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sabato 8 novembre 2014

E. Mounier (1): "riscoprire la giovinezza"



La persona non è un eremita 
che scava la sua caverna  nel vasto universo, 
ma un turbine vivente 
fatto per percorrerlo e per impossessarsene, come il vento”
(E MOUNIER, Trattato del carattere, cap. IX, p.599, ed. Paoline, MI, 1990).


Conoscere il personalismo 
di Mounier...
Alla vigilia dei 110 anni dalla sua nascita e dei 65 anni dalla sua morte improvvisa vorrei dedicare alcuni  post ad Emmanuel Mounier (1905 – 1950), un filosofo a cui debbo moltissimo pur non avendolo mai conosciuto, lui vivente, per questioni anagrafiche… Un filosofo non accademico cattolico militante, un filosofo sui generis “debole in filosofia ma non nell’amore per essa”, un suscitatore di vocazioni  spesso snobbato dagli ambienti accademici, visto con sospetto da certa gerarchia ecclesiastica e tuttavia uomo che ha fortemente influito sulle generazioni e sulla cultura della seconda metà del 900.
... significa ritrovare le radici 
di un albero ...
Attorno alla rivista Esprit da lui fondata nel 1932 ed alla sua proposta personalista e comunitaria ha riunito filosofi, teologi, sociologi, politici, artisti, uomini e donne come Buber, S.Weil, Merlau-Ponty, Berdiaev, Lacroix, Domenach, Borne,  Ricoeur, Danielou,  De  Rougemont,  Ulmann, Veritè, Marrou,  Bazaine…, con  forti  riscontri culturali, soprattutto nella seconda metà del 900, in Francia, Polonia, Italia ( Dossetti, gruppo del Gallo a Genova, Comunità di Olivetti…), nel Concilio Vaticano II e nella visione filosofica di Giovanni Paolo II.

                                                 ...un albero dai molti rami ...


E’ impossibile in pochi post un resoconto sistematico ed esaustivo del suo filosofare: vorrei semplicemente offrire alcuni spunti, sollecitazioni, magari qualche provocazione sulla sua avventura spirituale e culturale, la  filosofia centrata sulla persona e sulla comunità (non astratta né accademica ma vissuta nel concreto dell’urgenza dell’azione, della testimonianza e dell’impegno come "engagement"), la sua vicenda umana di  padre, colpito  dalla malattia inguaribile di una figlia, che si chiede quale senso abbiano la sofferenza ed il dolore.

... un albero resistente ...
Nel primo articolo di Esprit dell’ottobre 1932 invoca l’urgenza di “REFAIRE LA RENAISSANCE” e di "RISCOPRIRE LA GIOVINEZZA", per ricominciare da capo di fronte ad una civiltà in sfacelo. Quante volte nelle sue lotte farà appello alla virtù dell’"eterna infanzia", alla freschezza della gioventù! Il grido della giovinezza che bisogna intendere è “quello della giusta collera e dell’amore e non il mormorio dei concetti ben ordinati, quella non determinata dall’età della carne ma quella che trionfa sulla morte delle abitudini ed alla quale accade che si pervenga se non lentamente negli anni: questa  fa il pregio dell’altra giovinezza e ne giustifica la sua irruzione un po’ violenta nei ranghi calmi degli adulti. […] 

... un albero che può ridare colore ...
Se a quest’età l’uomo che nasce non nega con tutte le sue forze, non s’indigna con tutte le sue forze, se si preoccupa di note critiche e  un po’ troppo di armonie intellettuali prima di avere sofferto il mondo in se stesso fino al grido, allora è un povero essere, un’anima bella che già odora di morte”.
... un albero che può ridare freschezza ...
Giovinezza dello spirito dunque che decide di non tacere mai di fronte a decisioni altrui che ci rendono meno cittadini e più sudditi: tenera verso le persone, intransigente contro i conformismi, abitudini, pregiudizi; giovinezza  che non si preoccupa né di deferenze né di referenze, che conosce l'avventura ed il dono senza calcolo.
E coerentemente Mounier quattro anni prima, nel 1928, così aveva scritto in una lettera a J. Guitton: “io voglio accogliere e donare: è tutto”.

... un albero da cui attingere
nuove energie...
(segue 2)

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