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giovedì 25 agosto 2016

Sul Liceo "G. Bruno" di Albenga. Lettera aperta.

Post di Gian Maria Zavattaro.
Il Liceo "Giordano Bruno", 
sede Pontelungo
Il sig. Nicola mi ha invitato su facebook il 23 agosto scorso a “trovare qualche parola adatta, magari anche pubblica, per l’ultimo scempio che il Liceo si trova a subire…”. Nicola è stato studente  al “G. Bruno” di Albenga, che ho diretto nei miei ultimi anni di presidenza: un giovane – ormai quasi medico – che ho ammirato per la sua allegria, la sua serena e ferma rettitudine, l’amabile intelligenza e soprattutto la disponibilità verso tutti, persino verso il preside... Gli rispondo su questo blog per non lasciarmi involvere nella trappola delle  diatribe su facebook o delle battute di cattivo gusto. Spero invece nel  dialogo tra diversi pareri ed orientamenti,  capace di reciproco rispetto e magari anche di contribuire ad avviare nuovi solleciti percorsi di definitiva risoluzione dei problemi di tutte le scuole statali ingaune. 

Il Liceo "Giordano Bruno", 
sede via Dante
Caro Sig. Nicola, 
ho deciso di accettare, seppure con riluttanza, la Sua provocazione. Immagino si riferisca in particolare alla mancanza di aule, problema cronico per il “G. Bruno”, che oggi è  vera e propria emergenza, non tanto e non solo per  il Liceo, quanto per la città e per il suo destino culturale. Ho letto su IVG la dichiarazione  della Preside prof.ssa Barile: non avrei nulla da aggiungere, se non sottolineare la mia piena condivisione e ammirazione per una persona che sta facendo il possibile e l’impossibile per il Liceo. Ho anche grande stima per il Sindaco Cangiano e l’amico Maurizio e so bene quanto sia difficile muoversi tra i meandri delle difficoltà  economiche, delle richieste da ogni parte pressanti, dei veti e fuochi incrociati, dei rapporti non sempre facili  tra provincia e comune, dei tanti mascherati interessi di  parte (non so se ad Albenga ci sia ancora chi è contrario  ad un Liceo in continua espansione, ma  qualche anno fa c’era, eccome!).  

San Domenico, 
Albenga, centro storico
Quanto al ripristino della sede di  S. Domenico, dirò semplicemente che è una decisione  nefasta: quando ero preside  abbiamo dovuto utilizzarla (ora il classico ora il  linguistico ora il biennio dello
Retro del Santuario di Pontelungo
scientifico….) come male minore rispetto all’insostenibile intollerabile squallore delle aule sul retro del Santuario di Pontelungo; e poi ce ne siamo liberati, si pensava definitivamente, grazie al decisionismo di
La Caserma Turinetto 
e il fantomatico polo scolastico
un’amministrazione alla quale debbo gratitudine, anche se non era “di sinistra”.  Non ho da insegnare nulla a nessuno, ma una città dovrebbe da decenni vantare, partendo dalle scuole di ogni  ordine e grado, espliciti obiettivi culturali (non mi
Ex Tribunale, 
ipotesi sfumata
riferisco all’isola che non c’è, il fantomatico polo scolastico) da realizzare concretamente anno dopo anno. Trovo pertanto assurdo che ogni anno il Liceo debba mendicare il diritto-dovere all'istruzione dei suoi iscritti, così come trovo assurdo dare priorità ad associazioni e società - alcune peraltro degnissime - magari giustificando il fatto che in fondo si tratta di guerra tra poveri. Non è vero, non è guerra tra poveri  quando  il Liceo da sempre viene vissuto e trattato come più povero dei poveri. 

Vorrei che l’attuale amministrazione guardasse lontano, vivesse nel modo migliore, come si sforza di fare,  le contraddizioni ed il travaglio del presente, ma con l'occhio rivolto sempre al futuro. Vorrei che avesse il coraggio di essere amministrazione di rottura rispetto alle precedenti, capace di voltare pagina, di scegliere magari anche la strada del basso indice di gradimento presso alcuni ceti e categorie, in primis coloro che hanno ben altri interessi rispetto alla  scuola pubblica statale. Spero in Cangiano ed Arnaldi, un po’ meno nelle consorterie che li accerchiano.
Liceo "G. Bruno", 
fianco laterale
E poi bisognerebbe che tutti scendessero in piazza, quella reale e quella virtuale,   come fa Lei, carissimo Nicola, e faceva quando era studente liceale e sapeva ben rappresentare i suoi compagni. Dico tutti  - docenti, studenti, genitori, persone che credono nel valore dell’educazione e dell’istruzione, e ci sarò anch’io -  per essere solidali con la Preside Barile, perché non sia lasciata sola, lo senta e ciò la sostenga. E, nel rispetto dei diritti e degli interessi legittimi di tutti, insieme pretendere con fermezza  non solo  dal Comune (penso al Miur, Regione, Provincia per quel che oggi vale, Comuni del territorio ingauno, media e giornali…) un presente e futuro culturale per i nostri  bambini/e, adolescenti,  giovani, figli/e, nipoti… che frequentano e frequenteranno ogni ordine e grado di scuola statale ad Albenga. Ma forse bisognerebbe prima a chiare lettere comprendere che cosa significhi presente e futuro culturale, con tutte le implicanze di cittadinanza attiva e le opportunità di crescita umana, economica, sociale…

