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giovedì 15 giugno 2017

Scuola: riforma, tecnologie, stranieri.

Alcune sfide della scuola tra riforma (la "Buona scuola"), uso della tecnologia e presenza sempre più significativa di alunni "stranieri".
🖋Post di Gian Maria Zavattaro 
🎨Immagini e video sono tratte - previa autorizzazione - dalla pagina facebook e dal sito di Your Edu Action (qui il sito).

Mario Lodi, Insegnante
La speranza, dice Dio, la speranza, sì, che mi sorprende. Che questi poveri figli vedano come vanno le cose oggi e credano che domani andrà meglio.[…] Questa speranza bambina che di tutte le virtù, e delle tre virtù teologali, è forse quella più gradita a Dio. Che è certamente la più difficile, che è forse l'unica difficile[…] La piccola, quella che va ancora a scuola. E che cammina. È lei, questa piccola, che spinge avanti ogni cosa. Perché la Fede vede ciò che è. Nel Tempo e nell'Eternità. La Speranza vede ciò che sarà. Nel tempo e per l'eternità. Per così dire nel futuro della stessa eternità. La Carità ama ciò che è. Nel Tempo e nell'Eternità. Dio e il prossimo. Ma la Speranza ama ciò che sarà. Nel tempo e per l'eternità. Per così dire nel futuro dell'eternità. La Speranza vede quel che non è ancora e che sarà. Ama quel che non è ancora e che sarà. Nel futuro del tempo e dell'eternità”(Ch.Pèguy, Il portico del mistero della seconda virtù, Mi, Jaca Book,1978).

La riforma scolastica.
Scuola e riforma
Gli ultimi 10 decreti applicativi della legge 107, riguardanti nodi fondamentali della vita scolastica, sono stati approvati (17) ed hanno concluso l'iter della riforma di cui personalmente do un giudizio non negativo, pur rilevando lacune, approssimazioni, soprattutto un'inguaribile distanza tra l'astratta stesura delle norme e le realtà delle singole scuole chiamate a tradurle in pratica nelle loro zone di frontiera. Tuttavia non voglio entrare nel merito, perché ogni giudizio è opinabile e rischia di essere ideologico, come ben ha rilevato il sondaggio Demos-Coop condotto da I. Diamanti. E’ più utile esaminare le diverse percezioni della riforma. La Buona scuola piace poco a chi la conosce e ne ha esperienza, sindacati e docenti. I giudizi inoltre si differenziano in base all'appartenenza politica e partitica: gli elettori del Pd attribuiscono alla riforma un voto vicino al 7; gli elettori di tutti gli altri partiti la bocciano. L’impressione è che sia percepita, come il referendum costituzionale, al di là del merito, come la Scuola di Renzi e di Gentiloni. 

Aula insegnanti olandese
Resta, grave, la constatazione dello iato tra chi emana le leggi e chi dovrebbe quotidianamente applicarle. Positiva invece la fiducia che il 52% degli italiani intervistati continua a riconoscere alla scuola, anche se rispetto al passato in tono minore. Altro segno di cambiamento nel clima d'opinione è la crescente credibilità della "scuola privata", percepita non più solo come l’ultima spiaggia frequentata da studenti di famiglia agiata dal rendimento scarso, ma anche in molti casi come offerta articolata e qualificata (1). Secondo Diamanti il voto “negativo” attribuito dagli intervistati alla riforma dipenderebbe dal deficit di investimenti pubblici: edifici scolastici inadeguati o peggio insicuri, mancanza di risorse per la didattica, scarso collegamento con il mondo del lavoro, mancanza di formazione continua dei docenti, assenza di serie valutazioni che premino il merito, cattedre da assegnare vuote e - rilievo auto-critico per gli intervistati in quanto genitori - il peso crescente e perfino eccessivo dei genitori in difesa aprioristica dei figli. 
Ultimo dato (studio Eurostat) diversamente interpretabile: l'Italia ha i maestri e gli insegnanti delle superiori più vecchi d’Europa: nella primaria il 53% ha superato i 50 anni, alle superiori il 58% mentre la media Ue è rispettivamente 32,4% e 38,1%.

