Historia magistra vitae
Post di Rosario Grillo
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Hieronymus Bosch, La nave dei folli, 1494 |
C’è una sorta di stordimento davanti alla rapidità e capillarità di esecuzione della “messa a sistema” del dispositivo di potere adottato dalle forze sovraniste nazionaliste autocratiche.
Nel volgere delle crisi del capitalismo (1), in conseguenza della gelida delusione degli spiragli di alternative, intravisti all’ora del Covid, si è concretato davanti a noi un ordine di cose con prospettive geopolitiche, politico-sociali, etico-politiche e culturali di scarso respiro democratico, anzi in gran parte antidemocratico. (2)
Si dice che la storia non si ripete mai, ma nella cornice del classico motto: historia magistra vitae, possiamo provare a cercare le forme nuove dell’accadere, visto che, nel sottofondo, sono costanti le pulsioni umane (antropologia) e certi meccanismi del potere (politica e social).
Con tale premessa rileggo il classico lavoro di Michel Foucault “Storia della follia”, la sua archeologia del sapere, la sua micro fisica del potere.
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Hieronymus Bosch, Estrazione pietra della follia, 1494 |
Agiva a supporto il laboratorio delle monarchie nazionali (accentramento, disciplinamento delle società, lettere di cachet) (4).
Nel frattempo mutavano gli scenari culturali, visto che nel XV secolo la curiositas humana lasciava libera manifestazione agli eccentrici (maghi, utopisti, concordisti), ma dal XVI al XVII secolo aumentarono gli internamenti e prendeva piede una normalizzazione sociale.
Si veda la rappresentazione pittorica nella versione di Bruegel, proseguente quella tardo medievale di Bosch; si colgano le allusioni del grylle che certificano le concessioni della Renaissance. (5) Si prenda esempio da Montaigne, che consentiva il corso del relativismo, di Erasmo, che metteva in scena le personificazioni della follia.
Uno spartiacque: Cartesio, che dando mano al dubbio metodico preservava dalla follia l’essere pensante, mentre divideva la razionalità dall’in-sipienza (chiarezza e distinzione per regola) ed incasellava gli in-sapienti.
Dentro la modernità, dunque, restava una differenza di tono: cadevano speranze repubblicane (Machiavelli), restavano inevasi gli appelli evangelici (Erasmo), cresceva l’istanza normalizzatrice che acutizzava la logica borghese in termini di ordine e disciplina (6).
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Pieter Brugel il Vecchio, Estrazione pietra della follia, 1557 |
La riflessione di Foucault è questa: “L’epoca classica, inventando lo spazio dell’internamento nella geometria immaginaria della sua morale, aveva trovato tanto una patria quanto un luogo di redenzione comuni ai peccati della carne e agli errori della ragione. La follia comincia a convivere col peccato, e forse a questo punto comincia a formarsi quella parentela secolare della sragione e della colpevolezza che l’alienato sente oggi come un destino”. (7)
Nell’oggi, la declassificazione dell’idealità (8), il brutto compromesso tra ottica aziendale e finalità pedagogica nei piani del sistema scolastico, le incursioni illogiche nel mercato del lavoro, le manovre anti parlamentari e di svilimento dei presidi democratici lasciano trasparire una logica sistemica di uguale peso.
Note
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Pieter Bruegel il Vecchio, Margherita la pazza, 1563 |
(2) Si discute di una diversa democrazia; nel vero, piuttosto, si sceglie l’efficientissimo a discapito della partecipazione e della consultazione popolare, si risparmia sulla intermediazione.
(3) Crescono nel frattempo la caccia alle streghe e le sfaccettature della tensione spirituale, tra istanze di riforma e chiusure istituzionali.
(4) Lettere regali che determinavano la reclusione di oppositori e nemici politici.
(5) Da Storia della follia: “i rapporti con l’animalità si capovolgono e la bestia si libera, sfugge al mondo della leggenda e dell’illustrazione morale per acquistare un che di fantastico che le è proprio” pp. 25-26.
(6) “Vi sono infatti alcune esperienze che il XVI secolo aveva accettato o rifiutato, formulato o lasciato ai margini, e che ora il XVII secolo riprenderà, raggrupperà e bandirà con un solo gesto per inviarle nell’esilio dove esse si troveranno accanto alla follia - formando così un mondo uniforme della Sragione- .” p.87 op. cit.
(7) Op.cit. p. 91.
(8) Riferisco della acuta osservazione di Nadia Urbinati esposta sul Manifesto del 15/02/5 dove si analizza le mire reazionarie nascoste in questo scambio tra idealità ed ideologia.
Grazie, Rosario. Ho letto e riletto il tuo post che, per associazione, su un altro piano, mi ha suggerito una riflessione che è insieme di sconforto, di speranza e di resistenza all’attuale panorama politico, nazionale e mondiale, contraddistinto dal dilagare della follia del potere. Da una parte la psicopatologia dei potenti (follia degli incantatori spregiudicati,cinici, menzogneri; dall’altra la follia dei sedotti ( incantati, stregati, intontiti, ridotti a zombi cammellati…). Rimane incrollabile il grido operoso della speranza :non lasciamoci intimidire dall’inganno di un futuro come minaccia. Ricordo la riflessione di DOSSETTI ( 18 maggio 1994): ”Sentinella, quanto resta della notte?” (Isaia, 21,11). Lo scenario evocativo della “notte” di Isaia - ieri come oggi - è immagine delle nostre attuali democrazie trascinate dalla ”forte emotività imperniata su una figura di grande seduttore”, assumendo incontrollabili derive di carattere irrazionale e plebiscitario. Un richiamo alla ”vigilanza” rivolto a tutti. IL presente e il futuro non dipendono dalla follia di qualche potente di turno, ma dalla speranza operativa ed attiva di ognuno di noi.
RispondiEliminaSono grato della tua chiave di lettura del post, chiara dimostrazione che ogni testo è per il lettore, non per l’autore. Nella mia testa prevaleva lo sconforto davanti a tale tremenda, sistematica capovolta, dalla quale discendono due considerazioni. La prima : che non sono abbastanza attivo nella custodia della Speranza. La seconda: che debbo vivamente ringraziarti per il tuo stimolo. Un fraterno abbraccio a voi due🤗🍀 Rosario
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