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sabato 23 dicembre 2023

I nostri auguri. Natale 2023.

Post di Gian Maria Zavattaro
Foto di Rossana Rolando,  riprese dal Museo dei Cappuccini, Genova (qui il sito).
 
AUGURI NATALIZI 
DI ROSSANA ROSARIO GIAN MARIA
 
Presepe, Museo dei Cappuccini, Genova
Immersi, come siamo, nel Natale visibile (caos profano di nenie e luminarie, di consumi, di rituali familiari e protocolli sociali) “c’è una domanda che non arriva a verbalizzarsi, che pare anzi fuori contesto rispetto allo scintillio dei messaggi augurali che ci scambiamo, ma che è forse il reale approccio al mistero dell’uomo e al mistero di Dio. La domanda è: Perché il Natale fa soffrire?” (1) Ci tornano in mente gli “auguri scomodi” di don Tonino Bello (2) tra gaudium e tristizia.
 
È il Natale invisibile dell’esclusione: il pranzo dei poveri o degli impoveriti, con qualche sorriso se offerto e gestito da S. Egidio o da Caritas, con il sorriso di accoglienza e fraternità dei volontari in un giorno in meno di solitudine ed uno in più di tenerezze - la solitudine degli anziani, dei malati soli negli ospedali, dei carcerati, delle persone abbandonate a se stesse - le disperazioni nascoste delle famiglie disastrate - gli indebitati, gli esodati, i falliti, i disoccupati, i senza casa, i profughi per terra e per mare, i marginali d’ogni categoria produttiva, i giovani arrabbiati...e nel mondo la strage degli innocenti. Grido di Rachele: «Un grido è stato udito in Rama, un pianto e un lamento grande; Rachele piange i suoi figli e non vuole essere consolata perché non sono più” (3). Supplica del Papa: (“Fermatevi, smettete di uccidere i bambini”). Sono le guerre e la fame che mieteranno anche nei giorni natalizi le loro vittime.

domenica 17 dicembre 2023

Natale e il problema del credere.

Post di Rossana Rolando.

Banksy, street art

La fede scomparsa è il titolo del libro di Adriano Fabris - filosofo della religione e docente universitario - pubblicato nel febbraio di quest’anno. Esso prende avvio da ricerche sociologiche che attestano la riduzione della presenza cristiana nella società contemporanea, confermata dalla comune percezione delle chiese vuote e dall’innalzarsi dell’età media di chi si dichiara praticante. (1)
L’avvicinarsi del Natale, non fa che corroborare la tesi di un inesorabile processo di svuotamento del nucleo religioso, sostituito dai bagliori di una festa sempre più legata ai circuiti consumistici, rivestiti di retorica vagamente sentimentale.
Se fosse uno scritto nostalgico, di stampo apologetico, o una trattazione teologica, volta a recuperare i contenuti della fede, in particolare legati alla tradizione cristiano cattolica, avrebbe un interesse limitato a determinati ambiti.
Invece il libro si allarga sul significato dell’esperienza religiosa nella contemporaneità e acquista quindi la statura di una riflessione universale sull’esistenza e sulla situazione dell’uomo nel mondo di oggi (occidentale e non solo, data la globalizzazione).

domenica 10 dicembre 2023

Ab imis. Dal profondo.

Post di Rosario Grillo.
 
Dalla pagina Instagram dedicata a Paolo Rumiz
Nella povertà attuale di voci forti spicca il tono “civile”, fortemente motivato, ricco di sfumature derivate da strutture culturali sedimentatesi in lunghi viaggi, di Paolo Rumiz.
Lo abbiamo seguito mentre narrava il lascito culturale dei pellegrini diretti verso luoghi simbolici (reliquiari) (1). Lo ricordiamo vivace esploratore della via Appia sepolta da rovi e trascuranze. Lo ritroviamo oggi autore di una significativa opera su “lo statuto morfologico della nostra penisola” (2).
Trovo difficoltà a classificare la scienza di riferimento: è geografia sociale, che rimanda al fattore spazio, visto come parametro connotativo di lingue e costumi, di istituzioni e società? Oppure è geografia umana; come tale, attenta al fulcro della figura umana: tessitura antropica dell’elemento terrestre (naturalistico)?
In anteprima debbo confessare di aver ritrovato dentro la sua narrazione la mia infanzia, vissuta in “storie” e “credenze popolari”, passate poi nel dimenticatoio, sepolte dalla assordante patina della modernizzazione.
Rumiz tiene fermo, come fondamento della nostra penisola, la più profonda geologia dei mari e della terraferma, legata alla natura vulcanica, indi lo svolge come la “voce del profondo”. Una profondità tellurica che s’incrocia con la variabilità dei popoli che sono venuti a visitarci, in modo amichevole o bellico, intercettando maggiormente il protagonismo delle masse popolari, più propense alle avventure rivoluzionarie. In contraltare alla ristretta misura del “particularismo” e all’immobilismo dei gruppi dirigenti - dato di fondo permanente - aggrappati al fare gattopardesco del finto cambiamento.

lunedì 4 dicembre 2023

I voti come risorsa educativa.

Post di Gian Maria Zavattaro
Immagini delle illustrazioni di Pepe Serra (qui il sito instagram).

