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venerdì 8 settembre 2023

Storia di Lorenzo, che salvò Primo Levi.

Un uomo di poche parole. La storia di Lorenzo, raccontata da Carlo Greppi.
Post di Rossana Rolando.
Immagini di Adrià Fruitόs (qui il sito instagram)
 
💥 I senza nome.
Immagine di copertina di Adrià Fruitόs
Chi è affezionato all’opera di Primo Levi e ne ha letto le pagine, si immerge nel libro di Carlo Greppi dedicato a Lorenzo Perrone, il muratore fossanese che ha salvato la vita del grande chimico e scrittore, con commozione e gratitudine. Non solo per l’enorme rilevanza dell’amicizia di Primo Levi con Lorenzo – tanto che i due figli di Levi ne portano il nome – ma per Lorenzo stesso, vero protagonista del testo.¹
A questo proposito vorrei sottolineare la scelta operata da Carlo Greppi, nella sua ricerca storica, particolare perché rivolta ad un uomo “marginale”, di cui si sapeva ben poco e di cui era arduo scrivere una biografia.² Un operaio civile, non internato, non ebreo, libero, che lavorava per una ditta di costruzioni – la I.G. Farben – presso Auschwitz III (Monowitz). Di molti altri, come lui, non è rimasto nulla, non una riga nei libri di storia, sono tutti passati senza lasciare traccia nella memoria collettiva. Così è stato, è e sarà per la gran parte degli uomini e delle donne che solcano le strade di questo mondo e sono dimenticati nella “fisiologica dispersione della storia”.³
Non a caso il filosofo Walter Benjamin affermava: “E’ più difficile onorare la memoria degli uomini senza nome che non quella degli uomini famosi e celebrati”. Più difficile perché non si dispone di fonti e documentazioni, essendo queste legate generalmente agli avvenimenti del passato che hanno inciso in positivo o in negativo nella vita collettiva. E’ quindi possibile occuparsi dei “senza nome”, scrivendo una storia “dal basso”, definita anche “microstoria”, solo se si dispone di dati sufficienti per farne il centro di un’indagine storiografica. Penso, per esempio, al mugnaio di Carlo Ginzburg di cui non si saprebbe nulla se egli non fosse incappato nelle maglie feroci dell’Inquisizione e non fosse registrato negli archivi relativi agli interrogatori dei processi.
In altro modo, Lorenzo Perrone è potuto emergere dal silenzio e riavere un nome, solo perché ha incontrato Primo Levi che lo ha ricordato ripetutamente nei suoi scritti e nei suoi discorsi.
 
💥 Un uomo di poche parole.
Immagine di Adrià Fruitόs
Lo stesso Lorenzo non era interessato a lasciare traccia di sé, per passare alla storia. Era un uomo schivo, abituato a fare più che a parlare. Leggiamo più volte nel libro di Greppi quanto afferma Levi: “Dare una mano a chi ne aveva bisogno era per lui il primo principio da perseguire; fare colpo sugli altri l’ultimo”.
Proprio perché, la sua fondamentale persuasione era che “sì è al mondo per fare del bene, non per vantarsene”.
Luigino Bruni ha evidenziato, nella sua bella recensione al prezioso saggio di Greppi, il legame tra il lavoro fatto bene - i muri diritti che Lorenzo tirava su per dignità professionale, non per obbedienza ai tedeschi di cui detestava la lingua, il cibo, la guerra… - e l’azione buona compiuta perché era giusto farlo, senza alcun altro motivo, costi quel che costi.
Nel 1998 Lorenzo veniva inserito tra i Giusti delle nazioni, proprio per onorare la dirittura morale che lo aveva portato ad uscire dalla schiera degli indifferenti e a cercare di fare qualcosa – rischiando di essere a sua volta internato - per quegli uomini resi schiavi degli schiavi (Primo Levi scoprirà solo dopo il suo ritorno da Auschwitz di non essere stato l’unico ad aver ricevuto aiuto da Lorenzo. Altri, anche non italiani, ebbero la sua protezione).
“Fu come una goccia che ogni giorno – ogni giorno – cadeva”, almeno fino a quando riuscì a fare il bene, unica sua ragione per vivere.¹
 
