Post di Gian Maria Zavattaro
“La pace non è assenza di guerra, è una virtù, uno stato d’animo, una disposizione alla benevolenza, alla fiducia, alla giustizia. (B. Spinoza - 1632-1677 cfr. Trattato politico).Albert Anker, Nonno e nipote, 1893
Ho letto a mio nipote undicenne il testo sopra citato. Abbiamo discusso a lungo. Riporto la sintesi della nostra discussione.
Siamo d’accordo: la pace non è assenza di guerra. Poi però per entrambi l’inizio del dialogo diventa impegnativo e laborioso: dobbiamo entrare in sintonia, spiegare l’uno all’altro con i nostri diversi linguaggi che cosa per ognuno di noi voglia dire la parola pace, “virtù, stato d’animo, disposizione alla benevolenza, alla fiducia, alla giustizia” e poi insieme attribuire un concorde significato univoco … Beh, abbiamo faticato un po’, ma non ci siamo arresi ed infine ci siamo accordati su un linguaggio per entrambi accettabile, sintetizzato nelle riflessioni di seguito riportate.
Quando Spinoza afferma che “la pace non è assenza di guerra”, vuole farci capire che non basta dire ciò che la pace non è, ma ciò che è e deve essere. Certo, la pace è assenza di guerra: soprattutto oggi l’assenza di guerra sarebbe necessaria perché le modalità di distruzione sono talmente imponderabili che non c’è nessuno in grado di controllarle e di impedire che l’umanità si dissolva, precipiti nel silenzio degli olocausti. e dei cimiteri….
Spinoza sapeva bene che la parola pace - in ebraico Shalom - vuol dire “ integrità, santità, buon ordine”: non un concetto negativo (semplice assenza di guerra) ma positivo: esplicita scelta quotidiana “virtuosa” che ognuno di noi liberamente costruisce e testimonia: “Virtù” che riguarda non solo i popoli ed i loro governanti, ma soprattutto ognuno di noi, come ci avverte la “Pacem in terris” (Papa Giovanni XXIII): “A tutti gli uomini di buona volontà spetta un compito immenso: il compito di ricomporre i rapporti della convivenza nella verità, nella giustizia, nell’amore, nella libertà: i rapporti della convivenza tra i singoli esseri umani; fra i cittadini e le rispettive comunità politiche; fra le stesse comunità politiche; fra individui, famiglie, corpi intermedi e comunità politiche da una parte e dall’altra la comunità mondiale”.
Il nostro pensiero corre a papa Francesco, alle sue continue esortazioni ed implorazioni e, naturalmente, a papa Leone, alle sue primissime parole appena eletto!
Torniamo a Spinoza. Non solo gli diamo ragione, ma diciamo che il pacifismo da salotto - quello che non costa niente e non impegna nessuno - è falso e ipocrita: bisogna smascherarlo tanto più se è solo frutto di paura della propria tranquillità disturbata o della sicurezza minacciata del nostro piccolo mondo, dove non ci sono guerre, ma trionfano antagonismi, rivalità, rivendicazioni, egoismi e dove ogni giorno dobbiamo assistere, impotenti agli sporchi giochi contro i più deboli, contro gl’incontri autentici tra persone, contro l’amore.
Insomma, se abbiamo ben capito, Spinoza ci dice che la pace è quotidiana opera da compiere, modo “virtuoso” di vivere, di agire e pensare, pervaso di “ benevolenza, fiducia, giustizia”. Oggi forse Spinoza si esprimerebbe anche con altre parole quali solidarietà, responsabilità per l’altro, accoglienza, ospitalità reciproca, equità sociale, e ancora rispetto reciproco, con lo sguardo rivolto al futuro.
Forse aggiungerebbe che la prima sfida alla pace è l’indifferenza per gli altri, banco di prova della sincerità del nostro agire e parlare, perché la pace, per essere credibile, deve filtrare le nostre famiglie, lle nostre scuole, le nostre città, la nostra Italia, il mondo. Non basta rivendicare il diritto di essere pacifici, abbiamo il dovere di essere operatori di pace.
