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domenica 24 ottobre 2021

Rigurgiti?

Centenario del 1921 e imminente avvento del fascismo. 2021, i rigurgiti fascisti di oggi.
Post di Rosario Grillo.
 
Devastazione sede sindacale CGL a Roma, 1922, foto d'epoca
Siamo nel 2021 e qualcuno si domanda perché evitiamo di ricordare il centenario. Il 1921 fu un anno che l’Italia visse nella schizofrenia degli empiti rivoluzionari andati in fallimento, delle reciproche abiure, dell’esplosione dello squadrismo fascista rivolto in ispecie contro le Camere del Lavoro. Nel mentre si avvicina l’anniversario del 1922, marcia su Roma...
La dimenticanza provoca il ripensamento della domanda: il fascismo è circoscritto solamente al periodo 1919-1945, compiuto e concluso?
Bisogna in qualche modo dare un perché alla crescita quantitativa di movimenti violenti e radicali, di agitatori e sobillatori, mestatori del sentimento di paura sociale, di gruppuscoli che inneggiano, alla luce del giorno, ai vecchi miti della razza e della violenza purificatrice: fotografia del quadro attuale.
Non si può pensare che sia un effetto solo della pandemia, anche se questa ha reso deflagrante la situazione.
Manifestazione Fasci italiani, Bologna 1921, foto d'epoca
Sotto i nostri occhi passano i fotogrammi di una rappresentazione sociale e di una involuzione politica. La prima, caratterizzata dall’aumento considerevole dei gruppi che inneggiano alla “croce uncinata”, dal furioso dilagare dell’indignazione (sentimento che vede assenza di politica mentre offende scientemente il costume civile). La seconda, racchiusa nella crisi delle macchine-partito, nel cerchio della prepotente espansione del leaderismo (abnorme perché molto oltre la linea della presenza segnalata da Weber), della crescita esponenziale dei populismo, una sirena che canta fuori del recinto del milieu.
David Bidussa, uno storico attento al “flusso delle idee” (qualcosa che corre sulla linea dell’immaginario collettivo), continuatore della metodologia storico culturale di Furio Jesi (1), commenta l’uscita del libro di Claudio Vercelli, Neofascismo in grigio, mettendo ben in chiaro la preoccupante ascesa di certi movimenti, correlandola alla domanda problematica assunta. (2)
Un invito alla riflessione ponderata, condotta a 360 gradi, meticolosamente estranea allo stampo di immagine futile e superficiale di un irreale complotto, ci viene poi da un articolo di Nicolas Guilhot. (3)
Gagliardetto fascista di Trieste, motto: "Quis contra nos?"
Quest’ultimo porta il discorso sul movente che ha dato le ali alle critiche interne al neoliberalismo vergate di sentimenti neofascistoidi. “Si tratta... di ritrovare un quadro politico entro il quale questi fenomeni si collocano. Non è solo nell’impoverimento culturale o nelle bolle informazionali dei social che ne vanno cercate le cause, bensì nell’incapacità di dare una risposta politica alla crisi che sta attraversando il neoliberalismo. […] Il sentirsi in balia di potenze invisibili e oggetto di manipolazione, la perdita del senso dell’agire e il vanificarsi del mondo come realtà agibile e ospitale, riflette un’ansia esistenziale”. In effetti tocchiamo con mano il “vuoto della politica” e cioè l’insistita incapacità della classe politica di creare progetti per pensare il futuro. Nelle sue crepe si è solidificato un “collettore di ansia e paura” (a sua volta, suscitatore di ansie e paure) che ha preso i nomi di: trumpismo, orbanismo, bolsonarismo, salvinismo.
Anche il proverbio ammonisce: semina vento e raccogli tempesta.
Fascista della prima ora, 1921
Su questo fronte si registra, secondo alcuni e secondo me, la convergenza tra assenza e tipo di proposta  L’assenza è il richiamato vuoto della politica, riflessa nella contrapposizione, vacua e retorica, nella sobillazione senza sbocchi. La proposta è nella trasformazione del disagio in “frasi gridate”, antidemocratiche, incardinate in una foggia identitaria, neonazionalista.
Soccorre l’analisi fatta da Umberto Eco su l’ ur-fascismo. Così vengono in primo piano i cliché: tradizionalismo, antimodernismo, mito di una unità asfittica, nemica delle diversità, autoritarismo, gerarchia, machismo e prepotenza.
Bidussa, provocato da Vercelli, richiama lo storico compianto Zeev Sternhell, quindi segna le somiglianze, quando si esplicita: «Il radicalismo odierno è ancora una volta il prodotto dell’incontro tra ciò che resta di una sinistra che transita dall’idea di lotta sociale a quella di lotta nazionale, e sull’altro versante, di una destra non più conservatrice e legittimista, ma di movimento e ‘rivoluzionaria’». (4)
Il che, per inciso, spiega la profonda mutazione di consenso, che ha visto parte consistente dei lavoratori votare a destra (Lega sopra tutti). Ma anche mette in guardia su una costante del contesto storico (negli anni del primo dopoguerra e nei nostri anni): la debolezza della democrazia.
Squadra d'azione, Lucca, 1922, foto d'epoca
Oggi dovremmo essere preparati, visto che in molte analisi di storici e di sociologi si è vivisezionato “il cavallo di Troia” penetrato dentro le mura della democrazia assediata.
Eppure sembra non essere così! Le crisi della Spagna, dell’Ungheria eccetera ci dicono che non è così.
Dilaga la mala pianta del radicalismo destroide.

