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martedì 16 gennaio 2018

Amore oggi, due sentieri.

Nella splendida occasione della Notte del Liceo Classico si colloca questa relazione sul tema dell'amore oggi.
Relazione sul tema dell'Amore, tenuta da Gian Maria Zavattaro, il giorno 12 gennaio, presso il Liceo Scientifico "G. Bruno" di Albenga.

Jan Vermeer, Donna che legge una lettera 
davanti alla finestra, particolare (1658)
🌟Vorrei iniziare con una riflessione di A. Fabris tratta da I paradossi dell’amore (ed. 2002 Morcelliana): Fin dal mondo antico ben si sa che l’amore è ferita e guarigione al tempo stesso. E dunque che esso condivide con altri fenomeni la natura ambigua del pharmacon, di ciò  che è veleno e medicina insieme. Può emergere così il vero e proprio carattere paradossale dell’amore. E allora subito dico con U. Galimberti che la filosofia deve essere il luogo dell’inquietudine, cosa ben diversa, naturalmente, dal luogo delle risposte rassicuranti¹. Amore è parola talmente evocatrice, potente, terribilmente equivoca da dover essere trattata con molta umiltà e coraggio. Quest’unica parola in italiano esprime in modo onnicomprensivo una vasta gamma di oggetti d’amore per lo più discordanti o contradditori, mentre invece altre lingue come il greco ed il latino hanno avvertito il bisogno di termini distinti per indicarne i vari tipi². Dedicare 15 minuti a discorrere sulle cose dell’amore nella nostra società globalizzata, nell’Italia  che il rapporto Censis 2017 dice carica di rancore, nell’Europa frantumata, in un mondo diviso 
dalle guerre e dalla minaccia nucleare potrebbe sembrare una follia. E poi se ne dovrebbe parlare sicuri che si condivida lo stesso significato, pena l’incomunicabilità. Eppure parlarne qui nel nostro Liceo, in questa notte bianca festosa va proprio bene, è tra le cose più belle ed insieme più provocatorie: lo si può fare per balordaggine oppure come segno di speranza che è il cuore della paideia, speranza che l’amore di ognuno di noi non finisca nel container delle passioni tristi.

