Post di Rossana Rolando
Han Kang, L'ora di greco |
- Dal discorso di Han Kang alla cerimonia di premiazione
del Premio Nobel per la Letteratura.
παθεῖν/μαθεῖν
Soffrire e apprendere: due verbi quasi identici, non un semplice gioco di parole.
Trovo questo accostamento nell’intenso libro, dal titolo L’ora di greco, di Han Kang, vincitrice del premio Nobel 2024. Un legame – quello tra soffrire e capire – tutt’altro che ovvio, anche se gode di un’antica tradizione, a partire dal mondo antico, in particolare dalla tragedia di Eschilo.
L’autrice coreana si riferisce ad un presunto passo platonico, in cui fa dire a Socrate che παθεῖν/μαθεῖν sono due atti simili di reciproca implicanza. E spiega, poco dopo, la prossimità dei termini, notando come, per Socrate, apprendere significhi letteralmente soffrire. In particolare, l’identificazione viene ad attuarsi dopo il noto responso dell’oracolo di Delfi, che ha definito Socrate il più sapiente tra gli uomini, perché sa di non sapere. A partire da lì, viene dato inizio alla seconda parte della vita socratica, paragonabile ad una nave in mezzo alle onde, sballottata qua e là.