💥 Luce che brilla nel buio.
Immagine di Adrià Fruitόs
Tra il grigio qualcosa brillava sempre… “una persona amica”. Egli ebbe la capacità di spuntare “le armi della notte”.
¹¹
Fu proprio il bene del tutto gratuito, senza richiesta di contraccambio, il suo “modo così facile e piano di essere buono”,¹² a renderlo luminoso agli occhi di Levi, fino a segnare per sempre la sua vita. In Se questo è un uomo (e poi ne Il ritorno di Lorenzo, ne I sommersi e i salvati e in varie interviste) è chiara la convinzione dell’autore di essere stato da lui salvato non solo materialmente (un pezzo di pane e gli avanzi del suo rancio ogni giorno per sei mesi, tra il giugno 1944 e il dicembre 1944),¹³ ma soprattutto umanamente, permettendogli di rimanere aggrappato all’idea di un bene ancora possibile, nonostante la potenza degradante del male: “la sua umanità era pura e incontaminata, egli era al di fuori di questo mondo di negazione”¹. A Levi che - insieme al suo amico Alberto - si domandava come sdebitarsi, Lorenzo rispondeva: “Non ho chiesto niente. Quando una cosa è da fare, si fa”.¹
 
💥 Note.
1.Il libro di Carlo Greppi si intitola Un uomo di poche parole. Storia di Lorenzo che salvò Primo, edito da Laterza, nel marzo 2023. I due figli di Primo Levi sono Lisa Lorenza e Renzo. A Lorenzo Perrone, su questo blog, ho dedicato un post qualche anno addietro: qui il link.
2. Carlo Greppi, Un uomo di poche parole, cit., pp. 228-229.
3. Ibidem, p. 79.
4. Walter Benjamin, Sul concetto di storia, Einaudi, Torino 1997, p. 77.
5. Il riferimento è al libro di Carlo Ginzburg, Il formaggio e i vermi, Adelphi, Milano 2019.
6. Carlo Greppi, Un uomo di poche parole, cit., pp. 68-69.
7. Ibidem, p. 186.
8. Cfr. qui.
9. Carlo Greppi, Un uomo di poche parole, cit., p. 85.
10. Ibidem, p. 212.
11. Ibidem, p. 115 e p. 133.
12. . Ibidem, p. 144.
13. Lorenzo regalò anche la sua maglia a Primo Levi ed inviò cartoline ai parenti di Levi per suo incarico. Cfr. ibidem, p. 136, 110, 113 e 128-129.
14. Ibidem, p. 144.
15. Ibidem, p. 94.

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8 commenti:

  1. “la sua umanità era pura e incontaminata, egli era al di fuori di questo mondo di negazione”. Si racchiude qui l’essenziale, dove è e sarà perenne la differenza tra il bene sorgente da umanità pura ed il Nichilismo violento e demolitore.
    Stringata, senza concessioni al superfluo e tanto meno al panegirico, la tua rappresentazione, caro Gian Maria. Un abbraccio 👏✨🍀🤗Rosario

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  2. Cara Rossana, mi tocca e mi commuove questa recensione. Mi sono innamorata di Lorenzo immediatamente leggendo 'Se questo è un uomo' . In 'Una sedia nell'aldilà' cito le parole luminose e grate di Primo Levi verso di lui... Grazie di cuore. Un abbraccio.

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  3. P.s. ottimo anche il tuo post del gennaio 2018. Grazie.

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    1. So bene che Primo Levi è un "tuo" autore (così come lo è per me). Grazie Maria, un abbraccio.

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  4. "I muri diritti che Lorenzo tirava su per dignità professionale..." Basterebbe questo a indicare la bellezza e la dirittura morale di una persona! Grazie di questo post sempre illuminante, cara Rossana, e un caro abbraccio!

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  5. Grazie a te, Annamaria. Sì, l'immagine del lavoro fatto bene, "diritto", è già indice di un gusto per le cose che si devono fare secondo una regola, obbedendo ad un "dover essere" che poi si trasferisce anche in campo etico. Un caro abbraccio.

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