Iscriviti ai Feed Aggiungimi su Facebook Seguimi su Twitter Aggiungimi su Google+ Seguici tramite mail

Iscriviti alla nostra newsletter!

sabato 20 aprile 2024

L'arte del dimenticare.

Post di Rossana Rolando.

Hieronymus Bosch, Il giardino delle delizie, uomo con topo
Funes, nel racconto di Borges. In un racconto di Borges, contenuto in Finzioni, si narra di un certo Ireneo Funes che, dopo essere stato travolto da un cavallo selvaggio, è rimasto paralizzato nel corpo e mutato nella mente, in particolare nella facoltà di ricordare. Prima della caduta è uno smemorato che dimentica tutto o quasi tutto.
Dopo, al contrario, la sua percezione del reale diviene quasi intollerabile, tanto è ricca e nitida, così come è particolareggiata la rimembranza degli eventi più antichi e banali. Ireneo ha più ricordi – lui solo – di tutti gli uomini messi insieme, in tutti i tempi. Non può nemmeno dormire, teso com’è a recepire il mondo. Ha imparato facilmente le lingue: l’inglese, il francese, il portoghese, il latino… Ma c’è qualcosa che non funziona in questa sua potentissima facoltà di ricordare. Nel suo mondo sovraccarico di dettagli - inutili come un “deposito di rifiuti” - manca l’attitudine al pensare, perché essa esige processi di selezione, generalizzazione, in una parola richiede la capacità di dimenticare piccole variazioni per unificare sotto un unico concetto: “Non solo gli era difficile comprendere come il simbolo generico «cane» potesse designare un così vasto assortimento di individui diversi per dimensioni e per forma; ma anche l’infastidiva il fatto che il cane delle tre e quattordici (visto di profilo) avesse lo stesso nome del cane delle tre e un quarto (visto di fronte).”¹

sabato 13 aprile 2024

Nella latitudine del Multiversum.

 Post di Rosario Grillo.
 
“Cos’è il tempo? Un mistero; un mistero privo di essenza, inafferrabile e potente. Una condizione del mondo delle apparenze, un movimento congiunto e immedesimato all’esistenza del corpo nello spazio e nel suo movimento. Ma se non ci fosse movimento forse che non ci sarebbe neppure il tempo? E non essendoci il tempo forse che non esisterebbe neppure il movimento? O viceversa? O essi sono una sola e identica cosa? Troppe domande! Il tempo è attivo, agisce, produce. Che cosa produce? Cambiamenti!” (La montagna incantata).
 
Premessa.
Esiste un’Italia minore, costituita da centri montani e borghi dispersi su e giù per la dorsale appenninica che attraversa la nostra penisola: luoghi colpiti dal fenomeno di un inesorabile spopolamento e luoghi vittime, in buona parte, del flagello dei terremoti, che scuotono il nostro territorio, di natura sismica. Su di essi concentro l’attenzione, dietro la scuola di autori che ne hanno studiato morfologia e tendenze, alla ricerca di un esperimento di coesistenza (in altro modo, detto anche di com-unità).
#
Oggi “multiversum” è un concetto acquisito in quella cosmologia che teorizza la possibilità della pluralità degli universi, riecheggiando dottrine antiche (atomistica, G. Bruno) intonate alla pluralità dei mondi.
Più potente la valenza del “multiversum” correlata al tema curato dal filosofo E. Bloch (1) perché mette in risalto l’equivocità del tempo (2).
Fin da subito, è lecito sostenere che il multiversum blochiano s’immette nel solco della proposta di Sant’Agostino e si inoltra nella via aperta da Kant, che al tempo e allo spazio aveva riconosciuto natura trascendentale.
#

domenica 7 aprile 2024

9 aprile, morte di Bonhoeffer.

Post di Gian Maria Zavattaro.

