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sabato 1 maggio 2021

Szymborska, poesia filosofica.

Quel "non lo so" che fonda l'ispirazione poetica.
Post di Rossana Rolando 
Immagini delle opere di Guido Scarabottolo (qui il sito instagram). *
 
La poesia -/ma cos’è mai la poesia?/ Più d’una risposta incerta è stata già data in proposito./ Ma io non lo so, non lo so e mi aggrappo a questo/ come all’àncora d’un corrimano (Wisława Szymborska, Ad alcuni piace la poesia).
 
Guido Scarabottolo
Che cosa mi attrae nella poesia di Wisława Szymborska? Della poetessa polacca la casa editrice Adelphi ha pubblicato l’intera produzione poetica, con il bel titolo, tratto da un suo componimento, “La gioia di scrivere”.¹ 
Si tratta di un’opera ormai “consacrata”, sia dall’alto, con il premio Nobel per la Letteratura, a lei attribuito nel 1996, sia dal basso, con l’enorme successo di pubblico riscontrato negli ultimi anni, tanto da essere citata su riviste di larga diffusione, sui social e persino nelle canzoni d’autore. Quindi, si potrebbe pensare, ciò che attrae me, ha attratto molti altri, perché questo è il potere universalizzante della parola liricamente ispirata.
 
Eppure…
Ciascuno di noi sa bene che la poesia ha un lato oggettivo, per il quale nessuno si sognerebbe di dire che Virgilio o Dante o Ungaretti non sono poeti, e un lato soggettivo, per cui si sente di amare particolarmente un poeta, perché lo si avverte più intimo e affine e lo si frequenta ritornando spesso sui suoi versi, gustandone l’espressione, rimuginandola, facendola propria. 
Può essere per lo stile, per le tematiche, per i rimandi… e chissà per che altro ancora.

Guido Scarabottolo
In Wisława Szymborska per esempio, vi è una certa apparente semplicità, un uso del linguaggio “feriale”, privo di orpelli dotti, di sapori retorici. 
Certo, i riferimenti culturali non mancano, ma sono tradotti in immagini, spesso giocose, in efficacissimi correlativi oggettivi. Per esempio, “Nel fiume di Eraclito”² viene inserito l’amore tra due pesci, per suggerire - forse - l’idea che il divenire, in cui tutto scorre e passa, è, tuttavia, il luogo meraviglioso degli incontri e degli amori:

Nel fiume di Eraclito/ un pesce ama un pesce,/ i tuoi occhi – dice – brillano come i pesci nel cielo,/ voglio nuotare con te fino al mare comune,/ o tu, la più bella del banco.

Vi è poi un sottile velo di ironia che tutto avvolge e attraversa, anche nei passaggi più impegnativi. Come quando viene delineata la perfezione assoluta racchiusa in una cipolla, tutta coerente con se stessa, in ogni suo strato, e viene costruito un paragone tra quella entità totalmente riuscita e l’interiorità contorta dell’uomo:

La cipolla è un’altra cosa. /Interiora non ne ha./ Completamente cipolla/ fino alla cipollità./ Cipolluta di fuori,/ cipollosa fino al cuore,/ potrebbe guardarsi dentro/ senza provare timore./
In noi ignoto e selve/ di pelle appena coperti,/ interni d’inferno,/ violenta anatomia,/ ma nella cipolla – cipolla,/ non visceri ritorti./ Lei più e più volte nuda,/ fin nel fondo e così via./… ³
 
Guido Scarabottolo
E qui, come si può notare, il componimento è intriso di secoli di riflessione - l’essenza delle cose si traduce nel neologismo de “la cipollità” -, ma il carico concettuale non appesantisce il verso, la parola risulta asciutta, esatta, senza inutili sbavature, chirurgica. 
Ecco, già questi aspetti stilistici mi possono molto piacere.


Ma c’è in particolare una dimensione che sicuramente mi attrae perché tocca corde profonde, in cui riconosco mie inclinazioni e miei interessi. In una parola è la sostanza filosofica, direi anche metafisica, di tanta poesia della scrittrice polacca. 
Come afferma Pietro Marchesani, nell’illuminante introduzione all’opera poetica, molte sue composizioni sono “piccoli trattati filosofici”. Lo si è già capito dagli esempi sopra citati e lo si comprende ancora in una lirica particolarmente intensa dal titolo “Conversazione con una pietra”. Qui il mistero dell’essere si raccoglie tutto in questa “cosa” chiusa:
 
Busso alla porta della pietra./ - Sono io, fammi entrare./ Voglio venirti dentro,/ dare un’occhiata,/ respirarti come l’aria./
- Vattene - dice la pietra. - / Sono ermeticamente chiusa./…
Busso alla porta della pietra./ - Sono io, fammi entrare./
- Non ho porta - dice la pietra.

