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venerdì 30 giugno 2023

Cormac McCarthy, La strada. Inseguire la verticalità.

 Post di Rossana Rolando.
 
Copertina della versione inglese, The road
Confesso che, prima di essere raggiunta dalla notizia della sua morte, il 13 giugno di quest’anno, non avevo mai letto nulla di Cormac McCarthy. Incuriosita dalle parole di chi ne aveva già da lungo tempo frequentato le pagine, ho deciso di avvicinarmi a questo gigante della letteratura americana. Volutamente ho rimandato ad un secondo momento la lettura del suo ultimo Il passeggero, parte di un dittico di cui si attende in autunno la traduzione italiana del secondo volume (Stella maris). Ho voluto invece cominciare da La strada, il libro che risale al 2006 e che è considerato fondamentale nella sua produzione, per taluni il suo capolavoro.¹
E’ un racconto potente nell’ideazione e nel linguaggio. Se dovessi individuare un’espressione che ne riassuma l’essenza, sceglierei quella che ho incontrato alla pagina 12, laddove si dice che si tratta sempre di “inseguire la verticalità”, descrivendo così un movimento che penetra nel fondo della vicenda umana e di tutto ciò che riguarda la vita del cosmo, per trovare la “matrice”, intorno alla quale tutto gira. Per questo mi pare adatto scomodare il termine “metafisica”, usato da alcuni per indicare il tipo di approccio alla realtà, messo in atto dall’autore: andare alle strutture fondanti di tutto ciò che è.
Provo a spiegare questa mia affermazione.
 

lunedì 26 giugno 2023

Ricordo di Alessandro Leogrande. Denuncia e annuncio.

Post di Gian Maria Zavattaro

Alessandro Leogrande.
Immagine di Alessandro Leogrande, dal sito di Feltrinelli
Nato a Taranto nel 1977, muore a Roma improvvisamente nel 2017. Scrittore e giornalista, ha collaborato con molte riviste e giornali e con Radio Rai3 e Radio svizzera italiana. Per dieci anni vicedirettore del mensile Lo straniero (diretto da G. Fofi, suo “maestro”). Numerosi i suoi saggi, tra i quali Uomini e caporali (vite maledette dei braccianti stranieri della Capitanata), Fumo sulla città (ancora ambientata nella sua Puglia),  Il naufragio (affondamento di una nave albanese speronata dalla corvetta Sibilla della Marina militare italiana: 57 morti, 24 dispersi, 34 superstiti).  Chi lo conosceva lo ricorda sempre dalla parte degli ultimi, narratore serio, pieno di passione, dalla grande capacità di ascolto, con “il coraggio dei buoni e la tempra di reporter di razza, il migliore della sua generazione”. 
Il padre così lo tratteggia: “in difesa dei ferocemente sfruttati nei più diversi contesti: nell'ambito del caporalato, degli immigrati, dei desaparecidos in Argentina, e ovunque ci sia stato un sopruso”.
Rimando, in particolare, al suo La frontiera, Feltrinelli, Milano 2015: libro che non dà adito all’ipocrisia e attraverso la voce dei migranti e le loro inenarrabili vicende presenta la realtà impietosa e contraddittoria della “frontiera”, la speranza-disperazione di chi tenta di cavalcare il mare e scavalcare i muri per fuggire dall’inferno. Non provo neppure a riassumere le storie, i vissuti individuali e collettivi descritti da Leogrande, riferiti agli anni 1998-2015. Non c’è alternativa alla lettura diretta delle sue pagine, se vogliamo “vedere” e non dissipare l’afflato e le testimonianze interviste riflessioni che trasudano dal libro di questo scrittore-giornalista morto a quarant'anni improvvisamente  nel 2017, prima dunque delle ancor più dolenti vicende di questo ultimo lustro, legate all’aggravarsi del contesto globale. Mi limito a pochi interrogativi sullo sfondo emblematico dei 368 annegati a Lampedusa il 3 ottobre 2013.

martedì 20 giugno 2023

Irriducibile... la meraviglia del Creato.

Post di Rosario Grillo.
Immagini delle opere surrealiste dell'artista ucraino Ilya Zomb (con gentile autorizzazione).
 
“Tutto ciò che vediamo nella coscienza delle seity, perché la realtà fisica segue la realtà quantistica, che segue l’informazione quantistica, che a sua volta segue il pensiero delle seity” (F. Faggin).
 