Dietrich Bonhoeffer
"Ci eravamo - scrive Bonhoeffer - molto semplicemente posta la questione: che cosa vogliamo fare nella vita? Lui disse: vorrei diventare santo (e ritengo lo sia diventato); la cosa mi fece allora grande impressione. Tuttavia replicai, dicendo pressapoco: io vorrei imparare a credere. Più tardi ho capito e non ho finito di capirlo e di impararlo, che soltanto nel pieno essere-di-questo-mondo della vita si impara a credere" (Resistenza e resa).
Il 9 aprile 1945 - era il lunedì dopo la Domenica in Albis – all’età di 39 anni moriva sul patibolo, impiccato dai nazisti, il teologo protestante DIETRICH BONHOEFFER. “Questa è la fine – per me è l’inizio della vita” furono le ultime parole, mentre gli aguzzini lo strappavano ai compagni di prigionia. 
Chi conosce anche poco, come me, del suo pensiero e della sua azione sa bene quanto le sue intuizioni abbiano influito sul rinnovamento della teologia protestante e cattolica e quanto esse siano  ancora vive. Un tema vorrei qui ricordare: la constatazione dell’avvento di un “tempo totalmente irreligioso”.

sabato 30 marzo 2024

Anticipazioni della Pasqua, Mario Luzi.

Post e fotografie di Rossana Rolando
 
Anselm Kiefer, Caduta dell'angelo
Mario Luzi, uno dei maggiori poeti del Novecento italiano ed europeo (Sesto fiorentino, 1914 - Firenze, 2005), ha dedicato numerosi componimenti alla Pasqua, intrecciando il tema evangelico della resurrezione ultima dai morti, con l’evento anticipatore delle pasque penultime: piccole resurrezioni, in cui si fa esperienza, durante il corso dell’esistenza, di una ri-nascita alla vita. 
 
Nella sua concezione poetica, infatti, la morte non è soltanto il momento che mette fine alla storia individuale: essa è dentro il tempo, inscritta in ogni esperienza di negazione, di perdita di sé e di annientamento: “Siamo/ noi pure/ dentro l’animato grembo/ dove nascita/ e morte si affrontano/ sì, ma solo per confondersi.”¹ Per questo la vita che continuamente viene meno e manca, ha bisogno di essere raggiunta da altra vita,² perché sia possibile riemergere dalle ceneri e dai baratri: la vita medesima reclama vita e “così spirito lo spirito”, come la linfa per l’albero o l’acqua per l’arido deserto.³

martedì 19 marzo 2024

La seduzione e l'etico.

Post di Rossana Rolando.

Félix Vallotton, Gabrielle inginocchiata, 1905
Esiste una seduzione buona?
La domanda può, forse, lasciare stupiti, ma – a ben vedere – non troppo. Conosciamo tutti le maglie in cui spesso irretisce il potere seduttivo, nella vasta gamma delle sue espressioni, dalla più frivola alla più maligna.
Cosa nasconde, infatti, la volontà di se-ducere, condurre con sé, attrarre?
Già a partire dal “cosa nasconde”, si comprende come la seduzione, di cui sto parlando, non sia semplicemente il frutto di una dote naturale – sia essa l’avvenenza fisica o il fascino che sprigiona da una qualche personale qualità - ma sia invece il risultato di un’astuta regia, di un calcolo ben ponderato.
 
Prendo in considerazione qualche esempio.
Spesso – pensiamo ai social – la seduzione cela interessi più o meno mascherati. Chi promuove la propria immagine - nei tempi, nei modi e nei contenuti dell’esposizione - lo può fare per suscitare nei seguaci (followers) ben precisi sentimenti di fiducia e ammirazione, tali da indurre a comprare i prodotti efficacemente pubblicizzati. La seduzione, in questo senso, non è mai innocente, suppone sempre un uso dell’altrui ingenuità a servizio dei propri scopi. L’attrazione artificiosamente costruita è funzionale ad un vantaggio, non è disinteressata, benché – per essere credibile – debba e voglia apparire tale.
Nella stessa logica strumentale, nel corso del Novecento, dal momento in cui sono entrati in scena i mezzi di comunicazione di massa, la politica ha largamente utilizzato mezzi seduttivi, nell’uso del linguaggio, dei simboli, delle immagini, al fine di ricavare consenso politico ed elettorale.

giovedì 7 marzo 2024

Ripensare l'Europa.

