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domenica 24 settembre 2023

Nell'universo.

In "Buchi bianchi", Carlo Rovelli narra la luce che si è accesa quando ha riconsiderato le prove d’indagine sull’interno dei buchi neri.
Post di Rosario Grillo.
 
Carlo Rovelli, Buchi bianchi
“Quest’idea mirabolante - la gravità è l’effetto della distorsione dello spazio e del tempo - è la teoria della relatività generale di Einstein. Un’idea semplicissima (come quella di Anassimandro) e sconcertante (come quella di Anassimandro) che mette in discussione qualcosa che ci sembrava ovvio: che la geometria di Euclide studiata a scuola, e che il tempo trascorra ovunque eguale” (Rovelli).
 
Dentro centotrenta pagine si può concentrare uno scrigno di temi di grande rilevanza? L’impresa riesce a Carlo Rovelli ed è il contenuto di Buchi bianchi, compendio delle sue ricerche astrofisiche. In quest’opera il fisico veronese narra la luce che si è accesa quando ha riconsiderato le prove d’indagine sull’interno dei buchi neri.
Lì prende forma l’intuizione ed è lì che si conferma la caratteristica che deve avere un’indagine scientifica: procedere per tentativi ed errori (1).
Quello di Rovelli, però, non è solo un libro di scienza. Si resta incantati a leggere i versi danteschi assunti da lui ed utilizzati a descrizione dello spirito e delle emozioni che lo muovono e lo accompagnano nei momenti della ricerca. Altra nota che va sottolineata è la fedeltà con la quale egli rispetta il profilo euristico, stravolgendo le regole grammaticali quando richiedono la maiuscola dopo il punto fermo. È la sottolineatura del carattere provvisorio di quanto si dichiara: specchio della momentaneità delle ipotesi. (2)
Buco nero (EHT Collaboration)
Il fuoco centrale è dunque dato da una passione di studio che lo indirizza ai buchi neri. Come di norma, abbiamo schieramenti contrapposti nella compagine accademica, con Rovelli associato ai fautori dei buchi neri. Su questo binario egli fa correre un’idea di universo in disequilibrio dal momento iniziale del big bang. Sono le equazioni che Einstein approntò per il principio di relatività a consentire la descrizione della formazione e sostanza dei buchi neri. “Non aveva il coraggio [Einstein] di credere nelle strane implicazioni della sua stessa teoria. Masse così concentrate esistono, oggi lo sappiamo. Ce ne sono miliardi di miliardi nel cielo. Sono i buchi neri”(3).
La conferma, con prova empirica, arriva poi puntuale, quando, in virtù della potente tecnologia, abbiamo ricevuto l’immagine di un buco nero. (4) La scoperta nel continuum è quella dei buchi bianchi derivata dall’intuizione, combinata tra Rovelli ed Hal, ricavata dall’interno del buco nero, dove si crea un effetto tunnel per il quale (dentro il quale) il tempo cambia direzione, si ha un rimbalzo e quindi un’uscita dal buco bianco.
Siamo davanti alla dissipazione, che avviene per via di un’esplorazione diversa dal tradizionale approccio al fattore entropico. Rovelli conduce il discorso nella forma del viaggio di un novello Ulisse dantesco riuscendo a condividere l’emozione dell’assottigliamento (che interessa il buco nero) fino al limite dell’orizzonte (5). In questo frangente, il tempo si capovolge. Sulla sua soglia, l’accadere è così lento…ovvero la percezione interessa durate millenarie. L’esempio - quale miglior strumento letterario della metafora? - è il pallone che rimbalza e, al limite, buca la parete. (6)
Ricreazione di un buco bianco (Autore Baperookamo)
Saltano le abituali coordinate… ed il concetto di tempo si rilegge nella dimensione della
degradazione. (7)
Tra le coordinate, pure lo spazio perde la caratteristica di nostra abitudine – continuità - ed assume quella della granularità. Si apre lo scenario per riconsiderare un po’ tutto e dare nuova interpretazione ai temi classici.
Il pensiero, ad esempio. Rientra nella casistica della dissipazione e partecipa della legge della irreversibilità. “Non avremmo sensi, perché i sensi registrano, cioè sono memorie. Quindi non funzionano in una situazione di equilibrio. Non potremmo ascoltare musica, perché la musica esiste nella nostra testa in quanto ricordiamo le note precedenti. Non esisteremmo come esseri pensanti e senzienti.
È perché per pensare è necessario il disequilibrio che ci è così naturale pensare a un tempo orientato e così difficile accettare l’idea che l’orientazione del tempo non sia fondamentale. Il tempo nel nostro pensiero è esso stesso un fenomeno irreversibile. Perché noi siamo fenomeni irreversibili”(8).
Memoria, sensi, causalità trovano spiegazione in quest’economia.
Della causalità, nello specifico, dobbiamo dar atto a Spinoza, alla sua ordo et connexio rerum che sposta all’indietro, alla prima origine, la Sostanza, la Causa. Mettendola nel verso empirico, potremmo prendere parte per Hume che suggeriva al posto del hoc propter hoc un hoc post hoc.
La chiave cosmologica è che il tempo ha una direzione; non nel senso finalistico- escatologico, ma in quello della irreversibilità.
I fenomeni, dentro il buco nero, ci informano che l’orizzonte, la nostra soglia limite, viene oltrepassata (avviene come nell’illusione del tramonto del sole). Alla nostra stregua, debitrice dei calcoli improntati alle equazioni di Einstein, si capovolgono i simboli, ovvero immaginiamo il capovolgimento del tempo.
Sconvolgente, con nostra sorpresa, la rilettura del passato e del futuro, in questa logica di pensiero, a salvaguardia della nostra libertà, dell’indeterminatezza del futuro.
A chiosare, indirettamente, l’eterno, ovvero il senza tempo. (9)

