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mercoledì 24 aprile 2024

Resistere nel quotidiano.

Post di Gian Maria Zavattaro.
Immagini di Militanza Grafica (qui).
 
Militanza Grafica, Oh partigiano
“La Resistenza è un fatto di gratuità. La vera: la Resistenza al potere, non per instaurare un altro potere ma per la libertà dell’uomo. Per questo Resistenza è Gratuità  e Partigiano l’uomo gratuito. Il Dio gratuito non è forse il Dio Partigiano, che prende le parti di chi, in un modo o nell’altro, è perseguitato dal potere?” (Luisito Bianchi, Monologo partigiano sulla Gratuità).
 
“Sono i democratici che fanno le democrazie, è il cittadino che fa la repubblica. Una democrazia senza democratici, una repubblica senza cittadini, è già una dittatura, la dittatura dell’intrigo e della corruzione” (G. Bernanos, La Francia contro la civiltà degli automi, Brescia 1947, pag. 25).
 
Non amo le celebrazioni retoriche, ma soprattutto non amo - è il rischio odierno - la cancellazione della memoria che vuol dire vivere in modo sfibrato il 25 aprile, dimenticando il senso delle radici della propria libertà. (1)
Stiamo respirando un’aria pestifera: vergognosi comportamenti di troppi uomini e donne ai vertici politici, dissidi tra partiti,  clima di irridente e sfacciata omologazione volto a ridurci a docili servi o a truppe cammellate, dilagare di guerre e stragi di innocenti, iniquità e violenze di ogni genere, ‘indifferenza per le tragedie collettive altrui, sfruttamenti,  disuguaglianze, migrazioni dei disperati.. E  un futuro sempre più incerto soprattutto per i giovani… (clima, lavoro…).  Tutto ciò dovrebbe obbligarci ad abbandonare le celebrazioni agiografiche per riprenderci e vivere i valori resistenziali, mantenerci fedeli ad essi nella costruzione dell’oggi e del domani.
Ricordo ancora - io imberbe studentello ginnasiale - un articolo di C.A.Jemolo apparso tanti anni fa su “La Stampa”, che già allora mi aveva colpito e che sinteticamente ripropongo in  nota. (2)

sabato 20 aprile 2024

L'arte del dimenticare.

Post di Rossana Rolando.

Hieronymus Bosch, Il giardino delle delizie, uomo con topo
Funes, nel racconto di Borges. In un racconto di Borges, contenuto in Finzioni, si narra di un certo Ireneo Funes che, dopo essere stato travolto da un cavallo selvaggio, è rimasto paralizzato nel corpo e mutato nella mente, in particolare nella facoltà di ricordare. Prima della caduta è uno smemorato che dimentica tutto o quasi tutto.
Dopo, al contrario, la sua percezione del reale diviene quasi intollerabile, tanto è ricca e nitida, così come è particolareggiata la rimembranza degli eventi più antichi e banali. Ireneo ha più ricordi – lui solo – di tutti gli uomini messi insieme, in tutti i tempi. Non può nemmeno dormire, teso com’è a recepire il mondo. Ha imparato facilmente le lingue: l’inglese, il francese, il portoghese, il latino… Ma c’è qualcosa che non funziona in questa sua potentissima facoltà di ricordare. Nel suo mondo sovraccarico di dettagli - inutili come un “deposito di rifiuti” - manca l’attitudine al pensare, perché essa esige processi di selezione, generalizzazione, in una parola richiede la capacità di dimenticare piccole variazioni per unificare sotto un unico concetto: “Non solo gli era difficile comprendere come il simbolo generico «cane» potesse designare un così vasto assortimento di individui diversi per dimensioni e per forma; ma anche l’infastidiva il fatto che il cane delle tre e quattordici (visto di profilo) avesse lo stesso nome del cane delle tre e un quarto (visto di fronte).”¹

sabato 13 aprile 2024

Nella latitudine del Multiversum.

 Post di Rosario Grillo.
 
