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Visualizzazione post con etichetta immigrazione. Mostra tutti i post
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giovedì 27 luglio 2023

Corresponsabilità.

Post di Gian Maria Zavattaro.
Immagini di Lesley Oldaker (qui il sito instagram).

Lesley Oldaker, Vortice
“Questa è forse l’unica reale possibilità che abbiamo …avere una vocazione
noi stessi, conoscerla, amarla e servirla con passione:
perché l’amore alla vita genera amore alla vita”
(Dalla lettera a Natalia Ginzburg di Maria D’Asaro, Una sedia nell’aldilà, p.135, ed. Diogene Multimedia, giugno 2023).
 
“La libertà senza assunzione di responsabilità è una patetica farsa” (M. Buber).
 
Questo post ha senso solo se insieme ci sforziamo di liberarci dai nostri preconcetti- pregiudizi (“concepiti- formulati prima di effettiva conoscenza”): luoghi comuni dispensati dagli orchestratori e le truppe cammellate dei social. Viviamo nella “società globale complessa” ricca di ambivalenti possibilità e promesse, incertezze e insicurezze: frantumazione delle ideologie forti ed IA supertecnologica; ridondanza delle informazioni, incomunicabilità; solitudine, social; nuove libertà, fuga dalla libertà; nuove ricchezze (a seguito del covid e delle guerre) e nuove povertà (non solo i diseredati, ma tutti coloro che non reggono il vortice della neotecnologia); un nuovo rapporto con il tempo, la storia, la memoria, il tutto condensato dal febbrile ritornello “non ho tempo”.
Nel tumulto estivo delle guerre e delle migrazioni forzate, della globalizzazione dell’indifferenza estiva, dell’afa e sconquasso climatico, vorrei provocare con 3 ridicole domande: Pensiamo? Accogliamo? Viviamo da corresponsabili?

sabato 12 novembre 2022

Non chiamatemi "carico residuale".

Post di Gian Maria Zavattaro.
Fotografie di Silvia Marcolin (qui la pagina facebook)
 
Migranti. La denuncia del Papa: “La loro esclusione è scandalosa, schifosa, peccaminosa, criminale.... Chiediamoci quanto siamo davvero comunità aperte ed inclusive verso tutti”. 
 
Fotografia di Silvia Marcolin
Inequivocabilmente, vista l’aria che tira, vogliamo chiarire le nostre scelte ed il nostro agire, riproponendo - con qualche variazione - il post del febbraio 2019. (1)
 
📩 Mi chiamo Sadat alias Hamed Himed Mehmet Ali Mustafa Ahmet Hassan Nadir Rashad ,…, Fatmah, alias Lewa Nasha Munya Aisha Hasna Maryam fate voi…
Sono nigeriano ivoriano senegalese togolese sudanese…, fate  voi….
Non sono un numero, non do spettacolo.

Sapete che cosa vuol dire guerra?
A voi devo ricordare che cosa è la guerra? Chiedete ai vostri nonni: le due guerre mondiali vi hanno causato più di 2 milioni di morti, senza parlare dei feriti, degli invalidi, delle vedove e degli orfani minorenni.
A voi devo ricordare che cosa significhino brutalità violenza atrocità torture massacri macelli bombardamenti deliri di morte tradimenti pianti a non finire di vedove e di orfani, disperazione, privazione di ogni bene ed affetto, di ogni diritto? E  fame sete miseria desolazione.
Pensate che la mia fuga dalla guerra  potesse avere alternative?

sabato 19 giugno 2021

Vie dell'accoglienza.

Post di Gian Maria Zavattaro
Immagini delle illustrazioni di Gabriel Pacheco (qui il sito instagram)

Gabriel Pacheco, Galleggiare per non affogare
Il fenomeno dell’immigrazione, come tutti sanno, si è da anni complicato ed aggravato con lo sbarco continuo di migliaia e migliaia di “migranti” sulle sponde europee del Mediterraneo: donne uomini e soprattutto giovani giovanissimi e bambini. Fenomeno oggi vistoso, continuamente mutevole, incontrollato, problematico nel senso etimologico (1):evento che ci viene gettato in faccia, chiede d'essere risolto e merita necessariamente ed urgentemente una risposta né superficiale né banale.

