. La delibera è stata approvata all’unanimità, anche se offuscata dal fastidioso teatrino  di reciproche  accuse e   dichiarazioni di primogenitura (“albo signanda lapillo” negli annali della storia ingauna!).  Bella cosa l’unanimità, che mi ricorda  vecchie e recenti delibere relative al polo scolastico…

...un'approvazione unanime ...
Poi l’intervento su facebook – che condivido pienamente – del Sig. Tommaso Giulla, alunno del Liceo G. Bruno e rappresentante degli Studenti, mi  ha invogliato  a esternare su  questo blog interrogativi che mia moglie ed io condividevamo con una ristretta cerchia di persone.

...alcuni interrogativi ...
Premessa l’urgenza della questione logistica sulla quale il rappresentante degli studenti ha insistito, gli interrogativi sono questi: che cosa comporta per un Liceo l’indirizzo musicale? Che cosa significa un Liceo musicale per una città ed il suo territorio, per gli uomini e le donne che vi abitano e soprattutto per le giovani generazioni? Quali realistiche concrete opportunità  può offrire a breve, medio e lungo termine? Quale progetto culturale e territoriale di grande respiro presuppone?

... per guardare lontano ...
Il Liceo G. Bruno di Albenga tentò di rispondere a queste domande nel  2005 e nel 2008, quando richiese formalmente e reiteratamente a Regione e Ministero il Liceo musicale (e coreutico) insieme ad altri indirizzi liceali. Le richieste furono precedute da due indagini conoscitive, volte a verificare a 360 gradi quali nuovi indirizzi si ritenessero utili e necessari per il territorio ingauno.

... a partire dal territorio ...
I questionari coinvolsero ripetutamente le scuole elementari e medie del territorio (genitori e docenti) e tutti gli amministratori locali territoriali, i sindacati, le associazioni culturali professionali e lavorative significative. I corposi dati pervenuti da docenti e genitori furono a suo tempo esemplarmente e rigorosamente elaborati e resi pubblici dal prof. Mauro Basso, riconosciuto esperto in materia. Amministratori ed associazioni, pur con alcune lodevoli eccezioni, brillarono invece per il loro assordante silenzio. Anche i competenti uffici ministeriali  e regionali non si degnarono di accusare ricevuta. Evidentemente i tempi non erano maturi. Oggi i tempi sono mutati, sono cambiate le persone (o le loro precedenti opinioni), gli interessi, le esigenze, le sensibilità, le valutazioni.

..oggi ...  i tempi 
sono politicamente mutati ...
Rimangono comunque gli interrogativi iniziali che credo si possano sintetizzare in una semplice cruda domanda: merita Albenga il Liceo musicale (e coreutico)?

... ma gli interrogativi rimangono aperti ... 
merita Albenga il Liceo musicale?
Lo merita sicuramente il “G. Bruno”: basta semplicemente considerare l’impegno quotidiano profuso dalla Preside prof.ssa Barile, dai Docenti, dai Rappresentanti dei Genitori e degli Alunni; basta prendere atto della crescita delle iscrizioni ed in particolare del lusinghiero decollo del Liceo artistico, scommessa ampiamente vinta dal Liceo e dalla Città.

..lo merita sicuramente il Liceo G. Bruno...
Ma lo merita la città? Non lo so, a meno che ci si  limiti ad uno splendido fiore all’occhiello che potrebbe nel tempo trasformarsi in un gravoso insostenibile peso. Come ogni istituzione scolastica (sia essa  pubblica statale o paritaria) anche il Liceo musicale è  un dono  offerto alla città, ma un dono che, se non lo si vuole subito perdere o deteriorare, deve immediatamente trasformarsi in meritoria progressiva continua conquista, definita sia da una sinergia di interventi, in base ai ruoli ed alle competenze di ognuno, sia soprattutto da un  condiviso progetto  culturale e formativo non improvvisato né abborracciato, da parte della città e del  territorio.

...ma la città è in grado di conquistare 
il dono di un Liceo musicale?...
Qual è questo progetto territoriale ad Albenga? Quali le priorità dichiarate e praticate, a cominciare dal polo scolastico, chiarendone una volta per tutte la consistenza? Quali le priorità di fattibilità?
Mi pare che lo studente del G. Bruno abbia lucidamente riportato ed elencato le condizioni e gli interventi necessari da parte della città e del territorio per  rendere vivo ed operante il Liceo musicale. Io mi permetterei di sottolineare l'urgente necessità della creazione di un circuito “città-musica-territorio”, fatto di azioni (non mozioni) atte a coinvolgere tutta la cittadinanza in forme di reciproca permanente educazione culturale, che sola può garantire il salto qualitativo di civiltà di un territorio che vuole e deve rimanere fondamentale centro ortofrutticolo ma anche vuole divenire città d’arte e di musica.

