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sabato 9 settembre 2017

Anch'io voglio bene al papa.

Don Primo Mazzolari esprime pensieri sulla figura del papa che possono valere ben al di là del suo tempo ed essere applicati all'oggi della chiesa di papa Francesco.
Post di Gian Maria Zavattaro 
Immagini tratte dall'opera di Guido di Graziano, Dossale di San Pietro. 

Primo Mazzolari, 
Anch'io voglio bne al papa
Don Primo Mazzolari (1890-1959) -  sacerdote, partigiano e scrittore -  è stato un coraggioso testimone del Cattolicesimo italiano prima del Concilio Vaticano II, di cui ha anticipato molte istanze legate  soprattutto alla “Chiesa dei poveri” e al “dialogo con i lontani”. Recentemente papa Francesco ha voluto recarsi a pregare presso il suo sepolcro a Bozzolo e poi da don Milani a Barbiana, entrambi sempre schierati dalla parte dei poveri, degli ultimi e degli oppressi. Ebbene proprio in queste ultime settimane da parte di certi giornali e certi siti  è stata sferrata una campagna senza precedenti volta a delegittimare il papa. Allora ho sentito il bisogno di  rileggere in questi giorni “Anch’io voglio bene al papa” di don Mazzolari (nella 3° ed. del ’78, Centro editoriale Dehoniano di Bologna; la prima è del ‘42, ed.Vittorio Gatti), scoprire  la sua fedeltà e devozione non solo al papa del suo tempo (per lui Pio XII, per noi Francesco) ma “al papa di ogni tempo” (1), in quanto successore di Pietro e come Pietro pietra e cuore. Lettura volutamente selettiva.

