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Visualizzazione post con etichetta Ludwig Wittgenstein. Mostra tutti i post
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giovedì 17 agosto 2023

Dei colori.

Post di Rosario Grillo.

Kandinsky, Sul bianco II, 1923
Kandinsky: «Il bianco, che è spesso considerato un non-colore (…) ci colpisce come un grande silenzio che ci sembra assoluto. È un silenzio che non è morto, ma è ricco di potenzialità».

 
È condivisibile l’ipotesi di P. Sloterdijk, che fa del grigio la coloritura della modernità? La sua “ suggestione”, argomentata (1) e documentata, addirittura sull’arco della storia, suscita in me dei dubbi, e, nello stesso tempo, mi catapulta nella complessa questione dei colori. 
Tuttavia, a fugar certe obiezioni, corre obbligo citare prima la zona grigia descritta da Primo Levi: “dai contorni mal definiti, che insieme separa e congiunge i due campi dei padroni e dei servi. Possiede una struttura incredibilmente complicata, e alberga in sé quanto basta per confondere il nostro potere di giudicare” (2). La precisazione del celebre “deportato” torinese condensa la sua specifica scienza, la chimica, con la fine espressione letteraria; essa descrive l’immensa area dei non schierati, dei conformisti, dei collaborazionisti del Potere che opprime. Con essa esterno la mia diffidenza della politica del “giusto mezzo”, teorizzata da F. Guizot nel 1848 e transitata nel “centrismo” dei nostri tempi (con tutte le sue sfumature).
Tema multidisciplinare, la dottrina dei colori, con implicazione di fisica, logica, psicologia, biologia, filosofia, storia dell’arte.

martedì 5 luglio 2022

I bambini ci educano.

Post di Rosario Grillo.
 
Sowerby e Emmerson, Frutto proibito
Qualcuno disse che “invecchiando si ridiventa bambini”. Di certo, lo stato di dipendenza accomuna le due età. Ma qui voglio considerare un lato creativo dell’essere-bambino, emerso in tante occasioni recenti nelle mie letture. Può trovare degno apprezzamento da un essere-senile.
Indizio di saggezza: la proba saggezza che i classici sapevano riconoscere.
 
- Wittgenstein, maestro delle elementari.
L’esperienza della docenza nelle scuole elementari è la sorpresa che colpisce gli studiosi del pensiero di Wittgenstein. Spigoloso il contrasto tra le formulazioni delle enunciazioni logiche del Tractatus e l’improvviso abbandono del cenacolo di Trinity College di Cambridge.
Se la prima ragione si trova nella partecipazione al conflitto mondiale dal quale ricavò lo stato di prigionia scontato a Cassino, la più recondita possiamo ricondurla ad uno “stupore” che lo spinse a dedicarsi all’insegnamento elementare.
Un libriccino, Ina e Ludwig (1), ricostruisce in forma romanzata la possibile fonte dello stupore provato dal filosofo viennese, che non fece ritorno al gruppo di Cambridge e scelse invece di dedicarsi all’insegnamento.
Il contatto cercato ed avuto con l’età infantile ebbe la stessa qualità di un rapporto “mistico”. (2)

domenica 9 maggio 2021

Memorie. Diari.

Post di Rosario Grillo
Immagini di Carl Vilhelm Holsøe (1863-1935).

Carl Vilhelm Holsøe, Aspettando alla finestra

Una domanda che mi inquieta: quale differenza divide una biografia, registrata diaristicamente, da una consegnata con lo strumento delle “memorie”? È necessaria una risposta più analitica che quella fissata nella troppo consapevole raccolta delle vicende esemplari tradotta in memorie predestinate a captare l’attenzione del lettore.

Il criterio guida non può che essere il riconoscimento del preponderante fattore soggettivo onnipresente nella gestazione dell’opera diaristica. Ne discende che dai “diari” sortisce una autentica autobiografia, mentre, nella forma memoriale, pesa in misura massiccia la messa in ordine o in funzione o letteralmente la pianificazione, nemica della immediatezza.

Si danno i casi di “memorie” rappresentate come “confessioni” ed il caso di Rousseau.

In questa dimensione sono precostituiti i “passaggi destinali”: per Rousseau, la colpa (episodio del pettine rotto). Comparata, essa, ad una specie di peccato originale che allontana dall’Eden (lo stato di natura, luogo del buon selvaggio: paradigma della filosofia roussoiana).

Altra specie nelle Confessioni di Sant’Agostino: itinerario di una ricerca della verità che si conclude con l’illuminazione divina. Una pietra miliare: l’opera di Sant’Agostino! Perché, per primo, rende protagonista il soggetto, condividendone tormento errori e trionfo.

mercoledì 28 agosto 2019

Ci vuole un "nuovo Rinascimento".

Post di Rosario Grillo
Immagini delle opere di Paul Klee (1879-1940).

