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mercoledì 14 gennaio 2015

Lettera dei professori di Parigi riguardo ai fatti di Charlie Hebdo.





Nella Francia ... 
cuore dell'Europa ...
Questa mattina di buon’ora mia moglie ed io siamo andati a caccia, un po’ in tutte le giornalerie, di una copia de “Il Fatto Quotidiano” e  dell’inserto “Charlie Hebdo”. Niente da fare: tutto esaurito. Prima di noi tantissime persone si erano precipitate ad assicurarsi una copia. Sarebbe interessante sviscerare il perché e che cosa questa corsa all’acquisto possa significare.

La copertina del numero di Charlie Hebdo uscito oggi: 
Maometto in lacrime con il noto cartello tra le mani.
Poi, mentre tra una sosta e l’altra ascoltavamo, come ogni mattina,  radio rai 3, ecco che salta fuori la lettera dei professori di Seine-Saint-Denis, la periferia di Parigi, pubblicata da Le Monde e che rai 3 "Pagina3" traduce per gli ascoltatori, rinviando poi alla versione riportata sul blog della genovese Claudia Vago. Allora abbiamo capito che era tempo perso  ricercare ancora, era invece  urgente e necessario fare propri gli stringenti interrogativi della lettera e cercare risposte, ognuno di noi  con le sue responsabilità, i suoi limiti ed il suo ruolo sociale.
 
La forza della cultura per opporsi all'orrore.
La rilevanza di questa lettera - riguardo ai fatti tragici di Parigi - è tutta nello scoperchiare il vaso di Pandora, nel presentare impietosamente il nodo fondamentale: come è stato possibile che questi giovani nati in Francia, vissuti in Francia, giovani che parlano francese, che sono andati a scuola in Francia... come è stato possibile che proprio questi siano diventati preda di culture di morte?

Come è stato possibile?
Perché la scuola, l’educazione, la società francese (ma anche la nostra) non hanno saputo trasmettere i valori di una cultura alta come quella maturata nel nostro Occidente?  Forse questi valori si sono svuotati? Sono dati per scontati? Sono deboli? Come è possibile che questi giovani abbraccino un pensiero fondamentalista e integralista dopo aver respirato la cultura occidentale di libertà e di tolleranza?


Il prezzo antico e nuovo della libertà...
Debbono prevalere il dolore e la rabbia oppure la vergogna e la collera?  Quando, a cominciare dalla classe politica, capiremo “che la virtù si insegna solo attraverso l’esempio”?.

Si possono abbattere le teste, non le idee... 
Ne riportiamo, con la traduzione sopra citata, le  sequenze che ci sono parse più significative, lasciando ad ognuno la responsabilità del pensare:

Il coraggio di questa lettera 
può far pensare tutti noi...
“Siamo professori di Seine-Saint-Denis.[…] Quelli di Charlie Hebdo ci facevano ridere; condividevamo i loro valori. In questo, l’attentato ci colpisce. Anche se alcuni di noi non hanno mai avuto il coraggio di tanta insolenza, noi siamo feriti. Noi siamo Charlie per questo. Ma facciamo lo sforzo di un cambio di punto di vista, e proviamo a guardarci come ci guardano i nostri studenti. Siamo ben vestiti, ben curati, indossiamo scarpe comode, siamo al di là di quelle contingenze materiali che fanno sì che noi non sbaviamo sugli oggetti di consumo che fanno sognare i nostri studenti: se non li possediamo è forse anche perché potremmo avere i mezzi per possederli. Andiamo in vacanza, viviamo in mezzo ai libri, frequentiamo persone cortesi e raffinate, eleganti e colte. Consideriamo un dato acquisito che La libertà che guida il popolo e Candido fanno parte del patrimonio dell’umanità. Ci direte che l’universale è di diritto e non di fatto e che molti abitanti del pianeta non conoscono Voltaire? Che banda di ignoranti… […] 
 
Per riprendere in mano la penna, con efficacia, 
è necessario un serio esame di autocritica.
Se i crimini perpetrati da questi assassini sono odiosi, ciò che è terribile è che essi parlano francese, con l’accento dei giovani di periferia. Questi due assassini sono come i nostri studenti. Il trauma, per noi, sta anche nel sentire quella voce, quell’accento, quelle parole. Ecco cosa ci ha fatti sentire responsabili. Ovviamente, non noi personalmente: ecco cosa diranno i nostri amici che ammirano il nostro impegno quotidiano. Ma che nessuno qui venga a dirci che con tutto quello che facciamo siamo sdoganati da questa responsabilità. Noi, cioè i funzionari di uno Stato inadempiente, noi, i professori di una scuola che ha lasciato quei due e molti altri ai lati della strada dei valori repubblicani, noi, cittadini francesi che passiamo il tempo a lamentarci dell’aumento delle tasse, noi contribuenti che approfittiamo di ogni scudo fiscale quando possiamo, noi che abbiamo lasciato l’individuo vincere sul collettivo, noi che non facciamo politica o prendiamo in giro coloro che la fanno, ecc. : noi siamo responsabili di questa situazione.

Siamo responsabili di questa situazione...
Quelli di Charlie Hebdo erano i nostri fratelli: li piangiamo come tali. I loro assassini erano orfani, in affidamento: pupilli della nazione, figli di Francia. I nostri figli hanno quindi ucciso i nostri fratelli. Tragedia.[…] Allora, noi diciamo la nostra vergogna. Vergogna e collera: ecco una situazione psicologica ben più scomoda che il dolore e la rabbia. Se proviamo dolore e rabbia possiamo accusare gli altri. Ma come fare quando si prova vergogna e si è in collera verso gli assassini, ma anche verso se stessi? Nessuno, nei media, parla di questa vergogna. Nessuno sembra volersene assumere la responsabilità.
 
Siamo responsabili 
per non aver impedito la manipolazione...
Quella di uno Stato che lascia degli imbecilli e degli psicotici marcire in prigione e diventare il giocattolo di manipolatori perversi, quella di una scuola che viene privata di mezzi e di sostegno, quella di una politica urbanistica che rinchiude gli schiavi (senza documenti, senza tessera elettorale, senza nome, senza denti) in cloache di periferia. Quella di una classe politica che non ha capito che la virtù si insegna solo attraverso l’esempio.[…] Quelli che li hanno uccisi sono figli della Francia.

Siamo responsabili 
della nostra incapacità di incidere nell'educazione...
Allora, apriamo gli occhi sulla situazione, per capire come siamo arrivati qua, per agire e costruire una società laica e colta, più giusta, più libera, più uguale, più fraterna. «Nous sommes Charlie», possiamo appuntarci sul risvolto della giacca. Ma affermare solidarietà alle vittime non ci esenterà della responsabilità collettiva di questo delitto. Noi siamo anche i genitori dei tre assassini.


Grazie ai professori che hanno usato la penna 
per scrivere questa lettera a tutti noi.

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2 commenti: