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mercoledì 21 ottobre 2020

Valutazione impossibile nella scuola a distanza.

Dopo le ultime disposizioni della regione Liguria e di altre regioni, sentiamo il bisogno di esprimere il nostro netto dissenso.

Post di Gian Maria Zavattaro.

Le intense illustrazioni sull'isolamento sociale sono di Ly - Losing You (qui il sito instagram).

Ly - Losing You, Ombra

Tutti concordiamo nel ritenere che la scuola a distanza sia un male minore. Appunto: si tratta di un male, negativo anche nella costrizione dei tempi più infelici del covid, perché la scuola cessa di essere quel che deve essere: luogo per crescere, capire il mondo, se stessi, gli altri; luogo della continuità del tempo in cui avviene il passaggio, graduale negli anni, dalla insignificanza al significato, nelle imprevedibili diverse intensità delle varie ore di lezione e discipline che fanno della scuola un avvenimento vivo, apertura senza sosta del cuore e dell’intelligenza alla complessità sociale a partire dalla relazione anche dialettica docenti/alunni, a tutte le conoscenze, agli incontri, ai progetti di vita…; luogo in cui si crea la comunità educante inclusiva delle diversità tra la passione di insegnare e le variegate reazioni dell’apprendere; luogo in cui “la scuola siede fra il passato e il futuro e deve averli presenti entrambi”(d. Milani).

Invece oggi la Scuola, presto costretta alla distanza, rischia di cedere alla tentazione del non-luogo, dove si danno virtuale appuntamento, senza mai veramente incontrarsi, persone slegate da un luogo reale di relazioni stabili.

Non credo nell’efficacia educativa delle lezioni a distanza, così come oggi intese e praticate (v. mio post di mesi fa). Anzi le recenti decisioni scaricabarile di alcuni presidenti delle giunte regionali mi paiono miserevole tributo alla propria claque plaudente: poiché molti settori esterni alla scuola non funzionano (trasporti pubblici, obbligo mascherine, no assembramenti…) oppure godono di assurde immunità (sale gioco…), basta chiudere le scuole, beffate punite umiliate dopo mesi di forsennata attività per garantire la vita scolastica a prova di bomba covid. Povero futuro sempre più minaccioso per le nuove generazioni! Come potranno prepararsi a gestire in tutti i settori la loro vita pubblica e privata (sì, privata anche nel senso di spogliata defraudata spolpata)? Povera scuola a distanza, del tutto impreparata ad assolvere la sua preminente funzione educativa e socializzante, ben al di là dell’imbottigliamento di conoscenze e competenze.

Ly - Losing You, Abbandono scolastico
Vorrei soffermarmi, dietro sollecitazione di mia moglie, sul tema della valutazione, uno dei compiti fondamentali di ogni insegnante, chiarirne il significato e la valenza decisiva per il presente e futuro di ogni studente, capire se abbia diritto di cittadinanza nel non luogo della distanza.

Nulla a che fare con il giudizio pilatesco tipo “promozione covid”, con la mera perizia tecnica, con il voto fiscale in sé amletico se non addirittura emblema di una valutazione non di rado divenuta violenza (1).

Intendo riflettere sulla valutazione educante, che contempla e ad un tempo trascende il voto, decisiva per il presente e futuro di ogni alunno, capace di far crescere insieme docenti e studenti, insegnamento ed apprendimento, nella sua duplice dimensione tecnica e pedagogica:

- tecnica procedurale nei vari momenti di diagnosi, controllo periodico, comparazione tra il differenziale di apprendimento e lo standard generale della preparazione prevista al termine di un determinato percorso: obiettività tecnica corrispondente al measurement degli anglofoni, misura del profitto in modo prevalentemente quantitativo espresso dal voto.

- dialogica relazionale culturale educativa che guarda maggiormente agli aspetti psicologici e sociali, tocca la natura profonda del rapporto docente-discente, va ad investire sia l’atteggiamento critico dell’insegnante verso il proprio insegnamento sia la sfera della progettazione personale dell’allievo, il suo rapporto con il mondo, la valutazione di sé e le scelte di orientamento: obiettività educativa, la vera anima della valutazione, per gli anglofoni evaluation dei cambiamenti introdotti nella personalità dell’alunno, tenendo conto della complessità della persona e ricorrendo a molteplici criteri e tassonomie.

La valutazione dunque, nell’integrazione dei due aspetti inseparabili, non è solo un atto educativo, è un continuo processo educativo. 

