"Persona e Comunità" è un blog di riflessione culturale, filosofica, religiosa, pedagogica, estetica. Tutti gli articoli sono scritti da: Gian Maria Zavattaro, Rossana Rolando, Rosario Grillo.
Giornata della Memoria 2023, Liceo Classico e Liceo Musicale di Albenga.
Post di Rossana Rolando.
Le musiche create in cattività sono sopravvissute ai loro autori per giungere a noi come meravigliosi uccelli fuggiti dalle gabbie
per la salvezza delle nostre fondamenta umane
(Francesco Lotoro).
Roberto Franchini, L'ultima nota
Il 27 gennaio 2023, presso l’Auditorium San Carlo di Albenga, si è tenuta la rappresentazione “Musica e lager nazisti”. Il progetto, ideato e coordianto da me (Rossana Rolando), ha coinvolto la classe 4A del Liceo Classico ed alcuni alunni del Liceo Musicale, guidati dal professor Davide Nari e dalla professoressa Adriana Iozzia.
Gli studenti hanno risposto alle sollecitazioni con entusiasmo, impegno e consapevolezza. A partire dal libro L'ultima nota di Roberto Franchini e dalla Antologia musicale concentrazionaria di Francesco Lotoro sono stati elaborati testi e studiati spartiti presentati al pubblico. Mi è caro ricordare qui i nomi degli studenti e le parti intrepreate, durante la rappresentazione: Margherita e Vittoria (narrazione: musica per vivere e per morire), Sveva (esecuzione brano musicale, pianoforte: Premières neiges di Józef Kropiński, Buchenwald, 1944), Federico ed Edoardo (pezzo teatrale: vita del musicista Simon Laks), Amedeo ed Emma (pezzo teatrale: Jacques Stroumsa, il violinista di Salonicco), Giulia, accompagnata al pianoforte da Marika (canto: “Effunderunt sanguinem” di Pietro Feletti, Stalag VIC/Z Fullen Groß-Hesepe, 1945), Serena e Veronica (pezzo teatrale: l’ultima canzone di Ilse Weber), Maia e Alice (pezzo teatrale: Anita Lasker Wallfisch, la violoncellista di Birkenau), Pietro, Alessandro e Giulia (esecuzione musicale con clarinetto, saxofano e violoncello: Robert Emanuel Heilbut, “Ons eigen hoekje”, KZ Bergen-Belsen, 1944), Agata ed Elena (narrazione: Terezín, il supremo inganno del nazismo e Orchestre per l’inferno. Auschwitz), Giulia, accompagnata al pianoforte da Marika (canto: “Anima nostra” di Pietro Feletti, Stalag VIC/Z Fullen Groß-Hesepe, 1945), Tommaso e Pietro (pezzo teatrale: Kurt Gerron, l’attore che fece un regalo a Hitler), Anna (pezzo teatrale: la valigia piena di spartiti di Gideon Klein), Francesca (pezzo teatrale: l’esilio a Terezín dell’ebreo Pavel Haas), Pietro ed Alessandro (esecuzione musicale con clarinetto e saxofano: brano di Hermann Gutler, 1944), Agata e Carlotta (riduzione teatrale: favola di Natale di Guareschi), Sveva (brano musicale, pianoforte: Klavierstückdi Józef Kropiński, Buchenwald, 1944), Beatrice, Sara e Carlotta (aiuti tecnici).
Ragazze e ragazzi sono state/i meravigliose/i: hanno dato il meglio, commossi e commoventi. Il pubblico - silenzioso, concentrato, partecipe - è risultato di grande aiuto per costruire il giusto clima.
Ciò che segue, sinteticamente, è la mia introduzione all’evento.
💥 MUSICA E LAGER, UN OSSIMORO INQUIETANTE.
Francesco Lotoro, Un canto salverà il mondo
Quando due parole non stanno insieme e fanno a pugni, si parla – dicono i dotti – di un ossimoro. Ecco, così è per la musica e i lager. Come è possibile pensare la musica nei campi di concentramento e di sterminio? La musica che è bellezza, armonia, altezza di intelletto e di valore, ordine contro il caos… tutto il contrario dell’orrore nazista: fame, freddo, camere a gas, torture, spoliazione, degradazione fisica e morale…
💥 PENSIERO DISTURBANTE.
La cultura tedesca - così sensibile a letteratura, filosofia, musica - non è riuscita ad impedire l’orrore nazista. E addirittura, ancor più in là: dobbiamo forse arrivare a pensare che la grande arte - la musica - si è alleata con il grande diavolo? (Thomas Mann).
💥 I LIBRI E IL NOSTRO LAVORO.
