Il postmoderno indica la fine di un senso unitario della storia concepito come progresso del sapere a servizio dell'uomo (metanarrazione). Al suo posto esplode la molteplicità delle narrazioni.
🖋Compendio a cura di Rossana
Rolando del libro di Lyotard,
La condizione postmoderna (l’edizione di riferimento è quella della
Feltrinelli, Milano 2008).
Originariamente il testo è un Rapporto sul sapere nelle società più sviluppate, scritto su richiesta del governo del Quebec e poi pubblicato in Francia nel 1979. Ha la forma di un saggio suddiviso in 14 paragrafi.
Nel presente riassunto viene mantenuta tale numerazione, con l'inserimento dei titoli di Lyotard tra parentesi. In viola sono aggiunte alcune considerazioni che riportano all'attualità.
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Lyotard, La condizione postmoderna |
Nel presente riassunto viene mantenuta tale numerazione, con l'inserimento dei titoli di Lyotard tra parentesi. In viola sono aggiunte alcune considerazioni che riportano all'attualità.
1. Il sapere nelle società avanzate (Il campo: il sapere nelle società
informatizzate).
All’inizio del primo paragrafo, il termine
“postmoderno” viene delineato cronologicamente e spazialmente come periodo
corrispondente alla seconda metà del Novecento nell’ambito delle società
occidentali più sviluppate (verrà chiarito successivamente il suo
significato “filosofico”).
Il problema fondamentale che si pone è quello relativo
allo statuto del sapere nell’età postmoderna, quando la specializzazione delle
informazioni e le banche dati sono così complesse da far nascere
l’interrogativo: “chi saprà?”, chi avrà accesso ai dati informatizzati? Un
gruppo ristretto di persone? Lo stato? Tutti?
[Domanda di grande interesse oggi,
nell’età della finanza senza volto o nell’era di internet e dei social network,
strumenti che fanno sentire tutti controllati, senza poter controllare].
2. La validità del sapere (Il problema: la legittimazione).
2. La validità del sapere (Il problema: la legittimazione).
Il sapere di cui si intende trovare la legittimazione
è quello scientifico. Vi sono, infatti, due tipi di sapere tradizionalmente in
conflitto: il sapere scientifico e il sapere narrativo. Il secondo verrà
ripreso più avanti. In prima istanza si tratta di capire quale possa essere la
legittimazione di un discorso che voglia dirsi scientifico (ovvero riconosciuto
come valido). Già Platone introduceva il problema del nesso tra sapere e potere:
chi ha il potere di decidere quale discorso appartiene all’ambito scientifico e
quale no?
[Prima di giungere alla risposta Lyotard
delinea nei paragrafi 3 e 4 le modalità di comunicazione e la funzione del
sapere nelle concezioni moderne di società, per poi evidenziare il diverso
sviluppo sociale nel postmoderno (paragrafo 5)].
3. La comunicazione (Il metodo: i giochi
linguistici).
Sulla scorta di Wittgenstein, Lyotard distingue i vari
tipi di enunciati (chiamati appunto “giochi linguistici”): denotativi, quando
vogliono descrivere qualcosa (es. l’università è malata); performativi, quando
indicano il funzionamento e l’efficienza (es. l’università è aperta);
prescrittivi, qualora si presentino come regole (es. date i mezzi
all’università); interrogativi, quando si costruiscono nella forma della
domanda. Ogni gioco linguistico, per essere tale, deve seguire precise regole
(come il gioco degli scacchi che presuppone le proprietà e il modo corretto di
collocare ciascun pezzo). Lyotard denomina “mossa” ogni enunciato emesso dai
vari giocatori nella dinamica della comunicazione, secondo le regole del gioco
da tutti accettate. Il parlare viene paragonato ad un combattimento, un agone,
in cui ciascuno avanza le sue mosse.
4. La concezione della società nella modernità (La natura del legame
sociale: la prospettiva moderna).
Nella modernità il sapere viene concepito in due modi:
- come necessario al funzionamento della società considerata alla stregua di una macchina (sistema)
- come via per contestare il potere, secondo la concezione dualistica di Marx che divide la società in due classi.
- come necessario al funzionamento della società considerata alla stregua di una macchina (sistema)
- come via per contestare il potere, secondo la concezione dualistica di Marx che divide la società in due classi.
5. La società postmoderna (La natura del legame
sociale: la prospettiva post moderna).
