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lunedì 20 febbraio 2023

Piano Scuola 4.0. Fine di un modello pedagogico?

Post di Rossana Rolando.

Fine del modello pedagogico umanistico?
Piano Scuola 4.0
I Collegi dei docenti stanno approvando – entro il 28 febbraio – i progetti previsti per i finanziamenti del PNRR, elaborati da ogni Istituto, secondo il Piano scuola 4.0.
Si tratta di una vera e propria riforma non discussa, né in Parlamento né nei luoghi decisionali della Scuola, che sta passando senza troppe resistenze, all’insegna della modernizzazione del sistema scolastico, finalmente liberato, secondo gli slogan della moda dominante, da un sapere trasmissivo e da metodi sorpassati e ormai inefficaci, come la lezione frontale, divenuta da lungo tempo, per i suoi detrattori, la parodia di se stessa.
A ben vedere, è in questione un intero modello pedagogico, che s’intende demolire. Non si tratta semplicemente di introdurre nuovi strumenti da affiancare all’azione dell’insegnante, centro propulsore dell’azione educativa. La figura del docente, nella scuola futura, prevista dal piano 4.0, sarà del tutto stravolta. Non s'identificherà più con l’intellettuale, in grado di porsi come mediatore tra la complessità del sapere e il percorso di attivazione della conoscenza - sia ch’essa riguardi un teorema di matematica o una versione di greco o una pagina della Critica della ragion pura.
Il modello pedagogico umanistico che ha posto il sapere filosofico, storico, letterario, scientifico al servizio di un progetto educativo liberante, capace di sviluppare uno spirito critico, corrosivo rispetto alla omologazione massificante, sarà accantonato. Alcuni indirizzi, caratterizzati in modo particolare dall’intento formativo fine a se stesso, senza un diretto scopo pratico, come il Liceo classico, saranno destinati a subire un altro – forse definitivo – duro colpo.

venerdì 17 febbraio 2023

La parodia del maialino cinese.

Post di Rossana Rolando.
 
Mao, Libretto rosso, pittura popolare, 1967
C’è un aneddoto, nel libro autobiografico della grande pianista cinese vivente Zhu Xiao-Mei, che ben sintetizza il senso dell’indottrinamento tipico dei regimi. Siamo nella Cina comunista di Mao, vent’anni dopo il 1949, allorquando ha avuto inizio la rivoluzione culturale (1966-69). La protagonista ventenne si trova in un campo di rieducazione, previsto dal maoismo per formare uomini nuovi, fedeli al credo comunista contenuto nel Libretto rosso di Mao Zedong. La invitano a riflettere su un esempio edificante: una studentessa “ha dato prova di una eccezionale fedeltà a Mao. Due telegrammi successivi l’avevano informata che suo figlio era gravemente malato e che doveva tornare in fretta a Pechino. Ogni volta lei ha risposto che doveva curare un maialino, anche lui sofferente, che le era stato affidato. Un terzo telegramma le ha annunciato il decesso del figlio. Non ha versato una lacrima. Qualche giorno dopo, il maialino è morto. E lei ha pianto”. Zhu Xiao-Mei e le sue compagne “esprimono qualche riserva, ma poi finiscono per considerare la donna lodevole: un maiale nutre la collettività, l’attaccamento che si prova verso il proprio figlio è solo individualista e borghese.”¹
Chi ha letto La fattoria degli animali di Orwell avverte subito una cert’aria di famiglia. Il nobile ideale di un mondo più giusto, in cui le diseguaglianze sociali siano eliminate e il bene della comunità prevalga sull’interesse egoistico, si traduce – nei socialismi realizzati storicamente – in una parodia di se stesso.
Il libro di Xiao-Mei mi è stato suggerito da Annamaria, un’amica di Persona e Comunità, a sua volta curatrice del bellissimo blog dal titolo Gioire in musica.² L’occasione è scaturita dal post dedicato all’evento La musica nei lager nazisti di cui ho parlato qualche settimana addietro.

sabato 11 febbraio 2023

Trasmissione.

Post di Rosario Grillo.
Immagini del pittore russo Ilya Repin (1844-1930).
 