Jan Vermeer, Donna che legge una lettera 
davanti alla finestra (1658)
🌟Amore indica non cose materiali ma scelte e decisioni di corresponsabilità, sentimenti, sensazioni, emozioni universali, pervasive, necessarie come l'aria che respiriamo ogni giorno, spesso con incoscienza  ignara  delle meraviglie che sottende ma anche delle insidie che nasconde; parola  che ne richiama altre, con loro s’intreccia, fa a pugni o si abbraccia, e con la sua immaterialità costruisce il mondo. Pur nella sua vaghezza ed ambiguità è prima e ultima parola per ogni uomo e donna: insomma per ogni storia, direbbe D’Avenia, che sempre storia d’amore è. Cercherò nel tempo a disposizione di addentrarmi nel labirinto dell’amore srotolando il filo d’Arianna, riflettendo su una serie di provocazioni: alcune inquietanti, altre prodighe di speranze, per concludere con uno sguardo sulla scuola. Scelta selettiva, soggettiva, come ogni lettura ed interpretazione. Ce ne andremo dunque da questa sala con le nostre inquietudini irrisolte, senza risposte rassicuranti, forse con  alcuni “frammenti sull’amore” (Zambrano!) in più.
Due sono i sentieri che provo a percorrere. 
Jan Vermeer, Donna 
che scrive una lettera (1665)
💥Il primo è quello praticato da Galimberti, per il quale l’amore è diventato l’unico spazio in cui l’individuo può esprimersi davvero, ma ridotto a spazio della radicalizzazione dell’individualismo: amore indispensabile per la propria realizzazione come mai era stato prima e al tempo stesso impossibile perché nella relazione d’amore ciò che si cerca non è l’altro, ma se stessi. Quando dico “ti amo” che cosa sto dicendo di preciso? E soprattutto, chi parla? Il mio desiderio, la mia idealizzazione, la mia dipendenza, il mio eccesso, la mia follia? Non c’è parola più equivoca di “amore” e più intrecciata a tutte quelle altre parole che, per la logica, sono la sua negazione”. Nel suo saggio penetra negli “enigmi” e nei   meandri di ciò  che propriamente o impropriamente chiamiamo amore³. Sullo stesso sentiero  ritroviamo, almeno in parte  Bauman, il noto teorico della società “liquida”, dello scorrere-trascorrere-sciogliersi-decomporsi di ciò che é solido, metafora efficace della nostra "condizione" di vivere e  di essere, dello stato mutevole e instabile di ogni forma sociale (famiglia instabile; lavoro precario; compulsioni al consumismo, crollo delle ideologie, turbinio delle profonde disuguaglianze sociali, spaesamento degli individui, omologazioni collettive, consapevoli e non…).  
Jan Vermeer, Donna in azzurro 
che legge una lettera (1663-64)
In “Amore liquidoprotagonista èl’uomo senza legami” lacerato tra il bisogno profondo ineludibile di un amore autentico e condiviso e il desiderio di provare nuove emozioni: Il bisogno di amare ed essere amati, in una continua ricerca di appagamento, senza essere mai sicuri di essere stati soddisfatti abbastanza. L'amore liquido è proprio questo: un amore diviso tra il desiderio di emozioni e la paura del legame: appunto niente di solido. Per Byung-Chul Han - nel suo recentissimo saggio L’espulsione dell’altro -  il problema radicale oggi è che alla crisi dell'amore conduce soprattutto l'erosione dell'Altro. Il fatto che l'Altro scompaia è la malattia più grave dei nostri giorni: siamo talmente impegnati a parlare a noi stessi  da avere perso la capacità di stabilire una vera relazione con gli altri, di vedere l’altro come altro. Nell'«inferno dell'Uguale», ognuno di noi è autoreferenziale, guarda “solo ciò in cui può riconoscere, in qualche modo, se stesso”. Per R. Kapuscinski  la sfida del XXI secolo non può essere che incontrare l'altro. L’incontro con l’altro è “l’evento fondamentale” nella nostra vita e nella nostra storia: non solo il mio vicino di casa o di banco, ma il “nuovo altro”, il diverso per lingua cultura etnia religione, con il quale la globalizzazione ci mette in contatto. Nel saggio L’altro” (Feltrinelli/Saggi, 2015, 4°ed.) rivolge ad ognuno di noi l’esortazione di Lévinas: “Fermati. Accanto a te c’è un altro uomo. Incontralo: l’incontro è la più grande, la più importante delle esperienze. Guarda il volto che l’altro ti offre”.  E’ allora che si diventa consapevoli che “io sono l’altro” e “se è vero che per me altri sono gli altri, è altrettanto vero che per loro l’altro sono io”.
Jan Vermeer, Fantesca 
che porge una lettera (1666-67)
