Un punto di vista molto particolare su Simone Weil, a partire dai suoi viaggi in Italia.
Post di Rosario Grillo
Viaggio in Italia |
Un’esperienza avvincente! Così descrivo la lettura di un’opera costruita raccogliendo le lettere di Simone Weil all’epoca dei due viaggi in Italia. (1)
Non è un libro predisposto dalla stessa Simone. Eppure, si può dire che il montaggio non risulta artefatto ed anzi esso è di molto aiuto nell’avvicinamento alla figura della filosofa francese.
Ripeto: avvincente. Perché rende la suggestione di “meraviglia coinvolgente” che dalla lettura, secondo me, discende. Le scelte, i commenti, le interpolazioni dei curatori intervengono sempre nel rispetto massimo della figura di Simone Weil, assecondando l’obiettivo della comprensione totale del suo pensiero.
Rientrano questi viaggi nel cliché del “gran tour”? La risposta è un fermo no. Motivato dalle seguenti ragioni: a- la forte incidenza del momento storico; b- il distacco della Weil dagli atteggiamenti “di maniera” (il curatore dice: colorati di romanticismo), inquadrabili in una cornice di “estetismo”; c- l’accorta, anche se indiretta conduzione della Weil che ne fanno tappa del suo itinerario spirituale.
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🔼 GLI ANNI TRENTA.
S. Weil era nata nel 1909; negli anni trenta, ultimati gli studi, iniziava ad insegnare. Poco prima, a dimostrazione del peso che la realtà concreta ha nella sua Weltanshauung, faceva un viaggio in Germania (1932) e commentava l’inevitabile successo del nazismo. (2) Nello stesso spirito chiedeva un congedo per vivere di persona la condizione operaia (3).
Successivamente, attratta oltre che turbata, dallo scoppio della guerra civile spagnola, decideva di parteciparvi. Bloccata da un grave infortunio, aveva già percepito la complicazione dello scenario bellico che andava internazionalizzandosi diventando un anteprima dello scontro tra mondo democratico e potenze del totalitarismo.
I viaggi in Italia non possono non risentirne, anche se la grande mitezza di Simone e la sua capacità di approccio non pregiudiziale, le aprono vie di contatti varii, piacevoli e spontanei con la gente delle contrade italiane. Pur avendo infatti l’opportunità di testare le sfere sociali medio alte (4), preferisce affidarsi al caso e ricevere risposte dalle persone più semplici ed impensabili. (5)
Saranno: escursioni improvvisate su un carretto al lago Maggiore o l’ospitalità di una maestra a Pallanza o la chiacchierata con un muratore non digiuno di cultura, suggellata da un canto stornellato. Da segnalare il momento dell’incontro a Terontola con operai reduci dall’ Abissinia. In loro nessuna retorica, condivisa con la propaganda fascista, piuttosto la gioia di vivere e lo spirito di avventura (uno di loro che dice di doversi recare a Parigi, si offre addirittura di sposare Simone).
È una delle tante spie che rivelano la gaiezza del popolo italiano, a giudizio di Simone, della refrattarietà al sogno imperiale del fascismo.
Martellante, nelle sue parole, la puntualizzazione del peso nefasto derivante dalla Forza, energia fuori della vita e del suo flusso, funzionale invece alla propaganda del bellicismo. Essa, cifra indiscutibile del totalitarismo.
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🔼 IL PRIVATO E LA FILOSOFIA
Nella Weil s’incontra una personalità che vive la filosofia; dove la filosofia, che pure mantiene rigore teoretico, si immerge totalmente nel vissuto. Questo è tanto vero che nelle vicende private degli incontri, dei sentimenti ispirati dalle visite ai monumenti e ai musei, s’incistano le argomentazioni filosofiche, estetiche e letterarie. In esse, Simone rivela: - la sua predilezione per Leonardo (6), - di essere innamorata di Giotto, - di preferire Monteverdi e Rossini a Verdi (7), la natura non romantica, tanto meno nietzscheana, di rivisitazione della cultura greca, il significato intrinseco alla Elettra di Sofocle (nella sua traduzione) (8).