Ilya Repin, Che libertà!
Riusciremo mai a capire che il terrorismo si alimenta con l’imitazione mimetica?
La violenza esercita una forte attrazione e scatena tra gli esseri umani, a detta di alcuni,  un impulso imitativo. 
Secondo R. Girard  a questo meccanismo sottostà il "capro espiatorio" o la "vittima sacrificale". 
Non è gratuito osservare che questa tesi esercitò una certa influenza negli anni di piombo, sui brigatisti in ispecie. Indagandoci sopra, si giunge fatalmente a scoprire che l’individualismo esasperato ed eccentrico è di frequente una matrice ad hoc. 
Soprattutto nel mondo dell’anarchia si nota spesso una definita propensione, forse una  propedeutica. L’anarchia -  e mi rifaccio a Marx Stirner e alla dottrina dell’Unico -  teorizza il "senza legge", associando essa ogni legge/norma ad una istituzione, ad un corpo-totalità che la sovrasta, negante l’istanza libertaria. 
Qui bisogna far partire la differenza tra "libertario" e "liberale", dentro il seno del concetto di libertà. Il primo intende la libertà come un "incondizionato" e, per questa ragione, combatte ogni oppressione/oppressore, il secondo sa (o dovrebbe sapere) (1) che la libertà è "condizionata", in pratica è "finita" perché è definibile attraverso una limitazione, in quanto una sana libertà richiede lo scambio/riconoscimento della reciprocità. Quindi la mia libertà entra in positività quando riconosce le altrui libertà, venendone limitata. 
Per la ragione suddetta, il completamento della "libertà liberale" richiede il diritto: un corpo di principi giuridici esplicativi e confermativi della libertà. 
La Costituzione ne è il testo di riferimento.  
Le vicende storiche, tra la rivoluzione francese e i moti liberal-nazionali, sono state il documento di questa impresa. Al suo interno si accese successivamente la miccia delle rivendicazioni, a scopo di democrazia compiuta e di socialismo, fatta scoccare dal disagio per la libertà formale e dalla rivendicazione della uguaglianza reale.

venerdì 3 febbraio 2023

Il dono reciproco dell'amicizia.

Post di Gian Maria Zavattaro
Immagini della pittrice PetronaViera (Uruguay), vissuta tra il 1895 e il 1960.

PetronaViera, Tempo di gioco
Più volte nel passato abbiamo dedicato (Rossana, Rosario, io) attenzione all’amicizia con variegati spunti di riflessione. Tornare a parlarne - in questo sofferto tempo di più o meno decrescente covid, di crescente povertà, inenarrabili stragi di guerra, implacabili inimicizie, forzate migrazioni dalla fame e da ogni sorta di violenze - è insieme provocazione, invocazione, supplica, grido, anelito di speranza. È bene perciò dar conto della recente pubblicazione Sull’amicizia di E. Borgna (Raffaello Cortina 2022), emerito insigne psichiatra. Mi guardo bene dallo stilare una recensione: solo voglio accogliere in libertà l’invito a continuare a esplorare (e praticare) l’amicizia, lasciando che siano gli esperti - profano quale io sono - ad entrare nel merito delle implicanze legate alla professione medica psichiatrica. (1) È bello insistere, proprio in questo tempo, sull’amicizia, “parola sempre nuova alla quale guardare con attenzione e con stupore, recuperandone la ricchezza umana e gli infiniti orizzonti di senso” (2). Chi ha letto altri saggi di Borgna non si stupisce dei suoi continui riferimenti religiosi, filosofici storici letterari artistici, respiro inequivoco della sua “cultura”: in primis “i testi meravigliosi” di S.Weil, Teresa d’Avila, Rilke, Leopardi, Bonhoeffer, Nietzsche, Dickinson, Pozzi, Musil, Sachs, Poltawska e K.Woityla e tanti altri…(3).

Petrona Viera, Piccola storia
Amicizia: “ha il significato di un dialogo infinito, dialogo del silenzio e della parola, che continua anche quando non ci si vede, non ci si parla, non ci si incontra”. Dialogo che ogni volta che ci si rivede ravviva il linguaggio del silenzio, torna ad essere “linguaggio della parola, dei volti, degli sguardi, delle lacrime”, perché il tempo dell’amicizia non è tempo dell’orologio, ma tempo “interiore non mai slabbrato”. (4)

sabato 28 gennaio 2023

Musica e lager nazisti.

 Post di Rossana Rolando.

 Le musiche create in cattività sono sopravvissute ai loro autori per giungere a noi come meravigliosi uccelli fuggiti dalle gabbie 
per la salvezza delle nostre fondamenta umane 
(Francesco Lotoro).

Roberto Franchini, L'ultima nota
Il 27 gennaio 2023, presso l’Auditorium San Carlo di Albenga, si è tenuta la rappresentazione “Musica e lager nazisti”. Il progetto, ideato e coordianto da me (Rossana Rolando), ha coinvolto la classe 4A del Liceo Classico ed alcuni alunni del Liceo Musicale, guidati dal professor Davide Nari e dalla professoressa Adriana Iozzia. 

