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venerdì 22 luglio 2022

Papa Francesco e la pace.

Pensare la pace attraverso alcuni suoi profeti.
Post di Gian Maria Zavattaro.
 
Papa Francesco contro la guerra
CONTRO LA GUERRA
PERCHÉ NON LA PACE?  PERCHÉ LA GUERRA?
 
“Questo Dio, siamo noi che ve lo abbiamo dato. Che cosa ne avete fatto? E’ per questo che ve lo abbiamo dato? Perché i poveri siano più poveri, perché i ricchi siano più ricchi? Perché i proprietari riscuotano i loro affitti? Perché i benestanti bevano e mangino?  Perché dei re mezzo pazzi regnino su popoli abbruttiti? E perché là dove i vecchi re cadono sorgano per dar loro il cambio degli orribili avvocati con i pantaloni neri, dei furbi, dei convulsionari, dei professori, degli ipocriti con le mascelle di lupo, mischiati a vecchie donne, degli uomini come mio padre? E che sia proibito di cambiare niente a tutto ciò? Perché ogni potere viene da Dio?” (P. Claudel, Pensée a Orian, Le Père humiliè, 1948).
 
La gente come me, che non conta nulla o ben poco,  possiede però un bene prezioso: la parola contro il silenzio. Mi riferisco alla parola trasparente, pulita, chiara, lampante, netta, inequivocabile. Come ci insegna il linguaggio di  papa Francesco in Contro la guerra Il coraggio di costruire la pace (LEV, 2022). Dopo aver letto Contro la guerra  capisco che anche per la gente come me parlare diventa necessità, dovere, obbligo: innanzitutto di ascoltare senza pregiudizi tutte le parti - i pro, i contro, i sì, i no, i boh,  i ma, i se… - e capire che hanno delle ragioni, ma che una sola è la ragione; di smascherare la frastornante ridondanza di tanti/e salottieri/e,  mentre tanti innocenti continuano ad essere falciati dalle guerre; di denunciare lo  stordimento e smarrimento prodotto dai media per i quali ogni guerra si riconduce al business dello spettacolo televisivo o alle fatue chiacchiere dei bar virtuali finché l’audience conviene, per passare poi, dopo il pieno della saturazione, ad ammannirci ben altri squallori. 
Giovanni XIII firma la Pacem in terris, 1963
C’è un inestricabile nodo gordiano - mi suggerisce mia moglie - che trova tutti  impotenti a far cessare da subito le guerre, in primis il conflitto ucraino. Che senso ha  gridare dai vari salotti alla pace, mentre nel mondo si continua a morire sotto cumuli di bombe e di missili indiscriminati o mentre  pressantemente si richiedono e si offrono sempre più potenti e letali nuove armi  di difesa  di fronte alla tracotanza  dell’aggressore? E con quale pudore si può chiedere a chi si difende di deporre semplicemente le armi, cessare ogni resistenza, abbandonarsi inermi  alla pietas di un nemico ferocemente spietato? Allora che fare per andare al di là della retorica e delle tautologie? E’ possibile  qui adesso  essere ognuno  di noi costruttore di pace?
Penso sia possibile a condizione che la nostra parola sia la parola della parresia (dal greco “pan” tutto e “rhema” ciò che viene detto), cioè dire tutta la verità chiaramente, senza restrizioni mentali, senza doppi o tripli sensi. Parola largamente esiliata o confinata o latitante soprattutto in questo tempo di  speciali operazioni militari che fanno strage di innocenti e di bambini, alla faccia dei pacifisti di salotto. Dire la verità tutta la verità, mettere cioè allo scoperto lati nascosti o invisibili di doppiezze e imposture, non può che suscitare stizzose esecrazioni o sprezzanti  silenzi.
A ben considerare, il problema coinvolge ognuno di noi molto più profondamente di quanto sembri, perché gl’interrogativi impietosi della parresia  riguardano non tanto e non solo i grandi impostori e malfattori, ma ciascuno di noi. Penso al silenzio circa l’invisibilità epidemica della corruzione, l'invisibilità dell’indifferenza, l'invisibilità degli evasori fiscali, di chi  muore  di guerra e di fame, di chi annega nel Mediterraneo, l'invisibilità della slavina  xenofoba  che dà fiato alla paura e specula sulla sicurezza, dei cinici che ci usano e solleticano gli istinti più  gretti e regressivi... 
 