“Cos’è il tempo? Un mistero; un mistero privo di essenza, inafferrabile e potente. Una condizione del mondo delle apparenze, un movimento congiunto e immedesimato all’esistenza del corpo nello spazio e nel suo movimento. Ma se non ci fosse movimento forse che non ci sarebbe neppure il tempo? E non essendoci il tempo forse che non esisterebbe neppure il movimento? O viceversa? O essi sono una sola e identica cosa? Troppe domande! Il tempo è attivo, agisce, produce. Che cosa produce? Cambiamenti!” (La montagna incantata).
 
Premessa.
Esiste un’Italia minore, costituita da centri montani e borghi dispersi su e giù per la dorsale appenninica che attraversa la nostra penisola: luoghi colpiti dal fenomeno di un inesorabile spopolamento e luoghi vittime, in buona parte, del flagello dei terremoti, che scuotono il nostro territorio, di natura sismica. Su di essi concentro l’attenzione, dietro la scuola di autori che ne hanno studiato morfologia e tendenze, alla ricerca di un esperimento di coesistenza (in altro modo, detto anche di com-unità).
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Oggi “multiversum” è un concetto acquisito in quella cosmologia che teorizza la possibilità della pluralità degli universi, riecheggiando dottrine antiche (atomistica, G. Bruno) intonate alla pluralità dei mondi.
Più potente la valenza del “multiversum” correlata al tema curato dal filosofo E. Bloch (1) perché mette in risalto l’equivocità del tempo (2).
Fin da subito, è lecito sostenere che il multiversum blochiano s’immette nel solco della proposta di Sant’Agostino e si inoltra nella via aperta da Kant, che al tempo e allo spazio aveva riconosciuto natura trascendentale.
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domenica 7 aprile 2024

9 aprile, morte di Bonhoeffer.

Post di Gian Maria Zavattaro.

Dietrich Bonhoeffer
"Ci eravamo - scrive Bonhoeffer - molto semplicemente posta la questione: che cosa vogliamo fare nella vita? Lui disse: vorrei diventare santo (e ritengo lo sia diventato); la cosa mi fece allora grande impressione. Tuttavia replicai, dicendo pressapoco: io vorrei imparare a credere. Più tardi ho capito e non ho finito di capirlo e di impararlo, che soltanto nel pieno essere-di-questo-mondo della vita si impara a credere" (Resistenza e resa).
Il 9 aprile 1945 - era il lunedì dopo la Domenica in Albis – all’età di 39 anni moriva sul patibolo, impiccato dai nazisti, il teologo protestante DIETRICH BONHOEFFER. “Questa è la fine – per me è l’inizio della vita” furono le ultime parole, mentre gli aguzzini lo strappavano ai compagni di prigionia. 
Chi conosce anche poco, come me, del suo pensiero e della sua azione sa bene quanto le sue intuizioni abbiano influito sul rinnovamento della teologia protestante e cattolica e quanto esse siano  ancora vive. Un tema vorrei qui ricordare: la constatazione dell’avvento di un “tempo totalmente irreligioso”.

sabato 30 marzo 2024

Anticipazioni della Pasqua, Mario Luzi.

Post e fotografie di Rossana Rolando
 
Anselm Kiefer, Caduta dell'angelo
Mario Luzi, uno dei maggiori poeti del Novecento italiano ed europeo (Sesto fiorentino, 1914 - Firenze, 2005), ha dedicato numerosi componimenti alla Pasqua, intrecciando il tema evangelico della resurrezione ultima dai morti, con l’evento anticipatore delle pasque penultime: piccole resurrezioni, in cui si fa esperienza, durante il corso dell’esistenza, di una ri-nascita alla vita. 
 
Nella sua concezione poetica, infatti, la morte non è soltanto il momento che mette fine alla storia individuale: essa è dentro il tempo, inscritta in ogni esperienza di negazione, di perdita di sé e di annientamento: “Siamo/ noi pure/ dentro l’animato grembo/ dove nascita/ e morte si affrontano/ sì, ma solo per confondersi.”¹ Per questo la vita che continuamente viene meno e manca, ha bisogno di essere raggiunta da altra vita,² perché sia possibile riemergere dalle ceneri e dai baratri: la vita medesima reclama vita e “così spirito lo spirito”, come la linfa per l’albero o l’acqua per l’arido deserto.³

martedì 19 marzo 2024

La seduzione e l'etico.