Post di Rosario Grillo.
Immagini di Doriano Solinas, per gentile autorizzazione.
 
Doriano Solinas
Nelle pagine conclusive delle lezioni su L’Europa - Storia di una civilt๠circola ripetutamente la parola: paura ed è messa sulla bocca dell’Europa (“L’Europa aveva paura”
²…”; L’Europa aveva paura, paura, paura”³). Lo storico L. Febvre la usa ragionando dell’Europa… ed io la riprendo oggi per descrivere il nostro stato d’animo, in questi momenti di guerre, interminabili, dure, atroci, disumane.
Al piano  che qualcuno prospetta: di voler governare il mondo con la guerra, cerco di opporre lo spirito che allora aleggiava nella fatica intellettuale dello storico francese. Mi spinge all’opera il tetragono argomento degli occidentalisti, usciti allo scoperto in ispecie con lo scoppio della guerra ucraina, poi rimasti mobilitati in difesa delle ragioni dello Stato d’Israele, a prescindere.
Quel corso, tenuto da Febvre, mentre si raccoglievano ancora le macerie della guerra, esplorava, in chiave di grande storiografia, le sorgenti della civiltà europea. Cogliendole nell’area mediterranea, ma saggiamente collocandole alla fine dell’Impero romano d’Occidente, con l’invasione repentina degli Arabi e la conseguente rottura dell’unità mediterranea. La fusione tra l’elemento nordico (Franchi-Germani-Vichinghi-Ungari, le più varie invasioni barbariche) e l’elemento mediterraneo (sotto la guida della Chiesa di Roma, con irradiazione del Cristianesimo) andò a costituire il ceppo e il crogiolo della nascente civiltà europea (da Carlo Magno in avanti).

martedì 27 febbraio 2024

Tu sei il silenzio.

 Post di Gian Maria Zavattaro.

Karl Rahner, Tu sei il silenzio
Mentre tutto era immerso in un profondo silenzio e la notte era a metà del suo corso,
l’onnipotente Tuo Verbo, Signore, discese dal celeste trono regale”. (Sapienza, cap. 18, 14-15)
“Tu sei il silenzio” (1)
 
“Il silenzio non è il contrario della parola come avviene alla fiera e nei baracconi; il silenzio è il punto di partenza della parola, è la parola interiore che cammina verso l’espressione esterna di una verità. La parola di Dio è tanto poco opposta al silenzio che fa nel silenzio la sua origine e il suo ritorno. […] Ciò che Gesù vuole è che noi ci rendiamo capaci di udire, con il nostro silenzio, il linguaggio delle pietre, cioè dell’opera di Dio. Il silenzio non è vuoto di pensiero, assenza di vita, è invece nutrirsi di pensieri massicci ed efficaci, è “sapienza, ascolto, calma vibrante di vita” (A. S. Bessone, Prediche della domenica anno B, Stampa litografia Selva Vigliano Biellese, 1991,p. 214).
 
La tecnologia e il mondo frenetico in cui viviamo ci stanno offrendo molte opportunità, ma ci stanno anche impedendo di vivere il silenzio nel suo profondo significato. Non è facile definirlo senza tradirlo, perché non è semplice assenza di rumore né disamore della parola. Come ogni fenomeno ambiguo occorre liberarci da confusioni con atteggiamenti di complicità, di colpevolezza, di servilismo, di indifferenza, di rifiuto o dissenso o rigetto. Il silenzio è modo di essere e vivere in profondità: segno di empatia ascolto attenzione assenso concordanza raccoglimento. Insostituibile via all’ascesi della parola, al possesso della parola parlante: “parola della domanda, parola della poesia, parola del perdono che è come una prima e ultima parola” (2).
Il silenzio non discute, non disquisisce, semplicemente testimonia che si può scoprire o riscoprire il significato del mio tuo nostro vostro loro esistere e dare senso alla speranza.
Per me inquieto cattolico è luogo privilegiato per cercare il contatto con Dio. Benedetto XVI così annotava nell’udienza generale del 7.3.12 :“La grande tradizione patristica ci insegna che i misteri di Cristo sono legati al silenzio e solo in esso la Parola può trovare dimora in noi, come è accaduto in Maria, inseparabilmente donna della Parola e del silenzio”. È significativo che gli evangelisti riportino solo quattro parole di Maria: all’Annunciazione, da Elisabetta il Magnificat, il rimprovero al Figlio giovinetto smarrito, alle nozze di Cana. Così Anna Maria Canopi sintetizza: Maria “Silenzio aperto alla Parola” (3).