Prima marcia della pace Perugia Assisi, 1961
E allora è per me un balsamo ascoltare e leggere la parola - lucida, chiara, nuda, cruda, inequivoca, che non ammette fraintendimenti - di papa Francesco, per es. in Contro la guerra, intessuta di  argomentazioni che ti inchiodano.
Elenco di seguito le sequenze di parole tratte dai sottotitoli di Contro la guerra, e sfido il lettore a leggerle fino in fondo.… Pura parresia! 
a. La guerra è un sacrilegio, smettiamo di alimentarla! Non è ineluttabile :va fermata, perché le guerre vanno fermate e si fermeranno soltanto se noi smetteremo di alimentarle. Con la guerra nessuno vince. Spendere in armi sporca l’anima. L’abuso del potere condanna gli indifesi.  Ogni conflitto è una sconfitta dell’umanità. Non dimentichiamo le tante guerre del mondo. Chi ha armi prima o poi finisce per usarle (pp.2-33).    b. Una follia. Un  mostro che distrugge l’umanità e il mondo. I conflitti deturpano l’ambiente. La guerra mondiale “a pezzi” colpisce i piccoli. Guardare la realtà con gli occhi delle vittime (37-47).    c. Le armi nucleari.Un tremendo potere. Un grande inganno. Non si può costruire la pace sulla sfiducia reciproca. Le armi atomiche sono illogiche..Il nucleare a scopo militare è immorale. Hiroshima è una catechesi sulla crudeltà. L’unica soluzione ai conflitti è il dialogo. Il sogno di un mondo libero da armi nucleari  ( pp.48-79)    d. La fraternità si nutre di solidarietà. Tessere un’unica fraternità. Guardiamo il cielo e camminiamo sulla terra. L’amore vince. Gesù al nostro fianco. Chiesa e società aperte a tutti.  La fede illumina la nostra ricerca di pace. La pace è dono. Alla pace non c’è alternativa. La pace viene dalla croce. La vera pace costa. La pace è un cammino. La pace è quotidiana. Dialogando  si apre il cammino. Pregare per quelli che non ci vogliono bene. Imparare l’arte del dialogo. Architettare la riconciliazione. Superare il male con il bene. La pace è la priorità. La conversione ecologica. La fraternità è grazia di Dio Padre. La Pasqua fa germogliare l’incontro con l’altro (pp. 83-148).
 
Marcia Perugia Assisi, 1961
Parresia
: è tale la parola solo se vi è consonanza tra essere pensare dire agire e fare, solo se si è congruenti, coerenti con se stessi sia interiormente sia esteriormente, perché ciò che si sente è ciò che si esprime. Non s'improvvisa, è frutto di travaglio spirituale fatto di ascolto attenzione, I Care,  misericordia e perdono. È parola piena: concorde armonia di  linguaggio verbale e non verbale, perché da soli i concetti non ci liberano, ma ci riescono l’esempio, la testimonianza, l’amore, il volto dell’altro.
Parresia: parola che educa alla pace,  elabora una coscienza  per la quale la guerra non è l’unica trasgressione della pace e del diritto alla vita: lo sono altrettanto la povertà, l’ingiustizia, l’offesa dell’ambiente...
Parresia: parola di denuncia ed annuncio cara soprattutto ai giovani.
Alla parresia profetica di papa Francesco dovrebbero seguire in tempo reale coerenti responsabili scelte dei manovratori del sistema politico e militare internazionale. Qui casca l’asino, qui ci sentiamo veramente impotenti, ma non rinunciatari privi di speranza. Qui si ripropone pressante l’interrogativo “è possibile  qui adesso  essere ognuno  di noi costruttore di pace?” Risposta è l’ottimismo tragico. Tragico di fronte a controparti che non arretrano né a far morire gli innocenti sotto bombardamenti indiscriminati né a richiedere o a rifornire armi sempre più sofisticate per difendersi. Ottimismo: quello di persone a me care come E. Mounier, Antonino Caponnetto, Tonino Bello.
 