Post di Rossana Rolando.

Félix Vallotton, Gabrielle inginocchiata, 1905
Esiste una seduzione buona?
La domanda può, forse, lasciare stupiti, ma – a ben vedere – non troppo. Conosciamo tutti le maglie in cui spesso irretisce il potere seduttivo, nella vasta gamma delle sue espressioni, dalla più frivola alla più maligna.
Cosa nasconde, infatti, la volontà di se-ducere, condurre con sé, attrarre?
Già a partire dal “cosa nasconde”, si comprende come la seduzione, di cui sto parlando, non sia semplicemente il frutto di una dote naturale – sia essa l’avvenenza fisica o il fascino che sprigiona da una qualche personale qualità - ma sia invece il risultato di un’astuta regia, di un calcolo ben ponderato.
 
Prendo in considerazione qualche esempio.
Spesso – pensiamo ai social – la seduzione cela interessi più o meno mascherati. Chi promuove la propria immagine - nei tempi, nei modi e nei contenuti dell’esposizione - lo può fare per suscitare nei seguaci (followers) ben precisi sentimenti di fiducia e ammirazione, tali da indurre a comprare i prodotti efficacemente pubblicizzati. La seduzione, in questo senso, non è mai innocente, suppone sempre un uso dell’altrui ingenuità a servizio dei propri scopi. L’attrazione artificiosamente costruita è funzionale ad un vantaggio, non è disinteressata, benché – per essere credibile – debba e voglia apparire tale.
Nella stessa logica strumentale, nel corso del Novecento, dal momento in cui sono entrati in scena i mezzi di comunicazione di massa, la politica ha largamente utilizzato mezzi seduttivi, nell’uso del linguaggio, dei simboli, delle immagini, al fine di ricavare consenso politico ed elettorale.

giovedì 7 marzo 2024

Ripensare l'Europa.

Post di Rosario Grillo.
Immagini di Doriano Solinas, per gentile autorizzazione.
 
Doriano Solinas
Nelle pagine conclusive delle lezioni su L’Europa - Storia di una civilt๠circola ripetutamente la parola: paura ed è messa sulla bocca dell’Europa (“L’Europa aveva paura”
²…”; L’Europa aveva paura, paura, paura”³). Lo storico L. Febvre la usa ragionando dell’Europa… ed io la riprendo oggi per descrivere il nostro stato d’animo, in questi momenti di guerre, interminabili, dure, atroci, disumane.
Al piano  che qualcuno prospetta: di voler governare il mondo con la guerra, cerco di opporre lo spirito che allora aleggiava nella fatica intellettuale dello storico francese. Mi spinge all’opera il tetragono argomento degli occidentalisti, usciti allo scoperto in ispecie con lo scoppio della guerra ucraina, poi rimasti mobilitati in difesa delle ragioni dello Stato d’Israele, a prescindere.
Quel corso, tenuto da Febvre, mentre si raccoglievano ancora le macerie della guerra, esplorava, in chiave di grande storiografia, le sorgenti della civiltà europea. Cogliendole nell’area mediterranea, ma saggiamente collocandole alla fine dell’Impero romano d’Occidente, con l’invasione repentina degli Arabi e la conseguente rottura dell’unità mediterranea. La fusione tra l’elemento nordico (Franchi-Germani-Vichinghi-Ungari, le più varie invasioni barbariche) e l’elemento mediterraneo (sotto la guida della Chiesa di Roma, con irradiazione del Cristianesimo) andò a costituire il ceppo e il crogiolo della nascente civiltà europea (da Carlo Magno in avanti).

martedì 27 febbraio 2024

Tu sei il silenzio.

 Post di Gian Maria Zavattaro.