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Don Mazzolari scrive nel 1942, in pieno conflitto mondiale e non ha mai nascosto l’avversione al fascismo, la condanna dell’immoralità della guerra, il bisogno di rinnovamento. Ottiene facilmente l’imprimatur ecclesiastico, mentre il via libera della censura si fa lungamente attendere. Il libro ebbe allora due sole recensioni (2), mentre dalla curia di Brescia aleggiava il non gradimento di certi ambienti vaticani.
Guido di Graziano, Chiamata di San Pietro, 
particolare del Dossale di San Pietro
“Anch’io voglio bene al papa”: un bene diverso da altri voler bene, quelli servili. “Anch’io” è la protesta di chi vede il Vaticano fatto Getsemani e scorge sul volto del papa i segni dell’”agonia della guerra”, “le stimmate del Signore”, perché “la frattura della cristianità è come crocifissa in lui”(3).  “Si ama col cuore che si ha, se uno ce l’ha. E a prestito di cuore è inutile andare”, perché “anche il papa ha bisogno di figliuoli che gli vogliano bene alla buona, l’unica maniera per volere bene veramente, che gli obbedissero in piedi e che in piedi gli diano mano a portare la grossa croce che ha nel cuore e sulle spalle” (4).
Ogni papa è come S. Pietro: uomo e pietra. Non si nasce pietra, si diventa; la pietra non si improvvisa, viene costruita sul materiale di Simone. Cristo ne ha fatto una pietra che la grazia scalpella intride disegna scolpisce, anche se non tutto è subito trasformato in grazia: qualcosa dell’umano resta, “perché gli uomini riconoscano che solo Cristo è vita verità via”. Ma la pietra non si piega: persecuzioni e potenze dell’inferno non la potranno vincere (5).
Guido di Graziano, Liberazione di San Pietro dal carcere, 
particolare del Dossale di San Pietro
A Simone divenuto Pietro per volontà di Cristo per tre volte Gesù chiede se lo ama. Cristo non solo ha saldato una roccia in Simone, ha preso in mano il suo cuore: “Un pastore è pietra e cuore”(6) e le pecorelle hanno bisogno di un cuore. “La Chiesa è in queste due realtà: cuore e pietra. Chi separa l’una e l’altra commette un orribile sacrilegio. Nessuno potrà togliere alla Chiesa la fermezza  nel testimoniare la verità, perché nessuno  potrà togliere dal cuore l’amore” (7). Nel Vaticano non c’è il Calvario, ma c’è  un giardino, il Getsemani: “Quanti sono i cristiani che immaginano gli orti vaticani attigui all’orto degli ulivi?” (8).
Il papa ha ereditato da Cristo il manto bianco postogli  a scherno e vilipendio da Erode. Così si vestivano i pazzi  e “non è forse folle un uomo che crede nella carità, mentre vengono scatenati tutti gli istinti del male? Che crede nella verità, quando nessuno mostra di credere? Che rimane inerme ed indifeso, mentre tutti si armano e si fortificano?”. IL manto bianco è un simbolo (9).
Guido di Graziano, Caduta di Simon Mago, 
particolare del Dossale di San Pietro
Sottolineando, in occasione della morte di Pio XI, l’universale riconoscimento dell’autorità del papa, don Primo annota che “i lontani” troppo spesso sanno apprezzare, meglio di noi cristiani mediocri, provvedimenti ed atteggiamenti del papa che ritenevamo “un’incomprensione della realtà e delle urgenze dei nostri tempi”(10). E’ così il papa, “con qualunque nome si chiami, abbraccia tutti coloro che non vogliono rinunciare a vivere da uomini”(11).
E poi esorta il papa a parlarci più spesso, perché ha modo di arrivare anche all’ultimo dei suoi figli sperduti nel mondo. La sua parola di misericordia e di speranza può salvare dalla disperazione e redimere i media dalla loro quotidiana profanazione. Non grandi parole, ma parole paterne, della semplicità del vangelo, che “ci tengono veramente  su il cuore. Siamo stanchi di tutto, in diffidenza verso tutti. Abbiamo anche il cuore chiuso: ma se uno ci parla come si parla ai fanciulli, tutto si spalanca” (12).
Parliamo senz’enfasi e senza voglia d’ingannarci a vicenda. Quanti sono i cattolici che leggono per intero un’enciclica e la possono intendere?” La lettura per intero di un’enciclica non è cosa facile “ove solo gli esperti si muovono  a proprio agio”(13).  
Guido di Graziano, San Pietro, 
particolare del Dossale di San Pietro
E’ dovere dei cattolici tradurre in linguaggio corrente la parola del papa: sono i laici soprattutto   che devono incarnare concretamente nella storia l’ideale tracciato. La carità che il papa addita deve uscire da ogni astrattezza. “Non so dire di più; ma se qualcuno sapesse leggere nell’animo  di un povero parroco di campagna, che non sa se trattare  la propria parrocchia o come terra di missione o come terra cristiana, capirebbe l’urgenza di una testimonianza sociale di quella carità che il papa comanda e che l’ora impone” (14).
Il papa è “l’uomo più solo (15).  Solitudine senza silenzio, flagellata da continue ondate di uomini inquieti, rivoltosi, perseguitati, lacerati (16).
Solitudine senza abbandoni. “Il papa non può abbandonarsi, come faccio io e come fanno tanti. E’ vero che egli è dalla parte della giustizia, del diritto, della libertà, della pace, ma dove sono gli uomini giusti? Dove i veri pacifici? Dove coloro che operano senza odio, senza interessi omicidi? Dov’è la nazione che non è pronta a cavar profitto dalla debolezza di un’altra nazione?” (17)
Solitudine irta di responsabilità uniche: ogni sua parola, ogni suo gesto, ogni condanna del male, ogni denuncia del male, non vengono solo pagati unicamente da lui, ma  sono i suoi figli  che rispondono per lui, che sono perseguitati, che vanno in prigione ed in esilio per lui (18).
Guido di Graziano, Martirio e morte di San Pietro, 
particolare del Dossale di San Pietro
Bisogna che qualcuno gli stia vicino e intrecci le sue preghiere con quelle del papa, che ha bisogno della preghiera dei suoi figli (Francesco ce lo ricorda in ogni suo pubblico intervento!). “Se per essere più devoti al papa, ci dimentichiamo ch’egli pure è un uomo, come può la nostra preghiera raggiungere la preghiera del Signore per il primo papa?”(19)
Infine nell’ultimo capitolo don Mazzolari delinea le 14 stazioni della via crucis  del papa di cui cito solo la prima. ”Anche per il papa, il sinedrio è sempre convocato, e il tribunale siede in permanenza. Tutti ci crediamo in diritto di giudicarlo. Ogni colpa è sua.  Se parla ha torto, se tace ha torto. Ha torto se si mantiene calmo, ha torto se si sdegna. Falsi testimoni e gente di buona fede s’avvicendano ai banchi d’accusa. E quasi par che abbiano ragione questi e quelli, benché si contraddicano come i testimoni del Sinedrio. Chi deve rispondere della salvezza di tutti può aver sempre torto davanti a qualcuno. Ci vuol bene il papa che porti di fronte alla storia la colpa che tutti rifiutano. Ci vuol sempre un innocente che possa essere condannato per salvare i colpevoli: uno che muoia per il popolo. Quel giorno che gli uomini gli andassero incontro da ogni strada cantandogli osanna, quel giorno il papa non sarebbe  più il papa, cioè colui che tiene il posto di due crocifissi: uno col capo in giù, perché non si credeva degno d’essere equiparato al Maestro” (21).
Non vi sembra che don Mazzolari nel suo modo profetico, “alla buona”, parlando del papa, di ogni papa, parli per noi in particolare di Papa Francesco? Non vi sembra che nel contempo zittisca e riduca al silenzio le voci di delegittimazione di tanti falsi testimoni? A me pare di sì.