Pepe Serra, Percorrendo la strada della cultura

Da tempo divampa la polemica sui voti, per taluni ostacolo all’apprendimento, da relegare semmai a fine anno e da soppiantare con annotazioni scritte in nome della “valutazione evolutiva”, nuova scoperta dell’acqua calda, che pare ignorare circa 50 anni di letteratura pedagogica sulla conditio sine qua non di ogni valutazione, compreso il voto qualis esse debet che non ha nulla da spartire con la patologia in modalità “fiscale”. Mia moglie (docente di filosofia nel nostro liceo ingauno) ed io (preside per 26 anni, pensionato) siamo convinti che la valutazione con voto sia sicura risorsa educativa se si vivono le sue inderogabili condizioni. Liberiamoci subito da equivoci e confusioni. Il voto, espressiva comunicazione matematica, è nel processo valutativo la punta dell’iceberg: non è fuori dal tempo e dal contesto senza un prima e un poi, ma comunica in sintesi di volta in volta i livelli della crescita formativa sino alla sua conclusione, in base a criteri discussi, approvati in sede collegiale e comunicati ad alunni e famiglie.

martedì 28 novembre 2023

Imparare i sentimenti. No alle scorciatoie.

Post di Rossana Rolando
Immagini delle sculture lignee di Alessandra Aita (qui il sito).
 
Alessandra Aita
In questi giorni si parla nuovamente dell’introduzione a scuola di un ennesimo insegnamento distinto dalle discipline curricolari, legato all’educazione dei sentimenti e delle emozioni. Il progetto sperimentale del ministro Valditara - sull’onda del turbamento collettivo che ha coinvolto l’opinione pubblica, in seguito all’uccisione della giovane Giulia Cecchettin - riprende, in forma diversa, una proposta di legge già avanzata anni fa.
 
La cultura e i sentimenti. Ancora una volta, si pensa di affrontare un enorme tema – come quello dell’educazione all’affettività – con qualche ora in più, in questo caso pomeridiana e libera, affidata a docenti volenterosi e psicologi.
Da anni si espropria e si svuota la scuola del suo specifico ruolo - che è quello di educare attraverso la cultura - per introdurre materie trasversali che rischiano di rispondere solo alla strategia politica di chi cerca di ottenere consenso, facendo leva sulla diffusa ansia sociale, attraverso l’offerta di soluzioni facili e semplificate rispetto a problemi difficili e complessi.

mercoledì 22 novembre 2023

La via di Francesco.

Post di Rosario Grillo
Immagini tratte dal sito Museo francescano virtuale (qui).
 
Mimmo Paladino, San Francesco, 1993
La misura della crisi, alla luce della feroce guerra arabo-israeliana in corso, è davvero così orribile (1) da legittimare il ricorso al “ritorno alle origini”, come avveniva un tempo? (2) I fatti dicono: che una specie di terza guerra globale “a pezzi” è in corso - sono tanti i focolai accesi. Mettono ancora in evidenza un crescendo di strage di civili durante i conflitti (guerra in Ucraina e guerra in Terra Santa). Suggeriscono la facilità della scelta del ricorso alle armi sia per situazioni conclamate di crisi sia come facile strumento per instaurare un nuovo assetto geopolitico. Rappresentano un’obiettiva défaillance della prassi democratica.
Correndo su questo binario, al seguito dell’indicazione data da Umberto Baldocchi, ho fatto l’incontro con il libro che padre Ernesto Balducci ha dedicato alla figura di Francesco d’Assisi. (3)
È veramente, il nostro, un tempo di crisi apocalittica? Quali sono, se ci sono, le analogie tra il nostro e il tempo di Francesco?
Un segnale, di certo, è dato dall’attuale pontefice, che ha voluto assumere il nome del frate d’Assisi, imprimendo al suo pontificato il sigillo della “misericordia di Dio”, adottando in diverse occasioni il volto della povertà: il tocco del “servizio ai deboli e bisognosi”. Nel crinale del paradosso - essere contro il “secolo” ma servirsi degli strumenti tecnici del “secolo” - Papa Francesco ha di recente utilizzato lo strumento mediatico e risposto, nell’intervista del Tg1, spiegando di non considerarsi un “papa comunista” (4). Una risposta confermata dalla consonanza della sua azione ai principi ed alla condotta della Chiesa primitiva, sentita come “esemplare maniera” di mettersi sulle orme di Gesù.
Anche Francesco d’Assisi - ce lo ricordava Machiavelli - si è mosso per riportare la Chiesa alle origini, considerando queste ultime consustanziali alla natura comunitaria: indice incontrovertibile della pratica della fraternità.
Esplorando con autenticità la biografia del Santo, vengono in risalto le motivazioni reali delle scelte del frate assisano, dall’abbandono della casa paterna (e dei suoi agi) all’impostazione della “regula” fino al Testamento, segni tangibili di una Chiesa riportata sulle orme di Gesù. I movimenti pauperistici, diffusi in quel periodo, avevano appunto il comune denominatore della scelta della povertà: rimedio per curare la “malattia della potenza” che affliggeva la Chiesa del tempo. (5)

venerdì 10 novembre 2023

Lottare per la scuola e la cultura.

Post di Rossana Rolando.
Immagini tratte dalla pagina facebook dell'artista afghana Shamsia Hassani (qui).
 
