Il riso "buono" di ironia e satira, contrapposto al riso sprezzante e cinico del sarcasmo.
Post di Gian Maria Zavattaro
Immagini delle opere di Fabio Magnasciutti (qui il link del sito).
“Numquid redditur pro bono malum?
Si potrà forse ripagare il bene con il male?”
(Geremia 18,20).
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Fabio Magnasciutti |
In questi nostri tempi “di magnifiche
sorti e progressive” mi pare che tutti noi si viva in un labirinto di
confusioni linguistiche, con le conseguenti falsificazioni e fraintendimenti.
Parole quali ironia
satira sarcasmo vengono usate non sempre a proposito, assumono significati
polivalenti e perdono la loro originale identità: confusione non solo
linguistica tra termini disinvoltamente formulati, coniugati e piegati a
cavalcare i più svariati atteggiamenti.
Amo l’ironia, mi piace la satira
perché le associo ad emozioni e sentimenti che condivido: misura limite pudore
amore indulgenza tenerezza sincerità rimprovero pianto pietas, velata collera
di melanconia.
Aborro il sarcasmo che associo alla
farsa aggressiva, l’irrisione arrogante, superba derisione, immodesta
sfrenatezza e tragicomico narcisistico delirio d’onnipotenza.
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Fabio Magnasciutti |
🌟 Considero il sarcasmo (dal gr. σαρκάζω sarkàzo, lacerare la carne sarx) parente stretto del cinismo. L'etimo
suggerisce una lacerante immagine violenta e ci fa intravvedere un grumo
disgustoso. Nasce da mille radici: presunzione elitaria di possedere verità e
sapere esclusivi; convinzione che non è possibile persuadere e formare alla
paideia; impudenza sfrontata nella competizione con il diverso che, non potendo
soggiogare, si offende ed umilia con riso aspro e tagliente. Riso senza gioia,
sterile, perché lo scherno borioso non cura, solo ferisce, divide separa,
pone fratture, calunnia (1).
Volontà divisoria null’altro che feroce maschera del proprio disincanto,
spavalda stoltezza di chi è privo di argomentazioni decisive.
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Fabio Magnasciutti |
🌟 Satira (lat. satura (lanx)
femm. da satur, pieno sazio e per estens. vario): genere letterario
mordace (2) con il quale si denunciano i mali del mondo, insieme si reclama un
mondo migliore, si bollano con amara medicina infingimenti astuzie errori, ci
si burla del malcostume della società, della politica, degli omuncoli
mascherati da gran signori. Nasce da un bisogno di giustizia (dike!), da un
impulso interno di indignazione e collera, da una passione che rivela il
contrasto tra il qualis
est ed il qualis
esse debet. Passione di animi indomiti e battaglieri, capaci sia di amara
denuncia fino all’invettiva ed all’eroico furore sia, nel contempo, di
con-versare (lat. conversari): trovarsi insieme, incontrarsi,
riconoscersi nella condivisione di valori irrinunciabili calpestati e
conculcati. C’è nella satira un’aspra mitezza che, più che abbattere o
distruggere, vuole convincere a pensare, ad aprire gli occhi e ad agire.
🌟 Ironia (gr. εἰρωνεία dissimulazione finzione)
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Fabio Magnasciutti |
in Socrate era l’atteggiamento maieutico del porre domande all’interlocutore “fingendosi” ignorante, incalzandolo e costringendolo a rendersi consapevole
del proprio presunto sapere. L’ironia, “l’umiltà socratica”, è scelta di
uno stretto rapporto tra virtù e sapere.
Punto di partenza è l’autoironia,
scherzare con se stessi per prendere sul serio unicamente ciò che è essenziale.
E’ ridere ed in certa misura irridere se stessi e gli altri in un ammiccamento
complice, solidale, consapevole della propria ed altrui finitezza, della quale
è insieme accettazione e desiderio di trascendenza. Chi pratica
l’autoironia è coerente con se stesso, sa ascoltarsi lucidamente
partecipe di tutto ciò che in lui avviene, è lo stesso sia interiormente sia
esteriormente, perché ciò che sente è ciò che esprime: paradosso e
condizione dell’ironia, possibile solo se si è capaci di sperimentare verso se
stessi i sentimenti che si provano verso gli altri (e viceversa).