💥 E’ il secondo sentiero che  addita un possibile orizzonte oltre la liquidità: l’amore che fiorisce sia nell’intimità sia nel sociale, si apre all’altro, lo riconosce, è eros e filia, ma ha lo stigma dell’agape, del dono, della gratuità, della pazienza, della corresponsabilità. Esso può fiorire solo in spazi che siano “luoghi di relazione” che oggi scarseggiano e non in spazi come “non-luoghi”, oggi invece pervasivi, anche nelle scuole. E’ Marc Augé ad avvertirci  che nel nostro vivere sociale ci sono “luoghi” (relazioni spazio-temporali dove la nostra identità si costruisce a contatto e a confronto con gli altri, fonti di senso in cui si sfugge alla spersonalizzazione delle relazioni ed alle nuove forme di isolamento) e “nonluoghi” (privi di relazioni sociali simbolizzate e leggibili), il cui fattore comune è oggi il consumo. L’amore dunque, non solo come dimensione intima ma anche pubblica in spazi-“luoghi” in cui sia  possibile la relazione con l’altro. In effetti la nostra quotidianità, nella famiglia e nella scuola soprattutto, è costellata di azioni, interazioni e relazioni che hanno come caratteristica fondante la gratuità asimmetrica che non esige scambio o restituzione, l’amicizia disinteressata, l’incondizionalità, la non contabilizzazione, il dono, l’empatia come  riconoscimento dell’orizzonte e della centralità dell’altro e della sua non fungibilità, la compassione in senso etimologico  che è più che l’empatia  in quanto esplicitazione intenzionale del bene altrui.  E proprio questa è la sfida lanciata da un cenacolo internazionale di pensatori di varia estrazione in una recente pubblicazione⁶: trovare ciò che già esiste nel sociale, per dargli un nome, amore come agape, possibilità mai abbastanza evidenziata nella vita sociale, nelle comunità, scuole comprese, nei comportamenti professionali e di consumo (“l’altro consumo”). Agape, come categoria interpretativa che rovescia lo stereotipo pessimista di una società vista soltanto come luogo del consumismo e dell’incertezza e che può farsi progetto e stimolo al rinnovamento istituzionale. Dove speranza ed utopia si intrecciano.
Jan Vermeer, Donna che legge una lettera 
alla presenza della domestica (1670)
💥Mi avvio alla conclusione con un ultimo interrogativo: La scuola che c’entra? C’entra, eccome! La scuola è il luogo  in cui le generazioni si incontrano ogni giorno. Ma ci si incontra veramente solo, per dirla con Augé, se la scuola è da tutte le componenti percepita  e vissuta come LUOGO. Da tutti: non  bastano i docenti, la cui professione agapica, se e quando vissuta come tale, è paradigma di ogni rapporto umano promozionale. Ci vogliono i non docenti, i genitori, gli studenti per fare della scuola il luogo dell’amore pedagogico come direbbero pedagogisti come Corradini Zavalloni…, altri parlano di passione educativa, di empatia, don Milani di scuola che respira l’I care. L’altra faccia è la scuola come non luogo: docenti disincantati e apatici; genitori chiusi nelle loro spettanze e rivendicazioni;  giovani che fanno finta di nulla di fronte ai bulli,  che pensano che nulla si collega nella scuola alla vita reale, che aspettano annoiati nel banco il suono finale della campanella e trascorrono i loro anni migliori senza lasciare e ricevere traccia. E. Morin ribadisce che in molte scuole non c’è amore, manca la passione, la relazione da persona a persona, il dialogo, la trasmissione di un fuoco sacro. E  non a caso cita Platone: “per insegnare c’è bisogno dell’Eros”, appunto la passione combinata del docente e dello studente. E ancora val la pena citare L’ora di lezione. Per un’erotica dell’insegnamento di Recalcati. Proprio nella scuola, dove è diventato un topos koinòs dire che gli studenti “non ascoltano più, non parlano più, non leggono più”, può avvenire il miracolo di trasformare gli oggetti del sapere in oggetti del desiderio, in corpi erotici. E allora un’ora di lezione può riscattare una vita. Guardate negli occhi i vostri docenti, i vostri genitori, i vostri compagni e chiedete loro se la scuola è luogo o non-luogo di relazioni empatiche, e quanti tra docenti non docenti genitori  compagni sono disposti ad esserne testimoni. Essere testimoni!  Ne  “Il viandante della filosofia”  Galimberti, alla domanda sulla perdita della moglie (Mi racconta che ruolo ha giocato nella sua vita?) risponde: Ero molto innamorato di mia moglie, che è venuta a mancare due anni fa […]. Era una figura eccezionale, slovena, della comunità slovena di Trieste. Ci eravamo conosciuti nel 1967, vivendo poi insieme per 42 anni. Quando se n’è andata ho capito di aver vissuto tutta la vita per lei […].  Perché si ha proprio questa sensazione di aver perduto il testimone della propria vita, quasi che la vita potesse accadere soltanto sotto quello sguardo¹⁰. E’ questo l’augurio che rivolgo a noi tutti: ad ognuno di noi non manchi lo sguardo del testimone della nostra vita.