Guido Scarabottolo

Il bussare alla porta è il domandare che attraversa tutta la poesia di Szymborska e che la rende così filosofica, custode di uno stupore non ingenuo,⁵ perché capace di convivere con il disincanto e, nello stesso tempo, di resistere ad esso.
Concludo su questo con l’incipit della poesia “Disattenzione” che ben restituisce questo sentire interrogante, smorzato appena da un ironico sorriso:
 
Ieri mi sono comportata male nel cosmo./ Ho passato tutto il giorno senza fare domande, /senza stupirmi di niente./…
Ero come un chiodo piantato troppo in superficie nel muro/
oppure
(e qui un paragone che mi è mancato)...

Note.

*Le immagini sono state pensate per la mostra dedicata alla poetessa polacca, tenutasi a Milano tra il febbraio e l'aprile 2020 e, ancor prima, sono comparse nel libro ricordato qui. 
1. Wislawa Szymborska, La gioia di scrivere, Adelphi, Milano 2009, p. 183. La citazione posta in limine si trova a pagina 501.
2. Ibidem, p. 169.
3. Ibidem, p. 389.
4. Ibidem, p. 177.
5. Di sapore pascaliano, Cfr. ibidem, p. 307.
6. Ibidem, p. 671.
 
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14 commenti:

  1. Annamaria Pagliusano1 maggio 2021 alle ore 09:19

    Sul "non lo so" che fonda l'ispirazione poetica.
    È certo così, ma è anche l' esperienza e l' espressione di un certo modo, unico e irripetibile, di stare al mondo in un certo luogo e in un certo tempo.
    Si tratta di uno scarto che sfugge ad ogni analisi a posteriori, per quanto attenta e rispettosa..
    Una "musica" di parole che non sa proprio bene ciò riuscirà a dire e a chi!

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    1. Molto interessante questa notazione. Il "non lo so" non riguarda solo il soggetto dell'ispirazione lirica, ma anche l'evento della parola poetica, che può avere una vita propria,capace di risuonare in chi ne fruisce, suggerendo pensieri,emozioni, sentimenti, sensi... che neppure chi ha scritto il componimento può intenzionalmente prevedere. Ricchezza feconda dell'ermeneutica e della fusione di orizzonti!

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    2. Annamaria Pagliusano2 maggio 2021 alle ore 20:03

      E' cosi: l' erranza propria della poesia, sul bordo sdrucciolevole del linguaggio...

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  2. Sì c'è un piacere della poesia e di alcuni facitori di poesia che è personalissimo, tutto nostro. Ad esempio mi
    piace la colloquialità dialogica che avviene tra sé ma intesse il discorso sul mondo, come fa appunto, anche, Wislawa Szymborska. È un parlare che si prende la confidenza e che ragiona d'interiorità, guardinga però.

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    1. Sottolineo proprio quel "ragiona d'interiorità, guardinga però". E' il miracolo di questa poesia che indaga, domanda, dubita... rare volte risponde, senza mai saccenteria, con dolce ironia, fermandosi prima di ogni presunzione, al di qua della soluzione.
      Cito la conclusione di una poesia a te cara - penso -. Parla di una salvezza inaspettata:

      Dunque ci sei? Dritto dall'attimo ancora socchiuso?
      La rete aveva solo un buco, e tu proprio da lì?
      Non c'è fine al mio stupore, al mio tacerlo:
      Ascolta
      come mi batte forte il tuo cuore.
      (da "Ogni caso").

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  3. Parlare, interrogare, interrogarsi, comunicare : è l’uomo! Immenso, Rossana!
    Talvolta si mettono in fila mucchi di parole, ed invece la semplicità, l’essenzialità è tutt’altra cosa.🌹🍀🎈🎆

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    1. Mi chiedo se la poesia - in quanto pensiero poetante - non sia davvero l'unica depositaria delle grandi domande, oggi.
      Un abbraccio, Rosario caro.

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  4. Mi piace molto la Szymborska proprio per quel tocco di ironia e per quella "ferialità" che hai messo molto bene in luce, cara Rossana. Una semplicità di linguaggio che non le impedisce di essere profonda e di sottintendere sempre, nel piccolo microcosmo quotidiano, interrogativi più grandi.
    Grazie di cuore!!!

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    1. E' così Annamaria, credo sia il segreto del suo successo, capace di parlare tante lingue, di intercettare molteplici "strati" dell'umano, nello stile, nel linguaggio, nelle immagini, nel pensiero. Una semplicità che contiene e suggerisce il labirinto e l'enigma. Viene in mente "il fanciullo che gioca" di Eraclito.
      Un caro saluto.

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  5. Cara Rossana, anch'io amo tanto la poesia di Wislawa Szymborska, intrisa di spessore esistenziale e filosofico, di ironia, di straordinarie curvature linguistiche, di elegia del quotidiano e degli universali... Grazie. Un abbraccio.

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    1. Frequentando spesso il tuo blog sapevo della tua predilezione per la poesia di Szymborska. Ci unisce, ancora una volta, l'affinità del "sentire". Un abbraccio e buona giornata.

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  6. Buongiorno cara Rossana. Nel mio blog ho pubblicato una poesia della grande Wislawa e ho aggiunto il link a questo tuo ottimo post. Un abbraccio.

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