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giovedì 12 gennaio 2023

I fini dell'educazione.

La cultura come formazione della persona (paideia).

Post di Rossana Rolando.

“La popolazione che non valuta, che non apprezza l’intelligenza educata, è condannata.”¹

Alfred Whitehead, I fini dell'educazione, 2022
💥 Oggi, in ambito scolastico
, si insiste molto sui mezzi piuttosto che sui fini, con il rischio continuo di confondere i primi con i secondi. Tecniche, metodologie, strumenti digitali… non possono sostituire lo spirito dell’insegnamento che risiede nella capacità di risvegliare il fuoco della conoscenza, sollecitando un percorso autonomo di ricerca, volto al raggiungimento di un sapere utile per la vita e per la propria progressiva umanizzazione.
Ritornare a riflettere sui fini della formazione può essere dunque quanto mai opportuno. Chi non avverte l’urgenza di una riflessione pedagogica sottovaluta la criticità del momento in cui stiamo vivendo, in termini di “vite spezzate e di speranze fallite”.²
E’ questa l’impostazione del grande matematico e filosofo inglese Alfred Whitehead, rinvenibile in una bella raccolta di saggi edita da Raffaello Cortina Editore, uscita nel 2022.³
Per un’iniziale conoscenza di questo autore novecentesco, rimasto in ombra rispetto ad altre voci della filosofia contemporanea, rimando ad una puntata di wikiradio, curata da Rocco Ronchi (qui).
 
💥 I fini dell’educazione. In questa sede, provo ad elencare le finalità del percorso pedagogico - secondo Whitehead - ovvero gli scopi ultimi dell’insegnamento/apprendimento e della formazione (in inglese si utilizza il termine polivalente education).
● Anzitutto la stella polare, verso la quale orientare tutti gli sforzi, è l’acquisizione della cultura, definita come “attività di pensiero e ricettività alla bellezza e ai sentimenti umani”, da non confondere con un semplice bagaglio di nozioni. Si può essere ben informati eppure rimanere incolti.
Lezioni maestro studente, coppa di Duride, 500 a.C., Berlino
In questa prospettiva la conoscenza non è puro esercizio intellettualistico, ma coinvolge l’emozione gioiosa della scoperta utile alla comprensione della vita. Non è sufficiente memorizzare una equazione di secondo grado o imparare a tradurre una versione latina, bisogna chiedersi perché è necessario saper risolvere l’equazione o perché è fruttuoso lo studio dei classici.
Quel che non si deve perdere di vista è l’interdipendenza tra i dettagli e l’insieme, tra il sapere specializzato e la Vita nella sua interezza. L’obiettivo deve essere quello di far vedere la foresta per mezzo degli alberi ed evitare che gli alberi impediscano di vedere la foresta.
Non ultimo, va salvaguardato il senso dello stile, che è qualità della mente educata, fatta di efficacia e misura, di gusto estetico e di rigore morale, capace di giungere allo scopo senza inutili complicazioni. Vi è uno stile in arte, in letteratura, in logica, in scienza, in una esecuzione pratica. Gli esempi sono molti: “L’amministratore che possiede il senso dello stile odia gli sprechi; l’ingegnere che possiede il senso dello stile economizza il suo materiale; l’artigiano che possiede il senso dello stile preferisce un buon lavoro.” Lo stile è il risultato della specializzazione, è il rifiuto del dilettantismo e del pressapochismo.
L’essenza dell’educazione è infine racchiusa nell’interiorizzazione di due atteggiamenti fondamentali: l’adesione al dovere della conoscenza che può cambiare il corso degli eventi contro la colpevole ignoranza e noncuranza; la reverenza verso il presente da edificare, alla luce del passato e in preparazione del futuro. Perciò il tempo privilegiato dovrà essere il presente verso il quale orientare lo studio del passato (i classici).
 
Pedagoga con ragazza, Metropolitan Museum, New York
💥 Gli impedimenti.
Secondo
Whitehead, vi sono diversi ostacoli al raggiungimento di tali finalità:
Le cosiddette “idee inerti”, “cioè idee che sono semplicemente immagazzinate nella mente, senza essere utilizzate, né sottoposte a esame, né combinate in nuove relazioni con altre idee”.
I frammenti di un gran numero di argomenti, slegati e recepiti passivamente, non illuminati da alcuna scintilla di vitalità.
L’apprendimento pappagallesco di risposte a tutte le possibili domande.
Gli esami esterni standardizzati che non tengono conto dei fattori peculiari di ogni insegnamento e apprendimento: “Credo che nessun sistema di controlli esterni, che abbia per scopo principale l’esame dei singoli allievi, possa dare altro risultato che uno sperpero educativo. Prima di tutto sono le scuole, e non gli allievi, che dovrebbero essere controllate. Ciascuna scuola dovrebbe rilasciare i propri certificati di licenza, basati sui propri corsi di studio”.
 
