Iscriviti ai Feed Aggiungimi su Facebook Seguimi su Twitter Aggiungimi su Google+ Seguici tramite mail

Iscriviti alla nostra newsletter!

giovedì 14 marzo 2019

Passato presente e futuro dell'Europa.

Il punto sull'Europa nel suo cammino fino ad oggi.
Post di Rosario Grillo
Immagini della carta politica dell'Europa, attraverso la più celebre opera artistica di ciascuno stato, tratte e autorizzate da Vanilla Magazine (qui). 

Europa attraverso l'arte
Non mi va di condannare l’Europa al destino insito nella sua pertinenza geografica (Occidente da occasus richiama: tramonto). Aggiungo la criticità di un destino segnato dalla sua identità geopolitica: terra d’origine- quindi emblema - degli Stati-nazione…
Un piccolo passo indietro e si staglia, con contorni definiti, la “possanza” del fenomeno.
Lo Stato-nazione è creatura prettamente occidentale, diversa dalle conformazioni statuali orientali, che non mancavano al suo tempo e non erano mancate neanche prima di allora.

STATO MODERNO
Protagonista della storia moderna, lo Stato-nazione esalta la guerra, la tecnica dell’amministrazione e la burocrazia degli amministratori, il cerimoniale del sovrano (1), il diritto positivo (2).
Purtroppo però, la storia odierna si sposa meglio con formazioni sovrane a larghe maglie, provviste di una corporatura continentale. Stati Uniti e Cina sono già pronti, ricchi, in aggiunta, delle potenzialità economiche che esprimono. Metterei anche la Russia, se non fosse monca di adeguate risorse economiche.
Europa attraverso l'arte (Francia)
La globalizzazione, inoltre, non si può considerare episodio occasionale, possibilmente reversibile. Non appena si prenda coscienza dei mali che incorpora e si assuma la tensione rivoluzionaria adatta a capovolgerla, essa rivela la sua dimensione e la sua resilienza. È infatti lo stadio di una graduale evoluzione dell’intreccio tra mercato produzione dei beni e volubilità dei consumi (più o meno manipolata), della simbiosi tra forze del capitalismo ed interessi sovrani. Con l’aggiunta dello sviluppo, fino al massimo grado dell’astrazione, delle tecniche finanziarie. (3)

RILETTURA DELLA STORIA MODERNA.
La storia, si deve sapere, si presta, ferma restando la sua dimensione scientifica, a continue riletture, risentendo di una ratio cognoscendi che matura nel presente. Per questa via la storia moderna offre testimonianza della pregnanza del rapporto dialettico tra potere sacro potere sovrano e potere economico. I suoi frutti si ritrovano nel diritto moderno e in una sorta di “rivoluzione permanente”, con precisione colta dallo storico Paolo Prodi.
Europa attraverso l'arte (Germania)
Nelle sue parole, l’Europa stessa manifesta una vera vocazione “Inserita in un cammino dell’umanità verso una redenzione che avverrà soltanto alla fine dei tempi (secondo la tradizione giudaico-cristiana) oppure come speranza secolarizzata dell’avvento di una nuova era di giustizia e di pace  dell’umanità…” (4)
Appunto, seguendo il secondo piano prospettico (5), possiamo confermare il senso - da cui la vocazione - che ha caratterizzato l’agire dei padri costituenti dell’Europa nella crisalide della CEE.