Lyotard ritiene che i due modelli di società descritti
(sistema o conflitto) non siano adatti alla comprensione di società più evolute
(postmoderne). La tesi è la seguente: la società postmoderna è destinata ad
essere sempre più meccanizzata con l’introduzione di automi programmati. Il
vero potere è quindi nelle mani dei decisori che dispongono - e sempre più
disporranno - delle informazioni necessarie alla programmazione e al controllo
degli automi. In questo processo perderanno potere le classi politiche
tradizionali, gli stati nazione, i partiti, a favore di alti funzionari,
dirigenti e capi d’impresa. [Quindi il problema del
sapere e del potere si pone in una forma che può sfuggire del tutto alle
tradizionali forme di controllo, come in effetti è avvenuto. Si pensi alla
perdita di potere degli Stati nazionali].
6. Il riconoscimento del sapere narrativo (Pragmatica del sapere
narrativo).
Si ritorna quindi al problema della legittimità, a partire
dal sapere narrativo in cui si è depositata – nelle società tradizionali – la
cultura di un popolo. La narrazione contiene, al suo interno, molti giochi
linguistici e non soltanto gli enunciati denotativi tipici della scienza.
Inoltre il racconto possiede una legittimazione che deriva dall’avere sentito
raccontare (chi racconta ha, a sua volta, ascoltato). La scienza invece non è
legittimata dall’oralità della narrazione e perciò – nel corso della storia
occidentale – ha dovuto fare i conti con il problema della validità del suo
sapere.
7. La convalida del sapere scientifico (Pragmatica del sapere
scientifico).
Agli inizi della modernità il sapere scientifico - che
esige l’utilizzo di un solo gioco linguistico, quello denotativo - è rimasto al
di fuori della comunicazione interna al corpo sociale, richiedendo competenze
non assimilabili da tutti (richiedenti una memoria di tutti i passaggi
precedenti). E’ nato quindi il problema del rapporto tra istituzione scientifica
e società. L’eterogeneità dei due suddetti tipi di sapere è totale, poiché
utilizzano diversi giochi linguistici ed hanno caratteri propri (per cui
sarebbe assurdo lamentarsi della “perdita di senso” della scienza, non essendo
essa una narrazione, p.51). Eppure, nella modernità, si è preteso di far
nascere il sapere scientifico dal sapere narrativo, concependo il secondo come
un embrione del primo. Viceversa, il sapere scientifico ha sempre considerato
il sapere narrativo come prodotto di una mentalità arretrata e oscurantista,
nutrita di favole non fondate e non sottoposte all’argomentazione e alla prova.
8. L'uso della narrazione in campo scientifico (La funzione narrativa e
la legittimazione del sapere).
L’emancipazione dal sapere narrativo - afferma Lyotard
– qualifica il postmoderno. Anche se la forma narrativa non è mai abbandonata
del tutto. Basti pensare allo scienziato che ricorre al racconto per spiegare
le sue scoperte ad un pubblico non specializzato. Quindi il discorso narrativo
non è del tutto escluso nella comunicazione scientifica, anzi costituisce una
forma di linguaggio di cui si ha bisogno per porre lo stesso problema della
legittimazione del sapere scientifico (p. 54).
Tale questione può esser fatta risalire a Platone e al
suo mito della caverna (libri VI e VII della Repubblica), laddove si racconta
come gli uomini preferiscano vivere in un mondo di favole, finendo con
l’uccidere colui che vuole farsi portatore del vero sapere. Quindi ciò
significa che il sapere scientifico deve ricorrere all’altro sapere (quello
narrativo, da lui concepito come il non sapere) per far sapere di essere il
vero sapere (p. 55). Lo stesso Cartesio - al fine di fondare la scienza -
racconta la sua storia, costruendo una specie di romanzo di formazione, noto
con il nome di Discorso sul metodo.
Nella storia del pensiero scientifico moderno,
parallelamente alla ricerca di un criterio di validità e verità interno al
discorso scientifico e non fondato su autorità trascendenti si sviluppano le
grandi narrazioni storico filosofiche.
9. I grandi racconti sul progresso tipici della modernità (Narrazione e
legittimazione del sapere).
In questo paragrafo vengono enucleate le grandi
narrazioni della modernità. Nell’illuminismo l’umanità viene concepita come
soggetto che ha diritto al sapere scientifico, contro ogni tirannia
ecclesiastica o politica che vorrebbe impedirlo, per raggiungere la libertà.
L’idea del progresso scientifico si ritrova anche nelle scelte politiche
(espressione del nuovo ceto borghese, fautore di istituzioni liberali),
allorché lo stato si fa carico dell’istruzione e della formazione del popolo.
Nell’idealismo il soggetto della storia non è il
popolo, ma lo Spirito che si realizza in ogni dimensione del reale (Sistema).
Le varie scienze particolari vengono ricollegate all’interno della vita dello
Spirito e del suo processo (L’Enciclopedia di Hegel raccoglie questo
progetto totalizzante).
