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lunedì 11 luglio 2016

La donna di spalle. Vilhelm Hammershøi.

Post di Rossana Rolando.
 
V. Hammershøi, 
Interno con il cavalletto dell'artista
Vilhelm Hammershøi è stato un pittore danese vissuto tra il 1864 e il 1916. Ancora oggi rimane largamente sconosciuto, nonostante la notorietà di cui ha goduto durante la vita. Nel contesto del Novecento e dell’affermarsi delle avanguardie, la pittura di Hammershøi è risultata del tutto inattuale, lontana dalle innovazioni di stile e di colore dei pittori più in voga e, per questo, è stata dimenticata. Solo nell’ultimo decennio del Novecento, grazie alla mostra parigina del Museo d’Orsay del 1997, è iniziata la sua rivalutazione. Agli inizi di quest’anno 2016, in occasione del centenario della morte, si è tenuta a Roma una mostra dedicata al grande artista danese (Hotel Art, via Margutta).

Vilhelm Hammershøi
 Interno con donna al piano
Proprio l’inattualità – nel senso nietzschiano del non ancora attuale rispetto al proprio tempo - per la quale Hammershøi è caduto nell’oblio è quella che oggi ce lo rende affine (tanto che spesso viene accostato ad Hopper). Certamente vi è in questo pittore un legame con tematiche esistenzialistiche (Kierkegaard era danese) che trovano nel Novecento larga espressione in campo filosofico, letterario, cinematografico. I soggetti attraverso i quali viene elaborata questa poetica dell’esistenza sono sintetizzabili in tre nuclei: le stanze vuote, la luce e il silenzio, la donna di spalle.

Vilhelm Hammershøi
Interno
Le stanze vuote. Entrare nel mondo di questo artista significa varcare la soglia delle sue stanze ed introdursi nel suo spazio più intimo. Gli interni spogli e disadorni sono rappresentati con precisione realistica (in cui c’è chi ha visto una qualche parentela con Vermeer e Chardin). I colori, tutti giocati su sfumature di marrone, di grigio, di bianco, fanno apparire gli ambienti ovattati. Le grandi porte, più spesso aperte e quindi oltrepassabili, segnano probabili confini, non solo fisici, ma anche psichici
Gli interni così raffigurati possono comunicare sentimenti di solitudine e angoscia, smarrimento e vuoto, malinconia e inquietudine, ma anche stati d’animo di segno opposto: raccoglimento, intimità, riservatezza, scavo interiore. Il poeta R.M.Rilke vi ha visto tutto ciò che di essenziale l’arte ha da comunicare.

Vilhelm Hammershøi
 Interno con uno specchio
La luce e il silenzio. La luce è l’unica realtà che proviene dall’esterno. Anche quando le finestre sono aperte nulla penetra da fuori, solo il flusso di chiara luminosità che investe la stanza o il sottile fascio radioso che lambisce un oggetto. Per questo domina su tutto il silenzio, perché il rumore esterno – fatto di tanti suoni, immagini, eventi – non viene a turbare la vita che si svolge dentro. Nulla accade, tutto è immobile, in un tempo e in uno spazio sospesi. E il silenzio è reso ancor più alto e solenne dalla scelta di rappresentare la figura femminile di spalle.

Vilhelm Hammershøi
Le finestre alte
La donna – unica presenza all’interno delle stanze - è la moglie Ida Ilsted. Il ritratto di spalle, che caratterizza tutta l’opera di Hammershøi, ha un'immensa portata simbolica.
Significa anzitutto non vedere il volto, non poterlo osservare nelle sue espressioni e nei moti dell’animo che in esso si rivelano. Nel rapporto più intimo permane l’enigma di lei, il suo nascondimento: questo ci dice il pittore. Lasciare intatto il segreto dell'interiorità, da parte dell'artista, può voler esprimere la sofferenza di un varco inaccessibile, di una chiusura che nessuna porta aperta può schiudere, ma può anche voler indicare il fascino di un mistero che rimane integro e che attrae.

Vilhelm Hammershøi
Interno
In secondo luogo, l’osservare da dietro, implica un’intimità. E’ una donna che si muove con naturalezza, che non si gira mentre viene vista, guardata non guarda. Solo chi condivide con lei quegli spazi può rappresentarla così, di spalle.
Infine, nella donna voltata, si evoca una presenza/assenza. La si vede in molti ripetuti dipinti – seduta, in piedi, al piano, mentre legge… - e la si suppone quando non c’è, nel mondo ordinato e pulito di quelle stanze, in cui è presente anche quando è assente, semplicemente richiamata dalle cose che sono lì a parlare di lei. Ed è come se il pittore trasferisse sulla tela quel che accade nella realtà più profonda dei rapporti amorosi, quando il non esserci della persona amata - la sua assenza - la rende ancora più presente, nella forma del pensiero, della mancanza e del desiderio.

Vilhelm Hammershøi
Interno con pianta in vaso sul tavolo
Vilhelm Hammershøi
Le porte bianche

Post e iconografia di Rossana Rolando.

6 commenti:

  1. Sì, lo sento affine in questa soggettiva silenziosa e statica.

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  2. Grazie Gianni Marras per questa sottolineatura del silenzio e dell’immobilità. Le stanze che Hammershøi mette in scena nei suoi dipinti non sono semplicemente luoghi esteriori, indicano piuttosto uno spazio interiore di raccoglimento – immoto e silenzioso - che si svela a noi rimanendo nascosto, come la donna di spalle che spesso vi compare.

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  3. Ammirabile il recupero di un artista "inattuale" di grande spessore.
    Il suo messaggio, ben introdotto e svelato nel blog, di rigore morale e di "rispetto" dell'animo umano, a cominciare dalla donna, grida dentro la sguaiatezza dell'oggi.

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  4. @Rosario Grillo. Grazie per aver colto in poche essenziali parole il probabile segreto di quanto comunicato nell’opera pittorica di Hammershøi.

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  5. Non conoscevo quest'artista, dall'affascinante e suggestiva opera pittorica. Grazie! Buona estate.

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