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mercoledì 17 agosto 2022

Le città di carta.

La geografia e le stratificazioni storico letterarie dei luoghi.
 Post di Rosario Grillo.

Ignazio Danti, Italia, 1580-83
“Per Braudel è necessario che la natura si presenti all’uomo come una difficoltà da vincere: se l’uomo accetta la sfida si creano i presupposti alla possibilità di creare civiltà” (Braudel 1986).
 
Daniele Benfanti riprende il concetto basilare di F. Braudel indagando la fecondazione “per seme geografico” che la “nuova storia” (Annales) ricevette.
Me ne servo per discutere l’incidenza della geografia e, per essa e con essa, il “campionario” intrinseco alla geografia. Quest’ultima, quando è assunta nella facies descrittiva, porta fuori strada, non si fa intendere nella sua veste cangiante e polimorfica. In altro verso, invece, è tesoro di possibilità ed opportunità, è “pozzo” al quale attingere latenti performance: per esplicitarle.
“Il tradimento è l’elemento istitutivo di qualsiasi geografia. Il tradimento è il racconto che si fa di quelle geografie, che le fonda e le ricostruisce: infatti, fin da bambini sappiamo – è una conoscenza pregressa, innata – che casa nostra non si riduce certo al perimetro di quella serie di quadrati e rettangoli che abitiamo; casa nostra, in realtà, ogni giorno può allargarsi a dismisura, o restringersi fino alla claustrofobia, trasformarsi nel luogo di battaglie storiche, di viaggi interstellari, di incontri impensabili. È una geografia continuamente tradita dal nostro immaginario, dalla nostra capacità di lettura dell’altrove, dal nostro desiderio dell’altrove. Naturalmente, lo stesso vale per le nostre città, per i nostri Paesi, per il nostro pianeta: nessuna geografia sembra essere sufficiente abbastanza per contenere una storia.”
Ignazio Danti, dettaglio carta d'Italia
Questo è Marco Marino, che, sulla rivista Atlante della Treccani, introduce una pubblicazione “diversa”, incentrata sulle città o su certi luoghi “mitici”, con il fine di guardare il “deposito letterario” (e non solo letterario) di certe città.
La mia reazione immediata è nella domanda: allora la storia soverchia la geografia? In realtà, l’intento è ben altro.
È consigliabile evincere la relazione che si stringe tra οικος e πολις, tra casa e città, associate nella dimensione geografica, ribelli a qualsiasi unidimensionalità.
Ad intendere la reciproca vocazione pluridimensionale, mi servo della differenza tra campo e mappa. Mentre la seconda legge “l’ordine statico”, il primo interpreta il “prospetto dinamico”; in virtù del loro intreccio si viene introdotti all’impasto di cliché e di nuove generazioni.
Molto dipende anche dalla cosiddetta geografia umana, ramo della geografia che rende esplicita l’interpolazione dell’uomo (offre un chiaro risalto alla interazione tra uomo e natura).
Gli “storici sociali”, per questa via, addensavano gli elementi culturali, letteralmente della “acculturazione”, mai svincolati dal lato fisico-naturale; nel nostro caso (vedi richiamo alle “città di carta”) si passano in rassegna - non dev’essere rassegna cumulativo-sommatoria - le vocazioni e gli accrediti letterari di certe città.
Mi sbaglierò, ma io leggo “i tradimenti”, di cui parla M. Marino, “come maschere”… le maschere dei “sei personaggi in cerca d’autore” di Pirandello.
Ignazio Danti, Sicilia, XVI sec.
In quella funzione/finzione, si evidenzia al meglio il ruolo del “processo alchemico” che si è innescato tra il “dato naturale”, il “ fatto” e “ l’umano”.
M. Marino descrive le “città di carta” (1) come “mappe raccontate, che, con l’ausilio di romanzi e raccolte di versi, di diari e saggi di scrittori e scrittrici moderni e contemporanei, restituiscono al lettore la stratigrafia letteraria di uno spazio urbano. Il tentativo di comporre la geografia delle voci che costituiscono (e costruiscono) lo spazio delle città. Di ritracciare tutte le volte che l’immaginario letterario tradisce la realtà, la rende doppia, la nasconde o l’aumenta, la imita o la reinventa.”
In sequenza, infatti, prova a far gioco tra “rintracciare” e “ritracciare” con lo scopo di sottolineare che lo scandaglio e l’investigazione si confondono con il lavoro di mappatura descrittiva.
Di mappe della città, le opere sono appunto corredate e, sotto la veste di “guide letterarie delle città”, esse appaiono… e sono invito alla dotta curiosità.
Una segnalazione particolare per l’opera dedicata allo “stretto di Messina”: un mélange di miti letterari, di fusioni delle voci degli intellettuali e dei romanzieri siculi-calabresi più rappresentativi, una colta resistenza ai progetti di deturpazione del territorio in forza dell’evocato ponte sullo Stretto.
 
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Note.
(1) Una casa editrice, Il palindromo, ha pubblicato una collana denominandola “Città di carta. Se, da un lato, è evidente la “chiave descrittiva con la presenza fisica della guida della città, dall’altro, il fine è piuttosto quello di assemblare territorio e “traccia umana, resa esplicita, la seconda, nell’elaborato letterario. Finora sono stati pubblicati: Palermo di carta, Catania di carta, Trieste…, Genova…, Torino…, Milano…, Roma…, Lo Stretto di carta.

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