Nel marxismo il soggetto della storia torna ad essere
concreto ed è costituito dal proletariato. Il sapere privilegiato, in questa
narrazione, non è di tipo denotativo (es. La terra gira intorno al sole), ma
prescrittivo (es. Bisogna fissare il salario minimo a x franchi), ad uso
dell’emancipazione della classe operaia e, con essa, di tutta l’umanità
oppressa.
10. L'incredulità postmoderna (La delegittimazione).
I grandi racconti della modernità hanno perso
credibilità nel secondo dopoguerra. Vengono enucleate le motivazioni:
Piano speculativo. Citando lo stesso metodo
nietzschiano, Lyotard ritiene che le meta narrazioni utilizzate per legittimare
il sapere abbiano perduto esse stesse la legittimazione (nel momento in cui la
stessa esigenza di legittimazione è stata applicata ad esse).
Piano pratico. La pretesa emancipativa delle
metanarrazioni si sfalda quando si comprende che i giochi linguistici sono
diversi e non legittimabili da un unico metalinguaggio: la scienza utilizza
enunciati denotativi (es. La porta è chiusa), la prassi fa riferimento a
prescrizioni (es. Aprite la porta) e tra i due non vi è alcuna
consequenzialità. La scienza quindi ha una sua autonomia conoscitiva che rimane
del tutto scissa da altri ambiti (etico e politico). Questa estraneità
della scienza al piano prescrittivo è stata ben colta da filosofi come
Wittgenstein, Martin Buber, Emmanuel Lévinas.
Piano epistemologico. La specializzazione dei saperi
non ammette la possibilità di un’unica legittimazione.
11. L'utile al posto del vero e del giusto (Ricerca, legittimazione,
performatività).
[Nei paragrafi 11 e 12 Lyotard descrive
quanto accade, pur non aderendo totalmente alla situazione che si è venuta a
creare. La sua proposta sarà affidata all’ultimo paragrafo, il numero 14].
Allo sfaldamento delle grandi narrazioni subentra,
come criterio di legittimazione della conoscenza, l’efficienza (maggiore
produttività e minore spesa). La ricerca viene promossa nel momento in cui
genera ricchezza. Le grandi narrazioni idealista o umanista (p. 84) vengono
abbandonate dallo Stato o dalle imprese a favore della potenza. Si assumono
scienziati e tecnici e si acquistano apparecchiature (quindi si dispongono
finanziamenti) per incrementare la potenza e non per sapere la verità. E’
legittimo che la forza vada a sostituire ciò che è giusto e vero? Il fatto è
che finisce con l’avere ragione ciò che ha più capacità (finanziaria) di essere
provato. Così viene assunto come vero e giusto ciò che può essere attuato
(performatività), ciò che si può fare (indipendentemente dalla liceità morale
del poterlo fare). Nelle società postindustriali quindi è l’incremento della
potenza ad avere la meglio. I settori di ricerca che non servono ad ottimizzare
il sistema vengono lasciati da parte (non finanziati).
12. La scuola a servizio del sistema sociale (Insegnamento,
legittimazione, performatività).
Il criterio della performatività coinvolge anche
l’aspetto della trasmissione del sapere. La politica universitaria
dell’insegnamento è a servizio del sistema sociale costituito, quindi [come prevede Lyotard
e come si è oggi avverato] saranno maggiormente richiesti esperti del
settore telematico: informatici, matematici, logici, cibernetici… Nel contesto
della delegittimazione del sapere narrativo sarà più importante formare
persone con competenze specifiche (medici, amministratori, tecnici…) rispetto a
persone che coltivano ideali. Infatti, gli studenti di lettere e scienze umane
sono e saranno in sovrannumero rispetto agli sbocchi professionali (v. p. 90).
Lyotard nota come non siano i consigli dei docenti a
stabilire le somme di denaro di cui ha bisogno la ricerca: essi possono solo
distribuire ciò che viene loro attribuito. Quindi è il potere che decide quali
settori del sapere promuovere e naturalmente promuoverà quelli che servono ad
ottimizzare il funzionamento sociale.
Anche l’insegnamento inteso come trasmissione di
conoscenze potrà essere sostituito da una banca dati informatica. Ciò che dovrà
essere insegnato non è tanto l’insieme dei contenuti – che potranno essere
accessibili attraverso il computer – ma l’uso dei terminali e il modo in cui
cercare i contenuti.
