“Il demone
dell’ideologia è sempre dall’altra parte”
(W. STARK).
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12 stelle dorate su campo blu:
la bandiera europea,
simbolo di unità e solidarietà tra i popoli. |
L’unificazione europea non è scelta innocua: è un rischio teso a un possibile futuro planetario che
cambierà noi, le nostre abitudini, attese e convinzioni. Una grazia o una maledizione? Una federazione
di persone e culture diverse o una furiosa contrapposizione di interessi ed
ideologie? Secondo un’opinione largamente diffusa dai media le prossime elezioni europee saranno
essenzialmente uno scontro tra buoni
(filoeuropei) e cattivi (antieuropei, euroscettici,
eurocritici). Le cose forse non sono così. Ho molta difficoltà a considerare filoeuropee forze politiche e socioeconomiche che hanno fatto l’Europa in questi
anni e pretendono di continuare a farla così come è. Altrettanta difficoltà ho a
considerare antieuropeo chi rifiuta di
accettare un’Europa lontana dalla partecipazione dei cittadini, socialmente
ingiusta, economicamente serva di stati egemoni e nelle mani di voraci gruppi economico-finanziari...
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L'inno alla gioia,
tratto dalla Nona sinfonia di Beethoven,
è la composizione musicale scelta per l'Europa,
espressione della fratellanza tra gli uomini. |
Sono invece sicuramente antieuropee tutte quelle forze politiche che si oppongono
ad ogni forma di solidarietà e fraternità, che irridono la miseria, che non
credono nella giustizia sociale e nella democrazia partecipata, che parlano di
un popolo bue da relegare in recinti e preservare da ogni meticcia contaminazione.
La sfida elettorale
mette a confronto diverse concezioni della società e divergenti visioni del
futuro, che mi pare si possano ridurre a quattro
differenti opinioni.
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Gli stati membri
dell'Unione europea sono 28
(qui nella cartina colorati in blu). |
Prima opinione.
Lasciamo perdere ….
L’unificazione
europea non serve, anzi è perniciosa. La crisi attuale ha
frantumato ogni progetto di unità europea, dimostratosi un disastro
per i singoli stati nazionali, i quali invece devono riprendersi la loro
sovranità monetaria ed uscire al più presto dall’euro. La risposta alla crisi,
basata sulle terapie di austerità, non ha fatto che peggiorare la sperequazione fra i vari stati. Nelle
prossime elezioni per il rinnovo del
Parlamento Europeo, è bene che si affermino le forze anti-europeiste e
nazionaliste, perché impongano iniziative di tutela esclusiva dei diritti nazionali,
di difesa armata dei confini e delle coste contro i clandestini (1).
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"Unita nella diversità"
è il motto scelto per l'Europa. |
Seconda opinione.
Europa
per fronteggiare il mercato globale.
L’Unione europea
è necessaria per fronteggiare lo strapotere di USA, Russia e paesi emergenti
(Cina, India, Brasile…). L’Europa va bene così, purché si dia i mezzi finanziari per creare posti di lavoro, piani di investimento per colmare il divario tra i vari stati. Si deve respingere il fiscal compact
che oggi punisce il Sud Europa. La BCE
dovrà avere poteri simili a quelli della Banca d’Inghilterra o della FED, garantendo prezzi stabili, sviluppo del reddito e
dell’occupazione (2).
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Il Manifesto di Ventotene,
la cui prima edizione risale al 1944,
è il testo che prefigura
l'istituzione dell'Unione europea. |
Terza opinione.
L’unità
politica europea.
L’Europa deve
riprendere l’idea originaria dell’Unione, per essere soggetto di pace non più a rimorchio
degli USA e di rispetto dei diritti di cittadinanza di
tutti. L’euro resisterà solo se diventerà la moneta di un governo democratico sovranazionale.
Occorre un’unione politica con una nuova Costituzione scritta non dai governi ma dal Parlamento; occorrono politiche non imposte
dall’alto, ma discusse ed approvate da tutti i cittadini europei, dove si
affrontino temi decisivi quali la salvaguardia del lavoro in tempi di
recessione, la tutela dell’ambiente, la cultura, le autonomie locali e dei
servizi sociali, la riappropriazione
dei beni comuni materiali ed immateriali, la lotta alle mafie, al riciclaggio, alla corruzione ed evasione
fiscale, alla protezione ed anonimato di capitali “grigi”, al segreto bancario
quando contrasta con le indagini della magistratura (3).
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Il "Trattato di Lisbona",
approvato nel 2007,
è il documento che fonda l'Unione europea. |
Quarta opinione.
Unità politica e culturale, nel rispetto delle identità e diversità.
Oltre l'unificazine politica, il punto chiave per una nuova prospettiva europea è la cultura che si intende trasmettere alle
future generazioni. Nell’epoca che ci
apprestiamo a vivere gli scontri di civiltà rappresentano la più grave minaccia
alla pace mondiale. L’Europa deve affrontare l’incontro fra civiltà, Islam in particolare, attraverso una
nuova educazione alla cittadinanza, un nuovo modo di vivere la comunità e di percepire la propria appartenenza ed identità a tutti i livelli (familiare scolastico sociale locale
nazionale europeo). Deve comprendere la
diversità dell’altro per aprirsi al dialogo interculturale e condividere valori
universali. Solo il pluralismo e l’interculturalismo possono assicurare una
società pacificata, aperta a variegate appartenenze multiple; al contrario del multiculturalismo,
che spezzerebbe l’Europa in sottosistemi di comunità chiuse e omogenee
(4).
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9 maggio, Festa dell'Europa
(ricorda il giorno in cui Robert Schuman
enunciò gli ideali dell'Unione europea
nel 9 maggio 1950). |
Note.
Commenti personali, soggettivi…
(1) L’Europa
deve restare l’orizzonte politico unitario, perché gli Stati da soli oggi non
sono in grado di esercitare sovranità.
(2) Le ragioni della
paura non sono motivazioni sufficienti. L’unità economica da sola non è
sufficiente: i soli interessi economici, spesso divergenti ed
antagonisti, da soli non garantiscono benessere e dignità.
(3) Benissimo,
ma l’unità politica ha senso solo a condizione che si persegua anche l’unità
culturale.
(4) Accogliere
l’altro non significa rinunciare alla propria peculiarità, cancellando di
fronte all’altro la propria irriducibile identità. Il pluralismo
comprende ed accetta l’alterità ma al contempo la frena esaltando la propria
identità. Una società aperta non accetta il razzismo sornione, l’etnocentrismo,
che non accorda dignità a codici di valore differenti, che esalta la
differenza rendendo impossibile qualsiasi unificazione.
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