Paul Klee, Perso
Ritorno sulla “torre di Babele” (1), un po’ per registrare il decadimento della parola, un po’ con la speranza di smuovere ad un “ritorno alle origini”.
Nuovo Rinascimento potrebbe essere, se si concepisse come: il ritorno alle origini. (2)
La mia istanza parte dalla constatazione di un abbrutimento - in gran parte con la forma di uno slang, insieme social e giovanile - del linguaggio, sviato dalla sua vocazione naturale.
Sappiamo bene che, nella storia, il linguaggio ha voluto e saputo piegarsi alla funzionalità, mantenendo ben ferma la “bussola” del significante primo: nominare gli enti. Ed è appunto qui che s’innesta il verso biblico della Genesi 2, 19-24 che, senza forzature, si presta ad essere comparato a molti altri episodi delle tradizioni antiche.
A chiarimento e come monito/esortazione, metto in nota l’articolo che porta a riflettere sulla brutta caduta di stile del lessico giovanile, ormai scaduto in un insieme di parole mozze: codice identitario che segna una netta frattura generazionale.

giovedì 25 luglio 2019

Wittgenstein spiegato con Pulcinella.

Post di Rossana Rolando
Immagini delle illustrazioni di Gennaro Vallifuoco (qui il link).

Gennaro Vallifuoco, illustrazione a 
"Le Guaratelle", di Roberto De Simone
Leggendo il libro di Tullio De Mauro, Guida all’uso delle parole, si incontra un capitolo intitolato Il filosofo e Pulcinella in cui si racconta il percorso di uno tra i più influenti pensatori del Novecento: il filosofo e matematico austriaco Ludwig Wittgenstein (1889-1951)¹. Tullio De Mauro sa parlarne con semplicità - nonostante la difficoltà delle teorie legate alla filosofia del linguaggio - da vero maestro, preoccupato di farsi capire, come dice subito, senza cedere a tentazioni accademiche di sapore  narcisistico.
Il filosofo viene presentato a partire dal suo Tractatus logico-philosophicus (1921), quindi dalla sua prima fondamentale opera sul funzionamento del linguaggio, quella in cui la lingua viene considerata alla stregua di un calcolo. In questa concezione le proposizioni sono simili ad operazioni aritmetiche dal momento che le parole sono paragonate ai numeri e gli altri simboli (le preposizioni, congiunzioni ecc.) sono assimilati ai segni che permettono il calcolo (+; -; =; ; ecc).  Tutti coloro che calcolano si intendono con certezza se conoscono i meccanismi delle operazioni e i numeri cui sono riconducibili tutte le possibili entità aritmetiche: “Forse uno può non avere mai visto il numero 386.789,43. Ma le regole di formazione delle cifre arabe ci consentono di capire al volo quanto vale questo numero perché tutti coloro che conoscono l’aritmetica possiedono un numero ben delimitato di cifre (quelle che vanno dallo 0 al 9) che tutti conoscono e usano allo stesso modo”.² Se il parallelismo è valido questo dovrebbe accadere anche nell’uso delle parole.

giovedì 27 marzo 2014

La parola. Filastrocca.


... la parola è come una luce ...

 … i ragazzi più violenti possiedono strumenti linguistici 
scarsi e inefficaci … 
non sanno nominare le proprie emozioni.
(Gianrico Carofiglio)


La parola è come una freccia ....

... la parola è come un vortice ...

... la parola è come un occhio che vigila ...

... la parola è come un codice ...

... la parola è come vento ....
La parola è un segno,
indica, rimanda, allude,
sta per qualcos’altro,
è come una freccia.

La parola dice un significato,
suscita un'idea, rinvia a un’immagine, 
racchiude il concetto di una cosa,
è come uno scrigno.
 
La parola dà il nome agli oggetti,
li cataloga,
se ne appropria,
è come un codice.

La parola fa esistere le cose,
le svela per quello che sono,
le rende manifeste,
è come una luce.

La parola unisce e divide,
offende e difende,
rivela e nasconde,
è come un'arma a doppio taglio. 

La parola promette e minaccia,
assolve e condanna,
ama e odia,
è come madre e matrigna.

La  parola è fidata e tradita,
è voce ed è chiacchiera,
è musica, è vuoto, è nulla,
è come il vento.

La parola è feconda di azioni,
ispira progetti,
annuncia sogni,
è come un messaggero.

La parola denuncia e si oppone,
persiste e resiste,
non tace,
è come un occhio che vigila.

La parola persuade,
suggestiona,
seduce,
è come un vortice.
 ...

Più si hanno parole
Più si possiedono significati
Più si hanno idee
Più si è ricchi

Meno si hanno parole
Meno si possiedono significati
Meno si hanno idee
Più si è poveri


... più parole ... più sfumature ... più ricchezza ...

.... meno parole ... più vuoto ...  più povertà ... 
Poche parole e poche idee, poche possibilità 
e poca democrazia: 
più sono le parole che si conoscono, 
più ricca è la discussione politica e, con essa, 
la vita democratica.
(Gustavo Zagrebelsky)

I limiti del mio linguaggio significano i limiti del mio mondo.
(Ludwig Wittgenstein)



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