Lascio gli aspetti geopolitici a chi ha le competenze professionali per svolgerli. Mi limito a qualche interrogativo: qual è la politica di inclusione-integrazione nella mia regione, in Italia ed in Europa? Quali i rapporti tra Comuni Sprar Cas questure e prefetture Caritas ed altre istituzioni pubbliche, religiose, laiche, private ubicate in tutte le province?

Ma il primo interrogativo, decisivo, è: Che significa accoglienza? Parola usata ed abusata con cui troppi si riempiono la bocca.

È assistenzialismo sentimentale, frutto di spinta emotiva più o meno duratura o fatto culturale? Atto di debolezza o di forza? Optional paternalistico o dovere che liberamente si sceglie e si adempie? Gesto isolato o dimensione stabile? Generico appello buonista o forte richiamo al primato etico della responsabilità? È imperativo della singola persona oppure sociale-istituzionale o unità di entrambi?

Un significato univoco. Se a definire il grado di civiltà di una società è la sua valenza inclusiva, la capacità di dare tutela a persone e gruppi più deboli, la parola accoglienza deve assumere un significato univoco.  Scriveva De Rita che accoglienza “non è solo prestarsi per qualcuno in difficoltà senza lasciarsi sopraffare nel lavoro dalla dimensione burocratica e amministrativa; innanzitutto è una mentalità, un atteggiamento di fondo, una disposizione anteriore all’agire, ospitalità dell’altro nel proprio orizzonte personale e professionale, solidarietà. Non si improvvisa; si costruisce poco alla volta nelle circostanze in cui ci si trova; è cultura, essenzialmente educazione”.

venerdì 12 aprile 2019

“SCUOLA MIGRANTES", integrazione linguistica ed inclusione sociale interculturale.

Post di Gian Maria Zavattaro

Katholieke Illustratie
(settimanale olandese), 
Autore ignoto, Emigranti, 1894
Siamo un gruppo di volontari, credenti e non credenti: Giorgio (diacono),  don Edmondo (presbitero, Direttore dell’Ufficio diocesano Migrantes), Claudio (responsabile di “Noi siamo”), Elena (segretaria e codocente) Gian Maria (docente), Giuliano (coordinatore), Joulie (segretaria e codocente), Letizia (docente),  Lucia (segretaria e codocente), Marina (docente), Monica (docente),  Rosa (segretaria), Rosella (docente).
Insieme abbiamo deciso di dar vita,  sotto l’egida dell’Ufficio diocesano “Migrantes” diretto prima da Giorgio ed ora da don Edmondo,  ad una scuola di italiano rivolta  in primo luogo ai rifugiati  accolti nello Sprar e Cas di Albenga, ma aperta a tutti, stranieri e cittadini italiani interessati ad imparare od approfondire la lingua italiana. Alcuni di noi da anni erano operativi; come “scuola Migrantes” lo siamo  dal marzo 2018.

lunedì 1 maggio 2017

La paura in noi.


🖋 Post di Rosario Grillo (complementare a questo articolo:  Lo straniero)
🎨 Tutte le immagini riproducono fotografie di Lewis Hine (1874-1940) sociologo statunitense considerato il padre del fotogiornalismo, per l'uso sapiente e toccante della fotografia come denuncia sociale, con particolare riferimento alle condizioni dell'infanzia sfruttata, nei primi decenni del Novecento, e alle situazioni degli immigrati, degli emarginati e dei più deboli. Per osservare altre immagini dello stesso autore cliccare qui.


Lewis Hine, La piccola Giulia 
abbraccia bimbo sulle scale di casa, 1911
Tutti i bambini provano paura.
La prova per dominarla è uno stadio importante dell'evoluzione di ognuno di noi.
Parlando con l'angolo visuale della mia infanzia, debbo confessare di aver sofferto molto la psicosi della paura: alcune volte indotta da “bravate” di gente adulta, altre volte intrinseca alla timidezza del mio carattere.
Mutando forme, inoltre, la paura contrassegna momenti critici, occasioni decisive di scelte esistenziali: accompagna sempre, insomma, l’uomo.
Un'incubatrice, di notevole importanza, di paure incontrollabili è la società: in quello stadio che sta tra l'immaginario e il reale. Veicolo speciale ne è diventata la società di massa, dove la coscienza critica è sopraffatta da istanze pilotate ad arte, o da sentimenti del tutto irrazionali.

martedì 9 giugno 2015

L'Europa ad un bivio?