Karl Rahner, Tu sei il silenzio
Mentre tutto era immerso in un profondo silenzio e la notte era a metà del suo corso,
l’onnipotente Tuo Verbo, Signore, discese dal celeste trono regale”. (Sapienza, cap. 18, 14-15)
“Tu sei il silenzio” (1)
 
“Il silenzio non è il contrario della parola come avviene alla fiera e nei baracconi; il silenzio è il punto di partenza della parola, è la parola interiore che cammina verso l’espressione esterna di una verità. La parola di Dio è tanto poco opposta al silenzio che fa nel silenzio la sua origine e il suo ritorno. […] Ciò che Gesù vuole è che noi ci rendiamo capaci di udire, con il nostro silenzio, il linguaggio delle pietre, cioè dell’opera di Dio. Il silenzio non è vuoto di pensiero, assenza di vita, è invece nutrirsi di pensieri massicci ed efficaci, è “sapienza, ascolto, calma vibrante di vita” (A. S. Bessone, Prediche della domenica anno B, Stampa litografia Selva Vigliano Biellese, 1991,p. 214).
 
La tecnologia e il mondo frenetico in cui viviamo ci stanno offrendo molte opportunità, ma ci stanno anche impedendo di vivere il silenzio nel suo profondo significato. Non è facile definirlo senza tradirlo, perché non è semplice assenza di rumore né disamore della parola. Come ogni fenomeno ambiguo occorre liberarci da confusioni con atteggiamenti di complicità, di colpevolezza, di servilismo, di indifferenza, di rifiuto o dissenso o rigetto. Il silenzio è modo di essere e vivere in profondità: segno di empatia ascolto attenzione assenso concordanza raccoglimento. Insostituibile via all’ascesi della parola, al possesso della parola parlante: “parola della domanda, parola della poesia, parola del perdono che è come una prima e ultima parola” (2).
Il silenzio non discute, non disquisisce, semplicemente testimonia che si può scoprire o riscoprire il significato del mio tuo nostro vostro loro esistere e dare senso alla speranza.
Per me inquieto cattolico è luogo privilegiato per cercare il contatto con Dio. Benedetto XVI così annotava nell’udienza generale del 7.3.12 :“La grande tradizione patristica ci insegna che i misteri di Cristo sono legati al silenzio e solo in esso la Parola può trovare dimora in noi, come è accaduto in Maria, inseparabilmente donna della Parola e del silenzio”. È significativo che gli evangelisti riportino solo quattro parole di Maria: all’Annunciazione, da Elisabetta il Magnificat, il rimprovero al Figlio giovinetto smarrito, alle nozze di Cana. Così Anna Maria Canopi sintetizza: Maria “Silenzio aperto alla Parola” (3).

sabato 17 febbraio 2024

Giacomo Matteotti, l'antifascista.

Post di Rossana Rolando.
Immagini di Militanza Grafica (qui il sito instagram)

Militanza Grafica, Giacomo Matteotti

Il centenario dell’assassinio di Giacomo Matteotti (1924-2024) è l’occasione per riprendere in considerazione - come esempio nobilissimo di impegno civile e morale - la figura del politico, dello studioso e dell’uomo. Lo fa Massimo L. Salvadori in un suo scritto dal titolo L’antifascista, uscito nell’ottobre dello scorso anno. Lo descrive come “uomo del coraggio”, capace di un’opposizione intransigente nei confronti del fascismo che, infatti, lo mette ben presto a tacere, consegnandolo alla tomba. Salvemini dirà: “Lui aveva fatto tutto il Suo dovere: e per questo era stato ucciso. Io non avevo fatto il mio dovere: e per questo mi avevano lasciato stare”.¹

L’idea del Socialismo. Nato nel 1885, in Veneto, da una famiglia benestante, Giacomo Matteotti sente la propria condizione privilegiata, rispetto a quella dei tanti braccianti della sua terra, come un appello all’impegno politico, all’interno del Partito socialista, al fine di lottare per migliorare le condizioni delle fasce più povere, deprivate di tutto, non solo sul piano economico, ma ben più a livello intellettuale e umano: “Il socialismo non sta per noi in un aumento di pane e in un più alto salario; benché anche questo sia sacrosanto e indispensabile a ogni altro elevamento […] Il Socialismo parte dalla realtà dolorosa del lavoratore che giace nella abiezione e nella servitù materiale e morale e intende e opera a sollevarlo e a condurlo a miglioramenti economici e intellettuali, a Libertà sociale e Libertà spirituale sempre più alte. Vuole cioè formare e realizzare in lui l’uomo che vive, fratello e non lupo con gli Uomini, in una umanità migliore per solidarietà e per giustizia”.²

domenica 11 febbraio 2024

Un messaggio da Albert Camus.