Con questi pensieri inquietanti e fastidiosi ci siamo avvicinati al libro di Roberto Franchini, L’ultima nota. Ci siamo resi conto che la musica c’era, onnipresente, ossessiva e ossessionante – come nota Primo Levi -, funzionale all’organizzazione del campo, ma non solo. La musica aveva molti scopi. I ragazzi della quarta Liceo Classico, con grande dedizione e serietà, hanno elaborato testi – parti narrate, pezzi teatrali – a partire dal libro. Molti musicisti sono passati nei campi: dilettanti, amatori, professionisti, direttori d’orchestra. Abbiamo scoperto musiche prodotte dai detenuti in prigionia e raccolte nell’Antologia musicale concentrazionaria (Francesco Lotoro, da più di trent’anni, raccoglie partiture dei lager nazisti, ma anche di altri campi, fino ai gulag). Le esecuzioni musicali (alunna del Classico: 2 brani per pianoforte, alunni del Musicale: 2 vocali e 2 strumentali) sono tutte provenienti dai lager tedeschi. E' musica intensa, nostalgica, struggente, orante.
💥 IN PARTICOLARE, LA CREAZIONE MUSICALE COME RESISTENZA.
Francesco Lotoro, Antologia musicale concentrazionaria
Ci chiediamo: ma come hanno potuto, i prigionieri, comporre musica nell’inferno concentrazionario? La vita di molti di loro si è persa nelle camere a gas, ma si sono conservati oceani di musica. I musicisti stessi – alcuni sopravvissuti – hanno rivelato: la musica era via di salvezza, lotta all’abbruttimento, creatività che resisteva alla disumanizzazione, difesa del proprio fondo umano.
💥 FARE MEMORIA
non è solo ricordare una pagina del passato, ma è far rivivere in noi qualcosa di quel passato. Fare memoria richiede un atteggiamento attivo, non passivo (è appunto un fare). Un messaggio, per noi, oggi: i compositori dei lager ci ricordano che la vera cultura è quella che promuove la dignità umana e genera relazioni buone, coltiva la bellezza nell’arte, nella musica... Solo così intesa essa può salvare anche noi, oggi. “Un canto salverà il mondo” è il titolo del libro di Francesco Lotoro in cui si raccontano le imprese volte a recuperare migliaia di partiture. I musicisti dei lager non sono morti invano se noi raccogliamo la loro anima profonda, il loro canto, il loro intimo desiderio di vita, la loro ricerca del bello, che deve essere anche la nostra. Ogni epoca ha i suoi inferni – individuali e collettivi - e ha bisogno di questo canto.
Bellissimo questo progetto che ha coinvolto concretamente i tuoi allievi, cara Rossana, e che senza dubbio ricorderanno come una delle più toccanti esperienze educative. Ai libri che hai citato, mi permetto di aggiungere quelli di due famose pianiste riuscite a sopravvivere alla durezza dei campi di concentramento grazie all'amore per la musica di Bach: «Il pianoforte segreto» di Zhu Xiao Mei, ed. Bollati Boringhieri, e «Cento miracoli» di Zuzana Ruzickova, ed.Guanda. Grazie e un abbraccio di buona domenica!!!
Cara Annamaria, grazie di cuore! Il tuo giudizio di esperta in campo scolastico e musicale mi è particolarmente gradito. I due libri che consigli dilatano i possibili riferimenti inerenti alla tematica della musica nei lager: una prospettiva per molti versi "nuova", che non toglie nulla alla disumana durezza dell'universo concentrazionario, ma che - nello stesso tempo - apre alla speranza: l'aspirazione alla bellezza abita nell'uomo e si esprime anche nelle situazioni più dolorose e tragiche. Forse - potremmo anche pensare - soprattutto in esse. Un grande abbraccio.
Bellissimo questo progetto che ha coinvolto concretamente i tuoi allievi, cara Rossana, e che senza dubbio ricorderanno come una delle più toccanti esperienze educative.
RispondiEliminaAi libri che hai citato, mi permetto di aggiungere quelli di due famose pianiste riuscite a sopravvivere alla durezza dei campi di concentramento grazie all'amore per la musica di Bach:
«Il pianoforte segreto» di Zhu Xiao Mei, ed. Bollati Boringhieri, e
«Cento miracoli» di Zuzana Ruzickova, ed.Guanda.
Grazie e un abbraccio di buona domenica!!!
Cara Annamaria, grazie di cuore! Il tuo giudizio di esperta in campo scolastico e musicale mi è particolarmente gradito. I due libri che consigli dilatano i possibili riferimenti inerenti alla tematica della musica nei lager: una prospettiva per molti versi "nuova", che non toglie nulla alla disumana durezza dell'universo concentrazionario, ma che - nello stesso tempo - apre alla speranza: l'aspirazione alla bellezza abita nell'uomo e si esprime anche nelle situazioni più dolorose e tragiche. Forse - potremmo anche pensare - soprattutto in esse.
RispondiEliminaUn grande abbraccio.