Grazie a Martina Isoleri 
e a tutti i partecipanti.

Riporto in due puntate alcuni estratti della relazione dal sottoscritto tenuta ad Albenga, in occasione dell’inaugurazione del circolo ingauno ACLI. Alla prima  (“L’Europa ad un bivio?”) seguirà  “L’Europa, la scuola, l’Islam, il laico cristiano”.


Delle tappe che hanno caratterizzato sinora la UE dei 28 stati oggi aderenti vorrei ricordare la prima, la “dichiarazione di Schumann” del 9 maggio 1950, giorno poi scelto dal Consiglio europeo come Festa dell'Europa: primo discorso politico ufficiale che prospetta una comunità europea economica tra sei stati  in vista di una futura integrazione politica e federale. Dopo le tragedie della seconda guerra mondiale la dichiarazione ha dato l’avvio al processo di integrazione con la sola forza della ragione, rivoluzionaria novità rispetto alle annessioni prima imposte manu militari.


Il sogno dei padri fondatori (Spinelli, De Gasperi, Schumann,  Adenauer, Monnet…) ha trovato un progressivo inveramento  solo parziale perché il loro sguardo mirava molto più  lontano, ad una Federazione degli Stati Uniti d’Europa. 
L’Europa è un sogno antico ed una speranza nuova. Vi racconto  perciò il mito di Europa, un’invenzione dei Greci più di 2500 anni fa. Europa è una principessa che  una mattina coglie fiori nei prati lungo la marina asiatica del Mediterraneo. Viene scorta da Zeus, che si  muta in torello, emerge dalle onde e si avvicina alla fanciulla. Europa, splendida e coraggiosa, sale sulla groppa, il toro balza in piedi e si butta tra le onde. La  conduce nell’isola di Creta, dove si unisce  a lei presso una fonte trasformata in talamo nuziale ed Europa  diventa “madre  di nobili figli”.

Pompei, Il ratto di Europa.
Perché cito questo mito? Per sua natura il mito suggerisce ciò che la fredda ragione (l’èsprit de géometrie) da sola non produce: va oltre la scienza, la politica, l’economia pur indispensabili; si fa immaginazione anticipatrice, passione, speranza, promessa di fratellanza. Il mito ci suggerisce che l’Europa non può essere data in mano ai soli  politici ed economisti: si deve immaginare e sentire come fascino di un’avventura di tutti, trionfo dell’ésprit de finesse, dei popoli, della reciproca ospitalità e non mosaico di  egoismi particolari.

E’ il sogno ad occhi aperti, in pieno conflitto mondiale, di A. Spinelli e E. Rossi, antifascisti confinati sull’isola di Ventotene dal 1941 al 1943 perché considerati ostili al regime mussoliniano. Scrivono “Per un’Europa libera e unita. Progetto di un Manifesto”. Molti aspetti appaiono datati o dichiaratamente  ideologici, ma l’idea di fondo  è splendida follia profetica. “In attesa di un più lontano avvenire, in cui diventi possibile l’unità politica dell’intero globo”, delineano il futuro della Federazione degli Stati Uniti Europei, la cui premessa è la riforma della società secondo “il principio cardine che non è la sottomissione degli uomini all’economia, ma un suo controllo ed indirizzo”.

Una Federazione europea che segni la fine definitiva delle politiche nazionali esclusiviste: unico esercito,  politica estera e mercato; potere di determinare i limiti amministrativi dei vari stati associati; libertà di movimento di tutti i cittadini; magistratura federale, apparato amministrativo indipendente, legislazione e organi di controllo fondati sulla partecipazione diretta dei cittadini…

Ebbene, consideriamo ora la nostra Europa di oggi sotto stress: dilagano euroscetticismo, paure e diffidenze; difficoltà a trovare un percorso comune di accoglienza per impedire le stragi dei migranti nel Mediterraneo; prevalere degli egoismi  ed interessi nazionali… Non ho competenze per entrare nel merito di questa Europa, per quanto ben consapevole che senza la crescita dell’occupazione e degli investimenti, senza una politica economica funzionale tutto sarebbe perduto. Mi limiterò ad offrire qualche riflessione, porre interrogativi e soprattutto invitare a voler vivere questo tempo di intermezzo tra il non più ed il non ancora, nell’attiva speranza di  una compiuta Europa.