 Post di Rosario Grillo.

Albert Camus, 1957
«La generazione di cui parlo sa bene che questa crisi […] è solamente l’aumento del terrore conseguente a una tale perversione dei valori, che un uomo o una forza storica non sono più stati giudicati in funzione della loro dignità, ma in funzione del loro successo».
 
Albert Camus non ha avuto la sorte di essere un autore cult: troppo spinosa la sua provocazione e molto esigente la sua proposta. Di certo non è un autore di riferimento per la “maggioranza silenziosa” che sostiene il presente “pasto politico”. Va ricordato, con ciò, il clamore della rottura con la “quadrata” dirigenza comunista, nazionale ed internazionale. Così come la rumorosa presa di distanza da Sartre e da certo engagement di comodo.
Di rilievo è perciò la sua evocazione dentro un programma culturale, in ora di punta d’ascolto, ad opera del moderato Paolo Mieli. Interlocutore nella trasmissione Passato e presente era lo storico sociale delle idee, David Bidussa, che si è speso per ricostruire il ritratto fedele e la cornice storica del filosofo algerino. (1)
Varia, anche se con una costante di fondo, la sua produzione; certamente incisivi romanzi, come La peste e L’uomo in rivolta; significativa la testimonianza del suo vivere e del suo impegno dentro Combat. (2) (3)

martedì 6 febbraio 2024

Autonomia differenziata e tradimento della politica.

 Post di Gian Maria Zavattaro.

Autonomia differenziata
“Pensate di me ciò che volete, ma il cambiamento del nostro ordinamento mediante lo scambio di favori fra partiti di maggioranza (a me il premierato a te un regionalismo sgangherato e impraticabile) a me fa venire da piangere. Oggi eravamo in due amici a parlarne, lacrime vere.” (tweet di Pierluigi Castagnetti 23.1.24)
 
Insieme a mia moglie - io cittadino del mondo, italiano, piemontese e ligure - ho letto-riletto su Avvenire (28.1.24, p.9) l’articolo (preceduto da prudente nota editoriale) dell'arcivescovo di Napoli Mimmo Battaglia sull’autonomia differenziata deliberata dal Senato: Al Sud porterà solo nuove ingiustizie. Provo a rifletterci sopra. Il vescovo cita  di Paolo VI: “La politica è la più alta forma di carità”! Ma subito denuncia il rischio che diventi cembalo risonante di indifferenza ed egoismo. “Come Vescovo della chiesa di Napoli, come figlio di un Sud martoriato e dimenticato vorrei dire una parola ai credenti impegnati in politica”. Nel loro servizio politico -“nel solco di papa Francesco”- essi sono chiamati a “generare solidarietà, unità e pace e non differenze, ingiustizie e conflitti sociali”. Il vangelo impone chiarezza: “La parola che grido con forza e di cui mi assumo la responsabilità come cittadino e come pastore della comunità cristiana è: no! No alla legge della cosiddetta Autonomia differenziata”, progetto politico di divisione, egoismo e di impoverimento di territori già duramente provati. L’ambiguo aggettivo differenziata cela falsità. 
 

martedì 23 gennaio 2024

Il messaggio della Shoah, come fragile colomba.

 Post di Rossana Rolando.

