Carl Vilhelm Holsøe, Aspettando alla finestra |
Il criterio guida non può che essere il riconoscimento del preponderante fattore soggettivo onnipresente nella gestazione dell’opera diaristica. Ne discende che dai “diari” sortisce una autentica autobiografia, mentre, nella forma memoriale, pesa in misura massiccia la messa in ordine o in funzione o letteralmente la pianificazione, nemica della immediatezza.
Si danno i casi di “memorie” rappresentate come “confessioni” ed il caso di Rousseau.
In questa dimensione sono precostituiti i “passaggi destinali”: per Rousseau, la colpa (episodio del pettine rotto). Comparata, essa, ad una specie di peccato originale che allontana dall’Eden (lo stato di natura, luogo del buon selvaggio: paradigma della filosofia roussoiana).
Altra specie nelle Confessioni di Sant’Agostino: itinerario di una ricerca della verità che si conclude con l’illuminazione divina. Una pietra miliare: l’opera di Sant’Agostino! Perché, per primo, rende protagonista il soggetto, condividendone tormento errori e trionfo.
Carl Vihelm Holsøe, Finestra aperta |
Altri sono i casi in cui le memorie sono assunte dall’esterno, da chi scrive per conto dell’interessato.
Evidente! Mi riferisco alle Memorie di Adriano di M. Yourcenar.
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Il diario, quindi, o i Diari. Nel primo caso, tenendo fermo il retaggio dell’unità della tensione spirituale o psicologica; nel secondo, lasciando libero sfogo alla pluralità delle situazioni.
Del primo è classico esempio il Diario di Kierkegaard. Del secondo, esaminerò il caso specifico di L. Wittgenstein.
Kierkegaard, che fu scrittore prolifico, senza rifuggire dalla civetteria (1), nel Diario (2) trasfuse il palpito angoscioso di una esistenza testimoniata. Bisogna qui, comunque, dire di diverse letture.
Carl Vihelm Holsøe, Ragazza che legge vicino alla finestra |
Nel lessico di Kierkegaard, significa il ritrarsi di colui che conduce alla soglia che, attraversata, introduce all’esercizio in prima persona del Cristianesimo. (4)
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Arrivati a Wittgenstein, ci si trova davanti alla spaccatura tra il codice logico, che prescrive di attenersi ai fatti, “stati di cose”, ed il codice etico che squaderna l’indicibile. “Su ciò di cui non si può parlare, si deve tacere”.
Ora nei Diari (5) Wittgenstein tocca di continuo temi etici, intonando la computazione alla denuncia del suo carattere “difficile”. Qui Wittgenstein abbassa le difese e segue le variabili della sua intimità, manifestando come “ordo communis” la sua propensione alla viltà spia di un grave senso di colpa.
Carl Vihelm Holsøe, Leggendo |
Su tutto aleggia una acuta sensibilità ed una incredibile vulnerabilità.
È risaputo che Wittgenstein appartenne ad una famiglia di musicisti, dove la musica era di casa, dove i grandi della musica erano di casa.
Così, di frequente, egli ama esprimere il suo disappunto o la sua adesione attraverso passi celebri delle opere musicali. È veramente toccante leggere, nel suo diario, il commento sul destino di un uomo di giustizia perseguitato in tutti i modi dalle avversità, esigente nella coerenza al cospetto di Dio. Condivide Wittgenstein la purezza della fede intransigente che non può, non deve compromettersi con (subordinarsi a) l’attesa di un premio eterno o con la paura di una condanna infernale. (“Nel Peer Gynt si dice ‘si paga troppo caro, questo po’ di vita col tremito struggente di un’ora simile’ ”)(6).
Rafforza la scelta con la nota: “voglio pensare in modo non torbido” (7).
Ripetuti i momenti del tormento: attimi di sfida al terrore intellettuale da lui assunto e conclusioni di pacificazione (?), chiusure come “vivi così che tu possa morire bene!” (8)
Carl Vihelm Holsøe, Lettura |
Una cosa è parlare a Dio, un’altra, parlare di Dio agli altri.
Conservami il mio intelletto puro e immacolato!-” (9)
Note.
"voglio pensare in modo non torbido". grazie. sempre belli i tuoi pezzi. Memorie di Adriano capolavoro
RispondiEliminaÈ la sfida che abbiamo continuamente davanti!💫Graziie!🌹
EliminaL' esperienza di vita tende a diventare linguaggio, ma non si può mai esaurire in esso sia per l' anacronismo che la divide dal pensiero che "fila" in ordine metonimico quando si china sul tempo trascorso, sia per l' infinito metaforico che ne costituisce la singola e temporale unicità..
RispondiEliminaLe vite si vivono, si comprendono, non si spiegano mai..e tuttavia non
smettono di moltiplicarsi nelle vite degli altri...
Tremenda, affascinante verità! Wittgenstein è in mezzo a due fuochi, novello “asino di Buridano”,, la chiarezza logica che impone di passare tutto sotto il vaglio della verifica, il flusso dei sentimenti. Grazie 🌹
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