Nuove tecnologie.
Libri digitali
Il Miur si è impegnato molto sull’innovazione tecnologica nelle scuole, come conferma la ricerca del Politecnico di Milano: nel 75% la digitalizzazione dei processi organizzativi e gestionali ha raggiunto un buon livello, per quanto vi sia ancora una forte differenziazione tra le scuole; solo il 4% è “Non digital”.
E gli studenti? Il rapporto PISA conferma il consumo estremo, quasi compulsivo, del web da parte dei giovani: sempre connessi. Poco meno di 1 studente su 4 racconta di essere online in media almeno 6 ore al giorno fuori dalla scuola. Addirittura, quasi 1 su 2 (il 47%) si sente proprio male se non può connettersi a Internet. L’urgenza maggiore è la necessità di un’educazione alla consapevolezza dei rischi e dei limiti dell’uso digitale, dove l’utilizzo della didattica digitale serve anche come antidoto alla dipendenza da internet sempre più diffusa ed ai disturbi di relazione ad essa legati.

Le migliori app
Piero Dominici, professore all'Università di Perugia, da tempo parla di grave ritardo culturale. L’educazione alla cittadinanza, compresa quella digitale, si costruisce a scuola: “non bastano ‘cittadini connessi’, servono cittadini criticamente formati e informati, educati al pensiero critico ed alla complessità, educati alla cittadinanza e non alla sudditanza. […] Occorre agire e intervenire, con una certa urgenza. E istruzione ed educazione devono preoccuparsi di formare Persone e Cittadini in grado di sfruttare le opportunità determinate dall’innovazione tecnologica ma anche, e soprattutto, di contribuire ad un cambiamento sociale e culturale che non può non fare i conti con la famosa questione culturale e l’assenza di un’etica pubblica condivisa” (2).

Gli alunni stranieri: ma chi è straniero?
Estraneità
Nell’a. sc. 2015/16 erano ca 815.000 le alunne e gli alunni con cittadinanza non italiana, dalla scuola dell’infanzia alla secondaria di 2° grado: il 9,2% della popolazione scolastica; 6 su 10 nati in Italia. 
Sarebbero da raccontare le storie di tanti insegnanti in Italia che lottano tutti i giorni per fare con passione, nonostante tutto,  il loro lavoro  nelle scuole di frontiera (che poi sono tutte, pur nei loro profili diversi). 
Voglio citare due esempi, emblematici, appunto esemplari. Il primo a Palermo: Istituto comprensivo “G. Falcone” (materna elementare media) nel quartiere Zen 2, in zona periferica, abbandonata; studenti difficili, genitori per lo più disoccupati, altri che entrano-escono dalle carceri.... e preside e docenti che ogni giorno mettono alla prova il loro amore pedagogico e spesso riescono, perché sanno "guardare il mondo dalla parte delle periferie". Alunni e genitori stranieri? NO e SI': italiani, ma stranieri come “estranei” (dal lat. extraneus, stessa radice di straniero...), come ormai tutte le grandi periferie. 
Classe in cerchio
Il secondo a Milano: Istituto comprensivo “Scialoia” (materna, elementari e medie), frequentato da stranieri di prima e seconda generazione (cinesi, arabi, sudamericani); scuola in cui 7 ragazzini su 10 sono immigrati. Fare lezione diventa difficile quando bisogna affrontare i primi mesi con i cosiddetti NAI (neo arrivati in Italia): non parlano una sola parola di italiano e si sentono completamente disorientati. Eppure anche qui l'amore pedagogico alla fine può essere vincente.
Altre storie non solo italiane le ha raccontate E. Affinati (L’uomo del futuro. Sulle strade di don Lorenzo Milani, Mondadori, 2016) e già lo scorso anno ne avevo parlato: insegnanti che ogni giorno praticano lo spirito di Don Milani, pur senza averlo mai conosciuto e proprio per questo don Milani è “l’uomo del futuro” ed i ragazzi di Barbiana di oggi sono i/le ragazzi/e delle "periferie" e gli immigrati che arrivano da noi senza punti di riferimento. La conferma non è solo nell’esperienza romana della scuola di Affinati Penny Wirton, è nelle tante associazioni anche qui nel savonese: Caritas, Migrantes, S. Egidio. Scouts.... 
Autismo a scuola
Il messaggio è chiaro: l’autentica relazione umana è il fattore decisivo; è l'amore pedagogico (l'I Care di don Milani), quello che si “impasta” con loro, l'unico efficace per eliminare le discriminazioni di religione e di etnia, per assorbire l’impatto dei flussi migratori mondiali. Oggi “l’altro” non è tanto colui che appartiene alla mia nazione-razza-lingua-cultura-religione, è lo "straniero" (colui che ha la pelle di colore diverso, che parla una lingua incomprensibile), è l'"estraneo", l'escluso. La sfida del nostro tempo è incontrare questo altro, avendo chiaro il senso della propria cultura e valori, della propria identità per rispettare quella altrui, vivendo l’avventura della globalizzazione come una possibile inclusione, che significa pariteticità e reciprocità (“Io è un altro e, per quanto diverso e molteplice, anche l’altro è un Io”) (3).
Nuove scuole
L’afflusso dei rifugiati in Italia, in particolare i minori non accompagnati, dovrebbe comportare l’esigenza di non ripetere gli errori commessi in Francia, dove una parte della gioventù emarginata, priva di diritti, ha aderito allo Stato Islamico pur dopo aver percorso molti se non tutti i gradini del sistema educativo. La scuola non solo è chiamata a migliorare le prestazioni linguistiche, ma ad esprimere un ruolo, oggi non riconosciuto dai responsabili politici né finanziariamente sostenuto dai pubblici amministratori, di prevenzione sociale, accoglienza, inclusione, condivisione e ricerca tutti insieme di valori quali pace, ospitalità reciproca, equità e giustizia sociale.
Trova così pieno senso il duro monito di don Milani, allora rivolto ai cappellani militari, oggi a tutti, con il quale concludo: “Se voi avete il diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri, allora io dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati ed oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni son la mia Patria, gli altri i miei stranieri”(4).