Ly - Losing You, Chiasso

Domanda. La didattica a distanza è in grado di gestire questa funzione fondamentale senza tradire la vocazione educante della scuola?

A mio avviso, così come è oggi intesa e praticata, è incompatibile: le manca la sostanza, la conditio sine qua non, la prossimità fisica, la “presenza” come compresenza che, con tutte le varianti della dinamica relazionale insegnante-alunni, presuppone la continuità e contiguità del quotidiano vivere insieme e sola consente lo scambio circolare delle tante decisive variabili verbali e non verbali.

Il che significa una condanna senza appello della didattica a distanza, non-luogo di relazioni circolari, impossibilitata a praticare la valutazione come fattore determinante per la progressiva maturazione degli alunni che hanno bisogno di continui riscontri lungo il cammino del loro apprendere.

Provo ad approfondire. La valutazione, espressione della autonomia professionale e della dimensione sia individuale sia collegiale del docente, è prima di tutto un processo di auto ed etero educazione con una precisa funzione promozionale formativa ed orientativa. Per i docenti è strategia educativa essenzialmente finalizzata alla costante verifica dell’azione didattica programmata e richiede conoscenza di se stessi, capacità e volontà di comunicare, incontrare e capire le persone (4). All’alunno consente la progressiva consapevolezza dei suoi limiti e delle sue possibilità, guida la sua crescita per un apprendimento “significativo” (che produca cambiamenti, sottolinei il valore formativo di qualunque conoscenza o competenza acquisita, gli faccia compiere un passo in avanti rispetto alle idee, valori e abilità prima possedute).

Ly - Losing You, Maniacale

Non c’è valutazione senza comunicazione e comunicare è interagire, scambio continuo, conscio ed inconscio, di reciproche valutazioni (2) e di messaggi verbali e non verbali (3) all’interno della dinamica dei gruppi della classe e di una precisa definizione di relazione (permissiva, flessibile, autocratica, rigida, simmetrico competitiva, democratica…) con la classe ed ogni alunno. Nella comunicazione è sempre presente la metacomunicazione (che cosa comunica la comunicazione?) che richiede da parte del docente un’accorta decifrazione della relazione tra i partecipanti.

In ogni ora di lezione in presenza l’interazione docente-classe è un’azione collettiva, un dare e ricevere in un processo continuo di negoziazione mediante il quale la realtà quotidiana della classe viene costantemente definita e ridefinita attraverso accomodamenti permanenti informali od espliciti (nelle verifiche, interrogazioni, numero e scadenze dei compiti e delle consegne, assenze strategiche…).

Elemento determinante della valutazione è il continuo feed-back dell’apprendimento e dell’insegnamento (5): non c’è comunicazione senza informazione di ritorno, come non c’è valutazione se non viene correttamente comunicata, perché il processo valutativo è ultimato solo con la comunicazione e questo vale soprattutto per la valutazione finale e la valutazione negativa (6).

E’ evidente che solo la scuola in presenza può garantire tutto ciò e già è richiesta ai docenti sovrabbondante saggezza e disponibilità, una profonda dedizione deontologica, non di tutti.

Impensabile per la didattica distante con le sue attuali procedure, la quale al momento forse può permettersi il measurement, ma non l’anima della valutazione, la sola che “siede fra il passato e il futuro e deve averli presenti entrambi”, nella rinuncia ad essere scuola educante, costo tremendo non quantificabile.

Ly - Losing You, Genitori

Note.