Nell’ottica del sapere narrativo (che mira alla
realizzazione spirituale e all’emancipazione umana) sembrerebbe una perdita la
sostituzione parziale degli insegnanti con macchine (si pensi oggi agli
sviluppi di internet), ma nel venir meno delle grandi narrazioni la domanda che
interessa (studente, stato, istituzione di insegnamento) non è più: “è vero?” o
“è giusto?”, ma “a che cosa serve?”, “si può vendere?”, “è efficace?”.
Conclude Lyotard affermando che, “la delegittimazione
e il prevalere della performatività suonano a morte per l’era del professore”
che può essere facilmente sostituito dalle memorie di dati elettroniche.
13. La scienza e la rinuncia al sistema (La scienza postmoderna
come ricerca delle instabilità)..
La scienza, comunque, anche in assenza delle meta
narrazioni (che rifiuta) ha bisogno di un criterio di legittimazione, che non
sia la sola performatività: non è la filosofia che glielo impone, è un’esigenza
interna al sapere scientifico.
Questo paragrafo dedicato agli sviluppi in campo
logico matematico e fisico intende mostrare, sulla scorta delle teorie di Gödel
e Thom, che la scienza stessa ha rinunciato alla pretesa di un sapere
totalizzante, sistemico, per affrontare e risolvere problemi locali e parziali,
secondo un approccio sempre relativo. Lyotard conclude dicendo che la scienza
si avvale di piccole narrazioni, con l’obbligo di verificarle.
14. L' invenzione di nuove “mosse” comunicative del sapere, spesso non
riconosciute sul campo (La legittimazione per paralogia).
Quindi il problema della legittimazione del sapere
viene riproposto nel paragrafo conclusivo e va a coinvolgere il sapere
scientifico (enunciati denotativi), ma implicitamente anche altri tipi di
enunciati (prescrittivi, estetici, politici). Naturalmente sono escluse le
grandi narrazioni, ma è anche rifiutato (da parte di Lyotard) il criterio del
consenso elaborato da Habermas sotto la forma del dialogo. Esso, infatti, implica
la validità della narrazione emancipativa e, inoltre, può essere manipolato.
Perciò Lyotard introduce una legittimazione fondata sulla paralogia che fa leva
sul dissenso anziché sul consenso (il quale serve a salvaguardare un sistema
stabile e non accetta teorie destabilizzanti). La paralogia certamente rifiuta
una ragione unica, totalizzante, fondata su una sola grande meta narrazione e
utilizzante un unico metalinguaggio, ma non per questo implica la fine della
razionalità: si tratta di esercitare la ragione su singoli segmenti della
comunicazione (data la molteplicità dei giochi linguistici), in modo
provvisorio e reversibile, con un consenso locale ottenuto momento per momento
dagli interlocutori. Questa razionalità frammentata e a breve termine rispecchia
anche l’evoluzione della società e dei suoi contratti limitati nel tempo e non
più definitivi (sia in campo professionale, sia nei rapporti affettivi e
sessuali).
Tali “mosse” paralogiche - argomentate volta per volta
- saranno tanto più capaci di controllare e regolare il sistema del mercato
(limitando quindi il semplice criterio della performatività con l’esigenza di
giustizia e di eguaglianza democratica) se il pubblico che ha accesso alle
banche dati diverrà sempre più vasto attraverso l’informatizzazione della
società. [E qui Lyotard sembra preludere ad una
estensione dei dati e delle informazioni - che si è realizzata oggi attraverso
internet - in termini positivi di ampliamento delle possibilità di intervento e
di controllo democratico da parte dei cittadini].
Ben vengano riassunti e commenti. grazie
RispondiEliminaGrazie di cuore per l’accoglienza. Buon fine settimana.
EliminaInteressante.
RispondiEliminaGrazie.
EliminaLyotard, Lacan, Foucault, Derrida non formano una scuola, ma per settori distinti applicano uno stesso metodo, che in Francia riporta a Cartesio.
RispondiEliminaRicordo una certa pregiudiziale indifferenza della cultura italiana più accreditata.
Accusiamo , per questo motivo, un ritardo. Oggi, la realtà che ci circonda conferma la ricchezza di quelle analisi.
Grazie Rosario, interessante questa tua notazioni sui nostri ritardi storici. Credo più che mai che ci sia bisogno di filosofia, anche in questa veste di teoria critica della società, per guardarea distanza e interpretare il tempo in cui viviamo. Nel capire è già insita una forma di liberazione. Un abbraccio.
EliminaCredo che sia necessario sottolineare l'importanza dell'argomento col dirci che non possiamo cessare di essere accorti....decisi....e vigilanti perché la cultura prosegua e accetti giudizi .....la cultura siamo noi e abbiamo bisogno di conoscerci sempre più......
RispondiEliminaGrazie del commento. Buona serata.
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