Note

(1) L’epistemologia, dal modello di Popper, acquisisce un modo di procedere problematico, lontano da essere apodittico e vicino al revisionismo continuo.
(2) Rovelli dichiara in conseguenza di essere alla quinta stesura del testo.
(3) Buchi bianchi, Adelphi, p.2
(4) Vedi allegata foto.
(5) P.98, “L’errore è che entrambi gli argomenti contano solo le componenti del buco nero che possono essere rilevate dall’esterno fintantoché il buco nero resta tale. Queste sono le componenti che risiedono sull’orizzonte”.
(6) “Ripensiamo al pallone che rimbalza per terra. Ho scritto che rimbalza verso l’alto muovendosi come nel percorso di caduta, visto al contrario nel tempo. Ma questo non è esattamente vero. L’attrito dell’aria rallenta la caduta e rallenta anche la risalita, il rimbalzo per terra non è mai perfettamente elastico: lascia un’impronta. Questi sono fenomeni irreversibili. Fanno sì che il pallone dissipi energia in calore. La salita dopo il rimbalzo non è esattamente uguale alla caduta: non torna all’altezza da dove è iniziata la caduta. Il rimbalzo del pallone, in altre parole, è un fenomeno reversibile solo in prima approssimazione. Visto meglio, intervengono anche fenomeni irreversibili che fanno sì che l’intera storia non sia davvero simmetrica nel tempo: passato e futuro sono differenti”.
(7) P.92 “Un buco nero emette calore come una stufa calda e Stephen ne ha calcolato la temperatura. Il calore irradiato porta via energia. Il buco nero perde energia e quindi perde gradualmente massa (la massa è energia), diventa sempre più leggero, sempre più piccolo; l’orizzonte rimpicciolisce. In gergo si dice che il buco nero ‘evapora’ "
(8) Ivi p.121
(9) Rovelli non esplicita, ma l’implicanza è appunto nel senso della creazione continua.
 
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