Il pudore nel suo positivo significato univoco di virtù pervicace, di misericordia ostinata e di “verità velata”.
Post di Gian Maria Zavattaro.
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Antonio Corradini, Verità velata, (foto di David Syvier) |
“Mi ha colpito una frase molto bella di Norberto Bobbio, il quale - come non credente - dice: "La differenza rilevante per me non passa tra credenti e non credenti, ma tra pensanti e non pensanti; ovvero tra coloro che riflettono sui vari perché e gli indifferenti che non riflettono". E aggiunge (è un'osservazione un po' amara, forse troppo pessimistica): “La specie degli indifferenti, che è di gran lunga la più numerosa, si trova tanto fra i credenti quanto fra i non credenti” (Carlo Maria Martini, Cattedra dei non credenti, Rusconi, Milano 1992, p. 120).
Per le strade della vita ho incontrato e al mio crepuscolo continuo ad incontrare ogni sorta di persone: non pochi santi, nutrite schiere di pensanti, processioni di donne ed uomini assetati di vero-giusto-bello e - mai come oggi - confuse maree di impediti a pensare e a vedere. Dove collocarmi alla mia età e quali frequentazioni suggerire?
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Antonio Corradini, Verità velata, foto di David Syvier |
Nondimeno oggi il pudore è altrettanto presente con la sua “verità velata”. (2) Ogni giorno schiere di persone spargono in questo indeterminabile tempo di covid semi di speranza, li condividono con chi incontrano e il loro fiorire lenisce i grumi di dolore che segnano i volti di tanti uomini donne bambini anziani, vicini e lontani. Persone che offrono il pudore in eredità alle nuove generazioni. Che significa? Non compiere gesti dettati da altri, non lasciarsi dominare da decisioni e convinzioni confezionate, non rinunciare a pensare cadendo nelle trappole del ristagno conformista, dell’istinto di ripetizione, dei linguaggi stereotipati, vivendo una vita spoglia in un mondo senza cuore. Pudore è appassionata volontà di essere pensanti, concentrata testimonianza di atteggiamenti e comportamenti virtuosi: ascolto, rispetto, attenzione, misura, delicatezza, verecondia, prudenza e fortezza, generosità e gentilezza.
In una parola le beatitudini di “mitezza e misericordia”, capaci di siglare indelebilmente il vivere nel mondo, le relazioni interpersonali familiari sociali virtuali, le decisioni e le azioni politiche. (3)
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Cappella Sansevero, Napoli, foto di David Syvier |
Il pudore non è estraneo a nessuno, credente o non credente. Può appartenere a tutti e a ciascuno: se si ripudia la viltà, la violenza ed ogni forma di sopraffazione; se si conosce l’indignazione e la collera ma ben sapendo che l’amore, più forte dell’odio, va oltre la giustizia e sa perdonare, dimenticare, ricominciare; se si vuole davvero un mondo nuovo che faccia regnare la vera pace che riconcilia ed unisce le persone; se non ci si sottrae agli inevitabili conflitti, ma si fa con cuore puro e mani pulite; se non ci si arrende alla notte; se si vuole comprendere, interpretare e curare in positivo questa nostra società della liquida immanenza pervasa dalla logica della disgregazione e questo nostro “tempo totalmente irreligioso”, vissuto collettivo dominato oggi forse più che dall’ateismo da una generalizzata indifferenza.
È in questo mondo che il laico cristiano divenuto adulto ha da esprimere con chiarezza il suo pudore: rifuggire con garbo la tentazione delle condanne inappellabili; cogliere rispettosamente la mentalità delle generazioni più giovani e penetrare nelle loro attese e speranze; senza mai piegarsi a compromessi confrontarsi con tutti anche con chi - attento solo alle proprie spettanze ed interessi - si dichiara “nemico”; essere di tutti compagno di strada, soprattutto di chi soffre, chi vive in solitudine, chi è oppresso disperato profugo.
