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domenica 9 maggio 2021

Memorie. Diari.

Differenza tra "diario" e ricostruzione memoriale.
Post di Rosario Grillo
Immagini di Carl Vilhelm Holsøe (1863-1935).

Carl Vilhelm Holsøe, Aspettando alla finestra

Una domanda che mi inquieta: quale differenza divide una biografia, registrata diaristicamente, da una consegnata con lo strumento delle “memorie”? È necessaria una risposta più analitica che quella fissata nella troppo consapevole raccolta delle vicende esemplari tradotta in memorie predestinate a captare l’attenzione del lettore.

Il criterio guida non può che essere il riconoscimento del preponderante fattore soggettivo onnipresente nella gestazione dell’opera diaristica. Ne discende che dai “diari” sortisce una autentica autobiografia, mentre, nella forma memoriale, pesa in misura massiccia la messa in ordine o in funzione o letteralmente la pianificazione, nemica della immediatezza.

Si danno i casi di “memorie” rappresentate come “confessioni” ed il caso di Rousseau.

In questa dimensione sono precostituiti i “passaggi destinali”: per Rousseau, la colpa (episodio del pettine rotto). Comparata, essa, ad una specie di peccato originale che allontana dall’Eden (lo stato di natura, luogo del buon selvaggio: paradigma della filosofia roussoiana).

Altra specie nelle Confessioni di Sant’Agostino: itinerario di una ricerca della verità che si conclude con l’illuminazione divina. Una pietra miliare: l’opera di Sant’Agostino! Perché, per primo, rende protagonista il soggetto, condividendone tormento errori e trionfo.

Carl Vihelm Holsøe, Finestra aperta

In questo stampo potremmo far rientrare molte opere filosofiche... Di certo, i Saggi di Montaigne, limpido racconto di una paideia condita con il “sale” di un onesto scetticismo, decisamente connotata dai valori dell’Umanesimo. Ma anche il posteriore Discorso sul metodo di Cartesio, che pure è fortemente incentrato sul concetto cardine del cogito e quindi ascrivibile alla categoria delle epistemologie.

Altri sono i casi in cui le memorie sono assunte dall’esterno, da chi scrive per conto dell’interessato.

Evidente! Mi riferisco alle Memorie di Adriano di M. Yourcenar.

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Il diario, quindi, o i Diari. Nel primo caso, tenendo fermo il retaggio dell’unità della tensione spirituale o psicologica; nel secondo, lasciando libero sfogo alla pluralità delle situazioni.

Del primo è classico esempio il Diario di Kierkegaard. Del secondo, esaminerò il caso specifico di L. Wittgenstein.

Kierkegaard, che fu scrittore prolifico, senza rifuggire dalla civetteria (1), nel Diario (2) trasfuse il palpito angoscioso di una esistenza testimoniata. Bisogna qui, comunque, dire di diverse letture.

Carl Vihelm Holsøe, Ragazza che legge vicino alla finestra
In Cornelio Fabro, famoso ordinatore del Diario kierkegaardiano nella veste succinta, è marcata la chiave esegetica di stampo etico-religioso. In Furio Jesi (3) l’attenzione è fissata sulla differenza della via indiretta. E la via indiretta viene ad essere una sorta di maieutica: la capacità del maestro di scomparire davanti al protagonismo del discere.

Nel lessico di Kierkegaard, significa il ritrarsi di colui che conduce alla soglia che, attraversata, introduce all’esercizio in prima persona del Cristianesimo. (4)

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Arrivati a Wittgenstein, ci si trova davanti alla spaccatura tra il codice logico, che prescrive di attenersi ai fatti, “stati di cose”, ed il codice etico che squaderna l’indicibile. “Su ciò di cui non si può parlare, si deve tacere.

Ora nei Diari (5) Wittgenstein tocca di continuo temi etici, intonando la computazione alla denuncia del suo carattere “difficile”. Qui Wittgenstein abbassa le difese e segue le variabili della sua intimità, manifestando come “ordo communis” la sua propensione alla viltà spia di un grave senso di colpa.

