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sabato 1 ottobre 2022

Lo stretto di carta e di ricordi.

Messina, città tutta particolare nella storia della Sicilia.
Post di Rosario Grillo.

Stretto di Messina, Nasa
Chi scelse di battezzare “Caronte” uno dei traghetti che fanno la spola tra la sponda calabra e la sicula, avrà agito senza malizia, per uno sfoggio di memoria classica o, addirittura, per scaramanzia. Certo è che, senza volere, ha finito col ricordare al turista che, non solo stata varcando le soglie di un paradiso, ma anche di un luogo d’ombra e di pena. È qui, al cimento di questa contraddizione, che la Sicilia vi aspetta.
(Bufalino).
 
Sicilia Trinacria, il simbolo adottato dalla stessa regione esplicita le tre gorgoni insediate sui tre promontori nel triangolo geografico. È già una tragica indicazione.
Sulla punta orientale insiste il capo Peloro, che dà il nome a tutta l’area peloritana: la corona spetta a Messina, città tutta particolare nella storia della Sicilia (ed anche nel novero delle tradizioni etno-culturali che caratterizzano l’isola).
Al capo opposto, occidentale, insiste Palermo, Panormus. Tra Messina e Palermo rivalità. Forse oggi, dietro adaggiunte molto superficiali, si dà maggior peso alla rivalità Catania Palermo, che discende da fattori semplicemente di tifoseria sportiva. Tra Messina e Palermo resiste invece il retaggio profondo della storia, caratterizzato dai Sicani e dai Siculi/Elimi, progenitori di diversi rami di insediamento nell’isola.
In crescendo, la differenziazione porterà a scelte politico dinastiche difformi nelle due aree e indicherà in Messina, più avanti, la città più legata ai Borboni.
Messina, la città dello stretto, prende, perciò, il ruolo della città che possiede le chiavi del mare, perché quel tratto di mare, lo stretto, era ed è frequentatissimo: sito strategico di itinerari e viaggi, di spostamenti, di commerci… di guerre. Nella mitologia, arcana depositaria di molteplici destini, luogo di Scilla e Cariddi, i due mostri che rendevano perigliosa la navigazione (1), è presente la chiave del “contrasto”, del conflitto mai sopito, scissione tra opposti orientamenti e, se vogliamo, specchio del dualismo indicato da molti, tra cui Sciascia e Bufalino, di luce e lutto”.
Stretto di Messia, Incisione, 1561
A Messina, nella sua provincia, sponda tirrenica, sono nato (in quel di Castroreale) ed a Messina ho completato i miei studi universitari. Una università, al nostro tempo, che si è resa tristemente famosa per affari di corruzione, ma che è di ultra secolare fondazione e che ha conosciuto docenti universitari di grande fama.
Nel periodo dei miei studi, quando, per la frequenza, abitavo a Messina, godevo di un spettacolo unico: l’affaccio sul porto di Messina, affascinante ed aereo; nello stesso tempo, indice della quotidiana complessa attività economica. (2)
A Messina arrivavo il più delle volte in treno, percorrendo il tratto Barcellona-Messina; così porto con me un ricordo molto più tetro: quello della stazione di Messina, luogo tumultuoso e, al contempo, per nulla ospitale; essendo determinato in gran parte dall’incredibile smontaggio e montaggio dei vagoni del treno che deve entrare nel ferry-boat (traghetto) per la spola tra Messina e Villa San Giovanni. Ricordi tristi, che non sto a raccontare, si accavallano nella mia memoria.
 