Disegno di Emma Baglio, liberamente tratto da Banksy    
Da più parti ci si è chiesti in che modo si potrà celebrare la Giornata della Memoria, visto quello che sta succedendo in Medio Oriente, in particolare nella striscia di Gaza. A tutti è nota le reazione violentissima del governo israeliano - che ad oggi ha provocato più di 25.000 morti palestinesi - al feroce massacro del 7 ottobre, con la strage agghiacciante di circa un migliaio di israeliti, tra civili e militari, e il rapimento di 250 ostaggi, da parte dell’organizzazione terroristica di Hamas.
La cronaca recente porta notizia di un riacceso antisemitismo che attacca anche i simboli della Shoah e ne scredita la memoria.² Dietro questo sentimento che appartiene a frange estremiste si celano pensieri sottilmente più diffusi e domande che, confusamente, inquietano molti: come ricordare il genocidio degli ebrei quando gli stessi ebrei, non rammentando di essere stati vittime, si trasformano in carnefici? Non sono forse gli ebrei di oggi autori di un genocidio nei confronti del popolo palestinese?

domenica 21 gennaio 2024

In mezzo al tragico.

Post di Rosario Grillo.
Immagini delle illustrazioni di Adolfo De Carolis (1874-1928).

Adolfo De Carolis, Illustrazione tragedie di Euripide
Di qui l’assoluta originalità di ogni linguaggio autenticamente tragico, la perenne creatività… il nascere dell'individuale dall'infinito e il nascere del finitamente infinito o individualmente eterno da ambedue, il comprendere e vivificare non ciò che è diventato incomprensibile, funesto, bensì ciò che nella dissoluzione è incomprensibile e funesto, il conflitto della morte stessa, mediante ciò che è armonico, comprensibile, vivo. Qui non si esprime il primo, grezzo dolore della dissoluzione, ancora troppo ignoto nella sua profondità per chi soffre e contempla; in esso il nuovo che nasce, l’ideale, è indeterminato, più un oggetto di timore, mentre la dissoluzione stessa in sé sembra più realmente effettuale, un qualche cosa che sussiste, e ciò che si dissolve si trova in una condizione tra essere e non essere, nella necessità. (Hoelderlin, Il divenire nel trapassare)
Ma dove è il pericolo, cresce
anche ciò che salva. (Hoelderlin, Patmos)

Da una mail di questi giorni: “apro il Vangelo e leggo: “quando sentirete di guerre e di rumori di guerre… chi si trova sulla terrazza non scenda e non entri a prendere qualcosa nella sua casa, e chi si trova nel campo non torni indietro a prendersi il mantello. In quei giorni guai alle donne incinte e a quelle che allattano...”. (1)
È arrivato il 2024 portando un sacco di questioni irrisolte, mentre in giro per il mondo la guerra devasta paesi, uomini e cose. Il Natale dei cristiani ha rinnovato il messaggio di pace ed amore, oscurati però dalla corsa al consumismo prevaricante. La “voce profetica” si è levata, messa in sordina da gesti e comportamenti approntati ad un costume superficiale, quando non sguaiato. Prende piede, io penso, una spiritualità spicciola, pret a porter, di comodo.

martedì 16 gennaio 2024

Dell'inazione feconda.

Post di Gian Maria Zavattaro
Immagini di Turi Distefano (qui il sito instagram)
 
Turi Distefano, Tempo della vita
“È necessaria una rivitalizzazione della vita contemplativa: la crisi del tempo sarà superata solo nel momento in cui la vita activa, anch’essa in piena crisi, accoglierà nuovamente in sé la vita contemplativa. ]…] Solo nell’indugiare contemplativo, anzi in una moderazione ascetica, le cose svelano la loro bellezza, il profumo della loro essenza”. (Byung-Chul Han, IL PROFUMO DEL TEMPO, L’arte di indugiare sulle cose,Vita e Pensiero, Mi, 2017, pp.8 e 57).
 