Carl Vihelm Holsøe, Leggendo
Si succedono note dalle quali si evince la sua austerità e l’inesorabile critica dei vizi dei suoi colleghi e conoscenti. Appare una frequente concordanza con il padre della psicanalisi e la continua presenza di sogni rivelatori.

Su tutto aleggia una acuta sensibilità ed una incredibile vulnerabilità.

È risaputo che Wittgenstein appartenne ad una famiglia di musicisti, dove la musica era di casa, dove i grandi della musica erano di casa.

Così, di frequente, egli ama esprimere il suo disappunto o la sua adesione attraverso passi celebri delle opere musicali. È veramente toccante leggere, nel suo diario, il commento sul destino di un uomo di giustizia perseguitato in tutti i modi dalle avversità, esigente nella coerenza al cospetto di Dio. Condivide Wittgenstein la purezza della fede intransigente che non può, non deve compromettersi con (subordinarsi a) l’attesa di un premio eterno o con la paura di una condanna infernale. (“Nel Peer Gynt si dice ‘si paga troppo caro, questo po’ di vita col tremito struggente di un’ora simile’ ”)(6).

Rafforza la scelta con la nota: “voglio pensare in modo non torbido (7).

Ripetuti i momenti del tormento: attimi di sfida al terrore intellettuale da lui assunto e conclusioni di pacificazione (?), chiusure come “vivi così che tu possa morire bene!(8)

Carl Vihelm Holsøe, Lettura
Concludo con questa citazione, rappresentativa, a mio parere, dei sentimenti di Wittgenstein: “ Dio! Fammi giungere a te in un rapporto in cui io ‘possa essere sereno nel mio lavoro! Credi a questo, che in ogni momento Dio possa esigere tutto da te! Siine veramente consapevole! Prega quindi che ti faccia il dono della vita! Perché tu puoi in ogni momento cadere nella pazzia oppure diventare assolutamente infelice, se tu non fai qualcosa che ti viene richiesto!

Una cosa è parlare a Dio, un’altra, parlare di Dio agli altri.

Conservami il mio intelletto puro e immacolato!- (9)

Note.

(1) Fu civetteria? L’uso degli pseudonimi correlato ad un chiaro intento simbolico ha in gran parte una spiegazione nella larga competenza letteraria ed estetica di Kierkegaard
(2) Il Diario si compone di ben dodici volumi. Pubblicato da C. Fabro in forma più succinta. Kierkegaard volle seguire l’intero excursus esistenziale.
(3) Di Furio Jesi, Kierkegaard, Bollati Boringhieri.
(4) Jesi, profondo conoscitore di una pluralità di tradizioni, dalla Cabala a varie dottrine esoteriche, mette in parallelo Kierkegaard con Pascal Benjamin Rilke per evidenziare la verità di questo nascondimento/rivelazione
(5) Seguo l’edizione pubblicata da Quodlibet Diari 1930-32/ 1936-37.
(6) In Diari p.78.
(7) Idem p.79-84.
(8) Id. p.79.
(9) 16.2.37 p.79.
 
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4 commenti:

  1. "voglio pensare in modo non torbido". grazie. sempre belli i tuoi pezzi. Memorie di Adriano capolavoro

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    1. È la sfida che abbiamo continuamente davanti!💫Graziie!🌹

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  2. Annamaria Pagliusano9 maggio 2021 alle ore 11:01

    L' esperienza di vita tende a diventare linguaggio, ma non si può mai esaurire in esso sia per l' anacronismo che la divide dal pensiero che "fila" in ordine metonimico quando si china sul tempo trascorso, sia per l' infinito metaforico che ne costituisce la singola e temporale unicità..
    Le vite si vivono, si comprendono, non si spiegano mai..e tuttavia non
    smettono di moltiplicarsi nelle vite degli altri...

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  3. Tremenda, affascinante verità! Wittgenstein è in mezzo a due fuochi, novello “asino di Buridano”,, la chiarezza logica che impone di passare tutto sotto il vaglio della verifica, il flusso dei sentimenti. Grazie 🌹

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