Stretto di Messina, satellite
L’interpolazione soggettiva mette in risalto il “crinale” della condizione antropologico culturale dell’area peloritana, ben descritta nel volume della serie Le città di carta, dedicato allo stretto di Messina. L’opera rientra nel piano della serie, intesa a dare alle città italiane selezionate il corredo significante del linguaggio letterario, mai provocato dalla retorica, sempre intriso del ¨sangue¨ delle emozioni vissute e delle sensazioni di spessore.
Per questo lo stretto porta il mito della fata Morgana, oscillante tra desiderio di riscatto (miraggio) e risucchio nel vortice nel nulla delle illusioni.
Scorrono le immagini dell’immane distruzione del terremoto del 1908 (ripetuti, a distanza periodica, i sismi in una “terra ballerina”, che studi tettonici classificano situata nel nodo di uno scontro fra masse). Colpiscono le scene del salvataggio dell’icona della Madonna che, beneaugurante, accoglie all’inizio del porto. Scoppia di entusiasmo festivo, di clamore popolare, la rappresentazione della processione della “vara“ che il 15 agosto inscena sentimenti religiosi di devozione assieme a residui di paganesimo (i giganti Mata e Grifone).
Personaggi di levatura, tra cui lo stesso Nietzsche, che a Messina concepì i suoi Idilli; ancor prima Goethe, che soggiornò a Messina nel pieno di una catastrofe sismica; Pascoli, che insegnò a Messina e vi lasciò ricordi misti di classicismo e nostalgia per la sua Romagna; fino ad autori locali, tra cui spicca Bartolo Cattafi, poeta dei sentimenti e dei contrasti.
Scelgo Vincenzo Consolo - lui di Sant’Agata Militello sulla costa tirrenica operante però a Milano - emblematico nella sua psicologia aderente al “chiaroscuro” della gente messinese.
“ E poi perché non andarmene? Che ci restavo a fare in quella città? Cosa mi dava Messina perché io restassi? Eppure dovevo ammettere che quella strana città non mi lasciava. Messina era il mio punto di riferimento nei momenti più neri. Era un catalogo di ricordi” (3).
Stretto di Messina, 1785

Confermo con Emilio Isgro’, anche lui originario di Barcellona ed attivo a Milano, l’originale artista delle “cancellazioni”.
Infanzie, infanzie!
Infanzie talebane!
Scolpite nella roccia, scavate nella mano.
La Sicilia è finita e io penso ancora
come se fosse ancora lì e la geografia
fosse la storia stessa che si umilia
Con una formula icastica, Isgro’ fissa nella finitudine della Sicilia una condizione poli dimensionale. A dispetto dell’evidenza, se la Sicilia manca, è proprio lo Stretto a certificarne l’assenza.” (4)
Dentro il gioco dei campanilismi isolani, lo scambio salace di “ingiurie” attribuisce ai messinesi l’appellativo di “buddaci”, che, tradotto, rivela la psicologia di persona irresoluta, flaccida, combattuta.
Concludo allora - e mi ci immergo, riconoscendomi macchiato di scorie ancestrali - con questa descrizione: “ventu, malanova e piscistoccu”, che spiego a chi messinese non è.
La triade consiste di tre costanti: il vento, che non manca mai in queste contrade; “malanova”, un intercalare tipico che si avvicina a “maledizione” acquistando un tono più dolce, limitante con l’empatia; “piscistoccu”, ovvero stoccafisso, di cui sono ghiotti i messinesi e che, appunto, “alla ghiotta” viene preparato nella cucina locale.
 
Note.
(1) Il fondamento di verità- ben sanno i marinai- sta nel vortice, che, in mezzo allo stretto, è determinato dall’incontro tra Tirreno e Jonio.
(2) Di Messina, dello Stretto, oggi si parla esclusivamente per l’annoso diverbio tra favorevoli e contrari alla costruzione del ponte. Se la mia narrazione è efficace, si nascondono, nel retroscena, molte più cose. Si veda un mio precedente post sul blog.
(3) Dario Tomasello, Lo Stretto di carta, il Palindromo p.31
(4) Idem, p.54.

4 commenti:

  1. Ho letto e riletto lo scritto del Prof.Rosario Grillo pregno di riferimenti storici e letterari. Esso sgorga dalla fresca vena del sentimento. Affascina e riesce a far pulsare il sangue della terra, i sudori, le fatiche i ricordi nell'isola che tanto amava Enzo Siciliano..

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    1. Caro Rosalbino, mille ringraziamenti. Complimenti che non merito ma che so sgorgati dal cuore. Tanto più preziosi perché accordati al ricordo del tanto apprezzato Enzo Siciliano.
      Vedi, il marchingegno dei social fa corrispondere persone che provano “ affinità “ e di questo sono grato.
      Non solo, dietro alla scia di Vito Teti mi ha messo in condizione di attento ascolto dell’” anima calabrese”, regalandomi così arricchimento assieme a sensazioni care e dolci. Un abbraccio 🤗

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  2. Un affresco stupendo, che coinvolge cuore e mente. Accorate pennellate che non nascondono luci e ombre. Amore sincero della propria terra, via obbligata per aprirsi all’agape fraterna del mondo intero. Grande Rosario.

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    1. Grazie Gian Maria. Hai saputo cogliere l’intesa di cuore e mente.È proprio la “ brutta realtà “ di una Messina stravolta da affari sporchi, mutata nel suo tocco di gentilezza, che ha forgiato il ricordo e, in compagnia di illustri conterranei, mi ha aiutato a chiedere la “ restituzione “.

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