💥 Gli imperativi. Rispettando il carattere ritmico dello sviluppo e tenendo conto che “la vita spirituale interiore di un uomo è un tessuto formato di molti fili” i quali “non crescono tutti insieme con estensione uniforme”, gli imperativi pedagogici sono quindi due:
Non insegnare troppe cose”.
Ciò che insegni, insegnalo a fondo”.
 
Paideia greca, VI-V secolo a.C., Grand Palais, Parigi
💥 Conclusioni.
Mi pare che ci siano spunti sufficienti per una riflessione pedagogica seria, mirata all’essenziale, non soggiogata dall’ingannevole seduzione dei cattivi maestri e non vincolata a mode effimere.
 
💥 Note.
1. Alfred North Whitehead, I fini dell'educazione, Raffaello Cortina Editore, Milano 2022, p. 26.
2. Ibidem, p. 26.
3. In questo post si fa riferimento al primo saggio, I fini dell'educazione, al secondo, Il ritmo dell'educazione e al penultimo, Il posto degli studi classici nell'educazione.
4. Il termine education ha molteplici significati. Indica, infatti: istruzione, formazione, educazione, paideia, cultura...
5. Alfred North Whitehead, I fini dell'educazione, cit., p. 23.
6. Ibidem, p. 2.
7. Ibidem, p. 25.
8. Ibidem, p. 52.
9. Ibidem, p. 3.

6 commenti:

  1. Mi par di ritrovare un piano annuale, incalzante e propositivo, del blog Persona e Comunità. Tu, Rossana, assumi il compito di portare in luce il fondamento della Educazione e lo fai proponendo i concetti dedicati dal filosofo Whitehead ( personaggio insospettabile a primo sguardo).
    Dallo sguardo al passato, per il quale passa il recupero dei classici,arriva lo “ scheletro” ( qui significante sostegno che regge il tutto), ovvero “ il fine” della conoscenza non fine a se stessa , ma legata alla relazione. Lo “ star bene”, nel profondo senso degli antichi, che ne conoscevano l’essenza e la portata ( mentre noi, voraci cercatori di utile proprio, chiediamo specializzazione e tecniche).
    Qui sta “ il punto”, e, per la tua argomentazione, appare “ chiaro e distinto”.
    Siccome , caso ha voluto, che leggessi subito dopo il fenomenale articolo di D’Avenia sulla CURA, aggiungerei che la cura , appunto, forma del tempo che unisce docente e discenti nel tragitto della formazione, possa indicare il quid indistinguibile della Educazione.
    ( Aggiungo a nota che la conclusione di Whitehead è condivisibile al cento per cento) Rosario

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  2. Sono convinta che si debba rimettere al centro la scuola e l'educazione. In tempi di crisi è sempre da lì che bisogna ripartire. Non a parole, non in modo dilettantistico, improvvisato, ma con la chiarezza delle idee e delle finalità. Whitehead ha il merito di saper cogliere, in modo lucido, senza cedimenti a mode, anzi anticipando certe attuali derive, il senso e la direzione di ogni autentico cammino educativo (nel senso ampio di formazione della persona).
    Quando la scuola e la formazione dei giovani staranno a cuore ai cittadini (alla società tutta), allora - e solo allora - esse potranno diventare priorità anche per la politica.
    Grazie, caro Rosario.

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  3. Riflessioni più che mai importanti, soprattutto in una società come quella attuale che, pur senza generalizzare, non sembra avere a cuore una scuola che privilegi i fini invece che i mezzi e le tecnologie. Si tende a offrire conoscenze spendibili a breve termine, immediatamente utili, senza pensare che anche ciò che può apparire inutile è in realtà veicolo di accesso a una formazione più ampia e profonda.
    Grazie, cara Rossana, e un abbraccio!

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  4. Grazie Annamaria! L'utilità dell'inutile... Ciò che è utile davvero alla comprensione della vita: su questo insiste molto il saggio da cui sono partita in questo post. Afferma Whitehead (filosofo e matematico!): "Una sola è la fondamentale materia dell'educazione: la Vita in tutte le sue manifestazioni".
    Un abbraccio a te e buona domenica!

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  5. Riflessioni necessarie per ogni docente che intende educare, promuovendo mente e cuore degli alunni, non limitandosi a fare solo il burocrate dell'istruzione. Grazie, Rosanna. Passo il link alle colleghe. Buona domenica. Un abbraccio.

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  6. Grazie di cuore, cara Maria, per la condivisione delle idee (che è sempre un conforto) e per la diffusione. Un abbraccio e buona settimana.

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