Shamsia Hassani, Studentessa
💥 Resistere oggi, almeno nel nostro mondo occidentale, asservito a logiche di profitto e di consumo, in cui l’apparire conta più dell’essere, significa continuare a fare cultura, in ogni luogo, soprattutto a scuola.
Potrebbe sembrare una tautologia: certo, a scuola si fa cultura, cos’altro?
Eppure… Anche la scuola è assediata da una pretesa utilitaristica, quella per cui ha sempre meno spazio la formazione fine a se stessa, la promozione del pensiero senza altri fini, la coltivazione delle discipline teoretiche, i cui risvolti applicativi non risultano immediati.
Nel pieno delle cose da consumare, in cui tutto appare facile, a portata di mano, l’avventura del sapere sembra perdere il proprio fascino e la propria rilevanza all’interno della società.
La figura del docente è sempre più lontana dal compito dell’intellettuale, dell’uomo/donna di studi, per essere declassata in molti modi, sia internamente al mondo della scuola, con le sue logiche aziendali che equiparano gli studenti a clienti, sia esternamente ad esso, nelle aspettative dei genitori e della società tutta, che alla scuola chiedono tanti altri servizi, ma non quello della formazione-educazione della mente.
Quel che Nicola Gratteri ha affermato qualche giorno addietro, rispecchia un’opinione diffusa: «Oggi i ragazzi vedono gli insegnanti come degli sfigati. Quando un insegnante arriva a scuola con la Panda, agli occhi dei ragazzi è un fallito. Il loro modello è il cafone che arriva davanti al pub la sera col Suv vestito tutto luccicante. È il loro modello vincente perché non si è investito in istruzione».¹

domenica 5 novembre 2023

Della clemenza.

Post di Rosario Grillo.

Artemisia Gentileschi, Allegoria dell'inclinazione, 1615
Eppure la clemenza non è il perdono. E che cos’è allora? Qual è la sua condizione stereotipica, quali ne sono i motivi e l’utilità? Chi esercita o dovrebbe esercitare la clemenza, il giudice buono, il padre indulgente, il sovrano misericordioso, il politico populista? In effetti la clemenza è la disposizione benevola del capo sovrano verso l’inferiore; è virtù esterna, pubblica, non privata e interna come lo sono bontà e umiltà. È virtù dei potenti verso i soggetti, è azione di un superiore sociale verso un inferiore, talora richiesta alla giustizia, che con la grazia risparmia la vita o anni di pena. Si applica a contesti di giurisprudenza e di politica, esprime la mitigazione della retribuzione (Clemenza in Doppiozero).
 
💥 PREMESSA
Passando lo sguardo sulla postura della società attuale vien fuori la rigidità di una pretesa morale ispirata alla rettitudine bacchettona. Su di essa è seduta la disposizione comune a considerarsi portatori di verità incontrovertibili, con la refrattarietà ad assumere apertura al dissenso e proposito di dialogo.
A mio parere, non è solo un effetto del piglio “polemico e ciarliero” del mondo da social media; è soprattutto invece effetto scaturito da un input impresso dall’alto, da quanti subdolamente applicano il precetto latino: divide et impera.
La gamma di questa postura, del resto, ha molteplici variazioni e sembianze, tutte convergenti però nel rinsaldare un fondamentalismo culturale di base (1).

lunedì 30 ottobre 2023

La Chiesa, nel pensiero profetico del cardinal Suenens.

Articolo di Gian Maria Zavattaro, già pubblicato su Avvenire, pagina diocesana, nei giorni 22 e 29 ottobre 2023.

“Inquietatevi di non essere inquieti” 
(Newman).
 
Immagine tratta da Avvenire, pagina online
Il libro che mi azzardo ad esplorare è la nona edizione di “La Chiesa in stato di missione” del Card. L.G. Suenens (1), prefazione del Card. G.B. Montini (ora S.S. Paolo VI), Coletti ed,1956”: libro oserei dire profetico. Suenens subito evidenzia che la Chiesa da sempre - in specie su sollecitazione dei papi del suo tempo (Pio XI e Pio XII) - vive in stato di missione per adempire all’ultimo comandamento di Cristo (Mc16,15), consapevole di dover continuamente adattare la sua azione alle necessità deltempo storico in cui vive, secondo il motto del Card. Feltin (1883-1975) “La Chiesa stessa deve essere posta in stato di missione”. Tema dunque da sempre ricorrente sino al Sinodo dei nostri giorni voluto fortemente da Papa Francesco.
Nella Prefazione il card. Montini (S. Paolo VI !) ammoniva che la drammatica crisi spirituale del mondo “non può lasciare alcuno indifferente” nella diserzione del mondo civile da Cristo, in un momento quasi apocalittico in cui si decide, fra persecuzioni, abbandoni e “una superstite dolorante fedeltà di alcuni vittoriosamente amorosi, “se la civiltà sarà cristiana, sarà umana”. “Inquietante coraggioso” libro che, reclamando “il dovere per chiunque si dica ancora cattolico di lavorare per la difesa e la diffusione della fede, scuote, fa riflettere, investe la Gerarchia, il Clero, i Religiosi, “ma ora lo sforzo più impegnato e più visibile” è nel laicato chiamato alla cooperazione apostolica, lievito potente che trasforma il popolo cristiano. È l’ora dell’azione “capace di generare nella Chiesa l’avvento d’uno spirito nuovo e di un apostolato missionario, cioè salvare il mondo. Libro da leggere”. Era il 1956 e leggo nel 2023...

venerdì 20 ottobre 2023

David Grossman, pensare il nemico.

Post di Rossana Rolando.
Immagini di Lesley Oldaker (qui il sito instagram).

«Io vi invidio, invidio la pace in cui siete nati, 
l'idea che neppure ci fate caso, al fatto di vivere nella pace» 
(David Grossman, Corriere del Ticino).
 