Per le note al testo cliccare qui.

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Questo articolo è l'ultimo estratto della relazione tenuta a Sassello, presso il Campo Scuola Agesci 2017, sotto la guida degli amici Donatella Mela e Fabrizio Coccetti. 
Per leggere i precedenti estratti cliccare di seguito:
Don Milani, "l'uomo del futuro"
La scuola è inclusiva?

7 commenti:

  1. Speranza conclude? Speranza apre....come dice Peguy, verso l'avvenire.
    La scuola dev'essere sempre in cammino! Cammina con l'uomo, con la Storia, con la società. Purtroppo non cammina nella testa dei nostri politici, che sempre malamente pensano alla scuola e ad accudirla.

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    1. In cammino, come Abramo, alla ricerca della scuola promessa...

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  2. Grazie per questo intervento!

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    1. Grazie a te, Martina, che ogni giorno a scuola di trovi in prima linea.

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  3. Molto giusto... Buongiorno, grazie.

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  4. Ieri ho concluso la sessione d'esame di licenza media della "mia" III media, oggi ho lavorato duramente all'aggiornamento del RAV ... Ho rifiutato l'accesso al Bonus perchè temo possa portare solo malumori e zizzania tra i Docenti. Ho il cuore pieno di pensieri e di passione: scusi il commento disorganico. Concludo dicendo che sono passata da un impiego di bancaria all'insegnamento perchè convinta dalle parole e dall'esempio di don Milani. Che il suo Spirito vegli sulla scuola italiana ...

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    1. Anche Rossana, mia moglie, per analoghi motivi ha rifiutato il bonus, sul quale – così come presentato e praticato - si potrebbero o dovrebbero imbastire penose riflessioni. Prendiamo atto con piacevole gioia della sua testimonianza di lavoro e delle sue scelte coraggiose e … siamo contenti per la sua scuola ed i suoi alunni.

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