Byung-Chul Han, filosofo coreano docente all’università di Berlino, non da ieri ci richiama ad aprire gli occhi, a riflettere sull’umanità di oggi, svelando i guasti, le alienazioni, le illusioni, le manipolazioni - ma anche le sorprese, meraviglie, gioie - che gravano o illuminano la società contemporanea. I suoi saggi da anni affrontano in continua progressione i problemi fondamentali del nostro vivere individuale e sociale, ci sbattono impietosamente in faccia viltà e contraddizioni, sempre suggerendo - per lo più inascoltate - possibili cure per i giorni che ci attendono.
Riporto, in termini volutamente parziali, i temi per me più significativi da lui affrontati, sui quali, volenti o nolenti dovremmo meditare, che in questi anni il nostro blog più volte ha rilanciato, discusso, condiviso, per concludere con brevi riflessioni sull’ultimo suo recente saggio Vita contemplativa o dell’inazione (ed. Nottetempo, Mi) che approfondisce quqnto  citato in epigrafe.

domenica 7 gennaio 2024

L'elevazione dell'asino.

Post di Rossana Rolando.
Immagini tratte dal Museo del Somaro (qui la pagina facebook). 

Luca Matti, L'elevazione dell'asino, 2019
💥 Il titolo del post prende spunto da un’immagine esposta nel Museo del Somaro di Gualdo Tadino,¹ aperto nel 2018 e ideato da Nello Teodori, secondo uno schema ben bilanciato, che utilizza vari linguaggi dell’arte contemporanea, in un’efficace oscillazione tra il serio e il faceto, il pensoso e il comico, il colto e l’ironico. Lo abbiamo visitato in queste ultime vacanze di Natale e lo consigliamo vivamente. Nell’illustrazione qui affiancata viene rappresentata l’asinità come esperienza della gravità (il carro colmo di pezzi indefiniti) e, nello stesso tempo, come via di elevazione attraverso lo stesso lavoro (il ciuchino che sembra sollevato dallo sbilanciamento del proprio peso rispetto a quello del carico).
 
💥 Il simbolo. Certo, la presenza di questo animale nell’uso agricolo e nella familiarità quotidiana delle campagne è ormai scomparsa, ma il suo significato simbolico negativo - segno di ignoranza e pigrizia - rimanda ad una metafora un tempo abusata in ambito scolastico e ancora oggi comprensibile per tutti, contenuta nelle espressioni: “essere un asino”, “il banco dell’asino”, “il cappello dell’asino”…

lunedì 1 gennaio 2024

Fiabe.

Post di Rosario Grillo
Illustrazioni di Otto Kubel (1868-1951).

Otto Kubel, Cappuccetto rosso, 1930
Tutti siamo stati bambini e, in quanto tali, siamo stati educati dalle fiabe popolari. Nelle fiabe popolari, peraltro, si condensa la cifra universale delle letterature. A conferma di ciò, ritroviamo certe novelle - si cominci pure dalle Mille e una notte (1) - nell’Olimpo delle letterature. Così pure molte volte possiamo far discendere il retaggio culturale di alcuni letterati, autori di poesie e di romanzi di riconosciuta grandezza mondiale, dal loro sicuro possesso della sapienza popolare concentrata nella novellistica.
L’intervento della psicanalisi ha messo in risalto il significato recondito ed insieme la funzione svolta dalle novelle. In esse si nascondono certi “archetipi”: figure emblematiche del processo di formazione della persona, sia nella chiave individuale che in quella sociale. Da questa misura nasce la loro pregnanza popolare: spiccano cioè le figure tipiche di una tradizione comunitaria.
Proseguendo su questo binario, possiamo anche capire le ragioni delle riedizioni o, meglio ancora, delle rivisitazioni di alcune fiabe nel ritratto aggiornato di personaggi famosi (Cenerentola Biancaneve eccetera). Esplicitamente Bruno Bettelheim ha scritto: “nulla può essere in grado di arricchire e divertire sia bambini sia adulti quanto la fiaba popolare… Esse possono essere più istruttive e rivelatrici circa i problemi interiori degli esseri umani e la giusta soluzione alle loro difficoltà in qualsiasi società” .(2) Permanendo quindi una personalità in sviluppo, che, secondo i canoni del padre della psicoanalisi Sigmund Freud, percorre i gradi della sua formazione al fine del controllo della sua libido e della chiusura della adolescenza con l’abbandono delle figure genitoriali e l’inserimento nella società adulta, mutano solo gli accessori ovvero quelle forme che vengono assunte in coerenza con il costume. (3)