EMMANUEL MOUNIER non si stancava di denunciare il falso pacifismo, che non costa niente perché non impegna niente: pacifismo di chi è ben assestato sulla sua poltrona di professorone e/o di guru, nella sua sicurezza contro ogni rischio: pacifismo di chi vive dove non c’è guerra ma dove trionfano antagonismi e conflittualità, dove esistono schiacciati ed emarginati, dove si  custodisce la pace contro la guerra come ogni giorno  contro la miseria altrui e  contro  l’amore.
ANTONINO CAPONNETTO  ci rammentava che non abbiamo potere, non contiamo niente, ma abbiamo un’arma: la coscienza. Se cambieremo le nostre coscienze, se crederemo  nel coraggio dei giovani e promuoveremo la loro voglia di sognare un mondo migliore e  di rischiare per raggiungerlo, sorgerà una società nuova. 
TONINO BELLO ben conosceva sia la  fatica  a far capire che la soluzione dei conflitti non avverrà mai con la guerra ma con il dialogo sia quanto fosse difficile l’idea delle strategie della difesa non violenta, della soluzione pacifica dei conflitti. Pace è convivialità delle differenze! Invitava ognuno di noi, specie i giovani, a seminare questa idea, perché un giorno fiorirà: il domani è questo, se avremo l’animo di Mosè che, pur sapendo che non sarebbe entrato nella terra promessa, addita al suo popolo la terra dei suoi sogni. Come  ultima sollecitazione  esortava tutti a portare a casa questa fiera speranza, ma  insieme anche un grumo di dolore:  le case sventrate,  le morti violente, gli innocenti violati, le stimmate della sofferenza.
 
CANTA IL SOGNO DEL MONDO  Di Davide Maria Turoldo
Ama,
saluta la gente.
Dona, perdona, ama ancora e saluta.
Nessuno saluta nel condominio e neppure per via.
Dai la mano, aiuta, comprendi, dimentica e ricorda solo il bene.
E del bene degli altri godi e fai godere.
Godi del nulla che hai, del poco che basta  giorno dopo giorno.
Eppure quel poco, se necessario, dividi.
E vai, vai leggero dietro il vento e il sole
E canta.
Vai di paese in paese e saluta, saluta tutti,
il nero, l’olivastro, e perfino il bianco.
Canta il sogno del mondo.
Che tutti i paesi si contendano di averti generato.

4 commenti:

  1. Ho letto con attenzione e posso solo dire Grazie per aver richiamato alla coscienza e al cuore i pensieri e i valori che dovrebbero fare rete e sorreggere le nostre giornate in questo tempo “pesante”. Personalmente sento tanto il bisogno di “camminare leggera” e di dare un senso al mio tempo. Effettivamente, per me, in questo testo vi è concentrata “tanta roba”, da leggere e “ruminare” perché si trasformi in azioni concrete, perché si riesca a testimoniare con la vita quanto sia importante la pace, per ciascuno di noi, a partire dalla nostra quotidianità. Solo così, ognuno potrà rispondere con responsabilità e parresia alle sfide del nostro tempo.
    Avete richiamato alla mente quanto mi ha insegnato Pietro Roveda, docente pedagogista che ha speso il suo insegnamento a cercare di trasmettere quanto sia importante un’Educazione alla Pace.
    Grazie ancora, a presto Patrizia Pezzuolo

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    1. Cara Patrizia, torniamo da Trieste dove ci siamo fermati per qualche giorno, senza Pc... Ti rispondo perciò solo ora... Grazie a te, per quanto scrivi. Siamo in sintonia! Grazie ancor più per la mail su Cellole di Bose... Sì, a presto!

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  2. Risposte
    1. Sempre reciprocamente grazie. Un caro saluto anche daRossana.

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