Ilya Zomb, Un granello di sabbia dell'esistenza
Federico Faggin, noto inventore del microprocessore, ha raggiunto una fama superiore a quella del padre, Giuseppe, che fu professore di filosofia all’università di Padova e lasciò importanti studi di storia di filosofia con particolare riguardo alla mistica.
Da addetto ai lavori - e che addetto - F. Faggin ha preso posizione contro il dilagare del “pensare e fare per via informatica”. È il caso di informare innanzitutto che il pensiero, substrato dell’informatica, è di tipo logico-matematico. Fin qui nulla di strano. La combinazione teorico-pratica, pensare e fare, però, non rientra semplicemente nel catalogo del pragmatismo, ma si allarga, demolendo confini ed ordini, prendendo le sembianze di un “pensiero ad una dimensione”. (Viene da pensare a H. Marcuse e al suo “L’uomo ad una dimensione” , con l’avvertenza che qui l’uomo e l’umanesimo scompaiono per dar luogo al transumano, al robot umanoide).

martedì 13 giugno 2023

Il testamento spirituale di Nuccio Ordine.

Post di Rossana Rolando.
 
La lezione di Nuccio Ordine
Il 10 giugno 2023 ci ha lasciato improvvisamente Nuccio Ordine, esperto di Giordano Bruno, studioso del Rinascimento, ma soprattutto grande professore, innamorato del sapere e della sua autentica trasmissione, volta a formare persone libere e pensanti. Questo il senso da lui dato alla parola scuola, già tutto racchiuso nell'etimologia del termine greco scholè equivalente del latino otium: tempo dedicato a se stessi, libero dalle occupazioni – negotia – e quindi adatto agli studi. 
L’utilità dell’inutile è, infatti, il suo libro più famoso, tradotto in 32 lingue. Per una strana coincidenza, l'ultimo giorno di scuola (il 9 giugno) ho affidato proprio questo testo ai miei alunni di quarta liceo classico, perché lo leggano nell'estate. Probabilmente non sapranno della morte dell'autore, ma per me, che ne sono invece colpita, la concomitanza è particolarmente significativa.
Il tema centrale del saggio – come si comprende già dal titolo – è l’utilità dell’inutile, rappresentato quest’ultimo da tutte quelle forme di conoscenza (poesia, arte, filosofia, ricerca…) che non servono a raggiungere uno scopo immediato o semplicemente un profitto, ma che sono tanto più utili perché permettono di diventare migliori, capaci di pensare autonomamente e di dare un senso alla vita e alla convivenza umana. E' dunque il richiamo alla necessità di coltivare il sapere fine a se stesso, al di là della logica puramente utilitaristica che finalizza lo studio all’ottenimento di un diploma o di una laurea e quindi alla specializzazione e all'abilitazione professionale.

sabato 10 giugno 2023

Scuola senz'anima.

Post di Gian Maria Zavattaro
Immagini delle illustrazioni di Victoria Semykina (qui il sito).
 
Illustrazione di Victoria Semykina
La scuola è un laboratorio che anticipa ciò che dovrebbe essere nel futuro la collettività. (Papa Francesco). (1)
La scuola dovrebbe avere sempre come suo fine che i giovani ne escano con personalità armoniosa, non ridotti a specialisti. Lo sviluppo dell’attitudine generale a pensare e giudicare indipendentemente dovrebbe sempre essere al primo posto, e non l’acquisizione di conoscenze specializzate” (Albert Einstein).
 
In questo “tempo di privazione” c’è il rischio che ogni scuola si stia avviando a tradire la propria vocazione, la propria “anima”. M. Augé direbbe che da “luogo” di relazione-educazione rischia di trasformarsi in “non-luogo”: punto e basta. Come ogni evento ed istituzione umana la scuola vive nel tempo della società hic et nunc con i suoi valori e contraddizioni, ne è il riflesso, ma va oltre perché tempo-luogo educativo proiettato verso il futuro. È “presente” nel suo tempo nella triplice modalità di presente del presente, presente del passato, presente del futuro (“esse nosse velle”). “Siede fra il passato e il futuro e deve averli presenti entrambi (2): sconfina, sfugge ad ogni esclusiva appropriazione, abita sia il pensiero convergente (contenuti e regole funzionali ai bisogni-interessi della società) sia il pensiero divergente (creativo critico innovativo). È il suo ruolo “profetico” (3), spesso tradito, emblema dell’etica della responsabilità nei riguardi anche delle future generazioni: appartiene al suo tempo ma non si perde in esso, riconosce la memoria e la storia nella pre-visione di un futuro più umano.

venerdì 2 giugno 2023