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Fabio Magnasciutti |
L'ironia, amica e sorella della
speranza, per sua natura rifiuta il disimpegno, ama giocare per
giocarsi, è protrettica, esorta sé e gli altri a cambiare, superando l’ostacolo
della propria ed altrui presunzione. Nulla a che vedere con il divertissement
pascaliano, con l’ironia del don Giovanni kierkegaardiano, con il cinismo di cui è agli antipodi. Perché l’ironia spera crede ed ama. Soprattutto è
comprensione empatica, fiducia nell’altro, intelligenza che è presenza critica
a stessi e al mondo, memoria e grido di libertà. Per quanto venata di
tristezza, è pervasa di tragico ottimismo alla ricerca inquieta, nel labirinto
dei conflitti e delle contraddizioni proprie della condizione umana, del senso
genuino dei centri di gravitazione della nostra vita: l’amore, la comunione, il
peccato, la tentazione di disperare, l’invocazione…
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Fabio Magnasciutti |
Chi non la possiede, chi non sa intus-legere,
chi non ha speranze non può capire questa vis comica che, anche quando assume
la voce del flebile lamento e sparge la lacrima del clown, è brio
giocoso, gioia di sorridere e di far sorridere che non mira a far male, non si
risolve apertamente in lezione morale né in condanna od imprecazione, ma invita
a riflettere, a pensare, a contemplare. Le sue allusioni scherzose sono
espressioni di amore che nasce dal bisogno di rendere palpabili, plausibili e
fattibili i propri sogni e gli aneliti altrui.
🌟 Note.
1.Dividere:
dal gr. διαβάλλω, diabàllo da cui pure il significato originale del termine “diavolo”…
2.Si esprime tramite tutti
i mezzi artistici (musica, teatro, cinema, prosa, poesia…).
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Fabio Magnasciutti |
Riflessione puntuale e ricca di spunti interessanti e attualissimi. Per me molto significativa inoltre l'attenzione alla dilagante e pericolosa "confusione linguistica". Ottima la scelta delle immagini. Grazie.
RispondiEliminaLa confusione linguistica è l’anticamera della incomunicabilità con tutte le catastrofi che ne possono conseguire. Grazie, gent.le Maria Antonietta.
EliminaUn incastro perfetto tra vignette e testo ( in questo periodo , in giro per le contrade, si va celebrando il comic), e, come scrive Gian Maria, non si rinvia ad una comicità irridente, bensì a quella “ pensosa o riflessiva”, che è momento della paideia.
RispondiEliminaL’opportunita’ viene dai tempi che corrono, i quali spingono molti a a scagliarsi contro “ il moralismo”...ebbene, la satira di cui parla Gian Maria, non ha il tono del moralismo saccente e, rientrando nel bon ton, ha il tocco della gentilezza , nello spirito della “ conversazione” e del dialogo, ovvero della reciprocità.
Pensare riflettere educare ed educarsi (paideia) gentilezza conversazione dialogo reciprocità…: il mondo che ogni giorno vorremmo incrementare, caro Rosario, con in ostri piccoli contributi. Ciao.
EliminaNulla da aggiungere a questo post che spiega benissimo il senso dei vari termini insieme alle loro etimologie. Dimenticarle spesso significa stravolgere il senso di una parola e usarla a sproposito. Qui invece si torna a respirare!
RispondiEliminaMagnifica e azzeccata anche la scelta delle varie vignette.
Mille grazie!!!
Grazie, gent.le Annamaria anche per il senso ecologico del verbo respirare…
EliminaCaro Gian Maria, grazie per questo post che mi ha fatto tanto ricordare Lorenza e la sua “fortissima” ironia. Condivido quanto scrivi e confermo come essa sia un toccasana formidabile, espressione profonda e piena di libertà. La Gina sicuramente avrebbe sorriso molto a leggere le vignette pubblicate. A presto
RispondiEliminaCara Patrizia, quanti ricordi e pensieri solleva il tuo bel commento… Mi colpisce in particolare l’attributo con il quale connoti l’ironia di Lorenza , “fortissima”: superlativo che - pensando a lei ed alle sue sofferenze – svela il non detto, irrompe nel fondo dell’anima, spiazza e stravolge i ruoli i compianti prestabiliti tra chi soffre e chi pretende di confortare, ribalta le parti, non cancella lo strazio di nessuno, ma ci libera e ci unisce, ci rende e ci fa sentire fratelli e sorelle. Grazie.
RispondiEliminaOttimo post. Che unisce interessante analisi filologico/linguistica (non conoscevo l'etimologia di sarcasmo ...) e condivisibili considerazioni esistenziali ed etiche. Grazie.
RispondiEliminaSempre molto generosa, gent. Maria. Grazie.
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