... è in grado di aprirsi all'arte ... 
alla musica?
Il che significa aprire la comunità al sublime, alle armoniche celestiali dimensioni della poesia lirica e della musica (qualsiasi vera musica, classica e moderna, vocale, strumentale, persino virtuale...), la cui protettrice nella mitologia greca era "colei che rallegra", la musa Euterpe (dal gr. Ευτέρπη).

... è in grado, la città, di rallegrarsi?...
Del resto, si sa, l'arte musicale era l’unica arte alla quale Platone attribuiva un giudizio positivo in quanto gli appariva la sola a non essere "imitazione dell'imitazione", ma indiscussa manifestazione di  libertà e di creatività.

...è in grado di lasciar spazio 
alla creatività? ...
E’ indubbio: non c’è tempo da perdere, ma non solo e non tanto perché l’urgenza del Liceo musicale è dettata dal fatto che altrimenti altre città concorrenti ce lo ruberebbero,  in una logica a me del tutto ostica del “mors tua vita mea”. Non si tratta neppure di confidare esageratamente sul sostegno strumentale e transitorio  di poche o tante famiglie interessate per i loro figli, sostegno che oggi c’è e domani chissà.

... è in grado di lasciarsi coinvolgere? ...
La vera urgenza è quella di costruire da subito e poi pazientemente nel tempo un nuovo habitus quotidiano: la convinzione vissuta di  tutti i cittadini, a partire dagli amministratori ed associazioni locali, di un Liceo musicale ed una città in corrispondenza biunivoca di amorosi sensi.

... è in grado la città di sognare?...
Altrettanto indispensabile e determinante è il coinvolgimento più ampio possibile almeno del territorio savonese ed imperiese perché il Liceo non sarà solo per coloro che risiedono in città e dintorni, che  non garantirebbero da soli la stabilità dell’utenza  e quindi dello stesso Liceo musicale.

...un Liceo musicale aperto ...
E’ un’operazione culturale non da poco per la quale non so quanto sia disposta a giocarsi  la presente amministrazione, nella sua maggioranza e minoranza: unico criterio di verità saranno i fatti e le promesse mantenute.
Se noi cittadini non siamo convinti dell’urgenza di questo virtuale e permanente circuito, se non esigiamo una buona volta che si passi dalle mozioni rituali alle azioni concrete volte a dimostrare nella concretezza il preminente  valore culturale, civile, educativo e formativo della scuola (e, nel nostro caso, della scuola di musica) non solo per i giovani ma per tutti noi e per la nostra vita quotidiana, non illudiamoci, il Liceo musicale  avrà vita stentata e breve.

...ma è necessario credere 
nella scuola...
Immagino che tutti conoscano la favola della cicala canterina ed “il mito delle cicale” offertoci da Platone proprio in riferimento alla musica. Forse ad ognuno di noi tocca scegliere tra due modalità di vivere la città e la musica proposte dalla  favola  e dal mito. La favola ci presenta  la cicala chiacchierina e chiacchierona che  non combina nulla ed alla fine rischia  di far morire d’inedia se stessa e, aggiungo io, la città.

... scegliendo tra la cicala chiacchierina 
e chiacchierona ...
Il mito  (Fedro, 259)  ci esorta  a non lasciarci incantare dal “canto” di nessuno, anche se apparentemente delizioso, ma di ascoltarlo ed utilizzarlo in modo libero e critico, avendo in mente il presente ed il futuro della città, umilmente ma fermamente convinti che, se si vuole davvero meritare il dono del Liceo Musicale, “per molte ragioni nel mezzogiorno bisogna parlare e non dormire”. Io preferisco quest’ultimo,  dove il dono si trasforma in conquista.

.. e il parlare motivato e responsabile...
“E inoltre mi sembra che in questa soffocante calura le cicale,
 sopra le nostre teste, cantando e   discorrendo tra di loro
 guardino anche noi. Se, allora, vedessero che anche noi due,
 come la maggior parte della gente nel mezzogiorno,
  non discorriamo, ma sonnecchiamo e ci lasciamo incantare
da loro per pigrizia del nostro pensiero,
ci deriderebbero giustamente considerandoci schiavi
 venuti da loro per dormire in questo rifugio, come  pecore
che trascorrono il pomeriggio  presso una fonte.
 Invece, se ci vedono discorrere e navigare,
passando davanti alle Sirene non ammaliati,
forse ci ammireranno e ci daranno quel dono
che gli dei possono dare agli uomini ….” 
(Fedro, 259)


Si consiglia di mettere in pausa la musica del blog prima di avviare il video.



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