1. La valutazione diventa violenza se il Docente non sa o non vuole comunicare, non è consapevole delle interazioni verbali e non verbali proprie della relazione educativa, non sa inserire il suo intervento nel contesto sistemico della classe e della scuola; non si rende conto della interdipendenza comunicazione-valutazione ma pratica la valutazione nel significato fiscale e non promozionale; non sa ascoltare l’altro (la sua parola, il suo volto, la sua voce, il suo sguardo, i suoi gesti) uscendo da se stesso; non ha competenza e rigore docimologico, per cui, privo del crisma dell’autorevolezza, le sue misurazioni non sono dagli alunni (e dai genitori) riconosciute attendibili. Quanto al voto esso è uno strumento non il fine, riguarda i comportamenti e non l’autostima delle persone: non si può far vivere cinque anni di
scuola a studenti proiettati esclusivamente a conseguire il voto, nella confusione tra competizione ed emulazione…
2. Come gli insegnanti dedicano
una parte notevole del loro tempo a valutare così anche gli alunni sono continuamente impegnati a valutare il docente….
3. Un flash sulla comunicazione non verbale come messaggio relazionale: l’atteggiamento del corpo, la gestualità, gli occhi, il tono della voce, la postura delle mani, il silenzio. Cosa perversa è la contraddizione tra il contenuto verbale (“ti seguo - ti metto a tuo agio”) e la comunicazione non verbale di segno opposto (sbuffo, tono della voce, la postura, gli occhi…).
4. Il docente professionalmente serio è colui che si distingue per l'atteggiamento critico verso il proprio insegnamento: consapevole che la propria soggettività rischia di essere disturbata da meccanismi proiettivi, pregiudizi, stereotipi, ambiti di soggettività quali: -l’effetto equazione personale: si ha quanto il valutatore tende a comprimere la scala di valutazione appiattendola intorno al valore intermedio, verso l’alto o verso il basso, in base alla visione che ha di sé e della propria immagine professionale improntata a rigore o a indulgenza. -l’effetto alone. Si ha quanto il valutatore considera come rilevante qualche caratteristica dell’alunno (tratti di personalità, particolari abilità, comportamenti, affinità o divergenze di opinioni) per cui queste caratteristiche sovrastano l’oggettività del risultato che viene sopravvalutato o sottovalutato a seconda delle situazioni. E’ un fenomeno in cui non è difficile incorrere e sul quale chi valuta dovrebbe esercitare un attento autocontrollo. -l’effetto di stereotipi , detto effetto Pigmalione: in cui la valutazione è influenzata da particolari aspettative di successo o di insuccesso. Si ha quando il valutatore manifesta eccessiva sensibilità verso caratteristiche del comportamento o aspetti della personalità o viene influenzato da un precedente giudizio. Con tutto ciò la valutazione è e deve rimanere "soggettiva” nell'unico significato corretto possibile: atto responsabile di un soggetto interiormente libero consapevole della propria competenza esercitata all’insegna dell’I Care.
5. Il significato del feed-back è quello di rendere immediatamente o tempestivamente consapevole l’insegnante dell’efficacia della sua azione didattica e l’alunno degli errori, difficoltà progressi del suo apprendimento. A che serve, ad es., se non a farsi percepire come funzionario fiscale, consegnare i compiti corretti dopo un mese o due?
6. Non è possibile esprimere una valutazione finale oggettiva se gli allievi sono stati conosciuti solo sul piano della mera produzione scolastica nella sola dimensione cognitiva quantitativamente definita. Acquisito che la valutazione finale non è in alcun modo rivolta alla persona, va sottolineato che essa non è nemmeno solo valutazione di un apprendimento particolare, ridotto alla pura dimensione tecnico-cognitiva, ma è sempre sintesi valutativa di un percorso di crescita. La valutazione diventa segno costruttivo del cammino di crescita reciproca e costante di educatori ed educandi. La valutazione negativa si rende necessaria in presenza di oggettive e riscontrate carenze, in un contesto in cui si sono assunti atteggiamenti didatticamente efficaci, consapevoli, professionalmente maturi e capaci di stabilire con gli studenti una chiara e leale comunicazione educativa. In questo contesto il negativo (inteso come valutazione di inadeguatezza dì apprendimento) acquista il valore di una positività in quanto non nasce dalla volontà di escludere o di segregare ma dall’esigenza sia di guidare coordinare indirizzare aiutare a comprendersi sia di proteggere la comunità civile dall’incompetenza che rifiuta di riconoscersi tale e dall’arroganza che pretende di arrivare senza averne i requisiti Significa piuttosto incoraggiare la scuola a non dimenticare la sua vocazione irrinunciabile a promuovere la passione la ricerca la dinamica interiore, a cogliere ciò che di costruttivo è insito anche nella valutazione negativa: non si tratta di punire ed escludere, ma di aiutare lo studente a conoscersi e capirsi, a riconoscere la propria attuale incompetenza per riprendere il cammino di crescita, comunicandogli fiducia nelle sue capacità e vedendo “non quanto le sue spalle siano ancora inadeguate, ma quanto un giorno si dimostreranno robuste” (J. Hofer). Cosi intesa, la valutazione negativa è la prova del nove dell’irrinunciabile autentica vocazione educativa della scuola a promuovere cultura ed umanità.
 
