"Persona e Comunità" è un blog di riflessione culturale, filosofica, religiosa, pedagogica, estetica. Tutti gli articoli sono scritti da: Gian Maria Zavattaro, Rossana Rolando, Rosario Grillo.
Il "conosci te stesso" declinato nella sensibilità di un grande maestro.
Post di Gian Maria Zavattaro.
David Maria Turoldo
✴️ Sono trascorsi quasi 30 anni dalla morte e 105 dalla nascita di Padre Turoldo, sacerdote nell’Ordine dei Servi di Maria, poeta, scrittore, testimone appassionato del Vangelo, predicatore di fede speranza amore, “coscienza inquieta della Chiesa”.
Noi di Persona e comunità vogliamo oggi con questo breve post continuare a mantenere vivo il nostro riconoscimento-riconoscenza nei suoi riguardi e dire al mondo che è sempre stimolo al nostro piccolo impegno quotidiano.
E oggi anche noi - “in ascolto per imparare, per continuare a conoscerci, continuare a scoprirci” - provare in questo tempo di covid a pregare come lui suggeriva, a riflettere su chi siamo, su “cosa sia per noi la morte” e salutare “gli amici e il sole”.
✴️ David Maria Turoldo (1916-1992).
“Ci sarà mai qualcuno che sappia dire di sé chi sia?”
“Credo che nessuno possa rispondere a una domanda simile: dire di sé chi sia. Se lo sapesse, sarebbe la fine. Non è con questo che non ne riconosca la legittimità; dico solo che è una domanda che non può avere risposta esauriente e persuasiva, tanto meno se espressa dall’interrogato. […] Che altri dicano di me quello che vogliono, ciò che ritengano più fondato e legittimo; io stesso mi metterò in ascolto per imparare, per continuare a conoscermi: continuare a scoprirmi! Senza naturalmente vendermi a nessun giudizio, senza rinunciare a nessuna primogenitura, e cedere al mito dell’opinione della gente”.
David Maria Turoldo
✴️ Turoldo così si presenta, nella prosa e nel canto della poesia:
“Così ti preghiamo pure noi, Signore. E’ l’orante che deve farsi voce anche di chi non ha voce: voce di malati, voce di perseguitati, di perduti. Voce di chi benedice e di chi maledice. Noi non sappiamo di chi sia questa preghiera: chi sia questo anonimo, vittima della violenza e della calunnia, dentro un mondo di guerre. Sappiamo però che sono infiniti i poveri che non hanno alcuna possibilità umana di difendersi e di sperare. Per tutti questi infiniti poveri, soli: zimbelli - ad es.- di questa stampa da padroni, di questa immensa orchestra di mass-media, luminosi solo di menzogne; per tutti questi infiniti poveri, a volte abbandonati perfino da uomini della religione; per tutti costoro - e sono moltitudini -, cui solo tu rimani, Signore, noi ti preghiamo”.
“Tre cose devono essere messe a fuoco. Il mio colloquiare continuo con la morte, cosa sia per me la morte; quanto ”ami” la morte, eccetera. E quanto perciò ami la vita; cosa intenda per la vita; questo grido senza eco lanciato sull’infinito. Al di fuori di questo confronto continuo nessuna risposta sarà quella vera, e nessuna scelta potrà essere mai definitiva; a prescinderne anzi, ogni proposito sarà vano, imperfetta ogni decisione, e quindi sbagliata. Tutto il resto non è che fuoco pirotecnico tra questi due focolai della vita e della morte. Ogni sentimento, ogni bagliore di grazia, ogni speranza e disperazione, tutto sarà legittimo e vano insieme. Giorni come faville; visioni e miraggi di una traversata senza fine. Tutti felici e sempre inquieti: appunto con la gioia nel cuore e “con la morte sulle braccia”, con la cenere posata sulle stesse parole che cantano la gioia, con i denti legati di cenere appena tu assapori il frutto dell’albero”.
Campane suonate a distesa...
“Quando avrò dalla mia cella/ salutato gli amici e il sole/ e si alzerà la notte/ finalmente/ saldato il conto,/ campane/ suonate a distesa:/ la porta è da tempo/ segnata dal sangue/ pronte le erbe amare/ e il pane azimo:/ allora andremo/ leggeri nel vento.
Nota.
Le citazioni sono riprese da David Maria .Turoldo, Prologo al salmo 140 (139) hanno lingue uguali a serpenti, in I Salmi versione poetica, ed. S. Paolo,
2016, p.436 - David Maria Turoldo, La mia vita per gli amici, vocazione e resistenza, Mondadori, Milano, 2002, rispettivamente pagina 17 e pagina 149; la poesia è tratta da David Maria Turoldo, Canti ultimi.
"Il male del mondo è il perverso uso dell' Estetica. Nulla di più dolce e caro, e insieme nulla di più pericoloso: essa è la porta tanto della vita quanto della morte." D.M. Turoldo da "Il vulcano in eruzione".
“Bisogna salvarsi insieme; bisogna arrivare insieme dal buon Dio, bisogna presentarsi insieme; non bisogna arrivare a trovare il buon Dio gli uni senza gli altri. Dovremo tornare tutti insieme nella casa del padre. Bisogna anche pensare un poco agli altri; bisogna lavorare un poco gli uni per gli altri. Che si direbbe se arrivassimo, se tornassimo gli uni senza gli altri?” (Ch . Péguy, Il mistero della carità di Giovanna d’Arco, AVE, Roma, 1066, pag. 35: parla Alvietta, la piccola amica di Giovanna).
“ Fuoco, lucerna, coperte calde, strada asciutta, tra due filari di pioppi. Nostro sentiero, nostro calore, nostra luce. Spesso Signore, sei fiamma così piccola : poco più di un fiammifero; e scaldi solo le punte estreme delle dita. Ma è sempre fuoco tuo, dono tuo, tua inestinguibile promessa. Per ricordarci che c’è il fuoco un fiammifero basta. Adriana Zarri
"Il male del mondo è il perverso uso dell' Estetica. Nulla di più dolce e caro, e insieme nulla di più pericoloso: essa è la porta tanto della vita quanto della morte."
RispondiEliminaD.M. Turoldo
da "Il vulcano in eruzione".
L’estetica come apparire, proiezione narcisistica del sé, l’opposto della parresia. Vero! Grazie.
EliminaAiutiamoci a sperare ..... grande Padre David Turoldo!
RispondiElimina“Bisogna salvarsi insieme; bisogna arrivare insieme dal buon Dio,
Eliminabisogna presentarsi insieme; non bisogna arrivare a trovare il buon Dio gli uni senza gli altri. Dovremo tornare tutti insieme nella casa del padre.
Bisogna anche pensare un poco agli altri;
bisogna lavorare un poco gli uni per gli altri.
Che si direbbe se arrivassimo, se tornassimo gli uni senza gli altri?” (Ch . Péguy, Il mistero della carità di Giovanna d’Arco, AVE, Roma, 1066, pag. 35: parla Alvietta, la piccola amica di Giovanna).
“ Fuoco, lucerna, coperte calde, strada asciutta, tra due filari di pioppi.
RispondiEliminaNostro sentiero, nostro calore, nostra luce.
Spesso Signore, sei fiamma così piccola : poco più di un fiammifero;
e scaldi solo le punte estreme delle dita.
Ma è sempre fuoco tuo, dono tuo, tua inestinguibile promessa.
Per ricordarci che c’è il fuoco un fiammifero basta.
Adriana Zarri
Hai ragione! Per ricordaci che c’è il “fuoco inestinguibile” bastano persone-fiammiferi come p. Turoldo e la Zarri… Ciao.
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