La scuola che c’entra? Altroché! La pace si costruisce educando alla pace: è preciso compito della scuola educare alla pace, alla luce soprattutto dei primi 12 articoli della Costituzione: è un diritto-dovere praticare la pace, altrimenti è solo retorica e ci prendiamo tutti in giro. Non si può educare alla pace se non si è credibili, se non la si pratica e la si vive in un contesto dove insegnanti ed allievi non si considerano nemici né avversari. Se io studente sperimento insieme al mio insegnante ed alle/ai mie/i compagne/i/e relazioni di pace, farò altrettanto con gli altri. E’ il segreto di tantissimi docenti impegnati a spronare gli alunni a dare il meglio si se stessi, persone che testimoniano e promuovono ogni giorno la pace.
Proviamo a pensare a cosa può fare una scuola che promuove concerti per la pace, scambi con altre scuole italiane o di altre nazioni, iniziative di solidarietà sul territorio o nell’ambito della mondialità (le “adozioni a distanza” da parte del nostro Liceo di Albenga!): scuola che difende i diritti umani e l’ambiente, che sollecita la riflessione degli allievi su tematiche di grande attualità e di ampio respiro, che pratica l’integrazione di chi è in difficoltà, compresi i cosiddetti stranieri!
Le scuole, che ogni giorno vivono la pace, in realtà si trasformano in continua esperienza di pace. Insieme con tutte le persone “virtuose” di ogni parte del nostro mondo contribuiscono a costruire un futuro di pace.
A questo punto ci pare di non avere altro da dire, solo riportare una bella poesia che abbiamo letto insieme e rivolgere a chi ci legge un sorriso… appunto di pace:
“Lo dirò con un sorriso”
“Andrò in giro per le strade sorridendo,
finché gli altri diranno: - è pazzo!
E mi fermerò soprattutto
coi bambini a giocare in periferia,
poi lascerò un fiore ad ogni finestra
e saluterò chiunque incontrerò per via,
stringendogli la mano.
E poi suonerò con le mie mani
le campane della torre a più riprese
finché sarò esausto,
e dirò a tutti: PACE!
Ma lo dirò in silenzio
e solo con un sorriso,
ma tutti capiranno.”
(DAVID MARIA TUROLDO)
Rosario: ho letto il tuo post e mi ha ridato il sorriso. Stupende notazioni, indiscutibili principi, metodo dialogico, ambiente educativo pregnante. Per tale via passa la vita che continua. Grazie infinite caro amico! 🤗☮️
RispondiEliminaCaro Rosario, sempre troppo generoso... e pronto al sorriso!. Anche a te "Grazie infinite, caro amico!"
RispondiEliminaGrazie di questa vellissima e puntuale riflessione, che dà ampio tespiro e speranza.grazie davvero
RispondiEliminaGrazie a Lei, gentile Anonimo/a. E insieme coltiviamo la speranza...
EliminaGrazie! Mi sono ritrovata molto in queste parole... Anche la poesia l'avevo regalata ai miei allievi e al parroco de Villaggio, come ricordo di un lavoro fatto proprio sulla bellezza della periferia. Pace del cuore è anche sentirsi in sintonia con i nostri maestri. Grazie!!!
RispondiEliminaUn cordiale ( di tutto cuore) GRAZIE a Lei.
EliminaChe meraviglia questo dialogo tra generazioni, in cui ci si impegna a trovare un linguaggio comune, che permetta il confronto, e ci si pone uno a fianco dell'altro, alla ricerca della strada. Uno a fianco dell'altro, perché nessuno è solo nel ruolo di maestro, e tutti hanno da imparare. Come dice Benedetto nella sua regola (cito a memoria), anche i più giovani vanno ascoltati, perché proprio a loro lo Spirito può manifestare un elemento importante.
RispondiElimina"Uno a fianco dell'altro" in cammino solidale. Un affettuoso grazie!
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