La latitudine dei suoi interessi culturali trova conferma nella lettera dove accenna a problemi della matematica contemporanea. (9) Non era aliena Simone dalle scienze matematiche, non solo per influenza dell’ambiente familiare, ma per via di una curiosità intellettuale a tutto campo e in fedeltà al suo amato Platone. (10)
In una delle lettere - questa volta è quella scritta a Parigi, dopo essersi ritirata dal primo viaggio in Italia - descrive le implicazioni della dottrina ondulatoria di De Broglie. Qui sinteticamente evidenzia la relazione con la differenza tra matematica e fisica, arrivando a cogliere le ragioni profonde del principio di indeterminazione di Heisenberg, sul quale poi scriverà le Reflexions a propos de la theorie des quanta.
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🔼 CONCLUSIONE
Dal tracciato emerge un’esperienza di serenità, quasi di relax, impensabile in una personalità così tesa.
La Weil sa abbandonarsi all’imprevisto, va incontro alla gioia (che, come sempre, è costituita di attimi e non ha carattere permanente), s’illumina nei luoghi di San Francesco.
Appunto, nella Porziuncola, avviene uno dei suoi incontri con Dio, che la sollecitavano alla fede. (11)
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🔼Note
(1) I viaggi furono compiuti nel 1937 e nel 1938. Le lettere sono quelle inviate a J. Posternak, che aveva organizzato il primo viaggio e alla famiglia.
(2) Sul nazismo scriverà.
(3) Sofferente di forte emicrania e debole nel fisico trascinò con estrema difficoltà la vita da proletaria.
(4) Posternak aveva preparato il terreno facendolo incontrare con un amico introdotto nel regime.
(5) Da Viaggio in Italia in eBook. “A questo s’aggiunge un tratto specifico della sua personalità che emerge dalle lettere: la totale assenza di un atteggiamento ideologico, preconcetto, verso il modo in cui gli italiani, almeno quelli che ha occasione di incontrare, si pongono nei confronti del fascismo. Atteggiamento sereno, rispettoso, non facile in tempi di esasperazione ideologica.”
(6) Di Leonardo apprezza il “non compiuto”, interpretato come segno di “infinito”. A Milano resta estasiata del Cenacolo.
(7) I primi due intonano la musica al tenue e al giocoso, anche al comico, la musica di Verdi ricorda troppo Wagner e la sua teatralità.
(8) La Elettra della Weil è simbolo della resistenza alla “forza”.
(9) Va ricordato che il fratello di Simone, André, era una mente matematica di prim’ordine.
(10) “si ricordi che Platone aveva fatto incidere sulla porta della sua Accademia... ‘Nessuno entri qui se non è geometra‘ ” cit, da eBook.