Le domande sono: Quale Europa si sta costruendo e che cosa vuol dire essere europei? Che sarà l’Europa senza la passione, i sogni dei giovani? Educare alla cittadinanza europea è  un’opzione o un dovere della scuola? Quale rapporto tra Europa ed Islam? E io laico cristiano che ci sto a fare in un’Europa multiculturale? Parlare dell’idea di Europa non è  parlare di una “res” fumosa, ma di noi, del nostro futuro, del nostro quotidiano vivere le relazioni con gli altri, della nostra  casa in cui abitiamo.

L’Europa non può ridursi solo a un concetto geografico o politico od economico. Scriveva Morin:“ La sua originalità è per così dire la sua mancanza di unità. L’Europa è  una nozione dai molti volti. […] L’Europa non ha unità se non nella sua molteplicità e attraverso essa. Sono le interazioni tra popoli, culture, classi, stati, che hanno intessuto un’unità, essa stessa plurale e contraddittoria”. Europa significa pluralismo, identità con  diverse appartenenza: un concetto complesso dai mille volti. 

Nei secoli ha prodotto la civiltà classica, greca e romana, il cristianesimo, il nesso chiesa-impero, le grandi letterature nazionali, la filosofia, l’arte, la musica, l’umanesimo ed il razionalismo, la grande rivoluzione scientifico-tecnica iniziata nel 600, ma anche roghi e caccia alle streghe. Ha prodotto divisioni, conflitti religiosi, guerre mondiali, dominazioni coloniali; ha attuato libere istituzioni, libere costituzioni democratiche, carte dei diritti ma anche regimi totalitari e discriminazioni di ogni tipo.

Ma a ben vedere in queste contraddizioni c’è una linea divisoria abbastanza netta tra  particolarismi ed interessi immediati (che hanno prodotto sempre e solo divisioni e guerre) e la cultura che tende a universalizzare i diritti dell’uomo, la lotta contro ineguaglianze e discriminazioni, l’impegno per la pace. Una complessa universalità che vede sfilare ed unire in un comune patrimonio di civiltà Dante Michelangelo Leonardo Cervantes Shakespeare Copernico Galilei Newton Cartesio Pascal Spinoza Molière Beethoven Kant Goethe Mozart Chopin Proust Tolstoj Dostoevskij Kafka Picasso Stravinskij Einstein Freud, per citarne alcuni…


La vocazione universale dell’Europa è così vera che all’UE nel 2012 non a caso è stato assegnato il premio Nobel per la pace, perché si presenta come strumento di pace e di rispetto  per ogni uomo. A dare slancio all’Unione è dunque una scelta di cultura. Dopo secolari contrasti e guerre le diversità nazionali cessano di essere motivi di conflitto ma arricchiscono un comune patrimonio culturale, superando progressivamente e faticosamente le idee stantie e false di nazione intesa come etnia o unica fonte dei diritti di cittadinanza.  

Questa vocazione al rispetto ed alla promozione dei diritti umani è talmente consapevole che da anni esiste nel Parlamento europeo una Commissione specificamente preposta alla verifica dello stato dei diritti umani nell’intero mondo. Non solo: il rispetto di tali diritti è “conditio sine qua non” sia per consentire l’accesso di altri Paesi dentro l’Unione  sia per stabilire rapporti di aiuto con i Paesi del cosiddetto terzo-quarto  mondo.

Allora è vero - sostiene padre Zanotelli - che oggi l’Europa, patria dei diritti umani, rischia il naufragio, se non saprà accordarsi su una comune politica di accoglienza nei riguardi dei “naufraghi dello sviluppo” e  se non saprà dire di no alla “cultura dello scarto”?

Si consiglia di mettere in pausa la musica del blog prima di avviare il video.


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martedì 12 maggio 2015

Lettera di un'amica a Massimo Gramellini.

Una nostra  amica (Patrizia, di Biella) mi ha inoltrato, per conoscenza, una mail diretta a Gramellini. 
“Chissà se la leggerà … - scrive - in ogni caso gli argomenti mi intrigano molto e vorrei condividerli anche con altre persone. Se vuoi puoi pubblicarli o comunque potrebbe essere uno spunto per fare qualcosa. Non so, ma qualcosa bisogna fare”.