sabato 17 febbraio 2024

Giacomo Matteotti, l'antifascista.

Post di Rossana Rolando.
Immagini di Militanza Grafica (qui il sito instagram)

Militanza Grafica, Giacomo Matteotti

Il centenario dell’assassinio di Giacomo Matteotti (1924-2024) è l’occasione per riprendere in considerazione - come esempio nobilissimo di impegno civile e morale - la figura del politico, dello studioso e dell’uomo. Lo fa Massimo L. Salvadori in un suo scritto dal titolo L’antifascista, uscito nell’ottobre dello scorso anno. Lo descrive come “uomo del coraggio”, capace di un’opposizione intransigente nei confronti del fascismo che, infatti, lo mette ben presto a tacere, consegnandolo alla tomba. Salvemini dirà: “Lui aveva fatto tutto il Suo dovere: e per questo era stato ucciso. Io non avevo fatto il mio dovere: e per questo mi avevano lasciato stare”.¹

L’idea del Socialismo. Nato nel 1885, in Veneto, da una famiglia benestante, Giacomo Matteotti sente la propria condizione privilegiata, rispetto a quella dei tanti braccianti della sua terra, come un appello all’impegno politico, all’interno del Partito socialista, al fine di lottare per migliorare le condizioni delle fasce più povere, deprivate di tutto, non solo sul piano economico, ma ben più a livello intellettuale e umano: “Il socialismo non sta per noi in un aumento di pane e in un più alto salario; benché anche questo sia sacrosanto e indispensabile a ogni altro elevamento […] Il Socialismo parte dalla realtà dolorosa del lavoratore che giace nella abiezione e nella servitù materiale e morale e intende e opera a sollevarlo e a condurlo a miglioramenti economici e intellettuali, a Libertà sociale e Libertà spirituale sempre più alte. Vuole cioè formare e realizzare in lui l’uomo che vive, fratello e non lupo con gli Uomini, in una umanità migliore per solidarietà e per giustizia”.²

domenica 11 febbraio 2024

Un messaggio da Albert Camus.

 Post di Rosario Grillo.

Albert Camus, 1957
«La generazione di cui parlo sa bene che questa crisi […] è solamente l’aumento del terrore conseguente a una tale perversione dei valori, che un uomo o una forza storica non sono più stati giudicati in funzione della loro dignità, ma in funzione del loro successo».
 
Albert Camus non ha avuto la sorte di essere un autore cult: troppo spinosa la sua provocazione e molto esigente la sua proposta. Di certo non è un autore di riferimento per la “maggioranza silenziosa” che sostiene il presente “pasto politico”. Va ricordato, con ciò, il clamore della rottura con la “quadrata” dirigenza comunista, nazionale ed internazionale. Così come la rumorosa presa di distanza da Sartre e da certo engagement di comodo.
Di rilievo è perciò la sua evocazione dentro un programma culturale, in ora di punta d’ascolto, ad opera del moderato Paolo Mieli. Interlocutore nella trasmissione Passato e presente era lo storico sociale delle idee, David Bidussa, che si è speso per ricostruire il ritratto fedele e la cornice storica del filosofo algerino. (1)
Varia, anche se con una costante di fondo, la sua produzione; certamente incisivi romanzi, come La peste e L’uomo in rivolta; significativa la testimonianza del suo vivere e del suo impegno dentro Combat. (2) (3)