Il futuro chiederà conto alla scuola per quanto è stata capace di rimanere fedele al suo compito.
Post di Rossana Rolando
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Franco Matticchio, Altalena |
Da una parte, la mentalità economicistica che si è imposta, impregnando di sé il linguaggio stesso dell’Istituzione scolastica. Ecco solo alcuni esempi:
· il passaggio dalla parola “Preside” (che aveva una valenza simbolica: colui/colei che presiede all’interno della comunità, facilita i rapporti tra le varie componenti e indica la direzione) al termine “Dirigente” (ripreso dal linguaggio aziendale e rispondente a criteri di efficienza burocratica, estranea alle relazioni);
· l’uso delle espressioni “credito formativo” e “debito formativo” per indicare premi o carenze nel percorso liceale (avere e dare al posto di crescere, quantità in sostituzione di qualità);
· la riduzione del curriculum scolastico ad un numero (facendo dell’alunno una sommatoria di punteggi, anziché una persona che si sta formando);
· la sottintesa mentalità competitiva che esaspera, negli studenti, l’ansia da prestazione e porta ad idolatrare il voto, impedendone la comprensione (non giudizio sulla persona, ma misurazione di un lavoro svolto);
· la certificazione di astratte competenze con cui si svuota il processo lungo e tortuoso dell’apprendimento …
Dall’altra parte, l’approccio clientelare ormai diffuso, che costituisce la mutazione più velenosa per la scuola e fa sì che essa si trasformi in una fabbrica di prodotti appetibili (progetti di ogni genere, indirizzi liceali “più piacevoli”, attività straordinarie, viaggi…) da “vendere”, in cambio di adesioni e popolarità. Gli alunni diventano così utenti, clienti da blandire e accontentare in ogni modo, per assicurare all’Istituto sopravvivenza e prosperità, in termini numerici.
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Franco Matticchio, Io disegno |
Rincorrendo queste due logiche, infatti, si finisce con l’abbassare sempre più la richiesta – in termini di obiettivi, contenuti, compiti – per rispondere alle aspettative incalzanti della clientela.
Eppure, non è questo il vero servizio che gli adulti tutti (scuola e famiglie) dovrebbero saper rendere alle future generazioni. La vita chiederà loro di possedere strumenti culturali, capacità di pensiero e di azione, esercizio del senso critico, responsabile cittadinanza … un bagaglio che oggi, molto spesso, è loro negato, in nome di un effimero, illusorio successo scolastico.
Intendiamoci: che la scuola debba esercitarsi nel rendere attraente il sapere, nell’accendere il desiderio della cultura (ἔρως), nel tracciare un cammino di sviluppo autentico dell’identità di ciascuno/a… su tutto ciò siamo d’accordo. Ma tale meta non si raggiunge facendo le cose facili, banalizzando l’iter scolastico, moltiplicando le attrattive, piuttosto si intravede puntando in alto, rendendo appetibile il difficile, dando senso ai fallimenti e agli insuccessi, aiutando a superare i momenti di crisi e disorientamento, stimolando una vera crescita.
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Franco Matticchio, Bambini nascosti |
Ad ogni Collegio Docenti vorrei dire questo: credo si dovrebbe cercare di essere radicalmente alternativi, perché capaci di amare i ragazzi nel solo vero unico modo che consiste nell’essere con loro esigenti, severi per il loro vero bene, comprensivi ma non accomodanti, disponibili all’ascolto ma non compiacenti.
Forse ci sarebbero ancora genitori e alunni che accetterebbero la sfida.
Concordo. Se sei una professoressa in servizio continua e cerca di far valere le tue ragioni.
RispondiEliminaSì, sono un'insegnante di filosofia e storia. Cerco quotidianamente di far valere logiche alternative, rispetto a quelle qui esposte (e impostesi nel mondo scolastico), soprattutto nella vita reale dell'insegnamento, nel rapporto con gli alunni e le alunne. Grazie e buona giornata.
EliminaCara Rossana, sottoscrivo ogni parola. Grazie di esserci. Un abbraccio.
RispondiEliminaGrazie a te, Maria, per il sostegno e la condivisione profonda, che ben conosco. Buon pomeriggio, Rossana.
EliminaAssolutamente d'accordo su tutto quanto esposto! Grazie
RispondiEliminaE' importante condividere queste riserve critiche sulla Scuola, a tutti i livelli, proprio per amore della Scuola. Forse solo allargando la comune riflessione si può cambiare qualcosa. Grazie e buona giornata.
RispondiEliminaInsistente, a ragione, l’appello a non stravolgere il compito formativo e maieutica della scuola ( dimensione di una relazione dialogica, ambiente di costruzione di uno spessore critico). L’aggressione “ economicistica” sembra averla vinta ma finché ci sono docenti e famiglie di una “certa pasta” - come la tua, cara Rossana, Non Passeranno. 🤗Rosario
RispondiEliminaCaro Rosario, purtroppo penso che il cambiamento in atto nella scuola sia già avvenuto e perduri.
EliminaOggi, per quel che posso osservare, il numero di insegnanti che cerca di mantenere alta l’asticella del sapere - con tutto ciò che ne consegue - risulta minoritario e comunque scomodo, quasi un ostacolo al buon funzionamento della macchina scolastica.
Grazie della tua affettuosa presenza, Rossana.
Condivido anch'io questa analisi così puntuale e la sottoscrivo parola per parola.
RispondiEliminaGrazie mille cara Rossana!!!
Grazie a te, Annamaria, per essere passata di qui. Condividere un'idea di scuola e di insegnamento significa anche pensare insieme come potrà essere il futuro. Buona serata, Rossana.
EliminaGrazie, Rossana. Condivido pienamente. È, però, spesso una battaglia impari: tanti sono i "nemici", di fronte, ma anche alle spalle e...sopra. E la stancheźza e la sfiducia rischiano talvolta di prevalere. Quasi paradossalmente, gli alleati più fidati, in questa battaglia, sono proprio i ragazzi. Un cordiale saluto.
RispondiEliminaP.s.:chiedo venia per il linguaggio "militare", non nelle mie corde...
Sì, è vero. Ci sono ragazzi e ragazze per i quali gli obiettivi della preparazione e della formazione sono stabilmente interiorizzati: allora si lavora davvero bene e il fascino della cultura, l'amore per il sapere diventano le sole dimensioni che contano.
RispondiEliminaGrazie di cuore, buona serata.