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mercoledì 12 giugno 2024

Rimanere vicino alla gioia.

“Ovunque c'è gioia, c'è creazione; più ricca è la creazione, più profonda è la gioia” (Henri Bergson).
Post di Rossana Rolando.
Immagini dei dipinti di Hilma af Klint, pittrice svedese vissuta tra il 1862 e il 1944.
 
Hilma af Klint, Evoluzione
💥 L’indizio della gioia. Coloro che cercano il significato della vita e indagano sul destino dell’uomo devono sapere che la natura avverte con un segno preciso, suggerendo – di volta in volta – che la meta è raggiunta: questo segno è la gioia.
E’ la tesi sostenuta da Henri Bergson, nella sua conferenza dal titolo La coscienza e la vita.¹ Essa porta con sé, implicitamente, alcune convinzioni niente affatto scontate: la prima riguarda l’affermazione secondo cui la vita non sarebbe un caos privo di senso, un susseguirsi frammentario di stati mentali e corporei senza alcun orientamento; la seconda stabilisce un legame tra la giusta direzione e il segno che la confermerebbe ovvero la gioia.
Come dire: quando la gioia è nell’animo o qualcosa procura gioia, allora si può essere sicuri di camminare verso la meta, quella per cui l’uomo è fatto, il suo senso e il suo destino.
 
💥 Piacere e gioia. 
Bergson si premura subito di operare la distinzione necessaria tra piacere e gioia, due stati d’animo ben diversi, i cui scopi sono differenti. Il primo è funzionale alla conservazione della vita, il secondo indica la direzione verso cui è lanciata la vita: “la gioia annuncia sempre che la vita ha avuto successo, che ha guadagnato terreno, che ha riportato una vittoria: ogni grande gioia ha un tono trionfale”.²
Hilma Af Klint, Caos primordiale
Un esempio può aiutare a comprendere. L’industriale che incrementa il prodotto della propria azienda e aumenta i profitti, acquistando fama e considerazione a motivo della sua ricchezza, è soddisfatto e prova piacere per i risultati raggiunti che consolidano la sua posizione nell'ambito del mercato e nella società. Ma questo piacere non è da confondere con la gioia. Quest’ultima potrà certo toccare lo stesso industriale, ma in relazione a qualcos’altro ovvero alla sensazione di aver creato un’attività che funziona e può durare, di aver dato vita a qualcosa di nuovo, che prima non esisteva. La gioia, infatti, secondo Bergson, ha sempre a che fare con la creatività, con la vita che genera altra vita.
Essa accompagna ogni atto creativo, sia fisico sia spirituale: quello della madre che contempla il figlio da lei generato fisicamente e moralmente o quello dell’artista che trasferisce il suo pensiero nell’opera realizzata o, ancora, dello scienziato che inventa qualcosa di mai visto prima.
Questi ultimi esempi sono emblematici e meritano una considerazione utile alla comprensione del legame tra gioia e creazione. Si potrebbe, infatti, pensare che l’artista e lo scienziato siano mossi dal desiderio dell’ammirazione altrui, traendo gioia dalla fama ottenuta. Ma questo sarebbe un grave fraintendimento. Anzi, proprio l’insicurezza relativa alla propria riuscita spingerebbe a ricercare l’elogio e gli onori. Viceversa, l’artista e lo scienziato che sono sicuri di aver prodotto un’opera vitale e durevole o di essere giunti ad un’autentica scoperta, non hanno alcun bisogno di venir lodati, essi sono al di sopra della gloria e provano una gioia bastante a sé stessa e, quindi, “divina”.³
 
💥 La vita umana trova la sua ragion d’essere nella creazione. 
Hilma af Klint, La stella a sette punte
Gli esempi dell’artista o dello scienziato concernono campi specifici della creatività. Ma vi è una dimensione che accomuna tutti gli uomini ed è la stessa vita, la creazione di sé da parte di sé stessi, in ogni momento, lo sviluppo continuo della propria personalità. Anche questo accrescimento – auto creazione progressiva –, come ogni altro atto creativo, si accompagna alla gioia. Per questo ha ragione Spinoza quando afferma “La letizia [gioia] è il passaggio dell’uomo da una minore ad una maggiore perfezione”.

