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sabato 4 giugno 2022

Referendum giustizia: sì o no, pro o contro?

I quesiti referendari, uno per uno. Ragioni a favore del sì e del no.
Post di Rossana Rolando.

James Ensor, Il giusto giudice, 1892
In questo post presento alcune analisi, volutamente prive di qualsiasi tecnicismo, sull’imminente convocazione elettorale: da una parte per contribuire a fare chiarezza in chi ne avverte il bisogno, dall’altra parte, nella convinzione che il voto sia sempre un momento da prender sul serio, come cittadini e cittadine (anche se i quesiti referendari in questione toccano materie effettivamente molto tecniche e complesse).
 
Come sappiamo, domenica 12 giugno 2022, si vota per il referendum sulla giustizia, articolato in cinque quesiti, con schede di colore diverso. In ciascuno di essi si chiede se si vuole cancellare (abrogare) una parte degli articoli di legge in questione: chi vota no ritiene che tutto debba rimanere com'è, chi vota sì vuole che vengano eliminate le parti in causa. Il referendum è vincolante se va a votare, in modo valido, il 50% + 1 (quorum).
 
💥Primo quesito. Scheda rossa.
Riguarda l’incandidabilità e il divieto di ricoprire cariche elettive e di Governo in seguito a sentenze definitive di condanna. Si chiede di abrogare la legge Severino (Decreto legislativo 235 del 2012), che prevede l’incandidabilità a cariche pubbliche (o la decadenza da esse) per chi ha commesso reati - la cui pena è il carcere - con condanna definitiva.
Le ragioni del sì:
Si ritiene che la legge Severino predisponga un eccessivo automatismo - che non prende in considerazione i casi particolari – stabilendo, in modo rigido, la corrispondenza tra determinate pene e l’interdizione dalle cariche politiche. Preferibile sarebbe la disposizione del giudice, caso per caso.
Le ragioni del no:
Si è convinti che la legge Severino abbia stabilito un principio inderogabile – di condanna della corruzione e di moralità pubblica - per chi voglia ricoprire cariche politiche.
 
💥Secondo quesito. Scheda arancione.
Misure di custodia cautelare, prima della condanna definitiva.
Le ragioni del sì.
Si sottolinea che la pena deve essere inflitta solo una volta espressa la condanna definitiva dell’imputato. Le misure cautelari (carcere preventivo), previste in casi particolari (manomissione delle prove, ripetizione del reato, possibilità di fuga), sono diventate un abuso da parte del giudice e quindi si richiede che vengano abolite per i reati minori (non per i più gravi).
Le ragioni del no.
Le misure cautelari sono già previste dalla legge solo in determinati casi. Quindi l’abuso non dipende dalla legge, ma dalla sua applicazione. In alcune situazioni, inoltre, tali misure riguardano non solo il carcere, ma anche altre disposizioni necessarie per proteggere la vittima da eventuali violenze.
 
💥Terzo quesito. Scheda gialla.
Separazione delle funzioni dei magistrati: passaggio dalla funzione giudicante (giudice vero e proprio) alla funzione requirente (accusa) e viceversa.
Le ragioni del sì.
Nel sistema oggi in vigore, i magistrati che hanno svolto funzione requirente (pm, indagini) possono diventare giudici e poi tornare ad essere pm (passaggio previsto per 4 volte). Questo crea una confusione di ruoli sovrapposti, andando a costituire legami tra pm e giudice che possono compromettere la funzione super partes dello stesso giudice. Quindi è bene che, ad inizio del suo percorso, ciascun magistrato decida se intraprendere la carriera di requirente o di giudice.
Le ragioni del no.
E’ utile, nella esperienza del magistrato, avere svolto entrambi gli incarichi e, quindi, avere la consapevolezza dell’intera funzione della Magistratura.

💥Quarto quesito. Scheda grigia.
Competenze dei membri laici (non magistrati, ma avvocati e professori universitari) nei Consigli giudiziari.
Le ragioni del sì.
La valutazione dell’operato dei magistrati spetta oggi ai soli membri togati (altri magistrati) dei Consigli giudiziari ed è quindi quasi sempre molto positiva (autoreferenzialità della Magistratura). Per una più equa considerazione, sarebbe opportuno che esprimessero il loro parere i membri non togati ovvero avvocati e professori universitari.
Le ragioni del no.
Se la valutazione dei magistrati fosse affidata sia ai magistrati, sia ai professori universitari e agli avvocati, non vi sarebbe la sufficiente serenità. In particolare, gli avvocati verrebbero condizionati dall’operato del giudice - magari in seguito a contrasti nel corso di un processo – e i giudici non sarebbero più liberi di agire di fronte a coloro che sono, a loro volta, incaricati di esaminare la loro professionalità.

💥Quinto quesito. Scheda verde.
Elezione del Consiglio superiore della Magistratura (CSM), organo di autogoverno dei giudici (costituito da ventisette membri: tre di diritto; sedici togati, eletti dai magistrati e otto laici, scelti dal Parlamento).
Le ragioni del sì.
Oggi, i membri togati, per candidarsi al Consiglio Superiore della Magistratura, debbono avere dalle venticinque alle cinquanta firme di sostegno. A fronte delle forti correnti politiche interne alla Magistratura, chi è per il sì, ritiene che debba essere possibile candidarsi alla carica di magistrato nel CSM anche senza alcun sostegno (quindi senza le venticinque/cinquanta firme).
Le ragioni del no.
Se le correnti sono forti, lo saranno anche indipendentemente dalla raccolta delle firme per essere candidati. Chi non è sostenuto da una corrente non ha comunque possibilità di essere eletto.

6 commenti:

  1. Sono Rosario. Mi dichiaro in sintonia con la decisione di pubblicare il post a carattere informativo.
    Includo personali considerazioni, che vogliono mettere in risalto lo stato artificioso, forse voluto e comunque in essere, di molte questioni afferenti la giustizia. Una materia - non è l’unica, purtroppo - lasciata a “ marcire” dal parlamento. Le cause si annidano in una “prova di forza “, di lungo corso, tra potere legislativo e potere esecutivo, aggravate da un latente conflitto di interessi, a partire dai governi Berlusconi. Nello stesso tempo, si profila una dimensione più larga del conflitto, che deriva dalle “ resistenze alla democrazia più partecipata”, dall’ incombere della cosiddetta post democrazia.
    In questa condizione si traccheggia con lo strumento del referendum. Nello specifico, affidare una materia molto complessa, quale la giustizia, al consulto popolare, a me sembra andare sulla falsariga del populismo..

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  2. Ciao Rosario, sono d'accordo con te, in toto.
    Ho pensato questo post in chiave didattica, ancora una volta, per aiutare i ragazzi a capire.
    Mi sta cuore il fatto che ci sia la consapevolezza dell'importanza del voto in sé - frutto di lotte e conquiste, imprescindibile esercizio democratico di partecipazione - nonostante le molte riserve sull'origine del referendum e sul merito dei quesiti.
    Grazie.

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  3. Grazie di questa tua chiarezza cara Rossana! Ne avevo bisogno.
    Un abbraccio grande!

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  4. Sono contenta che sia abbastanza chiaro. Un abbraccio a te!

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  5. Esemplare, a livello didattico e civico in senso lato. Grazie.

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