Gli studenti hanno risposto alle sollecitazioni con entusiasmo, impegno e consapevolezza. A partire dal libro L'ultima nota di Roberto  Franchini e dalla Antologia musicale concentrazionaria di Francesco Lotoro sono stati elaborati testi e studiati spartiti presentati al pubblico. Mi è caro ricordare qui i nomi degli studenti e le parti intrepreate, durante la rappresentazione: Margherita e Vittoria (narrazione: musica per vivere e per morire), Sveva (esecuzione brano musicale, pianoforte: Premières neiges di Józef Kropiński, Buchenwald, 1944), Federico ed Edoardo (pezzo teatrale: vita del musicista Simon Laks), Amedeo ed Emma (pezzo teatrale: Jacques Stroumsa, il violinista di Salonicco), Giulia, accompagnata al pianoforte da Marika (canto: “Effunderunt sanguinem” di Pietro Feletti, Stalag VIC/Z Fullen Groß-Hesepe, 1945), Serena e Veronica (pezzo teatrale: l’ultima canzone di Ilse Weber), Maia e Alice (pezzo teatrale: Anita Lasker Wallfisch, la violoncellista di Birkenau), Pietro, Alessandro e Giulia (esecuzione musicale con clarinetto, saxofano e violoncello: Robert Emanuel Heilbut, “Ons eigen hoekje”, KZ Bergen-Belsen, 1944), Agata ed Elena (narrazione: Terezín, il supremo inganno del nazismo e Orchestre per l’inferno. Auschwitz), Giulia, accompagnata al pianoforte da Marika (canto: “Anima nostra” di Pietro Feletti, Stalag VIC/Z Fullen Groß-Hesepe, 1945), Tommaso e Pietro (pezzo teatrale: Kurt Gerron, l’attore che fece un regalo a Hitler), Anna (pezzo teatrale: la valigia piena di spartiti di Gideon Klein), Francesca (pezzo teatrale: l’esilio a Terezín dell’ebreo Pavel Haas), Pietro ed Alessandro (esecuzione musicale con clarinetto e saxofano: brano di Hermann Gutler, 1944), Agata e Carlotta (riduzione teatrale: favola di Natale di Guareschi), Sveva (brano musicale, pianoforte: Klavierstückdi Józef Kropiński, Buchenwald, 1944), Beatrice, Sara e Carlotta (aiuti tecnici).

Ragazze e ragazzi sono state/i meravigliose/i: hanno dato il meglio, commossi e commoventi. Il pubblico - silenzioso, concentrato, partecipe - è risultato di grande aiuto per costruire il giusto clima. 

Ciò che segue, sinteticamente, è la mia introduzione all’evento.

domenica 22 gennaio 2023

Giustizia.

Post di Rosario Grillo.
Premessa. 
Giotto, Giustizia, Padova, 1306
Dati inoppugnabili mostrano il crescendo della concentrazione della ricchezza in poche mani. Correlatamente, nel panorama politico, nazionale ed internazionale, si assiste al rafforzamento del potere oligarchico, che, pur presentandosi in veste democratica, agisce ora populisticamente ora per mano di governi dichiaratamente destrorsi.
Il mio amico Gian Maria ha dato il via ad una denuncia/ mobilitazione, mettendo in luce il pericolo connesso con il Conformismo (qui). Io intendo dare un seguito con questa denuncia della ingiustizia corrente. Mi cimenterò in una prova difficile, cercando di sintetizzare in un testo alla portata di un blog il tema della Giustizia.
 
🍀
La liturgia di questa domenica (08/01/23), celebrando il battesimo di Gesù, ha utilizzato il Vangelo di Matteo (1) e posto in risalto la risposta di Gesù allo “scrupolo“ di Giovanni. In essa spicca il principio della giustizia. Per questo i testi liturgici rimandavano l’uno all’altro (Isaia 42 - salmo responsoriale 28 - atti degli apostoli, 10) scrutando la natura del “regno di Dio” ed esplorandolo nel disegno di “rendere giustizia”. 
Spicca decisamente la combinazione: gloria di Dio - Giustizia.
Lo spessore della giustizia, così intesa, passa ad imbastire il tessuto giuridico e i confini dell’intendimento del potere, amministrato da uomini e tra uomini, ma con intrinseca valorialità metafisica. 
Le costituzioni Federiciane (Federico II) alla Const. 1,8 affermano “Pacis cultum, qui a iustitia et quo iustitia abesse non potest, per universas et singulas parties regni nostri percepimus osservari”.
Va osservato che i sovrani opereranno per addomesticare la giustizia nei confini dei propri interessi, a conferma ed assolutizzazione del potere regio, ma resta confermata l’origine sacra dal potere sacerdotale, intendendosi il figlio di Dio come “sacerdote universale”. (2)

giovedì 12 gennaio 2023

I fini dell'educazione.

Post di Rossana Rolando.