Ly - Losing You, Stanza dopo

9 commenti:

  1. Contributo molto interessante, senz'altro "competente", data la fonte, condivisibile per molti aspetti, soprattutto se la didattica a distanza viene vista (nel peggiore degli scenari possibili) come "sostitutiva" della didattica in presenza. Mi permetto però un paio di osservazioni, frutto di confronto con chi la didattica a distanza, nella sua veste "asincrona" la sta praticando come integrativa della didattica in presenza. 1) Non possiamo non tenere conto dei mezzi oggi a disposizione sul piano tecnologico che hanno un indubbio appeal sulle nuove generazioni e che, sapientemente usate, possono aiutare il processo di apprendimento, anche in presenza, favorendo l'abbattimento delle distanze, la circolazione delle idee....come pure un monitoraggio più accurato di quanto viene fatto. 2) alla valutazione da parte del docente, che ha un'indubbia, pregnante valenza formativa, nella didattica a distanza, come del resto pure in quella in presenza, si può affiancare una auto-valutazione da parte del discente del suo percorso di apprendimento,che contempli anche la responsabilità nel seguire le lezioni, i modi di apprendimento, i punti critici da risolvere... Tutto questo comunque ribadendo la insostituibilità della presenza e della relazione diretta, che offre molti elementi in più, indubbiamente, per valutare il feedback e, di conseguenza, l'efficacia del momento didattico.

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  2. Gentile Paolo, concordo pienamente sulla utilità della didattica "asincrona" (lo scorso anno l'ho adottata nelle mie classi, durante il lockdown). Anch'io la considero una ricchezza se va ad integrare la didattica in presenza.
    Questo post nasce però sollecitato dalla prossima sostituzione (per ora a rotazione del 50% delle classi) della didattica in presenza con la didattica a distanza, intesa come trasposizione piena online dell'orario scolastico di ogni docente, in modalità sincrona, tramite videoconferenza (almeno nella mia scuola). Questo lascia ben poche energie per la modalità asincrona (e comunque l'una e l'altra via della didattica a distanza - sincrona e asincrona - coinvolgono principalmente, nella mia esperienza, gli alunni più motivati e "solidi", mentre rischiano spesso di perdere il contatto con i più fragili). In entrambi i casi la valutazione - intesa nel senso profondo di cui Gian Maria parla nel post - rimane un grosso problema, perdendo molta parte della sua valenza educativa.
    Grazie.

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    1. Segnalo qui un articolo di Internazionale di ieri, 21 ottobre: Chiudere la scuola ha conseguenze gravissime.

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    2. Gentile Rossana, sulla "esclusività" della didattica a distanza (cioè il rischio di perdere i più fragili) pienamente d'accordo. Come pure sulla inefficacia della completa modalità sincrona nella DAD. Ma questa NON è DAD (o FAD). E posso dirlo perché ho la fortuna di conoscere un collega che DA ANNI applica la FAD, combinata con la scuola in presenza, sulla base di un progetto di "vera" digitalizzazione (non le Scuole 2 o 3 o 4.0....) e da cui sto capendo che anche a distanza (il che non vuol dire che si debba per forza chiudere tutto, ci mancherebbe) si può avere una buona (anche ottima) qualità della didattica, anche sul piano della valutazione degli apprendimenti. E che, inoltre, la tecnologia non è fine a se stessa, ma influisce anche nel processo insegnamento/apprendimento indipendentemente dal fatto che, poi, si abbia uno smartphone o un foglio di carta (può influire forse sui "tempi", ma non sulla "qualità").Certo, sappiamo tutti che una valutazione non si basa solo sulla performance del momento, e che anche la performance del momento è condizionata da una serie di fattori "misurabili" solo guardando negli occhi il ragazzo. E che soprattutto la valutazione è un percorso di lungo periodo, fatto di vari momenti, di clima in classe, di relazioni...ci vorrebbe ben più dello spazio di un post e dei relativi commenti per chiarirne i contorni. Ma già qui mi pare che stimoli ne vengano, e per questo Grazie!

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  3. Gent.mo Paolo, ho gradito ed ancor più apprezzato il suo commento sia per il tono sia per le motivazioni da lei addotte, che in buona parte
    posso condividere – come già ha espresso mia moglie Rossana – ma con qualche riserva o meglio indispensabile precisazione. In realtà i tentativi in atto in molte regioni sono decisamente quelli “sostitutivi” e ripristinativi di quanto nei mesi passati lo stesso ministero - oggi non a caso molto recalcitrante - con improvvida furia aveva disposto. Non sono contrario per principio né alla FAD sincrona né alla FAD asincrona, tra l’altro, nell’attuale situazione di stallo della scuola e degli enti di formazione, oggetto di molta pubblicità non scevra da interessi peraltro legittimi. Si tratta molto semplicemente di non confondere il tutto (il fine della la scuola come luogo educante di relazioni) e lo strumento della didattica - la complessità delle relazioni reali circolari verbali e non verbali docente-alunni e la relazione virtuale per lo più lineare - il fine con i mezzi. Immagino che un domani, o forse un dopodomani, la neotecnologia provvederà ad eliminare lo iato, per ora ben consistente. Pienamente d’accordo con lei sull’autovalutazione dell’apprendimento. Un caro saluto.