Guido di Graziano, 
Il Dossale di san Pietro, 1280-1290, 
Pinacoteca Nazionale di Siena

Note.
(1) cfr. Presentazione di C. Bellò, p. 8.
(2) “La solita congiura dei nostri ambienti ufficiali verso chi non batte la solita strada. Non basta il silenzio per fermare una voce  d’uomo”(Bozzolo 15 luglio 1942), o.c., presentazione di Carlo Bellò, p.7.
(3) o.c., presentazione di Carlo Bellò, p.9.
(4) o.c., pp.15-16.
(5) cfr. o.c., pp.25-27.
(6) o.c., pp.28-29.
(7) o.c., p.29.
(8) o.c., p.33.
(9)“Tutto è folle nel Vangelo e nella Chiesa, nel papa e nell’ultimo cristiano, se il criterio della saggezza è calcolato  sovra una misura unicamente umana” cfr. o.c., pp.35-36.
(10) o.c., p.39.
(11) o.c., p.43.
(12) o.c., p.58.
(13) cfr. o.c., p.64.
(14) o.c., p.69.
(15) dove è più grande la responsabilità, c’è più deserto: dove c’è più attesa, c’è più deserto: dove c’è più cuore, c’è più deserto; dove c’è più Dio, c’è più deserto o.c. p.72.
(16) E’pietra di verità ma cuore di carità, un cuore messo a nudo come quello di Cristo, un cuore che conosce il dolore e lo vive per tutti. Non poter dire basta! Perché sarebbe fermare il cammino di Cristo, e togliere l’ultima speranza a questo povero mondo che non ne ha più…o.c., p.75.
(17) o.c., p.76.
(18) cfr. o.c., pp.77-78.
(19) ”Simone, Simone, ecco Satana ha chiesto di vagliarti come si vaglia il grano: ma io ho pregato per te affinché la tua fede non venga meno: e tu, quando sarai convertito, conferma i tuoi fratelli” (Luca 22,31-32).cfr. pp.85-86. Nella primitiva stesura il capitolo di riferimento si intitolava “noi protestiamo amando”, poi trasformato in “oremus pro pontifice”.
(20)  cfr. o.c., pp. 91-93.

Il discorso di Papa Francesco a Bozzolo ricordando don Primo Mazzolari: qui il link

8 commenti:

  1. E SE NON È PROFEZIA QUESTA!!!!GRAZIE DON PRIMO,CHIARO ED AUTENTICO COME SEMPRE!!!

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  2. Molto bello, grazie. Buon sabato.

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  3. Bravo Gian Maria! Puntuale ed opportuno il tuo sostegno a Papa Francesco fatto con il richiamo di una "pietra miliare" della " chiesa dei poveri".
    Don Mazzolari , prete resistente, conosce la resistenza della "pietra", scelta da Gesù, consegnando le chiavi a Pietro.
    Ogni creatura - e la Chiesa lo è- soffre dei limiti della condizione storica. Ma la fede,il carisma dello Spirito, infallibilmente guidano il "corpo-Comunità " ed il nocchiero . (Parlo di infallibilità diversa dal senso del Sillabo)
    A questa stregua, con questa fiducia, diamo a Papa Francesco il sostegno delle nostre preghiere, l'approvazione alle sue iniziative.

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    1. Caro Rosario, mi unisco fraternamente all'amico - come sempre cogli il cuore del problema - nel sostegno delle nostre preghiere a papa Francesco, nella fedele approvazione (sempre “in piedi”) delle sue iniziative.

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  4. Un post da maestro (anzi da Preside...) il suo! Complimenti per aver legato insieme don Mazzolari, papa Francesco e un'acuta riflessione sul ruolo della massima guida della Chiesa cattolica. Saluti cordiali.

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    1. Grazie. Anch'io voglio bene a papa Francesco.... Buona giornata.

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