IL CAMMINO DELLA COMUNITÀ EUROPEA.
Non si era ancora conclusa la guerra e nel 1943 Jean Monnet, membro del Comitato francese di Liberazione nazionale, affermò: “Non ci sarà pace in Europa se gli Stati verranno ricostituiti sulla base della sovranità nazionale […] gli Stati europei sono troppo piccoli per garantire ai loro popoli la necessaria prosperità e lo sviluppo sociale. Le nazioni europee dovrebbero riunirsi in una federazione”.
Europa attraverso l'arte (Italia)
Ancor prima, nel ‘41, il nostro Altiero Spinelli con l’ausilio di E. Rossi e A. Colorni, elevava lo sguardo oltre i ristretti e minacciosi confini nazionali, suscettibili di nuove avventure egemoniche, e indicava “ una visione d’insieme [a] tutti i popoli che costituiscono l’umanità, bisogna pur riconoscere che la federazione europea è l’unica garanzia concepibile che i rapporti con i popoli asiatici e americani possano svolgersi su una base di pacifica cooperazione in attesa di un più lontano avvenire in cui diventi possibile l’unità politica dell’intero globo”.
Dall’accordo CECA ai Trattati di Roma, questa ispirazione era ben presente agli uomini, che spinti da mente illuminata e spronati dall’esperienza della disastrosa guerra mondiale, improntarono gli ingranaggi transitori per la federazione europea.

DIFFICOLTÀ ODIERNE.
Oggi non entusiasma più di tanto l’idea della federazione, e se aggiungiamo le distorsioni provocate da meccanismi spuri, contaminati di egoismo sovranitario (Consiglio dei ministri e Commissione europea), abbiamo la risultanza di una impasse dell’Organo europeo. Né la ristrutturazione proposta dai movimenti populisti, a mio avviso, è la cura adatta. Essi invocano una Europa del popolo, dove popolo è parola mitica dei rigurgiti sovranista e nazionalista. (6)

Europa attraverso l'arte (Spagna)
CONCLUDENDO, l’accoppiamento di giustizia e pace qualifica un lavoro di grande spessore politico su scala mondiale, remissivo della realpolitik, della “guerra a pezzetti” o per procura, del predominio del profitto in sostituzione dello I care  umanitario. (7)

NOTE.
1. Con cerimoniale rappresento sia i principi dell’assolutismo sia l’azione condotta per “la visibilità” del sovrano, sia tutto il retaggio della reggia e della corte.
2. Si prenda nota che la bellicosità è intrinseca, a ragione , allo Stato nazionale in qualsiasi  epoca e a qualsiasi latitudine.
3. Oggi pienamente dispiegate nella Borsa, nel movimento dei capitali, nella preminenza dei broker.
4. P. Prodi, Il tramonto della rivoluzione, il Mulino p. 54
5. Il primo piano potrebbe apparire ai più troppo viziato dalla fede che ispira l’Autore.
Richiederebbe comunque l’integrazione di ciò che P. Prodi Intende con “redenzione”.
6. Il populismo dei giorni nostri conserva le tare del populismo che si sviluppò nel dopoguerra, nei paesi latinoamericani (Argentina soprattutto) e vi aggiunge la miscela esplosiva della demagogia spinta dalle masse in epoca digitale.
7. Debbo contenere la disamina che meriterebbe il lavoro storiografico di P.Prodi, che, navigando in un liquido di rilevanza mondiale ( Bockendorf, Schmitt, Waltzer) “cuce” i punti nodali di un ordito, la storia moderna, attenta al concorso di potere sacro e potere politico con l’aggiunta del potere economico. In essa ha la sua culla l’Europa, che da tale simbiosi ricava alimento e sostanza. Ecco perché si è insistito tanto, da certe angolazioni, sulle radici cristiane dell’Europa. Ci fu allora una levata di scudi degli accoliti dell’Illuminismo, in difesa della laicità. Furono scambiati i termini e ci fu fraintendimento! P. Prodi richiama un campione dell’Illuminismo, come Voltaire, per confermare la consapevolezza di questo sostrato dell’Europa.
L’insistenza su fattori rigorosamente razionalistici, esplicitati nel meccanismo dei calcoli razionali, che fugge la paura del “bellum omnium contra omnes” e contratta il “patto originario” dello Stato moderno (“stato artificiale”, appunto), predilige il “modello macchina” dello Stato ai fattori culturali e spirituali che portano “ un’anima”.
Questa la ragione con la quale P. Prodi, nel finale della sua operetta, scritta già con il sentore dei primi scricchiolii dell’Europa, denuncia la stanchezza della Comunità e rileva la sua passività nella tempesta della globalizzazione. Per completezza avviso che numerosi e più corposi volumi sono stati dedicati da Prodi a tale argomento.

