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venerdì 22 agosto 2014

Sodoma e Gomorra: una lettura laica.


Da ogni parte del mondo (Gaza, Iraq, Ucraina, Siria, Sudan, Nigeria, Egitto, …) si radicalizzano gli scontri, le violenze, le aggressioni, gli assassinii, gli atti di genocidio e gli orrori terroristici.
E' a tutti nota l'affermazione di papa Francesco: "Oggi noi siamo in un mondo in guerra, dappertutto! Qualcuno mi diceva: lei sa, padre, che siamo nella terza guerra mondiale, ma fatta a pezzi. A capitoli".
In questa società globale ed interdipendente tutti siamo coinvolti - compresa l'Italia - e nessuno può ritenersi estraneo a questi drammatici scenari, che sembrano prodromi di una inconsapevole autodistruzione.

Il famoso passo della Genesi ... 
(John Martin, La distruzione 
di Sodoma e Gomorra)
Forse non è inutile riprendere ancora una volta la riflessione postata lo scorso anno, all’inizio dell’avventura di questo blog. P. Levy, il teorico del cyber-spazio, nel 3° capitolo del suo libro “Intelligenza collettiva”, pubblicato circa vent’anni fa, commenta ed offre la sua interpretazione laica della distruzione di Sodoma e Gomorra (Genesi, 18-19).

... un'interpretazione laica 
del racconto biblico ... 
(Elluin, Sodoma e l'ira di Dio)
Dio, prima di distruggere le città dove si commettono violenze di ogni sorta, decide di  parlare ad Abramo, il quale si impegna in uno straordinario tentativo di contrattazione. Dio concede ad Abramo la salvezza della città se in essa si troveranno cinquanta giusti. Ma il patriarca si intestardisce e continua a negoziare: quarantacinque, poi trenta, venti  ed infine solo dieci “giusti”, capaci di garantire la sopravvivenza della città.
Dio ode il clamore, le grida, i pianti che si levano contro la città; è informato delle ingiustizie e dei mali del mondo. Guerre civili, assassinii, dittature, sofferenze di ogni genere sono tremendamente visibili, così come i loro “effetti collaterali”.

... la metafora dei nostri mali ... 
(Sebastina Munster, Sodoma)
Quando invece Abramo inizia a negoziare il numero dei giusti, pare che anche Dio non sappia quanti ce ne siano e che la Sua sapienza non si spinga così innanzi. Mentre i mali  sono dichiarati e gridati, l’identità dei giusti e il loro numero sono nascosti; il male è arciconosciuto, i giusti sconosciuti, anonimi.
Abramo non riesce a trovare dieci “giusti”; ne trova solo uno, il nipote Lot con la sua famiglia.

... dove sono i giusti? ... 
(Gustave Doré, La fuga 
di Lot da Sodoma)
Da che cosa è possibile riconoscere i “giusti” e qual è la colpa di Sodoma? La negazione dell’accoglienza e dell’ospitalità: la città, invece di accogliere gli stranieri, vuole abusarne.

... coloro che non abusano degli altri ... 
(Heinrich Aldegrever, Lot impedisce 
la violenza contro gli angeli)
L’ospitalità rappresenta in modo eminente la garanzia del legame sociale concepito nella forma della reciprocità: l’ospite è indifferentemente colui che è ricevuto o colui che riceve ed ognuno può diventare a sua volta straniero.

... coloro che sanno ospitare ... 
(Lucas van Leiden, Lot e le figlie)
Grazie all’ospitalità colui che è separato, diverso, straniero viene accolto, integrato, compreso in una comunità. Il giusto include ed in una società di giusti ciascuno si impegna ad includere gli altri, tutti consapevoli che unità non è né uniformità né unanimità.

... coloro che sanno sopportare la solitudine ... 
(Rubens, Lot fugge da Sodoma 
con la sua famiglia)
Perché  Abramo  non protrae oltre la trattativa? Perché  si ferma a dieci  e non cinquanta o cinque? Perché Lot da solo non basta a salvare Sodoma? Perché per sostenere una città è necessaria una com-unione. Dieci è simbolicamente l’inizio dell’uscita dall’anonimato: ci vogliono almeno dieci persone per sperimentare una società dove si possa vivere insieme, sopportarsi,  aiutarsi, valorizzare tutti ed ognuno.

... poiché ci vogliono almeno dieci giusti ... 
(La distruzione di Sodoma, 
mosaico del XII secolo, Palermo)
Levy conclude affermando che i “giusti” sono efficaci e riescono a garantire la sopravvivenza di una società solo se costituiscono una “intelligenza collettiva”. Pensava - lui profeta del cyber/spazio - soprattutto ad una comunità virtuale. Oggi internet è troppo spesso luogo dell’inciviltà, dell’insulto gratuito, dell’effimera banalità. Ma, nella sua ambivalenza, è anche ben altro e può rappresentare una promessa per  il futuro. Tutto è nelle nostre mani: basterebbe uno sparuto gruppo di “giusti” capaci  di “intelligenza collettiva”…

... per inventare nuove possibilità 
e lasciarsi alle spalle Sodoma e Gomorra ... 
(Cartolina turistica datata 1899 con la scritta: 
"Saluti da Sodoma e Gomorra")

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1 commento:

  1. In risposta al profondo commento del 28 febbraio di Rosa Bellantoni su facebook, in cui si esprime la convinzione che il mondo non sarebbe più nulla da molto tempo se non ci fossero “giusti” che compiono la loro opera in silenzio e ancora che ciascuno di noi è “straniero ed ospite” nella sua stessa esistenza individuale … vorrei dire che vivo anch’io ogni giorno l’inquietudine dettata dalla spirale distruttiva della banalità del male. Mi conforta il trionfo quotidiano – ha ragione Rosa, spesso o quasi sempre invisibile – dei “giusti”: delle mamme e dei padri, di chi svolge il suo lavoro animato da giustizia e solidarietà, di chi ogni giorno è impegnato nel sociale, persino di un buon numero di politici…, e per me credente di tanti fratelli e sorelle in clausura che passano la vita ad invocare la salvezza di tutti. Rimane per ognuno di noi ed in ognuno di noi il compito di combattere la sfida campale tra eros e thanatos e far trionfare in noi la vita, vivendola come un dono da assaporare insieme a tutti coloro che incrociano le nostre esistenze.

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