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domenica 16 maggio 2021

Davide Maria Turoldo, dire di sé.

Il "conosci te stesso" declinato nella sensibilità di un grande maestro.

Post di Gian Maria Zavattaro.

David Maria Turoldo
✴️ Sono trascorsi quasi  30 anni dalla morte  e 105 dalla nascita di Padre Turoldo, sacerdote nell’Ordine dei Servi di Maria, poeta, scrittore, testimone appassionato del Vangelo, predicatore di fede speranza amore, “coscienza inquieta della Chiesa”. 
Noi di Persona e comunità vogliamo oggi con questo breve post continuare a mantenere vivo il nostro riconoscimento-riconoscenza nei suoi riguardi  e dire  al mondo  che è sempre  stimolo al  nostro piccolo impegno quotidiano. 
E oggi  anche noi -  “in ascolto per imparare, per continuare a conoscerci, continuare a scoprirci” -  provare in questo tempo  di covid  a pregare come lui suggeriva, a riflettere su chi siamo, su “cosa sia per noi la morte” e salutare   “gli amici e il sole”.

✴️ David Maria Turoldo (1916-1992).

“Ci sarà mai qualcuno che sappia dire di sé chi sia?”
“Credo che nessuno possa rispondere a una domanda simile: dire di sé chi sia. Se lo sapesse, sarebbe la fine. Non è con questo che non ne riconosca la legittimità; dico solo che è una domanda che non può avere risposta esauriente e persuasiva, tanto meno se espressa dall’interrogato. […] Che altri dicano di me quello che vogliono, ciò che ritengano più fondato e legittimo; io stesso mi metterò in ascolto per imparare, per continuare a conoscermi: continuare a scoprirmi! Senza naturalmente vendermi a nessun giudizio, senza rinunciare a nessuna primogenitura, e cedere al mito dell’opinione della gente”.

David Maria Turoldo

✴️ Turoldo così si presenta, nella prosa e nel canto della poesia:

“Così ti preghiamo pure noi, Signore. E’ l’orante che deve farsi voce anche di chi non ha voce:  voce di malati, voce di perseguitati, di perduti.  Voce di chi benedice e di chi maledice.  Noi non sappiamo di chi sia questa preghiera: chi sia questo anonimo, vittima della violenza e della calunnia, dentro un mondo di guerre. Sappiamo però che sono infiniti i poveri che non hanno alcuna possibilità umana di difendersi e di sperare.  Per tutti questi infiniti poveri, soli: zimbelli - ad es.- di questa stampa da padroni, di questa immensa orchestra di mass-media, luminosi solo di menzogne; per tutti questi infiniti poveri, a volte abbandonati perfino da uomini della religione; per tutti costoro - e sono moltitudini -, cui solo tu rimani, Signore, noi ti preghiamo”.

“Tre cose devono essere messe a fuoco. Il mio colloquiare continuo con la morte, cosa sia per me la morte; quanto ”ami” la morte, eccetera. E quanto perciò ami la vita; cosa intenda per la vita; questo grido senza eco lanciato sull’infinito. Al di fuori di questo confronto continuo nessuna risposta sarà quella vera, e nessuna scelta potrà essere mai definitiva; a prescinderne anzi, ogni proposito sarà vano, imperfetta ogni decisione, e quindi sbagliata. Tutto il resto non è che fuoco pirotecnico tra questi due focolai della vita e della morte. Ogni sentimento, ogni bagliore di grazia, ogni speranza e disperazione, tutto sarà legittimo e vano insieme. Giorni come faville; visioni e miraggi di una traversata senza fine. Tutti felici e sempre inquieti: appunto con la gioia nel cuore e “con la morte sulle braccia”, con la cenere posata sulle stesse parole che cantano la gioia, con i denti legati di cenere appena tu assapori il frutto dell’albero”.

Campane suonate a distesa...
“Quando avrò dalla mia cella/ salutato gli amici e il sole/ e si alzerà la notte/ finalmente/ saldato il conto,/ campane/ suonate a distesa:/ la porta è da tempo/ segnata dal sangue/ pronte le erbe amare/ e il pane azimo:/ allora andremo/ leggeri nel vento.
 
Nota.  
Le citazioni sono riprese da  David Maria .Turoldo, Prologo al salmo 140 (139) hanno lingue uguali a serpenti, in I Salmi versione poetica, ed. S. Paolo, 2016, p.436 - David Maria Turoldo,  La mia vita per gli amici, vocazione e resistenza, Mondadori, Milano, 2002, rispettivamente pagina 17 e pagina 149; la poesia è tratta da David Maria Turoldo, Canti ultimi.

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6 commenti:

  1. Annamaria Pagliusano16 maggio 2021 alle ore 17:36

    "Il male del mondo è il perverso uso dell' Estetica. Nulla di più dolce e caro, e insieme nulla di più pericoloso: essa è la porta tanto della vita quanto della morte."
    D.M. Turoldo
    da "Il vulcano in eruzione".

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    1. L’estetica come apparire, proiezione narcisistica del sé, l’opposto della parresia. Vero! Grazie.

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  2. Aiutiamoci a sperare ..... grande Padre David Turoldo!

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    1. “Bisogna salvarsi insieme; bisogna arrivare insieme dal buon Dio,
      bisogna presentarsi insieme; non bisogna arrivare a trovare il buon Dio gli uni senza gli altri. Dovremo tornare tutti insieme nella casa del padre.
      Bisogna anche pensare un poco agli altri;
      bisogna lavorare un poco gli uni per gli altri.
      Che si direbbe se arrivassimo, se tornassimo gli uni senza gli altri?” (Ch . Péguy, Il mistero della carità di Giovanna d’Arco, AVE, Roma, 1066, pag. 35: parla Alvietta, la piccola amica di Giovanna).

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  3. “ Fuoco, lucerna, coperte calde, strada asciutta, tra due filari di pioppi.
    Nostro sentiero, nostro calore, nostra luce.
    Spesso Signore, sei fiamma così piccola : poco più di un fiammifero;
    e scaldi solo le punte estreme delle dita.
    Ma è sempre fuoco tuo, dono tuo, tua inestinguibile promessa.
    Per ricordarci che c’è il fuoco un fiammifero basta.
    Adriana Zarri

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    1. Hai ragione! Per ricordaci che c’è il “fuoco inestinguibile” bastano persone-fiammiferi come p. Turoldo e la Zarri… Ciao.

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