Lesley Oldaker, Nuovi inizi
Pensare il nemico - tentando di comprendere il suo punto di vista, cercando di immaginare che cosa prova nei nostri confronti - è la via per riconoscerne l’esistenza. La guerra, la violenza, il fondamentalismo negano il nemico come persona, con la sua irripetibile individualità, lo relegano nell’anonimato della cosa, senza volto, come fosse una massa indistinta. “Resuscitare la persona dentro l’armatura”, da entrambe le parti in lotta, alternativamente in attacco e in difesa, è l’unico spiraglio per un possibile futuro di pace.
Questo il messaggio di un intervento dal titolo Con gli occhi del nemico (2006), elaborato da David Grossman, lo scrittore israeliano che ha pagato di persona il prezzo del conflitto in medio oriente, perdendo il figlio Uri nella guerra contro Hezbollah. Da sempre impegnato nella ricerca di possibili strade di pace, è tra le voci più autorevoli che abbiamo letto e ascoltato in questi terribili giorni, dopo l’attacco violentissimo di Hamas ad Israele.
 
💥 Oggi certamente, sembra molto difficile, se non impossibile, intraprendere vie di pacificazione.

lunedì 16 ottobre 2023

Ricoeur legge Hannah Arendt.

Post di Rosario Grillo.

Hannah Arendt, 1944 (Archive/Archive Photos/Getty Images).
In un libercolo (1) P. Ricoeur compie un franco riconoscimento dell’impianto arendtiano, muovendo in direzione della cura della democrazia malata. La sua analisi mette a fuoco gli assi centrali del fare politica.
 
💥Innanzitutto quando si richiama il pensiero di H. Arendt, ci si sofferma quasi sempre sulla sua opera principale (Le origini del totalitarismo), dimenticando il piano organico dei suoi scritti. (2) Ci si priva, per questo, del sostrato teorico della sua Weltanshauung.
Bisogna passare almeno alla Vita activa e al corredo delle opere minori, che tanto minori non sono, in quanto fungono da indispensabili tasselli di completamento del quadro teorico arendtiano, capace di ispirare un umanesimo in guarigione dalla ferita del totalitarismo.
Quest’ultimo, per giunta, non è fenomeno-fungo, improvviso; è piuttosto l’ultima stazione di un processo di degenerazione politica.
Dev’essere ben chiaro, per prima cosa, che, anche quando il discorso diventa teorico e metastorico, la fenomenologia politica, praticata dalla Arendt, scorre sempre dentro un letto di fiume concreto e chiama in causa la “ vita activa”, un tessuto confezionato con ben tre fattori della condizione umana: animal laborans, homo faber, zoon politikon (lavoro, opera, politica). La politica - se ne evince - è agire.

martedì 10 ottobre 2023

La bellezza dell'Africa.

Post di Gian Maria Zavattaro.

Mrs Oby Ezeilo, 19 maggio 2023
“In un’ora di grandi cambiamenti per il continente africano, alle prese con problematiche, speranze, sfide antiche e nuove [...] per cercare di capire è più utile individuare dei “punti fermi” che inseguire la cronaca” (retrocopertina di Joseph Hi-Zerbo, Punti fermi sull’Africa, EMI, 2011).
 
Nei giorni trascorsi prima della tragedia israelo-palestinese, i media si sono a buon diritto centrati sulle vicende dei fuggitivi nelle terre d'Europa. Eppure ogni giorno i “paesi del Sud”, in particolare l’Africa, sistematicamente sono violentati dalle infinite guerre regionali, dalle tragiche morti di persone che fuggono altrove, dalle violenze sulla popolazione, specie donne e bambini, vittime di sopraffazione, oppressione, sfruttamento.
Le nostre coscienze sono senza scampo interpellate e non possiamo starcene fuori solo perché ognuno di noi sa fin troppo bene di essere impotente nella sua singolarità. La storia, implacabile, non farà sconti alla nostra generazione.
Hi-Zerbo (1922-2006) - originario del Burkina Faso, militante politico, insegnante, padre della  storiografia africana, uno dei maggiori intellettuali africani del 900 - ha pubblicato numerosi saggi (tradotti da Einaudi, Jaca Book, EMI) ritenuti  fondamentali per le concrete proposte di convivenza, integrazione e scambio tra il suo continente e il resto del mondo.

lunedì 2 ottobre 2023

Che cosa significa "pensiero debole", in ambito filosofico?

Post di Rossana Rolando.

Prima di copertina
In questi giorni – il 19 settembre – si è spento il filosofo Gianni Vattimo, per molti anni professore dell’Università di Torino, noto per i suoi studi su Nietzsche, su Heidegger, sull’ermeneutica, spesso associato al cosiddetto “pensiero debole”. Questo, infatti, il famoso e assai discusso titolo del testo, da lui curato con Pier Aldo Rovatti, in cui si raccolgono vari contributi di autori diversi, tutti afferenti alla stessa linea di riflessione.¹
Forse è utile chiarire il significato di questa espressione, anche per i non addetti ai lavori, in modo da allargare lo spazio della riflessione e comprendere meglio il tempo in cui viviamo.

domenica 24 settembre 2023

Nell'universo.

Post di Rosario Grillo.
 
Carlo Rovelli, Buchi bianchi
“Quest’idea mirabolante - la gravità è l’effetto della distorsione dello spazio e del tempo - è la teoria della relatività generale di Einstein. Un’idea semplicissima (come quella di Anassimandro) e sconcertante (come quella di Anassimandro) che mette in discussione qualcosa che ci sembrava ovvio: che la geometria di Euclide studiata a scuola, e che il tempo trascorra ovunque eguale” (Rovelli).
 