💡NOTE
Jan Vermeer, 
Lettera d'amore (1669-70)
(1) In Greco erosagapephilìa; in Latino, oltre amor (e a parte il palindromo bifronte amor-roma!), caritaspietasstudium.  
(2) cfr. U. Galimberti con M. Alloni, Il viandante della filosofia, Aliberti ed., 2011.
(3) cfr. U. Galimberti, Le cose dell’amore, Feltrinelli, Mi, 2009. Galimberti scava nei meandri del sentimento e del desiderio, nei labirinti delle dinamiche dell’attrazione, dell’eros declinato in tutte le sue ‟figure” (attrazione, corteggiamento, seduzione, sessualità, onanismo, perversione tradimento, separazione, solitudine,); affronta la sua relazione con la sacralità e trascendenza, con la morte, con il denaro, l’idealizzazione, il pudore, la gelosia l’odio la passione immedesimazione possesso, il  matrimonio il linguaggio la follia…). Il desiderio: Dante  usa questo termine per concludere la CommediaParadiso XXXIII, 145: “l’amor che move il sole e l’altre stelle”.  Colpisce  l’accostamento tra astri e amore: la parola “desiderio” deriva dal latino desiderium, composta da de e sidera, “discesa delle stelle”, letteralmente “cessare di contemplare le stelle a scopo augurale”. Possiamo cogliere in questo verso conclusivo dell’intero poema la potenza evocativa dell’amore, parola polivalente e perciò ambigua.
(4) Coreano, insegna a Berlino  e da molti è considerato uno dei più influenti filosofi contemporanei. Han è un personaggio singolare: concede pochissime interviste e mantiene una notevole riservatezza sulla sua vita personale. Tra  i suoi saggi, La società della stanchezza, 2012,   Eros in agonia, 2013 e il recentissimo  L’espulsione dell’altro, 2017: tutte editi da Nottetempo.  
(5) cfr. Marc Augé: Un etnologo nel metrò, Cortina ed., 2015;  Le nuove paure, Bollati Boringhieri, 2013; Un altro mondo è possibile, Codice edizioni, 2017  
(6) Cfr. AA.VV , L’amore  al tempo della globalizzazione tecnologica  (verso un nuovo concetto sociologico) , ed. Città nuova, 2015. Progetto culturale avviato da anni da Social-One.
(7) cfr. d. Milani quando scrive: “Il desiderio d'esprimere il nostro pensiero e di capire il pensiero altrui è l'amore. E il tentativo di esprimere le verità che solo s'intuiscono le fa trovare a noi e agli altri. Per cui essere maestro, essere sacerdote, essere cristiano, essere artista e essere amante e essere amato sono in pratica la stessa cosa”(Lettera alla professoressa Dina Lovato,  Barbiana, 16.3.1966).
(8) Cfr. Insegnare a vivere, manifesto per cambiare l’educazione, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2015.
(9) Cose analoghe ci suggeriscono D. Pennac in Una lezione d’ignoranza (astoria/assaggi, 2015: i docenti come “gl’indimenticati”, pedagoghi non demagoghi, passeurs cui si deve la propria resurrezione scolastica, grazie alla loro fantasia pedagogica ed alla loro generosità) e ancora   E. Affinati  (Elogio del ripetente, Mondadori,2013)  di cui  riporto la citazione da p. 25: “L’insegnante è lo specialista dell’avventura interiore. L’artigiano del tempo. Il mazziere della giovinezza. Se ha fatto bene il proprio mestiere, i suoi allievi gli resteranno dentro. Li ricorderà sempre, uno per uno, simili a tamburini che, in certe stagioni, hanno dettato il ritmo sulla grancassa della sua  esistenza. E loro non potranno dimenticarsi di lui. Lo conserveranno nella memoria come una controfigura  del padre; l’atleta incaricato di compiere un’azione rischiosa al posto del protagonista. Dire di no infatti non suscita consenso, ma è talvolta più necessario che elargire il sì. Oggi i ragazzi sono lasciati nel vuoto dialettico, privi di ostacoli da superare. I loro insegnanti restano ormai gli unici a doverli richiamare ai valori della serietà, del rigore e della concentrazione in una società che punta sulla bellezza, sulla sanità e sulla ricchezza”. Di Affinati è da leggere pure L’uomo del futuro”, Mondadori 2016.   
(10) p.100.