Note.

(1) Furiò Jesi, Cultura di destra, Nottetempo.
(2) Claudio Vercelli pubblica "Il neofascismo in grigio", Einaudi. Vi sostiene che "oggi il fascismo si presenta non come potere ma come contro potere" cercando di dar voce a quanti risentono delle trasformazioni veloci, e forse improvvide, della globalizzazione.
(3) "Teorie del complotto, quel nemico occulto e potente".
(4) David Bidussa, Gli Stati generali, febbraio 2021.
 
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4 commenti:

  1. Per una piena lettura del post debbo avvisare che è stato scritto mesi fa, prima dello scoppio delle manifestazioni anti green pass, degenerate nell’assalto alla CGIL romana.
    Non è da poco che episodi di antisemitismo, di ostentazione di simboli nazisti e simili avvengono… La storiografia ha già sedimentato un’equilibrata analisi storica. Ma le contorsioni politiche rimangono sempre al punto di partenza, laddove si uscì “ all’italiana” dal regime fascista, prolungandosi fino al presente, quando certa destra crea spazio a certi personaggi e a frange violente.
    Indubitabilmente, la Repubblica è nata nel solco della Costituzione antifascista e se ne dovrebbe dar testimonianza giorno per giorno.

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  2. Rigurgiti : “il rideterminarsi di fatti e fenomeni propri situazioni e condizioni negative e preoccupanti che si ritenevano ormai superate e represse” (Treccani). E’ un avvertimento che bisogna prendere sul serio, soprattutto perché il “rigurgito” sfrutta principalmente i giovani: segno terribile della tragedia di una gioventù che rischia di essere ancora una volta ingannata, giovinezza senza maestri, facile preda di false guide. Mounier sosteneva che l’attrattiva del fascismo viene dal fatto che risveglia certi valori vitali e collettivi che sono in pieno sonno nell’occidente (entusiasmo abnegazione sacrificio); il suo male è nel fatto che li incarna in modo fraudolento. L’essenza del rigurgito fascista è nella falsità e menzogna come ubriacatura permanente dei valori vitali, delirio collettivo dove si dissolvono le persone del loro potere di responsabilità di scelta e di riflessione. Grazie, caro Rosario.

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