Dentro centotrenta pagine si può concentrare uno scrigno di temi di grande rilevanza? L’impresa riesce a Carlo Rovelli ed è il contenuto di Buchi bianchi, compendio delle sue ricerche astrofisiche. In quest’opera il fisico veronese narra la luce che si è accesa quando ha riconsiderato le prove d’indagine sull’interno dei buchi neri.
Lì prende forma l’intuizione ed è lì che si conferma la caratteristica che deve avere un’indagine scientifica: procedere per tentativi ed errori (1).
Quello di Rovelli, però, non è solo un libro di scienza. Si resta incantati a leggere i versi danteschi assunti da lui ed utilizzati a descrizione dello spirito e delle emozioni che lo muovono e lo accompagnano nei momenti della ricerca. Altra nota che va sottolineata è la fedeltà con la quale egli rispetta il profilo euristico, stravolgendo le regole grammaticali quando richiedono la maiuscola dopo il punto fermo. È la sottolineatura del carattere provvisorio di quanto si dichiara: specchio della momentaneità delle ipotesi. (2)

sabato 16 settembre 2023

Appello di oltre 60 studiosi sui danni del digitale a scuola.

Post di Gian Maria Zavattaro 
Immagini di Adrià Fruitós (qui il sito instagram).
 
Adrià Fruitós, Intelligenze artificiali
“Non si tratta di dichiarare guerra alla modernità, ma semplicemente di governare e regolamentare quel mondo virtuale nel quale, secondo le ultime stime, i più giovani trascorrono dalle quattro alle sei ore al giorno. Si tratta di evitare che si realizzi fino in fondo quella «dittatura perfetta» vaticinata da Aldous Huxley quando la televisione doveva ancora entrare in tutte le case e lo smartphone aveva la concretezza di un’astrazione fantascientifica: « Una prigione senza muri in cui i prigionieri non sognano di evadere. Un sistema di schiavitù nel quale, grazie al consumismo e al divertimento, gli schiavi amano la loro schiavitù». Giovani schiavi resi drogati e decerebrati: gli studenti italiani. I nostri figli, i nostri nipoti. In una parola, il nostro futuro”. (Indagine della Settima Commissione del Senato, comunicata alla presidenza il 14.6.2021”.)
(1)
 
💥 “Appello per un rigenerato umanesimo del terzo millennio rivolto a insegnanti, studenti, genitori, cittadini”: è il titolo di un articolo - non di grande evidenza - su Avvenire del 3 settembre, p. 6, a firma di Vito Salinaro. Poiché l’articolo rimandava al documento citato in epigrafe,  ho letto e riletto entrambi, dai quali attingo per tentare di formulare qualche riflessione.
L’appello è stato sottoscritto da oltre 60 studiosi di fama nazionale ed internazionale: invoca la “rinascita della scuola” sempre più soggetta a “logiche di aziendalizzazione e digitalizzazione pervasiva”, forzate dalle “élite al potere” che come obiettivo ultimo pongono “il pensiero unico e il trionfo della tecnocrazia”. Il Piano Scuola 4.0. intende accelerare il processo di digitalizzazione della didattica: “una scuola digitale, uno studente digitale, un insegnante digitale, una pedagogia digitale” (2).

venerdì 8 settembre 2023

Storia di Lorenzo, che salvò Primo Levi.

Post di Rossana Rolando.
Immagini di Adrià Fruitόs (qui il sito instagram)
 
💥 I senza nome.
Immagine di copertina di Adrià Fruitόs
Chi è affezionato all’opera di Primo Levi e ne ha letto le pagine, si immerge nel libro di Carlo Greppi dedicato a Lorenzo Perrone, il muratore fossanese che ha salvato la vita del grande chimico e scrittore, con commozione e gratitudine. Non solo per l’enorme rilevanza dell’amicizia di Primo Levi con Lorenzo – tanto che i due figli di Levi ne portano il nome – ma per Lorenzo stesso, vero protagonista del testo.¹
A questo proposito vorrei sottolineare la scelta operata da Carlo Greppi, nella sua ricerca storica, particolare perché rivolta ad un uomo “marginale”, di cui si sapeva ben poco e di cui era arduo scrivere una biografia.² Un operaio civile, non internato, non ebreo, libero, che lavorava per una ditta di costruzioni – la I.G. Farben – presso Auschwitz III (Monowitz). Di molti altri, come lui, non è rimasto nulla, non una riga nei libri di storia, sono tutti passati senza lasciare traccia nella memoria collettiva. Così è stato, è e sarà per la gran parte degli uomini e delle donne che solcano le strade di questo mondo e sono dimenticati nella “fisiologica dispersione della storia”.³

domenica 3 settembre 2023

L'oggi della Chiesa.

Post di Rosario Grillo.
 
Brunetto Salvarani, Senza Chiesa e senza Dio
Esperiamo nel nostro quotidiano la crisi della Chiesa. Vocazioni in vistoso calo con poca disponibilità di preti, calo vertiginoso dei praticanti con ripercussioni sul numero dei credenti, tiepidezza della fede fino a giungere alle soglie dell’ateismo, scandali dentro l’episcopato: i segni.
È varia e complessa la fenomenologia della crisi; l’opera di B. Salvarani (1) la descrive e spiega con lo scopo di studiare vie d’uscita. Cercando le cause, Salvarani punta sul generale fenomeno della secolarizzazione sotto l’insegna della “morte di Dio”, con tanto di disincanto del mondo cosparso del sale di un individualismo esasperato. Si destreggia, Salvarani, tra sociologia e teologia, rivelandosi accorto conoscitore di entrambe; vi aggiunge l’ecclesiologia.
Da quest’ultima vien fuori innanzitutto l’esportazione di Dio, cioè una reale “sostituzione”, perché le terre madri del Cristianesimo (dalla terra di Canaan a Gerusalemme all’Occidente intero) hanno perso terreno di fronte all’avanzata di Africa ed Asia, Oceania inclusa. Va detto inoltre che la tendenza, già prospettatasi negli anni sessanta, è stata interpretata e governata dai documenti approvati dentro il Concilio Vaticano II. Su questa via s’incontrano il problema delle relazioni con le altre religioni monoteiste (islamismo, ebraismo) e quello globale dell’ecumenismo che tocca il dialogo, a cominciare dai “separati in casa” (protestanti, ortodossi, ebrei).

martedì 29 agosto 2023

Péguy, lo spirituale nel tempo.