Che significa “fare” qualcosa? Fare come “facere-practein” o come “agere- poiein? “Facere” è  agire all’esterno, produrre un‘azione o un oggetto (fare una donazione, devolvere una certa somma, ospitare a casa propria...), insomma agire concretamente e visibilmente. “Agere"  è agire all’interno, dentro di me, rendermi conto delle mie responsabilità, avviare un processo interno di cambiamento, di sollecitudine verso l’altro anche se il suo volto mi è sconosciuto.


Lasciamo il “facere” alla responsabilità, alla sensibilità, alla disponibilità e discernimento di ciascuno.
“Agere” forse è anche  più impegnativo e la lettera di Patrizia, che condividiamo, forse ci può sollecitare  a “guardare”, a non girarci dall’altra parte, a farci carico delle nostre responsabilità in quanto uomini e donne che si dicono civili, solidali e magari anche cristiani.


Lettera di Patrizia Pezzuolo.

Gent.mo Sig. Gramellini, Buongiorno.
A dire la verità non so dire l'oggetto di questa mia mail, ma credo di trovare in Lei una persona che sa ascoltare la mia preoccupazione e la mia inquietudine, dato che quando leggo i suoi articoli o ascolto i suoi editoriali in televisione, mi sento sempre molto in sintonia con le sue parole.

Vorrei esprimerle 
la mia preoccupazione ...

Abito in un paese vicino a Biella e anche da noi ci sono alcuni centri che accolgono ragazzi richiedenti asilo, nella nostra provincia per il momento ce ne sono poco più di cento. Insegno in un liceo cittadino e abbiamo avuto modo, tramite le associazioni che si occupano di queste persone, di incontrare i ragazzi, stare con loro, farli venire a scuola e ascoltare i loro racconti, non solo del viaggio per arrivare in Italia, spesso troppo doloroso e straziante,  ma la storia della loro terra. I nostri incontri si sono trasformati in lezioni di storia, geografia, inglese, francese, antropologia: insomma una vera e propria Scuola.

... sui richiedenti asilo ...
Abbiamo saputo, in questi giorni, che il viceprefetto ha comunicato a molti di loro, provenienti dal Mali, che la loro domanda di asilo non è stata accettata e presto riceveranno un foglio di via e ...diventeranno clandestini, come le persone che cercano di prendere il treno per andare in Germania, di cui parlava l'altra sera.

... che diventano 
clandestini ...
Dopo questa notizia, sono rimasta molto colpita, ferita oserei dire, senza parole. Ma non si può fare silenzio, non vedere cosa ci sta davanti. Le persone che continuano ad arrivare sono il nostro futuro, non possiamo far finta di non vederli o lavarci le mani con un foglio di via - perché noi non sappiamo cosa fare - o rivendicare che altri se ne occupino. Questi Uomini, Donne, Bambini sono un fatto concreto che ci riguarda e dobbiamo continuare a fare tutto quello che è nelle nostre forze per aiutarli, chiedendo certamente anche l'aiuto, necessario, di tutta l'Europa. SIAMO TUTTI RESPONSABILI DI LORO. 

... di cui dovremmo sentirci 
tutti responsabili ...
Per difendere i diritti di queste persone varrebbe la pena scendere in piazza, fermare il mondo, perché tutti insieme si trovi una soluzione ad una situazione umanitaria sempre più grave.
Sono stanca di vedere gente che sa fare tanto clamore per difendere i propri privilegi di casta, ma non riesce a guardare il proprio vicino che non ha riconosciuti i diritti fondamentali. 

... perché siano riconosciuti 
i diritti fondamentali ...
Lo sfarzo dell'expo sicuramente esprime anche valori sani e buoni e potrebbe essere un'occasione, una prima pagina da usare per denunciare e sollecitare il ministero degli interni e tutto il nostro governo affinché si sprema fino in fondo per creare un cordone umanitario, per trovare una via di salvezza per queste persone che stanno scappando da situazioni terribili, causate molto spesso danostri interessi.

... i diritti violati...
Stamattina ho ascoltato la trasmissione Uomini e Profeti di Gabriella Caramore, su Radio Tre: don PierLuigi Piazza, parroco di Zuliano in Friuli, responsabile del centro Balducci, ha portato una bella testimonianza che ha dato uno sprazzo di speranza.