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  4. Totalmente d'accordo con quanto presentato nell'articolo. Vorrei ora esprimere il mio modo di sentire in maniera molto pratica. Immagino che gli insegnanti, se tali sono, visto che al momento si trovano di persona di fronte agli studenti, diano anche delle spiegazioni chiare e inequivocabili sul comportamento da tenere non solo a scuola, ma anche fuori. Cioè che cerchino di far capire quali sono i rischi di comportamenti non idonei rispetto alla situazione contingente. Dico questo perché aspettando il tram ho visto arrivare 6 o 7 studenti/studentesse provenienti da una scuola superiore: il gruppo si è messo in attesa del tram non solo a ranghi serrati, ma poi, evidentemente presi da moti emotivi irrinunciabili, hanno abbassato le mascherine per un abbraccio di gruppo, ridendo e scherzando. Erano appena usciti da scuola. In tempi normali, avrei sorriso. In tempi di Covid mi domando: a che serve portare la mascherina in classe se poi, lontani dagli occhi attenti di insegnanti e personale vario, gli atteggiamenti sono quelli di "prima" della pandemia? La risposta è spesso: che ci vogliamo fare, sono giovani. I giovani non sono nati solo dagli anni '90 in poi. Siamo stati tutti giovani, ma non tutti incoscienti. Morale: con grande rincrescimento, se non vogliamo espandere il contagio, temo che la scuola a distanza in questo momento non sia evitabile, con tutti i danni dal punto di vista didattico, valutativo e sociale che sono stati sapientemente espressi.

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    1. Gent.le Maria Teresa, comprendo benissimo il suo stato d’animo.
      La scuola ha raggiunto in generale livelli di sicurezza in sé affidabili. E’ fuori, anche nell’immediato fuori, che le cose non vanno bene E’ strano, vergognoso e moralmente iniquo che le disfunzioni di altri debbano essere pagate dalla scuola. E le famiglie? I controlli degli organi abilitatati a ciò? E’ proprio di oggi il decreto che penalizza la scuola anche oltre il 75% a favore della didattica a distanza. Il che significa presto che si arriverà quanto a prima al 100%. Un disastro non solo per chi prometteva resistenze ad oltranza della scuola in presenza, ma disastro per tutti, oggi e domani…

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  5. Comprendo lo “ scatto di protesta” e lo condivido. Le considerazioni che svolgi denotano il pathos di un docente vigile partecipe coinvolto/coinvolgente , di un dirigente ( so che preferiresti la vecchia definizione) fuori del “ mucchio burocratico “ e centrano il cuore della “ didattica in presenza”. Basterebbe solo richiamare nell’ordine delle “ tecniche a supporto “ la
    esecuzione di lezioni telematiche. Socrate si rivolterebbe nella tomba nel sentire di un rapporto dialogico che si svolgesse a distanza. Le articolate considerazioni sulla valutazione mi confortano perché so di avere “ sgarrato “ molte volte dalla diligente esecuzione della “ canonica verifica orale con scrupolosa registrazione del voto”. Opportuna a tutt’oggi ( quanti docenti ancora oggi nascondono il voto!) la messa a punto sulla trasparenza e tempestività, sul “ in itinere”.
    Purtroppo ( lo scrivo ancora) la politica si sottrae al suo miglior ( e maggior ) compito, rivelando ancor più un grave cedimento agli imperativi dell’economia.

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    1. Caro Rosario, hai ragione: era e rimane un grido di protesta che pareva trovare uno spiraglio di luce nelle inflessibili dichiarazioni di Conte ed Azzolina circa la scuola in presenza, subito smentite oggi dal nuovo decreto che impone alle superori il 75% della didattica a distanza, e non so se ridere o piangere di fronte a “la politica si sottrae al suo miglior ( e maggior ) compito, rivelando ancor più un grave cedimento agli imperativi dell’economia”. Temo - e mi sforzo di resistere - di dover dar ragione a quel che scrive Saviano su repubblica.it (“il laboratorio napoletano”) a proposito della inadeguatezza – è un mio eufemismo – dei nostri presunti governanti non solo regionali.

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