Post di Gian Maria Zavattaro.
Immagini tratte da Turi Distefano dalla mostra "Storia di un'anima carnale" (Meeting di Rimini, 2014).
 
Turi Distefano, mostra su Péguy
150 anni dalla nascita di Pèguy. Mounier e Pèguy: continuità di una presenza e testimonianza.
 
150 anni fa nasceva Pèguy (P): il meeting di Rimini gli ha dedicato una splendida mostra. Ho scoperto P. alla fine degli anni 60 mentre preparavo la tesi di laurea su Mounier (M.), che lo considerò suo maestro e ispiratore. Rapporto ideale, spirituale (M. aveva 9 anni quando P. morì in guerra nel 1914), essenziale e decisivo di tutto l’orientamento del suo pensiero ed azione: continuità di una medesima ricerca e di un medesimo impegno che si esprime in entrambi nel vivo senso dell’incarnazione, della fedeltà al reale, nell’appello alla mistica contro tutte le politiche. P. fu socialista prima di essere cristiano. M. fu cristiano prima di essere “socialista”. Tuttavia queste anteriorità rimandano ad una presa di coscienza unica: il personalismo di M. si inserisce nella linea del realismo spirituale di P. Mi pare anche di notare continuità profonda tra “l’ottimismo tragico” di M. e il “pessimismo” (così definito da alcuni) di P. Nelle vacanze natalizie del 1928 il giovane M. riscopre e approfondisce P. Contemporaneamente prende atto della propria incompatibilità con la carriera accademica di cui condanna il sapere astratto avulso dalla realtà (1). Scrive alla sorella nel maggio del 29: “Io vorrei comunicarti questa ebbrezza che sento ancora rileggendo certe cose di P.).  
Turi Distefano, mostra su Péguy
L’esigenza di comunicare agli altri la sua “rivelazione” si accompagna con il dialogo incessante con il suo pensiero (2). In questo stato d’animo pubblica nel 1931, in collaborazione con il figlio di P, La Pensée de Ch. Péguy (3): “P. non è morto, è solo incompiuto” scrive nella prefazione e sottolinea come P. prediliga della filosofia “le parole giovinezza e libertà, un clima più che una dottrina”. Lo colpisce il suo “lirismo”: non sentimento vacuo, ma il suo modo di esprimere intuitivamente la ricchezza del reale; non incapacità di pensiero ma espressione della “generosità” categoria della persona. “Si evochi la maniera di P., la sua minuzia prodiga, la sua gioia di salvare nel suo paradiso straripante la minima sfumatura, il minimo oggetto, la minima parola” (4).

martedì 22 agosto 2023

Maleducazione civile.

Post di Rossana Rolando.
Illustrazioni di Sergio Ingravalle (qui il sito instagram).
 
Sergio Ingravalle, Incolpare
💥 L’ossimoro con cui sono uniti due termini opposti – maleducazione e civile – è già in se stesso una provocazione ed è il titolo di uno dei capitoli del libro di Nicoletta Gosio Nemici miei.¹ L’autrice non si addentra volutamente nel complesso dibattito filosofico relativo al segno positivo o negativo del processo di civilizzazione (da Hobbes a Rousseau), ma fa notare come l’abitudine a pensare uniti educazione e convivenza civile - tanto che esiste una materia scolastica dal titolo Educazione civica – sia messa oggi a dura prova.
 
💥 Luoghi esemplari. La maleducazione è stata sdoganata e si è diffusa in tutti gli ambiti, senza ossequio a ruoli, competenze, specializzazioni…
Il penultimo capitolo del libro è dedicato alla sanità, con riferimento alla cosiddetta “medicina difensiva”, che moltiplica strategie – esami e visite specialistiche… - per evitare di affrontare direttamente un paziente sempre più diffidente e minaccioso, infarcito del presunto sapere proveniente dal “consulto dell’onnisciente dottor Google”.² Ma non è solo la sanità ad essere coinvolta. Chi lavora con il pubblico sa bene che la rottura del rapporto fiduciario ha inquinato tutti i settori. L’aggressività dei genitori verso le/gli insegnanti in difesa del figlio/a, in ogni caso e comunque, è un’esperienza comune, ancorché irragionevole e diseducativa.
La psichiatra Nicoletta Gosio assume come esempio di questo diffusa maleducazione la strada, citando l’uso del clacson ad ogni piè sospinto, gli insulti e i gesti volgari all’ordine del giorno.

giovedì 17 agosto 2023

Dei colori.

Post di Rosario Grillo.

Kandinsky, Sul bianco II, 1923
Kandinsky: «Il bianco, che è spesso considerato un non-colore (…) ci colpisce come un grande silenzio che ci sembra assoluto. È un silenzio che non è morto, ma è ricco di potenzialità».