... perché tutti possano 
avere un po' di speranza.
Spero di ascoltare ancora testimonianze, segni che possono cambiare le situazioni anche più difficili se vogliamo e, soprattutto, queste esperienze sono segni che possono insegnarci a leggere la realtà in un altro modo, con meno paura.
Insomma, ci sarebbero tante parole da dire... 
La ringrazio dell'attenzione e per questa volta, auguro io a lei Buongiorno. Patrizia Pezzuolo”.

... perché tutti hanno il diritto di godere 
di un po' di felicità.
Le immagini che accompagnano la lettera sono quelle di Banksy, noto e impegnato artista della street art.

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martedì 7 ottobre 2014

Il Mediterraneo e lo straniero. L'apartheid nascosto.


Il Mediterraneo  ....
... Mare nostrum ... 
così lo denominavano i Romani ...
... oggi ...
Senza preparazione né psicologica né logistica  abbiamo subito e subiamo l’invasione  di decine di migliaia di uomini, donne e  bambini dall’Africa, dall’Asia, dall’Est…, che mi ricordano le decine e decine di migliaia di Italiani disperati ed affamati – anche allora tante donne e bambini -  che nei decenni a cavallo tra 800 e 900  solcarono  l’oceano verso le Americhe.
Sconcerto, com-passione, paura, rancore, sordità, diffidenza, indifferenza, volontà di accoglienza …: le varie tonalità emotive che tutti proviamo nei riguardi dei migranti.
Per alcuni di noi  senso di impotenza e desiderio estremo di far qualcosa; per altri voglia di ributtarli in mare, voglia di barriere, muri, apartheid.

... il Mediterraneo:
mappa dei flussi migratori...
... il Mediterraneo è oggi la frontiera 
più mortale del mondo ... 
(dal sito Facebook Io Accolgo)
E’ di questi giorni la notizia che il Viminale, cedendo alle insistenze della Ue e chiudendo le schermaglie legate al trattato di Dublino, ha diramato l’ordine  per cui tutti  i migranti ed i profughi che arrivano in Italia debbono essere identificati con foto ed impronte  digitali.
Nel contempo i media ci informano che  anche in Italia aumentano i  luoghi invivibili (luoghi di violenza, spaccio, scippi …): quartieri, rioni, periferie, autobus di linea, stazioni, ghetti di camper e roulotte …
Anch’io avrei  paura, non per me, ma per mia moglie, i miei familiari, parenti, amici, nemici, tutti e i figli di tutti …
... il Mediterraneo...
greco, romano, islamico...
fonte di civiltà e di paure ...
... il Mediterraneo oggi, fonte di paure ...
Come non sentirsi svuotati  ed  amareggiati di fronte al cinico temporeggiare della UE ed alle parole vuote ed imbecilli di  tanti cattivi politici e di tante “brave” persone? Perché  non provano a  scandalizzarsi piuttosto dell’illegalità di chi non paga le tasse e i contributi lavorativi, di chi affitta le stanze a prezzi vergognosi,  dello sfruttamento dei  nuovi schiavi, dei nuovi ghetti, dei nuovi luoghi di miseria, dei  lavori infami, delle donne (di altre nazionalità ma anche tante italiane) costrette  a vendere il loro corpo per comprare un’impossibile libertà?

... i dati sui minori ... 
(dalla pagina Facebook Io Accolgo)
... il Mediterraneo oggi...
Ora mi   tocca anche subire l’invasione - questa sì insopportabile -  di prezzolati mercanti di parole, di individui – maschi e femmine – intenti a produrre solo  visceralità, perché le parole non sono mai innocue: i migranti tacciati come  clandestini e non irregolari,  stranieri e non cittadini di altri paesi…  Sappiamo bene quanto sia pericoloso evocare immagini e fantasmi emotivi che progressivamente creano mostri e malandrinamente trasformano il migrante in uno straniero che è qualcosa di più che diverso: è colui dal quale  ci  si deve guardare e difendere, colui che può diventare il nemico, colui che non è  detto sia pienamente umano, che può diventare subumano ed in ultimo antiumano. Stereotipi e generalizzazioni ci bombardano con l’immagine dell’immigrato-delinquente per il solo fatto di essere irregolare e così si ignora e si riflette troppo poco sull’immigrato-vittima, di cui noi siamo giocoforza testimoni silenti e di cui ognuno di noi porta la sua parte di responsabilità anche attraverso il silenzio  o il voltar faccia  del levita nella parabola del buon samaritano. Alla fine di questo metabolismo  diventa del tutto conseguente espellere  chi è altro da noi e introdurre un diritto separato per gli immigrati ed i profughi.