 
💥 I gradi della gioia.
Nella sua prima grande opera, Saggio sui dati immediati della coscienza, Bergson insiste sull’aspetto intensivo piuttosto che estensivo dei sentimenti. Il criterio quantitativo è del tutto inadeguato al fine di esprimere l’interiorità. La povertà delle parole e la limitatezza della comprensione prediligono metafore spaziali, inducendo a dire, per esempio, che uno stato d’animo - di gioia o di tristezza - occupa un angolo della nostra coscienza, per poi estendersi, fino ad invadere tutta l’anima, rimanendo sempre lo stesso, soltanto ingrandendosi.
Tuttavia, il linguaggio intensivo dei sentimenti riguarda sfumature, cambiamenti qualitativi e non semplicemente quantitativi.
Così, proprio in relazione alla gioia, si possono individuare vari livelli: dapprima, al grado più basso, un semplice orientamento verso il futuro, un’attesa lieta di quel che deve venire; poi un’attrazione che accelera il movimento delle nostre idee, in una rapidità di sensazioni che sembra toglier peso e sforzo ai nostri movimenti; infine, nel grado più alto, percezioni e ricordi che si succedono in una luce nuova, un calore che si traduce in una sorta di “meraviglia d’essere”.
 
💥 Conclusione.  
Hilma af Klint, Il cigno
Al termine di questo breve percorso, in compagnia di Bergson, si può quindi affermare che la gioia, fino al suo apice – la meraviglia d’essere – è, per l’uomo, il segno della giusta direzione esistenziale, quella tesa a coltivare e far fiorire nuova vita in sé e fuori di sé:
ovunque c'è gioia, c'è creazione; più ricca è la creazione, più profonda è la gioia”.
 
Note.
1. Henri Bergson, La coscienza e la vita, contenuto in L'energia spirituale, Raffaello Cortina Editore, Milano 2008, pp. 3-22.
2. Ibidem, p. 19.
3. Cfr. ibidem, p. 19.
4. Spinoza, Etica, Parte terza, Proposizione XI. 
5. Henri Bergson, Saggio sui dati immediati della coscienza, Raffaello Cortina Editore, Milano 2002, pp. 10-11.
6.  Henri Bergson, La coscienza e la vita, cit., p. 19.

6 commenti:

  1. Grazie veramente grazie di cuore. Questo testo riscalda il cuore e illumina lo sguardo. È di questo che abbiamo bisogno: ritrovare la nostra profonda umanità. Un gioioso e fraterno abbraccio

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    1. Cara Patrizia, anche noi vi abbracciamo con vera amicizia.
      Al termine di questo anno scolastico - come ogni anno - tanti sono i sentimenti che albergano in noi insegnanti. In me prevale un senso di gratitudine. Il nostro lavoro di docenti (nonostante le molte fatiche e ben al di là delle presunte innovazioni metodologiche) è "creativo", perché il sapere, la bellezza, la cultura, di cui siamo in qualche modo mediatori, hanno a che fare con la vita che cresce e si apre ad orizzonti nuovi. L'insegnamento può favorire quel processo di auto creazione, fonte continua di gioia, di cui parla Bergson.
      Un grande abbraccio, Rossana (con Gian Maria).

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  2. Molto interessante come sempre.
    Se ho ben capito, la gioia è in qualche modo criterio di verità, di scelte in armonia con la giusta direzione esistenziale. Una gioia che è uno stato d'animo più profondo del piacere, talora invece più effimero.
    Del resto, in ogni percorso di vita s' incontrano difficoltà e problemi che possono togliere il piacere, ma non la gioia profonda di una scelta giusta. Quella è una percezione più stabile e simile - perdona il paragone - a una colonna sonora che ci accompagna e fa da sottofondo ai vari eventi della nostra vita.
    Grazie, cara Rossana, e un forte abbraccio!

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    1. Molto bella l'idea della colonna sonora. Del resto, Bergson utilizza spesso la musica e il suono per indicare il linguaggio dell'intensità che caratterizza la coscienza, in contrapposizione alla dimensione spaziale ed esteriore. Per es. paragona il tempo interiore alle note di una melodia che si organizzano e si compenetrano tra loro, in un tutto indistinto e qualitativo. Grazie, cara Annamaria. Un forte abbraccio a te!

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  3. Cara Rossana, condivido appieno quanto scritto dall'amica Patrizia: "Grazie veramente grazie di cuore. Questo testo riscalda il cuore e illumina lo sguardo. È di questo che abbiamo bisogno: ritrovare la nostra profonda umanità." Un abbraccio grande anche da me. P.s. segno questo scritto importante con la volontà di rilanciarlo nel mio blog. Grazie ancora e buona domenica.

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    1. Sempre un'intensa gioia la nostra sintonia. Grazie, Maria. Un grande abbraccio.

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