Non posso testimoniare la mia fede in Cristo crocefisso e risorto camminando “curvo nella vita di sbieco e con gli occhi bassi”, rassegnandomi a vivere in una società scrollata, disfatta sistematicamente per essere poi carpita da coloro che da tempo si sono preparati, così spregiudicati da sedurre i semplici e così impudenti da assoldare i prezzolati. E’ impellente costruire comunità e testimoniare un cristianesimo radicato “nel mondo ma non del mondo”, avviando anzitutto ognuno su se stesso “la conversione interiore da cui scaturisce ogni fecondità”, ineludibile premessa per decidere i centri di gravitazione della nostra vita: (amore, comunione, speranza, invocazione, senso del peccato, perdono) e l’opzione per un autentico “servizio permanente” fuori da ogni “interesse mascherato”.
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Cappella Sansevero, Napoli, foto di David Syvier |
Nella Chiesa da sempre sta palpitando una diffusa rivoluzione spirituale, oggi sotto la guida e lo sprone di papa Francesco (4). Alla rivoluzione spirituale di papa Francesco umilmente con mia moglie ed i più cari amici mi accodo, Con tutti i nostri errori, debolezze, contraddizioni ci uniamo alla moltitudine di uomini e donne che hanno il coraggio di continuare a cercare, che credono sperano amano, uomini e donne che sanno ascoltare e si accendono di fronte al mistero dell’esistenza e della trascendenza, si riconoscono nell’altro e scoprono l’altro in sé. E insieme si contempla, si prega e ci si riappropria delle “virtù dell'infanzia”, gioia poesia gratuità, stupore… Tutto ciò - oso dire – appartiene alla “verità velata” del pudore.
💥 Note.
1.Turpiloquio
è ogni loquela “turpe”: insulto, bestemmia, ingiuria, oltraggio,
volgarità scurrile e triviale. È diventato forma di comunicazione che ci
pervade ed a cui ci stiamo abituando, come ci stiamo abituando ai
pregiudicati in politica, alle ingiustizie sociali, alle guerre, alle
violenze sui minori e sulle donne, alla solitudine dei disperati e dei
morti di covid, all’indifferenza, alla fame che uccide milioni di
bambini nel mondo … Emblema del volto tragico del nostro Paese, della
povertà culturale delle disillusioni, disincanto, paure. E specchio di
nuove forme di barbarie, di dominio e di persuasione occulta, espresse
dal bombardamento intensivo di dosi quotidiane di turpiloquio. Non si
tratta di essere di bocca fine. Si tratta di non accettare la scurrilità
come naturale forma di comunicazione, perché è violenza, quotidiana
aggressione di intolleranza, pressione ideologica volta a suggestionare
idee ed opinioni politiche: modo di assassinare l’informazione
sostituendo alla forza della persuasione la visceralità scurrile di
parolacce e gestacci, scorciatoia per non pensare, per dire senza dire
ed innalzare barriere. Parente prossimo della menzogna.
2. Traggo la felice espressione “verità velata” dall’opera scultorea del 1752, conosciuta sia come Pudicizia sia come Verità velata, di A. Corradini, conservata a Napoli nella Cappella Sansevero.
3.“aidòs”(αἰδώς
dal greco antico), corrispondente del pudore, non individua un
atteggiamento univocamente positivo, ma a seconda delle circostanze si
sdoppia in “pudore”, valore etico fondamentale, oppure nel suo opposto,
“vergogna”, αἰδὼς δ᾽ οὐκ ἀγαθή, “aidòs non buona”. Così è per il suo
contrario “anaideia” (αναίδεια): a seconda delle circostanze
impudicizia inverecondia, sfrontatezza, sfacciataggine, comportamento
offensivo carico di disprezzo, mancanza di ogni misura; ma anche
richiesta assillante, ostinata, pressante, importuna al limite della
sopportabilità (è la preghiera insistente e pervicace - appunto
αναίδεια! - dell’amico “media nocte” nella parabola in Luca,11,5-8).