5 commenti:

  1. Se considero la nostra Europa di oggi, mi è difficile non provare smarrimento di fronte allo strapotere del sovranismo e populismo euroscettico, al rifiuto di un percorso comune di accoglienza dei migranti, al montare degli egoismi nazionali, allo strapotere delle lobby finanziarie, al modo nefasto di intendere e praticare la globalizzazione, all’assenza di una politica estera europea… Poi le tue riflessioni, caro Rosario, mi riportano sulla strada maestra dell’utopia, al gusto di vivere insieme con ferma speranza questo tempo di intermezzo tra il non più ed il non ancora, come diceva Bauman. Hai ragione: parlare dell’Europa significa parlare di noi, del nostro passato, presente e futuro, del nostro modo di vivere le relazioni con gli altri e di intendere la nostra presenza nel mondo. Come te anch’io, sulla scia dei grandi padri che tu citi, ritengo che la vocazione dell’Europa sia oggi la promozione dell’uomo. Il problema è che la casa europea non può sussistere se non è e non si sente europeo colui che la deve abitare. Tocca perciò a noi – anziani adulti giovani – ricominciare da capo, come ogni generazione - lo ricordava tempo fa Cacciari – dovrebbe fare: l’Europa è un cantiere, un progetto storico da costruire e ricostruire di volta in volta, essa reca sé come premessa e pericolo massimi il proprio tramonto (occasus!), ovvero il perenne tramontare dell’Europa coincide con il suo rinascere e rinnovarsi. Lo dobbiamo soprattutto ai nostri giovani: non ci sarà Europa senza la loro passione ed i loro sogni.

    RispondiElimina
  2. Ti ringrazio Gian Maria delbel commento : appropriato, esplicativo e tormentato.
    Il tormento è nella condizione, ma non direi contingenza, del tema : già di per se Europa comporta tramonto come eskaton.
    Senza dichiararlo stiamo dipanando quel problema, che inseguiamo da tanto tempo - gli ebrei dicono dal “tempo dei tempi”. - che è il “ potere frenante, che si rimpalla tra la Chiesa e lo Stato ( Stato nella forma topica).
    Come tu dici, ci rivestiamo di utopia, se utopia non è vista come ideale irraggiungibile ma come fermento con cui impastiamo il reale per renderlo mutabile, dinamico.
    Profezia, speranza, utopia si richiamano reciprocamente nella Vita vera e la storia vi si deve alimentare non per farsi determinare - resta sempre umana ! - ma per avere senso.
    Uscendo dalla sfera del “ momentaneo “ , ecco allora che si ritrova una delle idee-forza per cui impegnarsi. Un’altra - mi permetto di ricordarla - ce la consiglia oggi una ragazza svedese.

    RispondiElimina
  3. Un commento piccolo piccolo: mi piace molto questa Europa unita nel nome dell'arte dove ogni paese è contrassegnato dagli artisti che lo hanno reso grande. Un'unità europea immaginata nel segno della bellezza e della cultura. E sarebbe già tanto...
    Grazie!!!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Cara Annamaria, anche io sono stata conquistata da queste immagini. Una casa comune - l'Europa - unita dalle stesse radici culturali: l'arte, la musica, la grande letteratura, la scienza non conoscono muri. Buona domenica e grazie del pensiero.

      Elimina
  4. Grazie a Rosario Grillo per avermi fatto riflettere sull'utopia, vista non come ideale irraggiungibile, ma come fermento con cui impastiamo il reale...

    RispondiElimina