“La popolazione che non valuta, che non apprezza l’intelligenza educata, è condannata.”¹

Alfred Whitehead, I fini dell'educazione, 2022
💥 Oggi, in ambito scolastico
, si insiste molto sui mezzi piuttosto che sui fini, con il rischio continuo di confondere i primi con i secondi. Tecniche, metodologie, strumenti digitali… non possono sostituire lo spirito dell’insegnamento che risiede nella capacità di risvegliare il fuoco della conoscenza, sollecitando un percorso autonomo di ricerca, volto al raggiungimento di un sapere utile per la vita e per la propria progressiva umanizzazione.
Ritornare a riflettere sui fini della formazione può essere dunque quanto mai opportuno. Chi non avverte l’urgenza di una riflessione pedagogica sottovaluta la criticità del momento in cui stiamo vivendo, in termini di “vite spezzate e di speranze fallite”.²
E’ questa l’impostazione del grande matematico e filosofo inglese Alfred Whitehead, rinvenibile in una bella raccolta di saggi edita da Raffaello Cortina Editore, uscita nel 2022.³
Per un’iniziale conoscenza di questo autore novecentesco, rimasto in ombra rispetto ad altre voci della filosofia contemporanea, rimando ad una puntata di wikiradio, curata da Rocco Ronchi (qui).
 
💥 I fini dell’educazione. In questa sede, provo ad elencare le finalità del percorso pedagogico - secondo Whitehead - ovvero gli scopi ultimi dell’insegnamento/apprendimento e della formazione (in inglese si utilizza il termine polivalente education).

venerdì 6 gennaio 2023

Omologazione e identità.

Post di Gian Maria Zavattaro.
Immagini di Ottorino Stefanini (qui il sito).

Ottorino Stefanini, Uomini aquiloni
In questo 2023 ogni giorno continueremo a fare i conti con una quotidiana tentacolare tentazione, penoso ridicolo terrificante inganno chiamato “pensiero unico”. In realtà è modalità esistenziale tutta estranea al pensare: il pensiero si nutre di consapevolezza e di autonomia culturale temprate nel crogiolo del dubbio e dell’infaticabile ricerca del bello del vero del buono del giusto.
 
💥 “Pensiero unico”: modalità ammiccante che ci solleva dalla fatica di pensare, non fa perdere tempo prezioso agli affari nostri e altrui, evita di dispiacere nelle discussioni, è rassicurante, ci conforta di comuni certezze che tutti condividono, è la barriera dalla quale ci sentiamo protetti contro “gli altri”. “Pensiero unico”: modo di relazionarci e socializzare che ci affranca dalla sfuggente anarchia del “mio tuo suo nostro vostro loro pensiero”, impone sentimenti ed emozioni, prescrive gesti comportamenti posture linguaggi verbali e non verbali.
Per i recalcitranti si tratta invece d’intollerabile perdita dell’identità di ciascuno e di alterazione delle relazioni personali e sociali: si chiama “omologazione”, erogata e dosata a tutti da faccendieri, seduttori e accalappiatori di professione per impinguare il loro business economico e ancor più politico.

venerdì 30 dicembre 2022

Natale - Luce.

Post di Rosario Grillo.

Massimo Recalcati, La luce delle stelle morte, 2022
Natale – Luce.
E=mc² Da ignorante di fisica comincio con la legge di Einstein, recuperando la funzione della luce, presente come costante (c).
La luce è una costante universale e, in quanto tale, assoluta.
Non sbagliavano, nel Medioevo, coloro che predicavano Dio attraverso il simbolo della luce. Quando Roberto Grossatesta improntava la metafisica della luce.
Nello scritto di Stefano Della Torre, Dio, (1) si sceglie di dar conto della duplicità, visto che la costante presente nella dottrina einsteiniana della relatività, assume un connotato di assolutezza. Potremmo dire che essa domina il tempo.
Il Big Bang conflagra nella Luce (o attraverso); un fenomeno luminoso accompagna la morte delle stelle (stelle cadenti), molto ma molto tempo dopo che essa è avvenuta.
Sempre S. Della Torre evidenzia la radice della parola con cui chiamiamo Dio. 
(theoreo = Theos). Scrive: Ha dunque a che fare con la vista e, più esplicito, la “radice div, da cui il latino divus, e poi dia, ‘giorno’, e ‘diurno’, che recano il senso della luce (che pure ha a che fare con la vista)”. (2)
Andando al pratico e sfiorando la banalità, mi basta mettere sotto osservazione l’associazione luce-vita e, a contrasto, oscurità-morte.
L’oscurità invade tutto ciò che collassa. Nel Nuovo Testamento si conferma la combinazione tenebre-morte (“Mi hai gettato nella fossa profonda, nelle tenebre e nell’ombra di morte” (3) ).
Ora, assodato ciò, voglio prendere spunto dall’ultimo libro di Massimo Recalcati, che si sofferma sul “dolore della morte e della nostalgia”.