Pensando all’etica della situazione di Tommaso d’Aquino scelgo il pudore
unicamente nel suo positivo significato univoco di virtù pervicace, di
misericordia ostinata e di “verità velata”. Al contrario uso
l’impudicizia ovviamente nel suo significato univoco di consapevole
vergogna, disprezzo, sfrontatezza, mancanza di misura…
4. Continuativamente papa Francesco esprime questa “rivoluzione spirituale” in vari atti e documenti pontifici (in particolare nell’enciclica Laudato Si),
nelle ostinate esortazioni, denunce, invocazioni, preghiere espresse in
ogni occasione (l’Angelus della domenica, le omelie del mercoledì, i
discorsi pubblici, i numerosi viaggi sino alle telefonate private che
sorprendono tanta gente…).
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Grazie!
RispondiEliminaGrazie a Lei, che ha il coraggio e la pazienza di leggerci e seguirci.
EliminaBellissimo ricordo della cappella
RispondiEliminaGrazie. Condivido pienamente quanto scritto.
Persone pensanti e non manipolabili uguali in diritti e doveri!!!
Gent.le RACHELE, sintesi chiara e il progetto coerente: “Persone pensanti e non manipolabili uguali in diritti e doveri!!!” . Un caro saluto.
Elimina"Pudore è appassionata volontà di essere pensanti, concentrata testimonianza di atteggiamenti e comportamenti virtuosi: ascolto, rispetto, attenzione, misura, delicatezza, verecondia, prudenza e fortezza, generosità e gentilezza. In una parola le beatitudini di “mitezza e misericordia”, capaci di siglare indelebilmente il vivere nel mondo, le relazioni interpersonali familiari sociali virtuali, le decisioni e le azioni politiche.".
RispondiEliminaSpero che lo Spirito non smetta di soffiare e ci dia la forza di attuare queste beatitudini della misericordia. Grazie.
Grazie a Lei, sempre, gentile e cara Maria.
EliminaMetto qui il commento.
RispondiEliminaCaro Gian Maria, condivido la tua sortita. E che sortita! Nella autorevolezza con la quale porti avanti il discorso, argomentando ragioni, di superficie e altre più recondite , per dare senso alla Impudicizia, lavorando di “ cesello” tra Pudore ( fiore della Castità e della Verità) e Vergogna , bifronte, s’incunea la veemenza di reazione ad un lungo inganno.
L’inganno del non decidere ( per favorire), delle storielle soporifere per sviare l’attenzione, del ribaltamento delle condizioni sociali, del favore sottinteso portato ai “ mestatori occulti” ed ai violenti, ai cultori della forza ( come giustificare coloro che sfilano oltraggiando la tuta dei condannati nei lager??!!)
Di grande eleganza il movimento di “ velatura e svelamento” dove si fa protagonista Impudicizia,” unità degli opposti: Pudore e Vergogna.
Eppure, bisogna leggere dentro le righe, per uscire dalle secche di una coscienza che si cloroformizza nel “ così fan tutti”, nel conformismo, che, di fatto, è propagazione del falso e del sopruso. Per arricchire la coscienza oltre il “ tempio individuale “ e viverla come “ corpo comunitario”, organo di testimonianza della fede che affonda radici “ nel mondo”, ma non prende “ argomenti del mondo”.
È venuto il tempo, oggi più di ieri, meno di domani di schierarsi.
Al fianco di Bonhoeffer: Resistenza!
Caro Rosario, sei sempre grande nel cogliere il cuore e l’anima del messaggio ed arricchirlo poderosamente. Pienamente d’accordo nello schierarci al fianco di Bonhoeffer. “Resistenza e resa”: resistere, che è imparare a credere e sperare; rendersi agli altri, che è amare senza arrenderci. Grazie, carissimo amico.
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