4 commenti:

  1. Carissimo Professore, la ringrazio per questa puntuale riflessione che sottolinea il punto nevralgico della questione, ossia fare del liceo e dell'investimento culturale una delle priorità amministrative. Perchè nessuno ragionevole ritiene che si possa trovare l'oro nelle casse di amministrazioni con mille problemi, ma nemmeno per contro accettare scelte come questa senza muovere un muscolo. Avendo per lei grandissima stima, mi sento di associarmi alla fiducia che ha nei personaggi di vertice del Comune di Albenga, sottolineando però come la fiducia sia un contratto con clausole a tempi che necessitano di risultati concreti per dimostrare di esser ben riposta. La saluto e ringrazio ancora caramente, sperando possa esserci occasione per incontrarsi in piazza...

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  2. Gent.mo Signor Nicola, il suo decisivo intervento, unitamente alla mia lettera di risposta, ha avuto, almeno per me, un’eco sorprendente presso gli ingauni e non solo. Al momento sono più di 2100 le visualizzazioni del post. Spero non si tratti di un fuoco di paglia e che qualcuno, anzi tanti sappiano raccogliere il testimone.
    Ciò che mi ha soprattutto rallegrato è la compartecipazione di molti ex-allievi, allievi e genitori. Non è solo passione per la scuola, nostalgia di tempi passati, interesse per il presente: anche, ma intravedo soprattutto quella logica della gratuità e del servizio che è stata il suo stigma di allievo e che mi auguro – ne sono sicuro – sarà la sua caratteristica professionale.
    La preside prof.ssa Barile ieri mi ha telefonato per ringraziarci e, per il poco che la conosco, non demorderà di certo.
    Ha ragione, caro Nicola: la fiducia non è mai a fondo perduto e prima o poi, anzi prima che poi, essa si perde. Penso che ne sia ben cosciente l’amministrazione ingauna che non mi dispiacerebbe rompesse il silenzio – in questi casi sempre equivoco - sul destino del liceo, pubblicamente prendesse posizione, chiarisse quanto realisticamente essa può fare e quanti ostacoli insieme si possono e si devono superare. Un caro saluto.

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  3. Caro Professore, vorrei ringraziarla per la bellissima lettera.... Mia figlia frequenta il Liceo G. Bruno. Lei ha ragione ed Io scendere' in piazza per questo Liceo. Stimo molto la nostra Preside, quando parla traspare il suo Amore per questo Liceo e per i suoi Ragazzi. Mia figlia ora è a Dublino proprio con lo stage della scuola. Quando le ho chiesto delle lezioni mi ha risposto 'Mamma vedessi che scuola!!!!'..... che amarezza al suo ritorno..... Spero e ne sono convinta che questa 'mia voglia di scendere in piazza' venga condivisa da tanti. Cordiali Saluti Roberta Panizza

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    1. Gent,ma Signora Panizza, grazie. Condivido con Lei la stima per la “nostra” Preside e l’apprezzamento per il suo autentico, gratuito, amore pedagogico (non è di tutti i presidi, anzi…). Nella mia attività scolastica non poche volte mi è capitato di scontrarmi con pubblici funzionari ottusi, quelli che pensano che la cultura non fa mangiare…, chiusi nel carpe diem, preoccupati giustamente di gestire le mille difficoltà del presente ma a volte obnubilati dal successo di eventi effimeri subito consumati e dimenticati che rendono in termini di popolarità, in alcuni casi anche venditori di fumo incapaci di progettare e di guardare sul serio al domani delle nuove generazioni. Scendere in piazza - quella fisica e, non meno importante, quella virtuale – significa coraggio di uscire dall’inerzia dei propri recinti individuali per esercitare i diritti e doveri di cittadinanza attiva, usando il bene che ognuno di noi possiede, la parola (nel caso di una manifestazione di piazza reale penso che anche la parola del silenzio sarebbe molto eloquente). Significa sentirsi comunità che non protesta a vanvera contro nessuno né si fa strumentalizzare dai profittatori che non mancheranno, ma vuole sapere e partecipare alle decisioni che riguardano il bene della città, in primis il presente ed i futuro delle scuole statali ingaune. Continuo a sperare in questa amministrazione ingauna, ma so che il tempo non perdona: tacere, non dire nulla, far finta di niente aspettando che le acque si calmino (diffusa prassi del “mota quiescere”) fa male a tutti, soprattutto ai nostri giovani e prima o poi , alla resa dei conti, farà male anche all’amministrazione.


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