 
È condivisibile l’ipotesi di P. Sloterdijk, che fa del grigio la coloritura della modernità? La sua “ suggestione”, argomentata (1) e documentata, addirittura sull’arco della storia, suscita in me dei dubbi, e, nello stesso tempo, mi catapulta nella complessa questione dei colori. 
Tuttavia, a fugar certe obiezioni, corre obbligo citare prima la zona grigia descritta da Primo Levi: “dai contorni mal definiti, che insieme separa e congiunge i due campi dei padroni e dei servi. Possiede una struttura incredibilmente complicata, e alberga in sé quanto basta per confondere il nostro potere di giudicare” (2). La precisazione del celebre “deportato” torinese condensa la sua specifica scienza, la chimica, con la fine espressione letteraria; essa descrive l’immensa area dei non schierati, dei conformisti, dei collaborazionisti del Potere che opprime. Con essa esterno la mia diffidenza della politica del “giusto mezzo”, teorizzata da F. Guizot nel 1848 e transitata nel “centrismo” dei nostri tempi (con tutte le sue sfumature).
Tema multidisciplinare, la dottrina dei colori, con implicazione di fisica, logica, psicologia, biologia, filosofia, storia dell’arte.

domenica 13 agosto 2023

La porta per uscire.

Post di Gian Maria Zavattaro.
Illustrazioni di Giulia Pintus (qui il sito instagram)
 
Giulia Pintus, L'anima della festa
Nessuno è solo
“In questo stesso istante c’è un uomo che soffre,
un uomo torturato solo perché ama la libertà.
Ignoro dove vive, che lingua parla,
di che colore ha la pelle, come si chiama,
ma in questo stesso istante, quando i tuoi occhi leggono
la mia piccola poesia, quell’uomo esiste, grida,
si può sentire il suo pianto di animale perseguitato
mentre si morde le labbra per non denunciare
i suoi amici. Lo senti?
Un uomo solo grida ammanettato,
esiste in qualche posto.
Ho detto solo? Non senti, come me,
il dolore del suo corpo ripetuto nel tuo?
Non ti sgorga il sangue sotto i colpi ciechi?
(José Augustin Goytisolo,1928-1999, poeta e scrittore spagnolo del “Gruppo catalano”, traduttore di Pavese, Quasimodo, Pasolini).
 
In questo nostro mondo miliardi di persone viventi formano un tentacolare gigantesco turbinio, stranamente affascinante e conturbante: intreccio ambivalente  di anonime storie di solitudini e di quotidiani gesti di fraternità, compresenza di tante disperazioni individuali e di altrettante speranze,  misterioso  spettacolo di  vortici di lutti e di gioie spensierate. Umanità  che si agita in balia  di una febbre oscura dove tutto passa: guerra, pace, amore, rabbia, speranza, disperazione…
Eppure, a ben vedere, ognuno di noi  può sempre aprire squarci di luce, ritagliare spazi e tempi dove  incontrare volti non anonimi, tendere mani  per insieme sperare. 

domenica 6 agosto 2023

Come d'aria. Ada d'Adamo e la domanda sulla vita.

Post di Rossana Rolando.
 
Copertina di Alfredo Favi
💥 Come d’aria è un libro che pone domande filosofiche, senza esplicito intendimento e senza tecnicismi. Questo lo rende diverso rispetto ad altri pur rispettabilissimi racconti sulla disabilità. E’ un testo di memorie, ma anche un saggio - sulla vita e sulla morte - che ha perso la freddezza della pura analisi teoretica per incarnarsi nel vissuto. Per questo emoziona molto. Tocca i poli opposti ed estremi del vivere: “il dolore che è necessario raccontare per sottrarsi al suo dominio”, ma anche “la grazia nella quotidiana chiamata alla vita”.¹
 
💥 Ha vinto il premio Strega 2023 quando l’autrice era morta da pochi mesi a causa di un tumore scoperto ormai in fase di metastasi diffuse. Il premio lo ha ritirato il marito, Alfredo Favi. Si sono sposati nel periodo del covid, dopo una lunga convivenza fatta di molte distanze, finalmente “ritrovati” nel tempo sospeso della chiusura forzata indotta dall’emergenza sanitaria.
Di lui è l’immagine posta in prima di copertina: il corpo nudo e fragile di una giovane donna che si appoggia alla carezza di una figura femminile ripiegata su di lei, tutt’uno con lei. Esprime bene il rapporto di intimità dei corpi che supplisce l’impossibilità di ogni altra forma di comunicazione e la relazione di totale dipendenza.²

martedì 1 agosto 2023

Una teologia "senza cattedra".

Post di Rosario Grillo.
 
Andrej Rublёv, Trinità
Le vie della fede sono infinite, infinite, immagino, le vie della rivelazione.
Questa volta parlo della rivelazione con accento personale, riferendomi alla rivelazione ricevuta dal libro di Michela Murgia. Fin qui avevo seguito la scrittrice come personaggio pubblico, senza soffermarmi sui suoi romanzi e scritti. Nella fortuna di un dono ricevuto ho letto di recente il suo God save the queer (1) e voglio condividere le sensazioni avute. Anticipazione: la rivelazione è innanzitutto: quella di una persona “quadrata” e di solida fede.
 
Il femminismo.
Non si può avere la pretesa di racchiudere in poche righe la storia del femminismo. Meglio dedicarsi a spiegare sinteticamente la causa. Si trova nella oggettiva discriminazione sociale, ed anche qui non vado ad eseguire un’argomentazione lunga e complessa. Di certo, eludendo il quesito antropologico-storico sulle origini del matriarcato, sul passaggio al patriarcato, si documenta tutt’ora uno stato di disparità. Conta di più mettere in chiaro che in esso è incistata un’ingiustizia, annodata a molteplici fili e distribuita per diversi rami.

giovedì 27 luglio 2023

Corresponsabilità.

Post di Gian Maria Zavattaro.
Immagini di Lesley Oldaker (qui il sito instagram).

Lesley Oldaker, Vortice
“Questa è forse l’unica reale possibilità che abbiamo …avere una vocazione
noi stessi, conoscerla, amarla e servirla con passione:
perché l’amore alla vita genera amore alla vita”
(Dalla lettera a Natalia Ginzburg di Maria D’Asaro, Una sedia nell’aldilà, p.135, ed. Diogene Multimedia, giugno 2023).
 