(11) Da Assisi a Solesmes il cammino della “conversione interiore” di Simone Weil: “Al di là dello spazio e del tempo infinito, l’amore infinitamente più infinito di Dio viene ad afferrarci. Viene quando è la sua ora. Noi abbiamo facoltà di acconsentire ad accoglierlo o di rifiutare. Se restiamo sordi, egli torna e ritorna ancora, come un mendicante; ma un giorno come un mendicante, non torna più. Se noi acconsentiamo, Dio depone in noi un piccolo seme e se ne va. Da quel momento, a Dio non resta altro da fare, e a noi nemmeno, se non attendere. Dobbiamo soltanto non rimpiangere il consenso che abbiamo accordato, il sì nuziale. Non è facile come sembra, perché la crescita del seme, in noi, è dolorosa. Inoltre, per il fatto stesso che accettiamo questa crescita, non possiamo fare a meno di distruggere ciò che potrebbe intralciarla, di estirpare le erbe cattive, di recidere la gramigna; purtroppo queste erbacce fanno parte della nostra stessa carne, per cui tali operazioni di giardinaggio sono cruente. Ciò nonostante il seme, tutto sommato, cresce da solo e viene un giorno in cui l’anima appartiene a Dio, un giorno in cui non soltanto acconsente all’amore ma ama veramente. Bisogna allora che essa, a sua volta, attraversi l’universo per giungere fino a Dio. L’anima non ama di un amore creato, come una creatura. Questo suo amore è divino, increato, perché essa è pervasa dall’amore di Dio per Dio. Dio solo è capace di amare Dio. Noi possiamo soltanto acconsentire a rinunciare ai nostri sentimenti per cedere il passo, nella nostra anima, a questo amore. Ecco che cosa significa rinnegare se stessi. Noi siamo creati solo per acconsentire a questo.” (S. Weil, Attesa di Dio, Rusconi, pp. 99-100).
Chiedo scusa per alcune lacune e refusi sul testo🙏
RispondiEliminaIntegro: l’opera più completa di Simone sul nazismo è “ La Germania totalitaria”
Il post è molto bello Rosario. Si legge d'un fiato. Grazie, un abbraccio, Rossana.
RispondiEliminaGrazie infinite Rossana 🫂🌹
EliminaMolto belle e significative le lettere, ricche di passaggi da meditare...
RispondiEliminaAnche se qui spesso letti e estrapolati in funzione riduttiva e campanilistica.
Anche gli scritti raccolti da Ed. PRATICHE sulla guerra( ' 33- ' 43) sono molto ricchi della sua attenta e diffusa spiritualità.
Grazie.
Non capisco il riferimento al “ campanilismo “ ma ringrazio del commento e dell’integrazione. Diceva qualcuno che nella trasmissione/ lettura c’è un rapporto biunivoco autore/lettore.🌹🎆
RispondiEliminaDopo aver gustato appieno le integrazioni filmiche di Rossana, sento forte il desiderio di ringraziarla per il prezioso e generoso contributo che ha così dato alla messa a fuoco di Simone Weil.
RispondiEliminaNe approfitto per allargare il confine del mio pensiero a riguardo. Nel lungo ritratto fatto, risalta la “ mascolinità” di Simone. Ebbene io sarei contrario, perché direi che è tutt’altra la posizione che lei assume : è quella della “ martire della Forza”. In proposito, mi sembra che colga bene la questione la regista del docufiction, che parla di “ olocausto privato”. Privato nel vissuto, pubblico per la destinazione. La Forza riassume, per Weil, la brutalità, la negazione della Verità, della Libertà, dell’Umanita’.
Scorgo una “segreta” spinta a Donarsi in lei e questo mi induce al pianto di com-passione, di con-dolere. ( Scusate lo sfogo privato!💫)
Caro Rosario, ecco una nuova prova dei tuoi appassionati post su S. Weil: in prima fila nelle lotte sindacali e politiche, sperimenta il duro lavoro nelle fabbriche e nei campi, partecipa alla guerra civile spagnola, intuisce la gravità del nazismo che intende combattere senza risparmiarsi, del suo stipendio di insegnante spende per sé solo l’equivalente del sussidio ai disoccupati, non teme lo scontro verbale con Trockij, lasciandolo interdetto e si lascia infine morire d’inedia per partecipare alle sofferenze degli ebrei. ... Si sente coinvolta in tutto ciò che la circonda, di tutto si sente responsabile, prova e porta su di sé, senza essere capita le malattie e il dolore degli altri….Una testimone da seguire… Condivido appieno la tua riflessione sulla sua “segreta spinta a donarsi nella com-passione e nel con-dolere”. Grazie.
RispondiEliminaNon ho alcun dubbio sulla comune passione per Simone Weil.
RispondiEliminaTi abbraccio di cuore 🎈