... dalla pagina Facebook Io Accolgo ....
.... dalla pagina Facebook Io Accolgo ...
Il problema è che non può esserci legalità senza giustizia vera, uguaglianza per tutti,  e viceversa. Non si tratta di essere buoni,  ma giusti: parlare di legalità  è fuori luogo se non si capisce che il rispetto dei diritti della persona è esso stesso espressione di legalità e non il suo contrario. Nell’aria sento puzza di apartheid, perché c’è apartheid quando c’è diritto separato. Non sarebbe ora di metterci tutti bene in testa che l’immigrazione è ormai un fenomeno strutturale che crescerà sempre di più?  L’obiettivo deve essere governare il fenomeno non fare gli struzzi. Chi sostiene  che con  l’espulsione immediata dei profughi (ma dove?)  e un rigido blocco delle frontiere (ma come?) è possibile risolvere il problema degli immigrati o è in malafede o è un cretino.  La politica non può ridursi a scambio e baratto  spudorato; la politica è progetto, capacità di governare i conflitti, volontà di ricomporre interessi diversi, mediazione ma non compromesso.

... il Mediterraneo della storia ...
... il Mediterraneo dell'arte ...
... il Mediterraneo dei commerci ...
... è oggi il Mediterraneo 
che chiede giustizia ...
L’accoglienza seria – quella vera, autentica -  non ignora le difficoltà di comunicare e di integrarsi, l’ignoranza di coloro che approdano sui nostri lidi, la loro cultura spesso eterogenea, la loro reale diversità che può anche provocare disorientamento. L’accoglienza non è neppure assistenza paternalistica, ma si radica nella reciprocità di diritti e di doveri  e  si coniuga con la virtù della fortezza: fermezza nel richiedere ed esigere la conoscenza ed il rispetto della  società che accoglie, della  sua cultura, delle sue leggi; fermezza nel  favorire  la presenza regolare di chi dimostra volontà di un reale inserimento e nell’applicare la legge contro chi delinque.

... il Mediterraneo che ha visto 
le incursioni dei Saraceni...
... il Mediterraneo delle crociate ...
... il Mediterraneo richiede oggi, da parte nostra,
uno sforzo di civiltà ...
A ben vedere i veri stranieri sono i razzisti, quelli che vogliono un mondo monocolore e becero, un mondo di stranieri l’un l’altro, mondo senza cuore, mondo di nuove ed antiche povertà spirituali, spirale di violenza.
La questione degli immigrati è la questione della nostra identità: se non si capisce l’altro si nega se stessi. L’accettazione dell’immigrato è il paradigma dell’accettazione  dell’altro che è in noi.

... il Mediterraneo ...
... incrocio delle diverse identità ...

Infine un  luogo comune da sfatare: si aiutano gli stranieri e non si fa nulla per gli italiani. Non è vero. Valga per tutti l'esempio di Biella, città e provincia che conosco bene perché colà ho vissuto ed operato come preside e come cittadino attivo per quasi 20 anni. A Biella, come ad Albenga ed in tantissime città, “la Caritas è in prima linea nell'accoglienza ai richiedenti asilo, ma è in prima linea da sempre per tutte le emergenze che riguardano la povertà e il disagio. Se la crisi economica di questi anni ha colpito duro le famiglie, la Caritas ha messo in piedi iniziative come gli empori della solidarietà, in cui si distribuisce cibo che riempie dispense e frigoriferi che altrimenti resterebbero vuoti. «Le sofferenze, la fame, le malattie non fanno distinzioni di pelle, religione e razza»” (dalla pagina Facebook Io Accolgo. Le ultime parole virgolettate sono di don Giovanni Perini, direttore della Caritas diocesana di Biella).

Un ringraziamento ai curatori della pagina Facebook Io Accolgo, da cui sono tratte molte immagini di questo post e, in particolare, all'amico Riccardo Bresciani.


Il video, tratto dal canale YouTube di Amnesty International, immerge, anche emotivamente, nella drammatica vicenda umana degli immigrati.
Per chi desidera prenderne visione consigliamo di mettere in pausa la musica del blog prima di avviare il video.



 

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