17 commenti:

  1. Gian Maria, grazie di cuore. Ho letto. Mi hai fatto riflettere e commuovere. Ricondivido sul mio profilo. Buona giornata.

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    1. Grazie, MAURIZIO per la tua paziente lettura e la tua ricondivisione e buon mercoledì.

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  2. Complimenti Professore per aver espresso con meticolosità ogni riflesso dell'amore, spaziando nella filosofia e nell'animo umano!
    Buona giornata

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    1. Grazie, gent.le Monica e …. W la festa bianca del Classico!.

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  3. Freud: "ogni guarigione è guarigione d'amore"
    La vastità del tema c'incanta, c'imprigiona, forse ci libera. Declinazione infinita ad libitum.

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    1. Cara Laura, sempre pregni di mille rivoli i tuoi sintetici inviti a pensare. Per quanto mi riguarda, ogni giorno vivo con gratitudine la mia “guarigione”…

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  4. Che bella iniziativa! Mi sarebbe piaciuto esserci. I discorsi possono dare coraggio e convinzione.
    L’ascolto della parola è anche cerimonia laica.
    Applauso convinto.

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    1. Caro Gianni, ho accettato un po’ recalcitrante l’invito dal mio Liceo a partecipare alla festa bianca. Ora so che è stata una bella avventura ed una splendida “cerimonia laica” in cui è stato bello ascoltarci reciprocamente. Gran bella canzone quella che hai proposto su facebook e che Rossana si è affrettata ad aggiungere al post.

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  5. [video]https://youtu.be/xnslQaGKj44[/video]

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  6. Sguardo Volto Luogo : armoniche membra di Eros, declinato nella Relazione con l’Altro

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    1. Caro Rosario, che aggiungere? Nella tua modestia, hai volutamente trascurato – oltre lo sguardo il volto il luogo – il gesto ed i gesti….. Ciao.

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  7. Bella riflessione, grazie.

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    1. Grazie a lei. E' sempre un piacere avere sue notizie. Buona giornata.

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  8. Finché vivremo la parola " amore " avrà il suo piedistallo.......Interpretare l' amore come filosofia....come fondamento della vita...o come attitudine spirituale......non resta che dire che sono punti di vista su cui su cui non c'è nulla da ridire.....Chi vuole veramente trovare il valore dell' amore dovrà discernere ogni " dottrina " .La vita umana ....nella storia.... è piena di " verità " ... verità date da ogni movimento di sincera ispirazione morale...religiosa....o da un cammino dettato da un cuore puro...disposto ad accogliere e sviluppare ciò che è tesoro e saggezza..... Charlie Chaplin ha lasciato tracce evidenti sull' amore..... Sigmund Freud aveva una profonda ammirazione per lui...lo definiva un genio....
    Tuttavia alle parole vorrei inserire la musica...se fossi musicista mi piacerebbe scrivere una melodia a " due voci " composta da due linee ( sentieri ) e note che si completano in un unico reciproco rapporto di stima...fiducia...rispetto.... onestà.... equità...sostegno e buona comunicazione ....L' amore ha bisogno di pilastri..... Famiglia...Scuola.... Società...si debbono confrontare .

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  9. Grazie signora Teresa per il suo commento ricco di spunti. Ne raccolgo in particolare due: la presenza di semi d'amore dovunque vi è "sincera ispirazione morale...religiosa..." o "un cammino dettato da un cuore puro...disposto ad accogliere e sviluppare ciò che è tesoro e saggezza..."; la necessità di sostenere politiche educative (Famiglia, Scuola, Società) che promuovano sentimenti di rispetto e fratellanza tra gli uomini. Grazie ancora e buona giornata.

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  10. Questa lettura è un bel viatico per i giovani che si incamminano nel sentiero dell'innamoramento e dell'amore, affinché trovino l'ideale "testimone" della propria vita. Per un buon San Valentino, domani.

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  11. Gent.le Mariangela, La ringrazio. L'augurio che rivolge ai giovani è anche il nostro, un augurio pieno di speranza. Per un buon inizio di rinascita, domani.

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