“La libertà senza assunzione di responsabilità è una patetica farsa” (M. Buber).
 
Questo post ha senso solo se insieme ci sforziamo di liberarci dai nostri preconcetti- pregiudizi (“concepiti- formulati prima di effettiva conoscenza”): luoghi comuni dispensati dagli orchestratori e le truppe cammellate dei social. Viviamo nella “società globale complessa” ricca di ambivalenti possibilità e promesse, incertezze e insicurezze: frantumazione delle ideologie forti ed IA supertecnologica; ridondanza delle informazioni, incomunicabilità; solitudine, social; nuove libertà, fuga dalla libertà; nuove ricchezze (a seguito del covid e delle guerre) e nuove povertà (non solo i diseredati, ma tutti coloro che non reggono il vortice della neotecnologia); un nuovo rapporto con il tempo, la storia, la memoria, il tutto condensato dal febbrile ritornello “non ho tempo”.
Nel tumulto estivo delle guerre e delle migrazioni forzate, della globalizzazione dell’indifferenza estiva, dell’afa e sconquasso climatico, vorrei provocare con 3 ridicole domande: Pensiamo? Accogliamo? Viviamo da corresponsabili?

martedì 25 luglio 2023

In memoria di Marc Augé.

Riportiamo, in questo post, tre interventi di Gian Maria Zavattaro, pubblicati in diverse date su questo blog, riguardati testi di Marc Augé, il filosofo e antropologo francese morto ieri all'età di 87 anni.
 
Marc Augé, fotografia di Charles Mallison
Secondo M. Augé “le nuove paure” non sono poi tanto nuove se non per il fatto che si diffondono istantaneamente e dappertutto ed ognuno di noi si trova ad essere ovunque e da nessuna parte. I motivi per avere paura sono diversissimi, legati a mille variabili individuali e collettive. Altrettanto eterogenea è la tipologia delle paure: indotte dall'ignoranza (la più temibile per Augé), dedotte dalla conoscenza (“o più esattamente dal fatto di sapere di non sapere”) (1), paure da ricchi e paure da poveri, dettate dalle enormi divergenze di interessi sul piano sociale ed economico, che “incutono paura le une alle altre: paure delle paure, paure al quadrato in un certo senso” (2). E tutte si contagiano, si sommano, si influenzano a vicenda generando panico e angoscia: il “groviglio della paura”. (3)
 
Ho letto in questi giorni, anzi ho finito di rileggere, due saggi di M. Augé. Dico subito che molte cose non mi hanno convinto, men che meno la sua fastidiosa pregiudiziale ostilità verso la religione ed in particolare la fede cristiana (qualcuno ricorderà il suo parodistico e dissacrante pamphlet “Le tre parole che cambiarono il mondo”, edito lo scorso anno...). 
 
Parlare della bicicletta in molte città è come gridare nel deserto. In un articolo  de “La Stampa” del 12 gennaio scorso, a firma di F. Amabile,  si narrava quanto sta succedendo nella  caput mundi, dove l’inquinamento è alle stelle, le targhe alterne non risolvono nulla e l’unica soluzione sarebbe quella di non prendere l’auto ma la bici. E così alcune persone anonime hanno deciso di fare qualcosa che la legge considera reato penale: la domenica mattina, quando il traffico è poco, nei tratti di strada più pericolosi – strettoie,  tunnel, cavalcavia – dipingono percorsi ciclabili, a salvaguardia dei ciclisti. Il comune cancella le strisce e loro le ridipingono... Eppure ciò che  fanno non costerebbe molto all’amministrazione, evidentemente troppo distratta da ben altri problemi.

venerdì 21 luglio 2023

Viaggio. Lubiana e altro.

Se ti dico che la città cui tende il mio viaggio è discontinua nello spazio e nel tempo, ora più rada ora più densa, tu non devi credere che si possa smettere di cercarla. Forse mentre noi parliamo sta affiorando... (Italo Calvino, Le città invisibili).

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Lubiana, capitale della Slovenia (stato indipendente dal 1991, nell'Unione europea dal 2004).

Fiume Ljubljanica

Ponte dei draghi

Ponte con lucchetti, sulla Ljubljanica

Passeggiata lungo la Ljubljanica

martedì 11 luglio 2023

Lettere nell'aldilà.

Post di Rossana Rolando

Fotografia di Maria D'Asaro

Una sedia nell’aldilà, il libro appena uscito di Maria D’Asaro¹, è una raccolta di lettere immaginarie scritte a persone che non ci sono più (anche un animale), ma che, nello stesso tempo, ci sono ancora, perché sono entrate a far parte dell’orizzonte mentale e affettivo dell’autrice: alcune conosciute direttamente, altre, più spesso, incontrate in modo indiretto, attraverso scritti e testimonianze. In ambedue i casi, si ricordano, lungo le pagine, le occasioni, i momenti, le concomitanze per cui certi volti sono emersi dallo sfondo opaco della storia anonima o pubblica, per entrare nello spazio intimo della vita privata, come interlocutori segretamente eletti. Così, per esempio, si apre la prima lettera al conterraneo Peppino Impastato: “Quando ti hanno ammazzato avevo vent’anni. Ero tutta casa, chiesa e università”.²
💥 Ecco quindi la prima notazione: leggendo si rimane convinti del fatto che il mondo delle relazioni può infrangere la cortina della morte e allargarsi al regno dell’oltre, in un colloquio che non conosce confini spaziali e temporali.